Interstellar |
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Un film di Christopher Nolan.
Con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine.
continua»
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 169 min.
- USA 2014.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 31 luglio 2023.
MYMONETRO
Interstellar
valutazione media:
3,87
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Mi spiace Chris. Purtroppo non posso farlo...di RainsaintFeedback: 339 | altri commenti e recensioni di Rainsaint |
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sabato 8 novembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non volendo dilungarmi troppo (anche perché non ho intenzione di sprecare il mio “tempo”, non avendo buchi spazio-temporali con i quali recuperarlo) arrivo subito al punto: Christopher Nolan è un regista indubbiamente mediocre e sopravvalutato. Interstellar è un film inutilmente lungo, diretto male e scritto anche peggio. Prima di tutto la sceneggiatura. La storia, benché le premesse siano alquanto semplici, affascinanti e lineari (la specie umana, in procinto di estinguersi a causa della penuria di cibo e delle condizioni climatiche, è costretta a cercare nuovi pianeti che possano accoglierla) è astrusa, a tratti ridicola, priva di senso, caratterizzata da molte lacune e da una morale spiccia e buonista. Essa si vuole dotare di fondamenta rigorosamente scientifiche (basandosi, a detta dello stesso Nolan, “a ore e ore di lezioni sui buchi neri e sulla teoria della relatività”), ma che fa del suo cardine una “legge” pseudo-scientifica dal carattere prettamente ironico: la legge di Murphy (citata e citata e citata fino alla noia). I fratelli Nolan hanno ormai abituato il pubblico a trame “complesse e articolate” (Memento, The Prestige, Inception) che sommariamente, se ben metabolizzate dallo spettatore, di fatto, non portano da nessuna parte, con il loro immancabile “finale-non finale” a sorpresa il cui unico scopo è stupire lo spettatore senza significare assolutamente nulla (Inception). E così accade in questo film, alla fine del quale si arriva a domandarsi:”Ma come è finito?”. Lo scopo di tutto ciò è quello di indurre lo spettatore, esattamente come usava Stanley Kubrick (del quale non posso, benché non sia uno dei miei registi preferiti, non riconoscerne e affermarne la grandezza) a riguardare e riguardare il film per cercare di cogliere particolari che gli consentano di completare il puzzle e farlo sorridere e compiacersi in questa forma di intrattenimento che va oltre lo schermo. Il problema è che qui, come negli altri film per altro, gli indizi non ce ne sono. Il protagonista, Cooper, è il solito “tipo”, caratterizzato dai soliti comportamenti dettati dai soliti stereotipi del solito Nolan: un uomo di mezza età, bianco, reietto, con problemi familiari (come del resto Bruce Wayne, Dom Cobb, Robert Angier, Leonard Shelby). I personaggi femminili (Murph e la dott.ssa Brand) sono, come al solito, la causa scatenante (la figlia) di ogni azione del protagonista o ne sono l’ostacolo principale (la scienziata). I personaggi sono privi di spessore, semplici caratteri. I robot presenti nel film sono la brutta copia di HAL 9000… un pasticciaccio brutto che offende ogni degno cinefilo. E non c’è altro da dire poiché sono semplicemente un abominio. La trama, infine, (anche se si potrebbe continuare) è pervasa da un continuo desiderio di porre domande allo spettatore (come al solito) e da un’altrettanto insostenibile bisogno di fornirgli tutte le risposte, senza per altro adempiere allo scopo, aprendo anzi interrogativi ben più reali e concreti sullo sviluppo della storia stessa, come accennato poc’anzi. Lo spettatore non viene lasciato mai solo per tutto il film, nel senso che ogni cosa è “detta” esplicitamente, senza alcun sottointeso particolare, da uno dei personaggi e mai “mostrata” attraverso le immagini. Tutte le rocambolesche “risposte”(?) di Nolan in Interstellar non valgono una singola domanda posta da Kubrick in 2001:Odissea Nello Spazio. Veniamo ora alla regia. Christopher Nolan in questo film vuole emulare Stanley Kubrick (e in piccola parte oserei dire anche Ridley Scott) e affermare la sua superiorità. Di contro dimostra palesemente la sua mediocrità. Le immagini di Saturno, della Terra, dello Spazio ricordano gli scenari di 2001:Odissea Nello Spazio o Alien, scenari da cartolina, un po’ sfocati, vuoti e dalle tinte nuance pastello di assoluta magnificenza e bellezza, sulla scia dei quali Nolan vuole porsi e immancabilmente risulta fuori luogo. La colonna sonora (benché io consideri il maestro Hans Zimmer uno dei più grandi compositori della storia del cinema, con le sue indimenticabili colonne sonore de “Il Gladiatore”, “L’Ultimo Samurai”, “Pirati dei Caraibi”, “Il Codice Da Vinci”, “Sherlock Holmes” solo per citarne alcune) è ridondante, sempre presente (pochissime le scene in cui vi è assoluto silenzio…perché caspita siamo nello Spazio) e spesse volte non è altro che un baccano assordante, un mix mal riuscito tra la musica elettronica e new age di Vangelis in Blade Runner e il “Così Parlò Zarathustra” di Strauss in 2001. Le citazioni di Nolan al capolavoro di Kubrick si sprecano e si ridicolizzano da sé invogliando lo spettatore a tornare a casa e rivedersi 2001 (durante la scena del salvataggio di Cooper nello spazio prima dell’epilogo ci si può quasi aspettare di vedere attraverso il suo casco il feto nella placenta di 2001). Il medium close up (primo piano a distanza media che lascia intravvedere lo sfondo) e il montaggio frenetico non valorizzano al massimo gli attori presenti (come del resto nei precedenti film del regista). Le inquadrature sono spesso sterili e ripetute, benché in assenza di gravità il regista avrebbe potuto sorprendere e reinventarsi con shots sempre diversi: in Gravity, di Alfonso Cuaron, a stento si riesce a orientarsi grazie alle fini ed elaborate e preziose acrobazie della telecamera, in Interstellar di Nolan, benché si sia ai confini dell’Universo, lo spettatore è sempre con i “piedi per terra”. Gli effetti speciali risultano, indubbiamente, spettacolari e i nuovi mondi visitati dagli esploratori spaziali sono alquanto carichi, al contempo, di desolazione e bellezza, ma quale prodotto cinematografico contemporaneo dall’alto budget (come lo sono i film di Nolan) oramai non è ineccepibile nell’utilizzo della computer grafica? Nessuno. Nolan con Interstellar vuole affermarsi come il nuovo Kubrick, come un regista di spessore in grado di unire la cripticità dello stesso Kubrick alla spettacolarità di Scott, rivelandosi altezzoso e pieno di boria, finendo, con la sua arroganza derivante da una completa sopravvalutazione del proprio ruolo o dei propri meriti, a poter essere paragonato a un “primate che sbalordito si avvicina a stento a qualcosa che non potrà mai non solo raggiungere, ma nemmeno avere la capacità di comprendere”.
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