BOYHOOD (USA, 2014) di RICHARD LINKLATER. Interpretato da ELLAR COLTRANE, PATRICIA ARQUETTE, ETHAN HAWKE, LORELEI LINKLATER, TAMARA JOLAINE
Dodici anni nella vita di Mason, dall’infanzia delle elementari fino all’entrata al college, passando per tutte le persone e gli eventi che li contraddistinguono: i genitori appena divorziati (il padre inaffidabile, musicista e viaggiatore a tempo perso, che si ingegna per non deludere i figli; la madre che ritorna all’università per laurearsi, fa carriera e non azzecca un marito giusto), la sorella maggiore Samantha in perenne equilibrio precario fra risentimento e simpatia nei suoi confronti, la vicinanza di alcuni parenti e amici. Excursus su un pezzo di storia americana in Texas, con formidabili interpreti, una fotografia (Lee Daniel e Shane F. Kelly) in evoluzione cromatica e tecnologica omogenea e perfetta, montaggio (Sandra Adair) che segue i passaggi d’umore ed emotivi della narrazione, musiche d’epoca azzeccate e un’analisi approfondita di un’umanità "qualunque". Ma ciò che più sorprende e fa la differenza, nel film di Linklater (Orso d’argento a Berlino 2014), non è il "cosa" ma il "come": la pellicola è stata girata in dodici anni reali (dal 2002 al 2013) per brevi periodi; gli interpreti sono gli stessi, attori bambini che si trasformano in spigolosi adolescenti e sbocciano in giovani esseri di cui purtroppo non viene aperto uno spiraglio-suggerimento sul loro futuro, due protagonisti bravi e credibili sempre, che maturano, dimagriscono e ingrassano, invecchiano. Alle loro spalle, anche i personaggi pubblici cambiano, le pubblicità, le mode, i gadget, le musiche. Felicità e dolori, insuccessi frustranti e svolte sensazionali, crisi economiche e amorose, tutto quel che avviene nella vita di chiunque raccontato con ironia, umorismo, affetto e senza mai scivolare nel facile sentimentalismo. Qualche parte meno riuscita (la parentesi di Olivia col secondo marito Bill, un po’ troppo artefatta), più di un numero da primo premio (Mason Sr. con la prole in un pomeriggio al bowling; la conversazione educativa di Mason col professore scolastico nel laboratorio di fotografia illuminato di rosso) e vari momenti di toccante poesia (in particolar modo la passeggiata finale del ragazzo fra i canyon montuosi con i compagni di college testé conosciuti). Oscar a P. Arquette, migliore attrice non protagonista
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