Il capitale umano |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio.
continua»
Thriller,
durata 109 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 9 gennaio 2014.
MYMONETRO
Il capitale umano
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la miseria è sempre benvestitadi Michela SiccardiFeedback: 714 | altri commenti e recensioni di Michela Siccardi |
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venerdì 24 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La pellicola ci mostra con nitore l’homo oeconomicus contemporaneo: un uomo mosso da impulsi economici, guidato dalla ratio del profitto, moralmente desertificato. Avidità, finanza ed economia dettano le leggi del suo comportamento, i sentimenti, la scelta delle amicizie e del consorte. Ci troviamo di fronte alla granitica rappresentazione di personaggi de-formati, fuori da una qualsivoglia forma umana, finanche immemori di un’era lontana in cui, forse, erano ancora persone. L’innocenza non è contemplata, siamo tutti colpevoli; colpevoli soprattutto gli innocenti, che per questo verranno puniti. Possediamo, ma soprattutto siamo posseduti. Lo squallore dell’apparenza non ha lasciato oasi inviolate, la miseria è pervasiva, la decadenza dilagante. La mediocrità si muove con eleganza, delinque raffinatamente; la bassezza si giova di una efficiente servitù. Le belle case sono dimora della degenerazione più bieca, le auto di lusso trasportano animi depravati e corrotti. L’opulenza camuffa, più o meno efficacemente, la deficienza dell’essere. Gli uomini rappresentati agiscono con la caratteristica autonomia degli automi, infelici attori di un teatro malato, ognuno col proprio ruolo, ognuno con la propria parte di bugie da raccontare al mondo. Nessuna maschera: il mostro mostra fiero il volto, convinto che il trucco sia tutto quello che si vede. La miseria è sempre benvestita, il fallito è un uomo di successo. Il luogo di ambientazione potrebbe essere ovunque, è un non-luogo; l’uomo-mostro potrebbe essere chiunque, è il non-uomo riflesso nel nostro specchio. Poche storie fantasiose, poca immaginazione, il film fornisce il dipinto tragicamente neorealista dell’uomo di oggi, il fermo-immagine di una collettiva depersonalizzazione. L’inclemente effigie (di più) di una generazione. Un vero e proprio horror ontologico. E, sardonico ludibrio, gli attori del dramma sono quelli al di là della pellicola, siamo noi, gli esseri monetizzati.
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Ultimi commenti e recensioni di Michela Siccardi:
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