great steven
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sabato 16 febbraio 2019
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quali pregiudizi devono demolire i genitori...
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I NOSTRI RAGAZZI (IT, 2014) diretto da IVANO DE MATTEO. Interpretato da ALESSANDRO GASSMAN, GIOVANNA MEZZOGIORNO, LUIGI LO CASCIO, BARBORA BOBULOVA, ROSSELLA LAURENTI SELLERS, JACOPO OLMO ANTINORI
I fratelli Massimo e Paolo Lauri, il primo avvocato e il secondo chirurgo pediatrico, sono entrambi sposati e con famiglia: Massimo ha per moglie Sofia e Paolo si è coniugato con Clara, guida dei musei antichi della capitale italiana in cui tutti e quattro vivono. Fra i due uomini non corre troppo buon sangue e anche le due cognate si detestano senza darsi premura di nasconderlo. Paolo e Clara hanno avuto un figlio, ora adolescente, di nome Michele, timido e non proprio propenso ad applicarsi negli studi, mentre dal matrimonio fra Massimo e Sofia è nata Benedetta, ragazza emancipata e intraprendente, della stessa età del cugino.
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I NOSTRI RAGAZZI (IT, 2014) diretto da IVANO DE MATTEO. Interpretato da ALESSANDRO GASSMAN, GIOVANNA MEZZOGIORNO, LUIGI LO CASCIO, BARBORA BOBULOVA, ROSSELLA LAURENTI SELLERS, JACOPO OLMO ANTINORI
I fratelli Massimo e Paolo Lauri, il primo avvocato e il secondo chirurgo pediatrico, sono entrambi sposati e con famiglia: Massimo ha per moglie Sofia e Paolo si è coniugato con Clara, guida dei musei antichi della capitale italiana in cui tutti e quattro vivono. Fra i due uomini non corre troppo buon sangue e anche le due cognate si detestano senza darsi premura di nasconderlo. Paolo e Clara hanno avuto un figlio, ora adolescente, di nome Michele, timido e non proprio propenso ad applicarsi negli studi, mentre dal matrimonio fra Massimo e Sofia è nata Benedetta, ragazza emancipata e intraprendente, della stessa età del cugino. Una volta al mese i due fratelli con le rispettive consorti s’incontrano, per volere del giureconsulto, per cenare in un ristorante molto chic (sempre lo stesso da dieci anni). I loro figli si frequentano spesso e poco a poco si viene a crear tra loro un attaccamento pressoché morboso. Una sera sono entrambi invitati ad un rave party, e Michele va via prima che la festa finisca in quanto ubriaco, e Benedetta, per precauzione, lo segue. Il giorno seguente, a Chi l’ha visto? viene proiettato il video dell’aggressione di una mendicante di mezz’età ad opera di due minorenni che dapprima la pigliano a pugni e calci per poi trascinarla, agonizzante, all’altro marciapiede della strada. La donna finisce in coma e rischia di morire; l’accusa che grava sulla coppia dei misteriosi assalitori è omicidio preterintenzionale. Clara è la prima a visualizzare quel video e, riconoscendo il cappotto bianco che indossava l’aggressore maschio (giacché si aveva a che fare con scapestrati di sesso opposto), sospetta che possa trattarsi di suo figlio Michele. L’altra potrebbe, di conseguenza, essere Benedetta. Una serie di circostanze, sia fortuite che meno fortuite, arrivano a confermare le impressioni che ormai tutti e quattro i genitori nutrono: coloro che hanno mandato in ospedale la donna sono senza ombra di dubbio, alla luce delle prove inconfutabili raccolte, Michele e Benedetta. Sprofondati nello sconforto, tardano a decidere sul da farsi, ma poi, superato l’intoppo dovuto all’incredulità, all’incertezza e ad un virulento stupore, Massimo, che inizialmente aveva optato per ricorrere a tutte le attenuanti possibili per salvare i due ragazzi dal carcere, adesso intende denunciare Michele, se non altro perché sua figlia, consapevole di quello che ha commesso e soprattutto d’esser stata lei a trascinare il cugino nel misfatto, il giorno dopo andrà a costituirsi. Nasce una lite furibonda tra i fratelli che vede Paolo e Clara abbandonare in anticipo il ristorante. Usciti, alla fine del pasto, anche Massimo e Sofia, quest’ultima rientra un attimo perché ha dimenticato la borsa, ma dal vetro di dentro assiste all’investimento del marito per mano della macchina guidata dal cognato… Critica convenzionale e conformista alle storture comportamentali della borghesia romana, ma non priva qua e là di sagacia e inventiva, acclimatata su un versante buio e con un’induzione perenne (come attestato dalle scene spesso poco illuminate) che però non mangia l’intero spazio ad una scrittura psicologicamente approfondita dei personaggi, la quale ha dunque il pregio di avvantaggiarsi d’una sceneggiatura sobria e ciononostante dal mordente effettivo. Racconta, come molti altri film italici dei nostri tempi ma anche meglio della maggior parte, dell’annichilimento adolescenziale provocato da utilizzi errati delle moderne tecnologie che vanno ad obnubilare il pensiero e invogliano alla violenza gratuita, scaturente sovente da eventi di scarsissimo conto che poi, tuttavia, si trasformano in possibili tragedie per l’accanimento della violenza stessa su vittime innocenti. De Matteo dirige i quattro attori protagonisti formandone un quartetto ottimamente bilanciato, col preciso obiettivo di non dar ragione né a una coppia né all’altra, valutando entrambe le posizioni e propugnando diritti e doveri a livello coniugale, fraterno e paterno-filiale. Il suo sguardo sugli adolescenti odierni è molto severo, e per questo centra il bersaglio, proprio ai fini del suo negativismo che disprezza una pessimistica visione per abbracciare un approccio più filosofico ed endocentrico. Abbiamo un Gassman assai in forma nel ruolo del difensore legale combattuto fra responsabilità lavorative e sentimenti di famiglia, una Mezzogiorno pragmatica capace di assumere risoluzioni nel minor tempo possibile, un Lo Cascio a suo modo sensibile e corretto poiché fa di tutto per edulcorare le altrui sofferenze e una Bobulova affettuosa sul lato materno ma assente per quel che riguarda il problem solving. Riconosciuto di interesse culturale dal Ministero. Prodotto da Marco Poccioni e Marco Valsania per Rodeo Drive. Fanno storcere il naso sia la cattiva distribuzione nelle sale all’epoca dell’uscita sia il fatto che sia stato snobbato a Venezia 2014: non è un prodotto impeccabile, ma quanto a verità ne dice quante un bravo oratore sul palco ad egli adeguato.
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lunedì 22 maggio 2017
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grande regia per parlare di un delicato argomento
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Ivano De Matteo firma un altro film di grande profondità e acutezza sociale, come già ci ha abituato ad aspettarci dopo il precedente Gli equilibristi. In questo caso, dichiarando di essersi liberamente ispirato al romanzo La cena di Herman Koch, ci offre una interpretazione ed una rilettura dei fatti narrati nel romanzo (che sostanzialmente sono gli stessi : due fratelli si incontrano a cena con le loro consorti per decidere come affrontare le conseguenze penali del decesso di una barbona uccisa, per noia, dai loro figli), senza appigliarsi a nessuna giustificazione. Un fratello è un medico stimato e sensibile (nel romanzo è un ex docente di storia con problemi psichici), l'altro è un affermato e brillante avvocato (nel romanzo è un politico in ascesa) che hanno delle famiglie normali, eppure i loro figli si macchiano di un orribile delitto e non ne hanno nessun rimorso.
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Ivano De Matteo firma un altro film di grande profondità e acutezza sociale, come già ci ha abituato ad aspettarci dopo il precedente Gli equilibristi. In questo caso, dichiarando di essersi liberamente ispirato al romanzo La cena di Herman Koch, ci offre una interpretazione ed una rilettura dei fatti narrati nel romanzo (che sostanzialmente sono gli stessi : due fratelli si incontrano a cena con le loro consorti per decidere come affrontare le conseguenze penali del decesso di una barbona uccisa, per noia, dai loro figli), senza appigliarsi a nessuna giustificazione. Un fratello è un medico stimato e sensibile (nel romanzo è un ex docente di storia con problemi psichici), l'altro è un affermato e brillante avvocato (nel romanzo è un politico in ascesa) che hanno delle famiglie normali, eppure i loro figli si macchiano di un orribile delitto e non ne hanno nessun rimorso. La scelta di presentare uno scenario di normalità di partenza, con l'opposizione del medico idealista contro il cinico avvocato, ci fa presupporre una differenza di reazione rispetto alla crudeltà dei ragazzi, calibrata su queste differenze caratteriali dei due fratelli, invece la discussione e lo svolgimento delle azioni porta ad un ribaltamento della situazione. De Matteo è impietoso e sceglie un finale inquietante (allineato a quello del romanzo) a sostenere il suo punto di vista: i nostri ragazzi, prodotto della società contemporanea e di una indubbia inadeguatezza genitoriale, sono capaci di compiere con grande disinvoltura atroci mostruosità; i genitori, padri e madri normali, come tanti, preferiscono mettere a tacere le loro coscienze coprendo le azioni turpi dei loro figli, piuttosto che esercitare il loro ruolo di educatori autorevoli e affrontare la giusta punizione riservata ai colpevoli. Bravvissimi tutti gli attori.
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monnye
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venerdì 14 ottobre 2016
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reale; purtroppo.
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Uno spaccato della società di questi anni e di come i genitori educhino i figli. decisamente reale; purtroppo.
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ultimoweb
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lunedì 19 ottobre 2015
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tempo sprecato
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Audio pessimo, e fine a immaginazione. non capisco lo scopo del film. pessimo.
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ultimoweb
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lunedì 19 ottobre 2015
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tempo sprecato
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A partire dall'audio pessimo, specialmente il microfono di Lo Cascio, per poi finire il film con l'immaginazione di ognuno di noi. Non si sa cosa sia successo. Non capisco lo scopo di questo film e non sono d'accordo sulla descrizione del sito.
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stefano bruzzone
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giovedì 24 settembre 2015
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raffinato
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Un ottimo film del bravo De Matteo che dopo aver diretto un intenso Mastrandrea in "Gli Equilibristi" ci regala un piccolo ritratto di gente per bene borghese e laureata mettendoli alla prova alla prima vera difficoltà. L'epilogo sarà assolutamente geniale e imprevedibile mettendo in luce l'ipocrisia di chi in realtà ipocrita non era e viceversa. Finalmente un A.Gassman all'altezza del suo cognome supportato da un ottimo e intelligente cast. Bella la sceneggiatura originale, seppur semplice, ma mai banale e scontata nonostante il film non regali realmente colpi di scena o sussulti.
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Un ottimo film del bravo De Matteo che dopo aver diretto un intenso Mastrandrea in "Gli Equilibristi" ci regala un piccolo ritratto di gente per bene borghese e laureata mettendoli alla prova alla prima vera difficoltà. L'epilogo sarà assolutamente geniale e imprevedibile mettendo in luce l'ipocrisia di chi in realtà ipocrita non era e viceversa. Finalmente un A.Gassman all'altezza del suo cognome supportato da un ottimo e intelligente cast. Bella la sceneggiatura originale, seppur semplice, ma mai banale e scontata nonostante il film non regali realmente colpi di scena o sussulti. Una sorta di pièce teatrale elegante e raffinata. Dopo "Il capitale umano" di Virzi ecco un'altra chicca a testimoniare che il cinema italiano non è solo fatto di cinepanettoni o volgarate romanesche.
Voto: 8
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stefano bruzzone
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giovedì 24 settembre 2015
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raffinato
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Un ottimo film del bravo De Matteo che dopo aver diretto un intenso Mastrandrea in "Gli Equilibristi" ci regala un piccolo ritratto di gente per bene borghese e laureata mettendoli alla prova alla prima vera difficoltà. L'epilogo sarà assolutamente geniale e imprevedibile mettendo in luce l'ipocrisia di chi in realtà ipocrita non era e viceversa. Finalmente un A.Gassman all'altezza del suo cognome supportato da un ottimo e intelligente cast. Bella la sceneggiatura originale, seppur semplice, ma mai banale e scontata nonostante il film non regali realmente colpi di scena o sussulti.
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Un ottimo film del bravo De Matteo che dopo aver diretto un intenso Mastrandrea in "Gli Equilibristi" ci regala un piccolo ritratto di gente per bene borghese e laureata mettendoli alla prova alla prima vera difficoltà. L'epilogo sarà assolutamente geniale e imprevedibile mettendo in luce l'ipocrisia di chi in realtà ipocrita non era e viceversa. Finalmente un A.Gassman all'altezza del suo cognome supportato da un ottimo e intelligente cast. Bella la sceneggiatura originale, seppur semplice, ma mai banale e scontata nonostante il film non regali realmente colpi di scena o sussulti. Una sorta di pièce teatrale elegante e raffinata. Dopo "Il capitale umano" di Virzi ecco un'altra chicca a testimoniare che il cinema italiano non è solo fatto di cinepanettoni o volgarate romanesche.
Voto: 8
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rita branca
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mercoledì 23 settembre 2015
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"il panico dell'educazione" di rita branca
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I nostri ragazzi (2014) film di Ivano De Matteo con Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobu’ová e i due giovanissimi Rosabell Laurentis Sellers e Jacopo Olmo Antinori
Film drammatico di stupefacente spessore, ispirato da La cena di Herman Koch, ambientato nel complicato mondo contemporaneo. I protagonisti sono due famiglie fortunate dal punto di vista economico, professionisti stimati in carriera, un chirurgo ed un avvocato interpretati magistralmente da Gassman e Lo Cascio, fratelli profondamente diversi ma, nonostante i tentativi di una delle mogli, Chiara, efficacemente impersonata da una eccezionale Mezzogiorno, si incontrano regolarmente a cena, offerta dal primo e causa di noia e rimostranze respinte da Paolo, che comunque ama il fratello e ne è riamato.
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I nostri ragazzi (2014) film di Ivano De Matteo con Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobu’ová e i due giovanissimi Rosabell Laurentis Sellers e Jacopo Olmo Antinori
Film drammatico di stupefacente spessore, ispirato da La cena di Herman Koch, ambientato nel complicato mondo contemporaneo. I protagonisti sono due famiglie fortunate dal punto di vista economico, professionisti stimati in carriera, un chirurgo ed un avvocato interpretati magistralmente da Gassman e Lo Cascio, fratelli profondamente diversi ma, nonostante i tentativi di una delle mogli, Chiara, efficacemente impersonata da una eccezionale Mezzogiorno, si incontrano regolarmente a cena, offerta dal primo e causa di noia e rimostranze respinte da Paolo, che comunque ama il fratello e ne è riamato. Si intuisce che i due godono dei benefici di un’educazione sentimentale trasmessa dalla famiglia di origine. I loro figli adolescenti, Benedetta e Michele, trascorrono molto tempo insieme, spesso assorbiti da video violenti guardati al computer o al cellulare sul quale hanno continuamente la testa china, come la gran parte dei ragazzi e di un numero in costante crescita di adulti del nostro tempo.
Tutto sembra perfetto: benessere economico, belle abitazioni, deliziose mogli che raramente hanno la voce alterata per una contrarietà, figli ossequiosi pur se non molto loquaci… cosa manca a queste persone per essere assolutamente felici?
Paolo (Lo Cascio) è un medico che svolge la professione con l’umanità che ci si aspetta, ricco di empatia verso pazienti e familiari, ha un senso mirabile della giustizia, sposato con Chiara, moglie piena di sé, che ritiene gli altri inferiori per intelligenza e ruolo sociale e convinta di essere donna e madre perfetta. Appassionata di programmi di cronaca, come “Chi l’ha visto” non sopporta interruzioni da nessuno, marito compreso, durante la trasmissione. Madre sempre pronta a coccolare, trovare attenuanti, prendere le difese dell’introverso e sfuggente figlio Michele che crede di conoscere in profondità, e sempre pronta all’attacco critico degli altri.
Durante una delle puntate di “Chi l’ha visto”, che invia immagini di una scena cruenta in cui due persone infieriscono su una donna per strada, teme, sconvolta di riconoscere qualcuno e qui scoppia il big bang che manda in tilt la serenità di tutti i protagonisti. Inaspettati colpi di scena, insieme a tutti gli altri pregi dell’opera, immobilizzano l’attenzione dello spettatore.
Un film da vedere e rivedere, perfetto nella regia, scenografia e nella fotografia, oltre che nella superba interpretazione di tutti i protagonisti, giovani compresi.
I nostri ragazzi è graffiante ed offre numerosi spunti di riflessione sulla funzione dell’educazione dei giovani e le responsabilità che occorrerebbe assumersi.
Lunghissima standing ovation!
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chiarodiluna28
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mercoledì 9 settembre 2015
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di critica a chi si atteggia a migiore ed etico
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La coppia che ostentava una superiorità morale e intellettuale rivela di essere giustizialista solo quando non è coinvolta, ipocritamente e con incoerenza. L'altra coppia vive senza atteggiamenti di superiorità morale rivelandosi poi più equilibrata, pragmatica e onesta, che riesce a vedere la propria figlia con sguardo obiettivo, senza attribuire la responsabilità a cause esterne.
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sergio dal maso
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mercoledì 17 giugno 2015
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i nostri ragazzi
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“Con l’eccezione dei rampolli della dinastia Ming e di quelli dell’aristocrazia della Francia prerivoluzionaria, i nostri figli sono i più viziati della storia dell’umanità” Antonio Polito (giornalista e scrittore)
Due fratelli molto diversi, entrambi stimati professionisti. Massimo è un avvocato affermato e disinvolto, Paolo un chirurgo in pediatria, socialmente impegnato e idealista.
Due famiglie agiate e perbene. Due coppie affiatate, ciascuna con un figlio adolescente, Benedetta e Michele, molto legati tra loro. Apparentemente due famiglie perfette, quasi da pubblicità del “mulino bianco”.
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“Con l’eccezione dei rampolli della dinastia Ming e di quelli dell’aristocrazia della Francia prerivoluzionaria, i nostri figli sono i più viziati della storia dell’umanità” Antonio Polito (giornalista e scrittore)
Due fratelli molto diversi, entrambi stimati professionisti. Massimo è un avvocato affermato e disinvolto, Paolo un chirurgo in pediatria, socialmente impegnato e idealista.
Due famiglie agiate e perbene. Due coppie affiatate, ciascuna con un figlio adolescente, Benedetta e Michele, molto legati tra loro. Apparentemente due famiglie perfette, quasi da pubblicità del “mulino bianco”.
Che non sia proprio così lo si capisce ben presto dalla tensione e dal nervosismo che serpeggiano durante la rituale cena che i quattro genitori si concedono una volta al mese, malgrado l’acredine tra cognate.
Lo si capisce anche da un rapporto con i rispettivi figli distaccato, formale, fatto di frasi di circostanza e di apatia, tra cene consumate da soli in camera e l’assue-fazione ai videogiochi.
Colpisce soprattutto la mancanza di un dialogo sincero, di una minima capacita dei ragazzi di relazionarsi con i genitori, sostituita dalla connessione ai social network e dallo smartphone sempre acceso, oramai irrinunciabili.
Queste crepe diventeranno inesorabil-mente un’enorme voragine quando un gravissimo fattaccio, il pestaggio senza motivo di una anziana vagabonda, farà crollare una alla volta tutte le certezze dei quattro genitori, mettendoli di fronte al vuoto amorale e al cinismo dei figli.
Ma il film di Ivano De Matteo non è (solamente) un atto d’accusa contro gli adolescenti di oggi, cerca piuttosto di focalizzare l’attenzione sul rapporto genitori-figli, sulla difficoltà di padri e madri di relazionarsi con loro e di comprenderne il disagio. Scandaglia a fondo il dramma psicologico che investe i quattro adulti, schiacciati dal senso di impotenza e dal muro generazionale che ostacola l’instaurarsi di un rapporto sincero.
Ma mentre i ragazzi appaiono incapaci di reagire e di rielaborare i motivi del loro comportamento, i genitori, tolta la maschera del ruolo sociale, saranno capaci, pur con tempi e modi differenti, di mettersi in discussione, maturando convinzioni diverse da quelle che prima credevano certezze assolute.
Dopo i riusciti e toccanti La bella gente e Gli equilibristi il cineasta romano continua la sua indagine introspettiva sui legami famigliari, sulle tensioni sotterranee e sulle ipocrisie che accompagnano la vita quotidiana di genitori e figli. A differenza dei primi film, però, dove il detonatore della crisi era esterno alla famiglia, che aveva tutto sommato un “corpo sano”, con I nostri ragazzi De Matteo alza il tiro e pone l’evento che innesca il cortocircuito all’interno delle relazioni famigliari. Per lui la famiglia non è solo l’entità nucleare della società, è anche un microcosmo sociale in grado di rappresentare la crisi e le contraddizioni del mondo contemporaneo.
Come ha affermato nella conferenza stampa dopo l’applaudissima proiezione alla Mostra del Cinema di Venezia:
“le famiglie sono, sempre più, vere e proprie riproduzioni in miniatura della società che le circonda (…) la famiglia è il luogo dove tutto parte e ritorna, dove gli equilibri sono perennemente a rischio. Ne ‘Gli equilibristi’ era la crisi a provocare l'effetto domino, il motore della disgregazione era economico. Qui la questione è tutta morale, ruota intorno all'interrogatorio: se capitasse a te cosa faresti? (…) Da una parte i genitori si interrogano sulle proprie responsabilità, fanno i conti con il senso di colpa, dall'altra vedono i propri figli in una bolla di virtualizzazione del dolore e della violenza. Come se vivessero in un continuo videogioco, come se lo schermo facesse da filtro con la realtà."
Con questo film De Matteo ha confermato di essere uno dei migliori cineasti dell’ultima generazione. La regia è coinvolgente e raffinata, supportata da una sceneggiatura di spessore con dialoghi solidi, mai banali o sopra le righe, scritti tra l’altro con la moglie Valentina Ferlan. La tensione sale progressivamente, in modo credibile e senza strappi. Il punto di forza del film è certamente la straordinaria interpretazione dei quattro genitori, tutti formidabili.
Le coppie Gassman-Mezzogiorno e Lo Cascio-Bobulova sono perfette e affiatate, recitano con grande coralità e un forte senso di identificazione, trasmettendo empatia agli spettatori.
Bravissimi anche i due ragazzi, Rosabell Laurenti Sellers e Jacopo Antinori, già visti rispettivamente in Gli equilibristi e in Io e te di Bernardo Bertolucci.
Il finale può apparire spiazzante, di certo è imprevedibile e, in parte, azzardato. Ma I nostri ragazzi non vuole essere un film a tesi, tantomeno consolatorio. Indaga con intelligenza e profondità dinamiche sociali complesse e delicate, che bene o male riguardano tutti. Pone domande, forse crudeli, ma necessarie. Le risposte ognuno deve cercarle da solo, anche perché, come accade nel film a Massimo e Paolo, per conoscere veramente i nostri ragazzi bisogna partire da se stessi.
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