Boyhood |
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Un film di Richard Linklater.
Con Ethan Hawke, Patricia Arquette, Ellar Coltrane, Lorelei Linklater, Steven Chester Prince.
continua»
Drammatico,
durata 165 min.
- USA 2014.
- Universal Pictures
uscita giovedì 23 ottobre 2014.
MYMONETRO
Boyhood
valutazione media:
3,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Epocale, impressionante, sconvolgente! Da applausidi jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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domenica 30 novembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il racconto della vita di Mason Evans jr. (Coltrane) dai 6 anni di età fino ai 18. Le marachelle, i primi anni di scuola, i vari traslochi, il rapporto con la sorella (Linklater, figlia del regista) e con i genitori (Arquette e Hawke) divorziati, le disavventure con i nuovi compagni della madre, l’adolescenza, le prime esperienze, le amicizie, la passione per la fotografia, il primo amore... E alla fine la vita va avanti. Scritto e diretto dal regista Richard Linklater è il film evento del 2014. Difatti Boyhood non solo è un capolavoro, ma è anche un film sperimentale unico nella storia del cinema. Infatti il regista iniziò le riprese nel 2002, selezionando due attori professionisti per interpretare i genitori e due bambini per le parti di Mason e sua sorella. Dopodiché le riprese del film sono durate 39 giorni, spalmati su ben 12 anni, in cui Linklater ha filmato la crescita e l’invecchiamento reale dei suoi personaggi, infrangendo perciò qualsiasi tipo di regola fino ad ora imposta dal cinema. Per questo Boyhood è tanto epocale! Eppure è di per sé un film molto classico in tutto: è un tipico coming-of-age americano che usufruisce del dono della grazia, donatagli da un regista raffinato come Linklater che ha avuto il coraggio di impegnarsi in un progetto complesso, ambizioso e soprattutto perennemente “a rischio”: in 12 anni succedono molte cose, gli attori avrebbero potuto abbandonare il progetto, qualcuno di essi avrebbe potuto morire per chissà quale motivo. Ma non è successo. E questo film benedetto, nel vero senso della parola, è ora giunto nelle sale. Ed è un autentico capolavoro. Mai Linklater si fa prendere la mano da manierismo, mai tenta facili colpi bassi emozionali, mai fa uso improprio della musica o delle inquadrature e mai si abbandona a scene poetiche inutili: il film stesso è una poesia, un poema epico, qualcosa di mai visto prima. Lo spettatore sullo schermo vede la vita stessa, il tempo, che scorrono: vedendo Boyhood si assiste direttamente al miracolo della vita, della crescita, dell’invecchiamento. E tutto il film, essendo esteso su 12 anni, può anche permettersi di infiltrarsi nella Storia, nel vero senso della parola, assistiamo quindi alla pubblicazione di Harry Potter, all’uscita al cinema di Star Wars: La vendetta dei Sith, alle elezioni 2008 in cui trionfò Obama, di cui il padre di Mason è accanito sostenitore, ecc. Tutto è perfetto, non ci sono sbavature, il regista osserva i suoi personaggi con occhio distaccato, quasi da documentario, limitandosi a “documentare” il miracolo a cui sta assistendo. E vedere Boyhood è come immergersi in una vita diversa, non molto diversa dalla nostra magari, piena di piccoli e grandi problemi di tutti i giorni. E, sembra strano a dirsi, ma 166 minuti non sono troppi, sono giusti, e quando nel finale Linklater tocca il sublime ti scopri pronto a sorbirti altre tre ore di film, per vedere come andrà avanti la vita di Mason, per continuare ad assistere alla meraviglia che è la vita. Ma il film finisce, e il finale è amaro. E nella scena più bella e significativa, posta pochi minuti prima della fine del film, assistiamo al pianto di una madre, che vede scorrere la propria vita davanti a sé, conscia che un bel pezzo della sua vita ormai è andato, che i suoi figli ormai sono cresciuti e se ne stanno andando, e che di tutti quegli anni meravigliosi, pieni di soddisfazioni, gioie e dolori non rimane più nulla, se non il corpo adulto di Mason. E che la vecchiaia è alle porte. Ma alla fine, inesorabile, la vita va avanti, e dobbiamo prenderla per come è. Eccellente il cast tecnico in cui spiccano i direttori della fotografia Lee Daniel e Shane Kelly e la montatrice Sandra Adair, che riescono a risolvere brillantemente quello che a prima vista sarebbe potuto sembrare uno dei problemi maggiori per la realizzazione del film: l’omogeneità generale di un’opera realizzata in tempi così estesi. Indimenticabili infine gli interpreti, tra cui spiccano le forze della natura Ellar Coltrane e Lorelei Linklater (la scena in cui da bambina canta e balla per svegliare il fratello è da antologia) e soprattutto gli interpreti adulti: Patricia Arquette (mai così brava, e peraltro questo è anche il ruolo più bello e importante della sua carriera! Chissà se l’Academy al momento di assegnare gli Oscar si ricorderà di questa magistrale interpretazione…) e Ethan Hawke, in gran forma. E così questo 2014, proprio verso la sua fine, trova il suo coronamento cinematografico in quello che è non solo il miglior film dell’anno, ma anche uno dei più grandi risultati mai ottenuti nella Storia del Cinema. Speriamo che anche gli Oscar se ne accorgano.
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