ennio
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domenica 27 ottobre 2019
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bel thriller storico, con un importante rimpianto
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La prima riflessione alla fine del film è: peccato! Peccato per l'impegno profuso dalla produzione in merito alla qualità degli attori, alla sceneggiatura, ai costumisti d'epoca. Tutto ben riuscito. Per chi non ha letto il romanzo originale, potrà essere anche un buon film.
Ma a chi l'ha letto rimane un rimpianto: perchè modificare proprio la parte iniziale della storia, che è al contempo il prologo stesso di tutta la vicenda ed anche la sua conclusione? Era davvero così difficile una scena con due bambini, un bosco innevato e un gatto? Perchè, senza fare spoiling visto che parlo del libro, cancellare il fatto che Leo e l'assassino erano fratelli, legati da terribili esperienze d'infanzia? Con questa premessa nella prima parte si sarebbe arricchito e dato un senso più profondo a tutta la vicenda.
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La prima riflessione alla fine del film è: peccato! Peccato per l'impegno profuso dalla produzione in merito alla qualità degli attori, alla sceneggiatura, ai costumisti d'epoca. Tutto ben riuscito. Per chi non ha letto il romanzo originale, potrà essere anche un buon film.
Ma a chi l'ha letto rimane un rimpianto: perchè modificare proprio la parte iniziale della storia, che è al contempo il prologo stesso di tutta la vicenda ed anche la sua conclusione? Era davvero così difficile una scena con due bambini, un bosco innevato e un gatto? Perchè, senza fare spoiling visto che parlo del libro, cancellare il fatto che Leo e l'assassino erano fratelli, legati da terribili esperienze d'infanzia? Con questa premessa nella prima parte si sarebbe arricchito e dato un senso più profondo a tutta la vicenda. La vecchia manìa dei produttori di rendere cinematografico un romanzo questa volta non c'entra, perchè la scena iniziale era forse la più cinematografica di tutte.
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elgatoloco
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domenica 1 settembre 2019
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la chiave, intelligentemente, non è"gialla"
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Credo che"Children 44"(2014, Daniel Espinosa, da un romanzo di Tom Rob gialloSmith)sia un film estremamente intelligente: riflette sulla questione del mostro di Rostov, ma al tempo stesso sulla speciificità culturale dell'Unione Sovietica di allora(anticipando di parecchio la vicenda rispetto al suo reale svolgimento), senza finire mai nel maelstrom del thriller o meglio del giallo, ma rimanendo un film drammatico nel quale, certo, gioca un ruolo anche il tema della scoperta dell'assassino o meglio il processo che porta all'identirasfomficazione del vero respionsabile, ossia la detection. Che poi sia eccessivo il ritratto dei cittadini sovietici dell'epoca è certamente vero, ma il tema non è quello, indubbiamente o meglio tale defornazione storico-politica(ancora una volta a beneficio degli States, si poteva immaginarlo facailmente)non viene a inficaire il senso generlae del film.
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Credo che"Children 44"(2014, Daniel Espinosa, da un romanzo di Tom Rob gialloSmith)sia un film estremamente intelligente: riflette sulla questione del mostro di Rostov, ma al tempo stesso sulla speciificità culturale dell'Unione Sovietica di allora(anticipando di parecchio la vicenda rispetto al suo reale svolgimento), senza finire mai nel maelstrom del thriller o meglio del giallo, ma rimanendo un film drammatico nel quale, certo, gioca un ruolo anche il tema della scoperta dell'assassino o meglio il processo che porta all'identirasfomficazione del vero respionsabile, ossia la detection. Che poi sia eccessivo il ritratto dei cittadini sovietici dell'epoca è certamente vero, ma il tema non è quello, indubbiamente o meglio tale defornazione storico-politica(ancora una volta a beneficio degli States, si poteva immaginarlo facailmente)non viene a inficaire il senso generlae del film. Ritratto impietoso di un gruppo sociale, di una realtà, in una chiave di reciproco sospetto generalzzato(come dire: chi spia chi e con quali scopi?), di reciproci"rimpalli"di responsabilità. Film cupo, dove tutto(dalla fotografia ai costumi agli aspetti più specificatamente legati a interpretazione e recitazione)contribuisce alla produzione di senso, senza che nulla venga a cadere, a trasfomrarsi indebitamente in qualccosa d'altro.... UNa concezione precisa, quella che sostiene il film, una cifra ben chiara alla mente ma anche alla sensibilità del regista, dove anche interpreti come Tom Hardy, Naomi Rapace, Gary Oldman contribuiscono, da par loro, ala riuscita di un film che a priori(in partenza comunque anche)si sarebbe certamente visto come problematico, come"da considerare perso in partenza", se non fosse appunto per la solida regia, la sceneggiatura , la vis interpretativa di attori e attrici, per il concorso, ancora, di tuttti gli altri elemento indicati sopra. El Gato
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sellerone
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lunedì 24 settembre 2018
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il comunista che mangia i bambini
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Sarà perchè non ho letto il libro, ma a me questo film è piaciuto. Certo è facile fare la morale ad una nazione come alla Russia dove la politica e le esigenze dello stato travalicano tutto, anche la necessità di catturare un serial K, ma guardiamoci bene intorno... anche in Europa e nel resto del mondo. Non è mai successa una cosa simile? Magari per motivazioni diverse? Chi non ha peccato, scagli il primo DVD.
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gianleo67
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sabato 20 maggio 2017
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10 grammi di piombo...dietro la nuca
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Confinato insieme alla consorte in un remoto avamposto degli Urali, il funzionario della polizia segreta sovietica ed ex eroe di guerra Leo Demidov, accetterà di collaborare con il generale comandante della locale milizia nell'indagine su di un pericoloso maniaco pedofilo responsabile dell'assassinio di numerosi bambini. La sua attività e la sua posizione però, sono fortemente osteggiate dall'inetto e ambizioso Vasili, deciso a distruggere definitavamente la reputazione politica dell'ex collega e ad ereditarne il ruolo ai vertici dell'organizzazione repressiva.
Adattando l'omonimo romanzo del britannico Tom Rob Smith ed ispirandosi liberamente alle vicende del serial killer Čikatilo, Daniel Espinosa (Safe House - 2012) imbastisce la solita epica drammaturgica e romanzesca del blockbuster all'americana in una ricostruzione oleografica dell'imperio stalinista per un banale thriller poliziesco che alterna celebrazioni storiche ed esemplari vicende umane, polizia politica e killer seriali, antagonismi professionali e oscurantismo etico; insomma il solito calderone di passioni e soprusi dove è esplicita la contrapposizione tra caratteri antitetici separati dalla netta demarcazione tra le forze del bene e quelle del male.
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Confinato insieme alla consorte in un remoto avamposto degli Urali, il funzionario della polizia segreta sovietica ed ex eroe di guerra Leo Demidov, accetterà di collaborare con il generale comandante della locale milizia nell'indagine su di un pericoloso maniaco pedofilo responsabile dell'assassinio di numerosi bambini. La sua attività e la sua posizione però, sono fortemente osteggiate dall'inetto e ambizioso Vasili, deciso a distruggere definitavamente la reputazione politica dell'ex collega e ad ereditarne il ruolo ai vertici dell'organizzazione repressiva.
Adattando l'omonimo romanzo del britannico Tom Rob Smith ed ispirandosi liberamente alle vicende del serial killer Čikatilo, Daniel Espinosa (Safe House - 2012) imbastisce la solita epica drammaturgica e romanzesca del blockbuster all'americana in una ricostruzione oleografica dell'imperio stalinista per un banale thriller poliziesco che alterna celebrazioni storiche ed esemplari vicende umane, polizia politica e killer seriali, antagonismi professionali e oscurantismo etico; insomma il solito calderone di passioni e soprusi dove è esplicita la contrapposizione tra caratteri antitetici separati dalla netta demarcazione tra le forze del bene e quelle del male. Se il filo conduttore è dichiaratamente quello del peccato originale di una nazione che ha costruito la sua gloria e le sue fortune sul sacrificio di un'infanzia rubata (il protagonista è un orfano dell'Holodomor, il pedofilo è un bambino abusato, l'antagonista un creatore di orfani) e la sua protervia ideologica sulla negazione di questo peccato (il crimine comune, compresi i delitti pedofili, come prerogativa delle degenerazioni borghesi), il riscatto dell'uomo nuovo, eroe di guerra cooptato da un regime fondato sul sospetto e la repressione, non può che essere la parabola edificante di un reietto che dalle stelle (mostrine azzurre dei funzionari dell'MGB) precipita nelle stalle di un esilio uralico e da qui ascende alfine alla gloria di un nuovo corso della storia patria e di un personale riscatto etico. Insomma una ricostruzione d'ambiente che non ostante l'accuratezza scenografica e l'angosciante cupezza della tavolozza cromatica, ricapitola con enfasi retorica i luoghi comuni del clima da caccia alle streghe del regime bolscevico (le retate dei '58' come la delazione familiare, le lotte intestine agli apparati dello Stato come l'immorale tolleranza dei reati comuni, fino all'uso dei 'socialmente vicini' come manovalanza non ufficiale al servizio della polizia politica) quale banale cornice narrativa per una detection story fondata sulla neutralizzazione dell'ambiguità dei caratteri e l'esaltazione dell'azione drammatica. Eroismo e buoni sentimenti che scontano un impianto narrativo non privo di incongruenze (la fedeltà coniugale e politica della moglie), caratteri secondari malamente abbozzati e l'esasperante lentezza di un ritmo penalizzato dalle discutibili scelte del montaggio di impianto chiaramente televisivo. Gli attori, per carità, si danno tutti un gran daffare: dal testosteronico dinamismo di un bovino Tom Hardy alla protervia ferina di una combattiva Noomi Rapace, fino all'eleganza aristocratica di un irreprensibile Gary Oldman; ma questo non basta a riscattare un prodotto di intrattenimento domestico che si conclude con l'inevitabile disfatta dei cattivi e l'edificante esaltazione della moralità dei buoni; promozioni professionali brezneviane e adozioni filiali incluse. Il Ministero della Cultura russo però non sembra aver colto, bandendo il film per un ritratto immorale del popolo russo e la palese falsità della ricostruzione storica: per la cronaca, il vero Mostro di Rostov è stato giustiziato nella prigione della omonima cittadina sul Don nel 1994, con i classici 10 grammi di piombo dietro la nuca con cui lo stalinismo usava togliere di mezzo gli indesiderati reietti del suo Paradiso Comunista.
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enzo70
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venerdì 10 febbraio 2017
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film storico da vedere; contiene qualche pecca
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Buona trasposizione cinematografica del best seller di Tom Rob Smith. Parte della critica ha fatto riferimento alla paranoia, anche se, in realtà, il termine è perfetto per definire la cultura dei regimi, in cui la paura è l’unica garanzia di ordine e disciplina. Child 44 è, soprattutto, un film storico di denuncia del regime comunista del compagno Stalin e del terrore che imperava nell’Unione sovietica. Leo Demidov è un ufficiale dell’MGB, la polizia segreta sovietica; è un uomo disciplinato, integerrimo; ma l’obbedienza al partito non gli ha fatto perdere l’umanità. E due circostanza sconvolgono la vita sua e della moglie: l’omicidio del figlio di un amico, archiviato come incidente, in quanto l’assassinio di un bambino non è compatibile con il credo di Stalin; e l’accusa del partito alla moglie di essere una traditrice.
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Buona trasposizione cinematografica del best seller di Tom Rob Smith. Parte della critica ha fatto riferimento alla paranoia, anche se, in realtà, il termine è perfetto per definire la cultura dei regimi, in cui la paura è l’unica garanzia di ordine e disciplina. Child 44 è, soprattutto, un film storico di denuncia del regime comunista del compagno Stalin e del terrore che imperava nell’Unione sovietica. Leo Demidov è un ufficiale dell’MGB, la polizia segreta sovietica; è un uomo disciplinato, integerrimo; ma l’obbedienza al partito non gli ha fatto perdere l’umanità. E due circostanza sconvolgono la vita sua e della moglie: l’omicidio del figlio di un amico, archiviato come incidente, in quanto l’assassinio di un bambino non è compatibile con il credo di Stalin; e l’accusa del partito alla moglie di essere una traditrice. Inizia un lungo viaggio nel cuore del delirio del regime sovietico. Ottimi gli attori, bravo il regista che, però, pecca in diversi passaggi del film introducendo un eccesso di azione, a mio avviso, estraneo al contesto narrativo del film.
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ignazio vendola
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martedì 31 gennaio 2017
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incollati allo schermo
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Un thriller storico, ottimamente diretto e con attori favolosi, tiene incollati allo schermo per oltre due ore.
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andrejuve
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lunedì 28 dicembre 2015
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il tortuoso cammino alla ricerca della verità
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“Child 44” è un film del 2015 diretto da Daniel Espinosa. Nel 1933 l’Unione Sovietica, sotto il comando del dittatore Stalin, impose al paese rivale dell’Ucraina un periodo di carestia impedendo e bloccando il commercio di beni alimentari e di risorse primarie dirette verso il paese. A causa di questa drammatica situazione molte persone morirono lasciando orfani i loro piccoli figli. Uno di questi, rinchiuso all’interno di un orfanotrofio, riesce a fuggire raggiungendo alcune truppe sovietiche. Il generale di quel plotone accoglie il bambino offrendogli del cibo. Dopo aver saputo della morte dei genitori del ragazzino, il generale chiede a quest’ultimo quale sia il suo nome.
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“Child 44” è un film del 2015 diretto da Daniel Espinosa. Nel 1933 l’Unione Sovietica, sotto il comando del dittatore Stalin, impose al paese rivale dell’Ucraina un periodo di carestia impedendo e bloccando il commercio di beni alimentari e di risorse primarie dirette verso il paese. A causa di questa drammatica situazione molte persone morirono lasciando orfani i loro piccoli figli. Uno di questi, rinchiuso all’interno di un orfanotrofio, riesce a fuggire raggiungendo alcune truppe sovietiche. Il generale di quel plotone accoglie il bambino offrendogli del cibo. Dopo aver saputo della morte dei genitori del ragazzino, il generale chiede a quest’ultimo quale sia il suo nome. Il bambino non risponde e il generale decide di adottarlo assegnandogli il nome Leo Demidov. Leo si arruola nell’esercito e nel 1945 partecipa al conflitto armato a Berlino che porterà alla sconfitta delle truppe naziste e al controllo della capitale tedesca da parte delle truppe sovietiche. Leo diventa un eroe di guerra perché viene immortalato in una foto in cui alza al cielo la bandiera dell’Armata Rossa in segno di vittoria. Passano gli anni e nel 1952 Leo entra a far parte della polizia segreta sovietica dell’MGB presso Mosca. Il compito assegnato a questa unità operativa è quello di rintracciare, individuare e catturare coloro che si oppongono al regime sovietico e che vengono definiti i “traditori”. Durante un’operazione finalizzata alla ricerca di un presunto dissidente, Leo si reca assieme alla sua squadra presso un’isolata casa di campagna dove si ipotizza che sia nascosto l’uomo ricercato. In questa casa c’è una famiglia, formata da due genitori e due piccole bambine, la quale è terrorizzata dalla presenza delle forze di polizia e afferma di non avere nascosto o protetto alcuna persona. In realtà l’uomo è nascosto in quel luogo e viene arrestato per essere poi trasferito in una caserma al fine di procedere all’interrogatorio. Ma Vasili Nikitin, un collega di Leo, mentre quest’ultimo è impegnato a catturare l’uomo ricercato, uccide i genitori delle bambine al fine di fornire a queste ultime un esempio di cosa accade laddove si cerchi di ingannare il governo russo. Leo è scioccato da quanto accaduto e inveisce duramente contro Vasili per l’atroce e ingiustificato gesto compiuto. Nel frattempo Leo viene informato della terribile notizia relativa alla morte del figlio del suo caro amico e collega Alexei Andreyev. Da quanto emerge dal rapporto della polizia il bambino sarebbe morto a seguito di un incidente ferroviario. Ma Alexei non è convinto di questa versione dei fatti ritenendo che il figlio sia stato assassinato. Inoltre solo Leo ha potuto visionare il corpo del piccolo mentre ad Alexei non è stato concesso questo suo diritto. Anche Leo è perplesso su quanto accaduto ma è costretto ad attenersi alle disposizioni dei suoi superiori. Nel frattempo l’uomo catturato, a seguito di macabre torture, fornisce alla polizia dei nomi di persone a suo dire traditrici del governo. Tra questi nomi compare quello di Raisa Demidov, la moglie di Leo, con la quale sta vivendo un periodo di crisi a livello sentimentale. Leo è sconvolto e non vuole credere a queste accuse. Dopo un’infruttuosa ricerca effettuata in casa per scoprire elementi che possano confermare le intenzioni di Raisa di opporsi alla dittatura, Leo, nonostante le continue pressioni da parte del maggiore Kuzmin, non denuncia sua moglie ritenendola innocente. Normalmente il destino di coloro che si oppongono ad ordini gerarchici superiori sarebbe la fucilazione ma Leo, dopo aver scoperto recentemente della gravidanza di Raisa, supplica i giustizieri affinché non utilizzino i loro fucili. Leo viene sollevato dall’incarico ricoperto sino a quel momento. Colui che ha preso il posto di Leo è proprio Vasili, il quale vuole vendicarsi dell’umiliazione subita da Leo e spedisce quest’ultimo e sua moglie in un piccolo paesino sperduto a lavorare per la milizia militare. Li’ incontreranno il generale Mikhail Nesterov il quale è impegnato a risolvere un caso riguardante la morte di un piccolo ragazzo. Leo nota che le circostanze appaiono simili a quelle relative alla morte del figlio di Alexei. Leo è convinto che ci sia un serial killer che utilizzi lo stesso modus operandi per uccidere le sue giovani vittime. Mikhail inizialmente è restio ad ascoltare Leo ma col tempo comincia a cambiare opinione a riguardo. Nel frattempo Raisa confessa a Leo che in realtà non è incinta e ha utilizzato la scusa della gravidanza come espediente per sopravvivere. Chi è l’assassino di questi piccoli bambini? Riusciranno Leo e Raisa a ritornare a Mosca?. La pellicola effettua una dura e feroce critica nei confronti dei regimi dittatoriali, con particolare riferimento a quello sovietico. Qualsiasi forma di autarchia pone come obiettivo principale il controllo assoluto sulla popolazione, la quale viene letteralmente dominata e schiavizzata soprattutto dal punto di vista psicologico. Infatti all’interno di queste forme di governo viene attuata una costante e incessante propaganda al fine di trasmettere e inculcare nella mente delle persone l’idea che quella tipologia di gestione della società sia la più appropriata e idonea per il popolo. La dittatura cerca di creare una sorta di mitizzazione del proprio leader che deve essere raffigurato come l’emblema della perfezione, dell’invincibilità e dell’inscalfibilità, ponendosi come scopo l’improbabile perseguimento del benessere comune. Viene dunque paragonato a un Dio che agisce esclusivamente per il bene del suo paese e per il suo sviluppo. In realtà il vero obiettivo è quello di assumere una posizione di comando assoluto che consenta di compiere qualsiasi tipo di azione con la consapevolezza di non subire alcun tipo di conseguenza. Tutto questo avviene in quanto all’interno di una dittatura si sviluppa una politica del terrore basata sull’imposizione di un potere incontrastato, sul dominio e sulla supremazia assoluta. Il governo indottrina il popolo stabilendo quali debbano essere gli ideali e le opinioni da perseguire e da coltivare. Laddove ci si discostasse da tali direttive viene attuata immediatamente un’azione repressiva basata sull’intimidazione e sulla violenza fisica, la quale spesso purtroppo sfocia nella morte. Di conseguenza viene limitata o ancor peggio annullata totalmente la libertà di pensiero e di opinione. Gli uomini si trasformano in macchine prive di una propria capacità di autodeterminazione in quanto devono attenersi agli ordini provenienti dall’autorità governante, rispettando pedissequamente le linee di condotta decretate in maniera inderogabile. Viene attuato un procedimento di disumanizzazione che rende gli esseri umani impossibilitati ad esternare a pieno la loro spontaneità e a sviluppare uno spirito critico e di dissenso, a causa della prevalenza di un sentimento di timore, inquietudine e terrore. In pochi riescono a trovare il coraggio di opporsi fermamente perché prevale il desiderio di sopravvivere a costo di condurre un’esistenza limitata, priva di libertà e autonomia ma basata esclusivamente sul perseguimento di ideali che non sono frutto del pensiero indipendente e autonomo di ogni individuo, ma rappresentano la conseguenza di una continua e imperterrita pressione a livello psicologico. E’ terrorizzante e inquietante pensare come pochi uomini possano dominare un’intera popolazione costringendola a realizzare qualsiasi loro desiderio o richiesta. Vasili in questo senso è la rappresentazione della malvagità dell’uomo il quale spesso per pura invidia, per insoddisfazione personale o per un morboso piacere nell’essere spettatore della sofferenza altrui, è protagonista di gesti meschini, brutali e insensati. Leo appartiene alla polizia segreta dell’MGB che svolge come principale attività proprio quella di reprimere coloro che vogliono semplicemente ribellarsi e opporsi a questo autoritarismo, ma vengono additati come rivoluzionari, sovversivi e infedeli al loro “comandante”. Il governo non può dimostrarsi debole o insicuro e deve quindi fornire una dimostrazione di forza e di irreprensibilità per disincentivare coloro che in futuro volessero anche solamente tentare di dissentire e contrapporsi al volere del dittatore. Agli occhi esterni la dittatura deve apparire perfetta e priva di qualsiasi tipo di incrinatura. E’ paradossale come Leo, nonostante abbia subito sulla sua pelle le conseguenze dell’egemonia del governo sovietico, ne diventi un servitore e un collaboratore. Ma l’animo di Leo in realtà è intriso di sincerità, lealtà e solidarietà e in tutte le azioni atroci, disumane e crudeli che compie è tormentato da un forte senso di colpa e da un costante disagio interiore. Comprende che questo mondo non gli appartiene perché è pervaso da ingiustizie, disuguaglianze e malvagità. Il suo sdegno raggiunge l’apice nel momento in cui, di fronte alla morte del figlio del suo migliore amico, si trova costretto a raccontare ad Alexei una versione dei fatti vacillante, piena di incongruenze e di zone d’ombra. E’ proprio la distorsione della realtà una delle più inquietanti caratteristiche dei regimi totalitari. Affinché non venga lesa e intaccata l’immagine degli organi di potere, spesso purtroppo è necessario celare o mutare la verità dei fatti senza consentire ad alcuno di indagare più a fondo e di analizzare approfonditamente i singoli avvenimenti. Risulta più semplice nascondere e distorcere la verità piuttosto che assumersi le proprie responsabilità, col rischio di mettere a repentaglio la presunta solidità e l’improbabile idillio tanto decantato dai regimi dittatoriali. La ricerca della verità da parte di Leo è un atto coraggioso e ammirevole e rappresenta un tentativo di cambiare e mutare la problematica situazione in cui versa un popolo letteralmente sottomesso e manipolato. Sono proprio i bambini, vittime di questa orribile storia, coloro che rispecchiano pienamente la verità , la spontaneità e l’onestà. E’ da loro che bisogna imparare a coltivare ed esternare questi valori i quali costituiscono sempre più una rarità all’interno di una società opportunista, egoista e insensibile ai tragici eventi che si susseguono quotidianamente attorno a noi. Un altro barlume di verità è rappresentato dall’amore che Leo prova nei confronti della moglie Raisa. Pur costituendo sporadici e rari esempi di genuinità e sincerità, questi episodi devono rappresentare una speranza per un futuro più roseo e un punto di partenza di un percorso che possa condurre ad un mutamento delle coscienze degli esseri umani. L’uomo deve imparare dagli errori commessi per cercare di ricostruire un mondo basato sul riconoscimento dei diritti, sulla totale libertà di pensiero, di espressione e di opinione, e sulla costante ricerca della giustizia e della verità. Un bel film, tratto da una storia vera, che si delinea attraverso una narrazione basata sul succedersi di sequenze tra loro frammentate e che sviluppano differenti vicende e avvenimenti, provocando allo spettatore un senso di incertezza che rispecchia pienamente quello del protagonista Leo Demidov. Il regista inoltre riesce con maestria a mescolare il genere drammatico con quello thriller, attraverso la descrizione e la trasposizione di scene crude, ciniche e ricche di tensione. Inoltre riesce ad effettuare un’ottima introspezione psicologica dei personaggi. Ottime le prove di Tom Hardy, nei panni di Leo Demidov, il quale nei film che lo vedono come protagonista sfoggia il suo grande talento recitativo, di Naomi Rapace, nella parte di Raisa Demidov, e del grande Gary Oldman, nel ruolo di Mikhail Nesterov. Un film che consiglio di vedere.
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lucap96
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venerdì 16 ottobre 2015
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buon film
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Buonissimo giallo, con un Tom Hardy non straordinario, ma che fa la sua parte egregiamente, e un cast di tutto rispetto. è certamente lento (che non vuol dire noioso), come lo sono tutti i film gialli. Viene anche rappresentata molto bene la situazione durante il regime staliniano (cosa che non piacerà a molti kompagni, visto che gli unici dittatori cattivi sono Hitler e Mussolini, guai a parlare di comunismo).
La trama appare un pò tirata per i capelli in alcuni punti, specie verso la fine, ma non per questo il film perde efficacia. Non un capolavoro, ma un bel film.
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liuk!
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venerdì 25 settembre 2015
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insipido
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La ricostruzione della russia staliniana è interessante ma il thriller è veramente debole, non appassiona.
Inoltre la recitazione non è delle migliori, Tom Hardy proprio non mi convince.
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rustin
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mercoledì 27 maggio 2015
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peccato, occasione persa.
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Child 44 è considerabile un'occasione persa se si tiene conto della vicenda che il film si propone di trattare. Ci troviamo nella Russia post bellica ed il protagonista della vicenda è Leo Demidov un ufficiale del MGB nonchè eroe di guerra il cui passato ci viene rapidamente esposto attraverso l'analessi che contraddistingue l'incipit del film. Dopodichè comincia la narrazione vera e propria, che ci porta a seguire i metodi inquisitori della polizia segreta cui fa capo Leo e trovandosi nella russia stalinista si può ben immaginare come si vada poco per il sottile. Molto spesso infatti senza che esistano tangibili capi d'accusa le persone si trovano ad essere arrestate e private nel migliore dei casi della propria libertà.
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Child 44 è considerabile un'occasione persa se si tiene conto della vicenda che il film si propone di trattare. Ci troviamo nella Russia post bellica ed il protagonista della vicenda è Leo Demidov un ufficiale del MGB nonchè eroe di guerra il cui passato ci viene rapidamente esposto attraverso l'analessi che contraddistingue l'incipit del film. Dopodichè comincia la narrazione vera e propria, che ci porta a seguire i metodi inquisitori della polizia segreta cui fa capo Leo e trovandosi nella russia stalinista si può ben immaginare come si vada poco per il sottile. Molto spesso infatti senza che esistano tangibili capi d'accusa le persone si trovano ad essere arrestate e private nel migliore dei casi della propria libertà. Leo è sposato con una donna , Raisa che fa l'insegnante, della quale si professa profondamente innamorato. A questo punto si ha una svolta dal momento che, il protagonista riceve l'ordine di investigare su sua moglie , accusata di tradimento, il cui nome è stato tirato in ballo da un uomo precedentemente braccato e catturato dallo stesso Leo con la sua squadra e indotto infine alla confessione. In realtà il film ci lascia intendere come la confessione sia stata montata ad arte da un collega di Leo, Vasili, invidioso del successo e della stima di cui gode il suo compagno. Allo stesso tempo spunta una nuova spinosa questione , l'uccisione di un bambino ritrovato morto nei pressi di una stazione ferroviaria. Questo bambino si scoprirà essere il figlio di caro collega di Leo il quale si troverà a fare i conti con ciò che riterrebbe giusto fare, ovvero approfondire le indagini in quanto vi è più di un indizio che porti a pensare ad un omidicio e il dimostrarsi come sempre fedele al regime secondo cui: ''Non ci sono omicidi in Paradiso''. Leo rifiutandosi di accusare la moglie viene ''solamente'' degradato e spedito assieme alla moglie nella cupa periferia russa, precisamente a Rostov Una volta qui il protagonista si imbatte in un nuovo omicidio che vede per vittima un bambino ed essendo perfettamente consapevole che la sua carriera è segnata decide di fare definitivamente luce sulla vicenda. La storia si basa sui fatti realmente accaduti riguardanti il ''Macellaio di Rostov'' che operò ben 53 omidici tra il 1978 e 1990, tuttavia il film è un adattamento del romanzo di Tom Rob Smith. Nel complesso si apprezzano la prova muscolosa e convincente di Tom Hardy così come quella della moglie Noomi Rapace, per il resto la sceneggiatura lascia abbastanza a desiderare visto che i personaggi non vengono ben caratterizzati e una volta terminata la visione si ha la sensazione che il film non abbia attecchito nel proprio animo lasciando una sensazione di indifferenza nonostante la pesantezza della tematica trattata, senza contare che ho trovato il finale abbastanza banale e buonista e ciò a mio parere stride con il contesto nel quale si svolgono i fatti.
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