ashtray_bliss
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domenica 21 dicembre 2014
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parabola sforzata sulla realta' di guantanamo.
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Film denso, supportato da una narazione lucida, solida, compatta. Senza sfronzoli di alcun tipo, il film si propone di aprire uno squarcio in quel che rappresenta l'inferno di Guantanamo, per tanti colpevoli ovviamente e altrettanti innocenti. In questo inferno fatto di una assordante e stantia routine, dove nulla accade che non sia sul programma e sul ordinamento giornaliero, dove prigionieri e carcerieri vengono condannati a vivere tutti i giorni le stesse identiche cose senza mai uscire da questa spirale infernale, la storia si concentra sulla nascita di un'insolita amicizia. Quella tra il soldato Cole (K.
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Film denso, supportato da una narazione lucida, solida, compatta. Senza sfronzoli di alcun tipo, il film si propone di aprire uno squarcio in quel che rappresenta l'inferno di Guantanamo, per tanti colpevoli ovviamente e altrettanti innocenti. In questo inferno fatto di una assordante e stantia routine, dove nulla accade che non sia sul programma e sul ordinamento giornaliero, dove prigionieri e carcerieri vengono condannati a vivere tutti i giorni le stesse identiche cose senza mai uscire da questa spirale infernale, la storia si concentra sulla nascita di un'insolita amicizia. Quella tra il soldato Cole (K.Stewart) e un detenuto di nome Ali, prigioniero ormai da 8 anni.
Assegnata a delle routinarie ronde di controllo attorno alle microscopiche celle dei detenuti, Cole ha la possibilita' di conoscere il detenuto 7-1-4, uno dei piu' loquaci e attivi prigionieri mussulmani del blocco. L'uomo chiede sempre dei libri, e precisamente chiede della saga Harry Potter, che da anni non riesce nemmeno a sapere come finische dato che la libreria del carcere non comprende il capitolo conclusivo della saga.
Partendo dal pretesto del libro, Ali iniziera' a instaurare una strana quanto insolita amicizia con la soldatessa a lui sconosciuta, secondo le regole della prigione (i soldati non devono essere in alcun modo identificati col loro nome ne tantomeno aprirsi e raccontare di loro stessi). All'inizio la giovane recluta si attiene fedelmente alle regole, ma successivamente col passare del tempo imparera' ad immedesimarsi nella parte opposta: quella che lei era convinta di dover combattere per l'onore della sua patria. Ben presto l'esperienza di Guantanamo la fara' maturare, e le fara' vedere le cose sotto una prospettiva completamente nuova, a lei sconosciuta. Quella che il vero nemico siamo noi stessi che barricandoci dietro facciate di pseudo assolutismo, fondamentalismo o democrazia ci inimichiamo di proposito gli uni contro gli altri, candendo in un'infinito giro di guerra e morte che non piace a nessuno. E che nessuno a mai cercato. In realta' il vero cancro di questo mondo sono la sete di potere, l'avidita' e la cupidia che acciacano e ci instillano odio reciproco generando incomprensioni. E questo vale per ogni popolazione del mondo, ogni etnia, ogni gruppo sociale.
Ma forse a livello individuale, e' ancora possibile far crollare quel muro di odio e incomunicabilita' ed e' ancora possibile vedere tutte le sfumature che stanno in mezzo agli estremi di bianco e nero. Questo e' l'essenziale ma importante messaggio del lungometraggio in questione. Ali e Cole rappresentano gli estremi opposti di tutto: religione, cultura, status sociale, etnia. Eppure si trovano rinchiusi entrambi contro la loro volonta' nelle prigioni di Guantanamo. Il primo a vita, senza via di scampo. La seconda per causa delle scelte sbagliate, delle priorita' errate e dell'indottrinamento. Entrambi riusciranno a superare gli ostacoli e seppur difficile riusciranno ad estrarre una sola cosa positiva : l'amicizia e la comprensione reciproca.
I tempi narrativi di questo film sono lenti e probabilmente eccessivamente lunghi, e guardandolo ti viene da pensare che durante il montaggio potevano tagliare qualche scena. Invece e' proprio cosi che doveva essere. Lo spettatore si doveva immergere in un ambiente asfisiante e claustrofobico come i blocchi delle celle (anch'esse ristrettissime) della prigione. Ma non solo, si doveva dare allo spettatore quel senso di asfissia provocata dalla routine impossibile da fermare o rompere anche se brevemente. In altre parole, il regista ci ha voluto far provare in poco piu' di due ore l'inferno che vivono guardie e carcerati.
Non privo di didascalismo e retorica buonista, il film e' un j'accuse sfrontato a tutti quelli che credono nel sogno americano o nella legittimita' delle guerre contro l'eponimo nemico e un elogio all'umanismo nella sua essenza piu' pura. Vivere pacificamente tutti insieme sembra un'impresa impossibile e forse un'utopia irraggiungibile a livello di massa, ma singolarmente e' totalmente possibile che quel muro di incomunicabilita' crolli una volta per tutte.
Molto solida la regia e la sceneggiatura, abili anche nel riuscire a dare un'immagine accurata di quel che significa essere un soldato donna in una base ostile e dura quanto Guantanamo (e qualsiasi altra base dominata da uomini); non priva di disprezzi e derisioni.
Brava la Stewart a scegliere un ruolo impegnativo come questo nel quale risultaa convincente quanto basta da farsi apprezzare anche da un pubblico di post-teenager. Bravo anche il rest del cast, su tutti l'attore che da il volto ad Ali, personaggio provato duramente dal destino e dalle sofferenze carcerarie che tuttavia non ha perso la speranza e la voglia di credere in un futuro migliore e mantiene viva la passione per la letteratura.
In definitiva si tratta di un film introspettivo, privo d'azione, e alquanto impegnativo, a tratti non facile da digerire perche' la verita' che fa' trapelare nei dialoghi che assegna e alle immagini che propone non e' affatto comoda. E proprio per questo merita di essere visto. Il finale, ovviamente, lascia l'amaro in bocca.
Consigliato.
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gianleo67
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sabato 1 luglio 2017
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sindrome di stoccolma...al 20° parallelo
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Al suo primo incarico nell'esercito la giovane soldatessa Amy Cole viene assegnata come guardia carceraria nella base americana di Guantanamo. Le dure condizioni di reclusione cui sono sottoposti i prigionieri ed il rigido disciplinare cui si devono attenere i loro guardiani, portano la giovane ragazza a solidarizzare con un giovane detenuto tedesco di origini tunisine. La loro amicizia lascerà un segno profondo nelle reciproche esistenze.
Dalla turbolenta soggettiva di una extraordinary rendition post 11 Settembre all'approccio semidocumentaristico di un campo di prigionia del terzo millennio al di fuori della Covenzione di Ginevra , l'esordio del giovane Suttler ridimensiona presto il realismo delle intenzioni ed il ritmo delle azioni per ficcarsi piedi e polsi nei ceppi di un melodramma carcerario che si gioca sulla ambigua intercambiabilità tra reclusi e reclusori, piuttosto che sul transfert di una rapporto confessionale vissuto dalle opposte sponde di un tramezzo di cemento e acciaio.
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Al suo primo incarico nell'esercito la giovane soldatessa Amy Cole viene assegnata come guardia carceraria nella base americana di Guantanamo. Le dure condizioni di reclusione cui sono sottoposti i prigionieri ed il rigido disciplinare cui si devono attenere i loro guardiani, portano la giovane ragazza a solidarizzare con un giovane detenuto tedesco di origini tunisine. La loro amicizia lascerà un segno profondo nelle reciproche esistenze.
Dalla turbolenta soggettiva di una extraordinary rendition post 11 Settembre all'approccio semidocumentaristico di un campo di prigionia del terzo millennio al di fuori della Covenzione di Ginevra , l'esordio del giovane Suttler ridimensiona presto il realismo delle intenzioni ed il ritmo delle azioni per ficcarsi piedi e polsi nei ceppi di un melodramma carcerario che si gioca sulla ambigua intercambiabilità tra reclusi e reclusori, piuttosto che sul transfert di una rapporto confessionale vissuto dalle opposte sponde di un tramezzo di cemento e acciaio. Mantenedosi equidistante tanto dalla retorica marziale di una nazione minacciata nelle fondamenta dei suoi valori libertari (l'alzabandiera, l'adunata, la procedura) quanto dalla cruda attendibilità di un regime concentrazionario ben più disumano di come è mostrato (pure il cibo di qualità e le mascherine per il sonno!), questo dramma militare al 20° parallelo si misura piuttosto con la lenta maturazione di un sentimento di umana solidarietà quale reazione ad un ambiente repressivo attraversato da un bieco cameratismo maschilista e dall'alienazione di un rigido protocollo spersonalizzante. Non ostante i momenti di stanca di un film dall'andamento anodino, personaggi secondari appena abbozzati e diversi spunti narrativi un po' abbandonati a sè stessi (il nonnismo dilagante, la discriminazione sessuale, la diatriba disciplinare), Suttler tesse con sensibilità la trama di un progressivo avvicinamento emotivo che dalle simpatiche intemperanze di un barbuto provocatore per necessità si traducono nelle inevitabili attenzioni di una graziosa missionaria per vocazione: la naturale condivisione di una intimità umana che consoli le reciproche solitudini e renda sopportobili le rispettive prigionie, declinando con furbesco pragmatismo le virtù morali di un sincretismo religioso che ricomponga lo scontro di civiltà riprodotto nell'esemplare microcosmo della realtà carceraria. Il peso del film , va da sè, è quasi interamente sulle spalle dei due bravi protagonisti: l'irsuto e istrionico detenuto di un Peyman Moaadi col pallino per il Sudoku ed i libri di Harry Potter e la bellezza androgina e adamantina di una Kristen Stewart quale compassionevole Madonna di Cuori in divisa mimetica. Finale inevitabilmente strappalacrime, ma dotato di una credibile progressione drammaturgica: dalla tensione di una crisi umana che si risolve nella fiducia di una confessione personale e nell'empatia di una mano tesa, al testamento d'affetto di un libro con dedica quale speranza di una vita che vale la pena di essere ancora vissuta. Candidato al Gran Premio della Giuria come miglior film drammatico al Sundance Film Festival 2014.
Dalla sua cella lui vedeva solo il mare
ed una casa bianca in mezzo al blu
una donna si affacciava... Maria
E' il nome che le dava lui...
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