Birdman

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Un film di Alejandro G. Iñárritu. Con Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan.
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Commedia, Ratings: Kids+13, durata 119 min. - USA 2014. - 20th Century Fox Italia uscita giovedì 5 febbraio 2015. MYMONETRO Birdman * * * 1/2 - valutazione media: 3,64 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La lotta con sè stessi è la più difficoltosa Valutazione 4 stelle su cinque

di andrejuve


Feedback: 5008 | altri commenti e recensioni di andrejuve
lunedì 28 dicembre 2015

“Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) è un film del 2014 diretto da Alejandro Gonzalez Innaritu. Riggan Thomson è un attore che vive un periodo di crisi esistenziale e lavorativa in quanto il suo ultimo grande successo cinematografico risale a vent’anni prima, quando ha interpretato per la terza volta il supereroe di nome “Birdman”. Riggan vuole staccarsi di dosso questa etichetta che lo associa continuamente a questo personaggio di fantasia, senza davvero riuscire a mettere in risalto le sue capacità. E’ continuamente ossessionato da Birdman il quale riecheggia nella sua mente ricordandogli il suo passato glorioso ormai infranto. Allora cerca di riscattarsi recitando in un’opera teatrale, di cui è anche regista e sceneggiatore, a Broadway. Assieme a lui ci sono due protagoniste femminili e uno maschile. Riggan è insoddisfatto dell’attore che lo affianca e, manomettendo l’impianto di illuminazione, fa cadere uno dei riflettori in testa all’attore, ferendolo gravemente. Allora, assieme all’aiuto del suo avvocato Jake riesce ad ingaggiare Mike Shiner, ragazzo di Lesley la quale è una delle due attrici dello spettacolo, il quale rappresenta  uno dei migliori attori emergenti in circolazione. Mike è molto presuntuoso, supponente e altezzoso e questo atteggiamento provoca all’interno del cast teatrale, e soprattutto in Riggen, un senso di odio, rigetto, nervosismo e tensione profondo. Ma Riggen deve anche fare i conti con la figlia Sam Thomson, la quale è appena riuscita a disintossicarsi dalla forte dipendenza da droghe però soffre di un’evidente forma di depressione. Sam viene trascurata dal padre e questo le provoca grande sofferenza. Riggen di giorno in giorno è sempre più ansioso in vista delle anteprime del suo spettacolo e, quando queste ultime si terranno, nonostante dei fuori programma inaspettati, riscuoteranno un grande successo. Riggan però non sopporta il fatto che risalti maggiormente la figura di Mike che spicca su tutti quanti. Inoltre Riggan teme le recensioni della spietata critica d’arte Tabitha Dickinson, giornalista del giornale “Times”. Riuscire a reggere a tutte queste pressioni e ai continui rimorsi di coscienza che lo attanagliano non sarà facile. La pellicola si incentra sulla figura di Riggen Thomson per affrontare differenti tematiche. Innanzitutto Riggen è costretto a convivere con un fardello che sarà costretto a trascinarsi dietro per tutta la vita, e il paradosso è che questo peso è costituito dalla sua stessa figura travestita dal supereroe Birdman. Riggen si rende conto che il successo non equivale al talento e alla bravura di un artista. Spesso l’uomo si ritrova a lottare con la propria coscienza, col proprio ego, domandandosi continuamente se le scelte da lui effettuate siano state quelle davvero giuste o meno. Cosi facendo molti vivono in un persistente stato di inquietudine e di disagio. Riggen vive in continua lotta con sé stesso e la sua coscienza gli ricorda continuamente che è un fallito, un incompiuto e un ingenuo che ha lasciato alle spalle la sua fama per avventurarsi in un percorso pieno di incognite e ostacoli. In questa situazione Riggen si pone dei dubbi sulle sue capacità e sulle sue abilità, autoconvincendosi che non sarà mai ricordato per quello che rappresenta, ma per come il pubblico vuole che lui appaia. Cosi come quando indossa la maschera di Birdman, Riggen è costretto a nascondersi dietro ad una maschera esternando una personalità che non gli appartiene, perché priva di spontaneità, genuinità e sincerità. Birdman è la metafora della sua vita, caratterizzata dall’egoismo, dalla vanità e dall’orgoglio dietro ai quali si maschera in realtà una grande debolezza ed un’infinita insoddisfazione. E’ proprio l’insoddisfazione il filo conduttore della sua esistenza. Non riuscendo mai a trovare una pace interiore sente la necessità e il bisogno di dimostrare quello che può valere, cimentandosi in azioni difficoltose e azzardate. Le problematiche di Riggen sono frutto di uno spietato mondo, come quello dello star system, all’interno del quale purtroppo è fondamentale riscuotere continui consensi e ottenere elogi anche a costo di portare in scena ciò che non piace o che non gratifica a pieno. Questa realtà è trasponibile anche nella vita di tutti i giorni dove purtroppo in molti, pur di ottenere i rispettivi obiettivi e di conseguire benefici sempre maggiori, sono disposti ad esternare una personalità che non corrisponde a quella reale, ma è conseguenza della volontà di essere accettati da coloro che ci circondano. L’uomo ormai è disposto a perdere la propria dignità e la propria capacità di autodeterminarsi pur di essere inserito all’interno di una società capace solo di fermarsi alle pure apparenze senza mai effettuare alcun tipo di approfondimento. In questo senso il tentativo di Riggen di essere riconosciuto per le sue capacità è senza dubbio coraggioso e ammirevole. Ma qual è il suo vero intento? Perché fa tutto questo? Per scopi personali che non vorrebbe condividere con nessuno. Infatti quando qualcuno lo sovrasta o lo pone in secondo piano prende il sopravvento nel suo animo un sentimento di invidia e di gelosia molto spesso anche infantile. Ma Riggen non si rende conto che attraverso questo comportamento sta allontanando e denigrando le persone a lui più care, con particolare riferimento alla figlia Sam. Quest’ultima non ha mai ricevuto un vero affetto paterno e si è sempre sentita abbandonata al proprio destino, facendosi sopraffare dalla rassegnazione e dallo sconforto. Sam riversa tutto il suo malessere nella droga e nell’autoflagellazione che la distrugge gradualmente. Inoltre Riggen si è separato dalla moglie proprio perché quest’ultima si sentiva accantonata ed emarginata dalla presenza ingombrante e imponente del marito. Ma Riggen è troppo impegnato ad occuparsi della propria ambizione e tutto ciò che lo circonda viene posto in secondo piano. L’uomo è capace di farsi accecare dalla smania di successo e di potere a tal punto da dimenticarsi delle persone che ci vogliono bene e alle quali dovremmo donare tutto il nostro amore e il nostro affetto. L’altruismo e la solidarietà sono valori sempre più rari e sconosciuti ai più e purtroppo oggigiorno costituiscono l’eccezione, e questa constatazione è preoccupante e inquietante. Si assiste ad un continuo alternarsi tra vita reale e vita da palcoscenico ed entrambe sono pervase dalla falsità e dall’ipocrisia. La realtà e la finzione si mescolano e si alternano incessantemente e non è facile comprendere quale sia davvero il mondo reale e quale quello frutto solamente di recitazioni, di azioni precostituite e programmate. Soprattutto Riggen e Mike sembrano sentirsi a proprio agio solo sul palcoscenico forse perché è in quegli istanti che fanno davvero quello che amano. Mike è tanto spavaldo e altezzoso sul palcoscenico quanto fragile e immaturo nella vita quotidiana. Ma è anche vero che in quei momenti entrambi possono esulare da tutte le problematiche che li tormentano e li ossessionano, non ritrovandosi costretti ad assumersi le proprie responsabilità. E’ troppo facile fuggire di fronte agli ostacoli e alle avversità che la vita ci presenta, ancorandosi e giustificandosi dietro a scuse banali e meschine. Tutti i personaggi sono fondamentalmente infelici e non riescono o non vogliono attuare un cambiamento all’interno delle proprie esistenze ormai vuote e prive di motivazioni. Il disagio che essi provano è la naturale conseguenza di una società sempre più superficiale, eccitata dalla violenza, dallo scandalo e dalla materialità. E’ inevitabile farsi condizionare negativamente da questa infelice realtà, all’interno della quale essere apprezzati ormai non equivale più ad un evento positivo. L’ignoranza citata anche nel titolo del film potrebbe essere riferita all’uomo, il quale spesso può paradossalmente beneficiarne in favore del raggiungimento dei propri specifici interessi. Spesso si viene ricordati per degli eventi futili e insignificanti, e non viene legittimato e riconosciuto a dovere tutto quello che viene compiuto con passione, tenacia e sincerità. Ma Riggen dopo molto tempo si accorge di tutto questo e capisce che è arrivato il momento di scrollarsi di dosso il peso del passato che provoca solamente rimpianti e rimorsi. Birdman, e quindi il suo alter ego, non deve più perseguitarlo e non può più rovinargli la sua esistenza. Deve trovare la forza per farlo e questo può risultare difficoltoso. L’essere umano spesso si adagia su una vita che non lo soddisfa ma, per pigrizia o per paura, si lamenta senza agire. A mio avviso questo è un grande film e i meriti vanno divisi tra il regista e gli attori. Innaritu è riuscito innanzitutto ad ambientare quasi l’intera durata della pellicola all’interno di un teatro, che diventa lo sfondo di tutte le vicissitudini che si susseguono incessantemente, effettuando un’introspezione psicologica completa ed esaustiva dei tre protagonisti. Quello che colpisce di più però è la tecnica registica di ripresa. Infatti tutte le scene vengono girate attraverso l’utilizzo di un unico piano sequenza che consiste nel non variare continuamente inquadrature, ma nell’effettuarne una unica seguendo i movimenti degli attori. Inoltre ho apprezzato molto l’utilizzo di una narrazione senza soluzione di continuità, che elimina qualsiasi spazio temporale, concentrandosi sul susseguirsi degli eventi. Azzeccatissimo l’utilizzo del supereroe Birdman quale materializzazione della coscienza di Riggen Thomson. La sceneggiatura non è banale e si basa sull’alternarsi di dialoghi esilaranti e profondi. Efficace anche l’utilizzo, pur se sporadico, di alcuni elementi fantascientifici che spiazzano lo spettatore ma che riescono a descrivere al meglio le sensazioni e le emozioni di Riggen. Tutti gli attori hanno dimostrato di essere in forma smagliante a partire da Edward Norton, perfetto nei panni del superbo Mike Shiner, passando per Emma Stone, sorprendente nella parte di Sam Thomson, sino ad arrivare a Michael Keaton, il quale ha fornito una prova davvero eccezionale e sopra le righe calandosi con straordinaria spontaneità nel ruolo del protagonista Riggen Thomson, riuscendo ad esprimere tutti i suoi tormenti interiori e tutte le sue sfaccettature caratteriali. I tre attori sono rispettivamente candidati al premio come migliore attore non protagonista, migliore attrice non protagonista e migliore attore protagonista alle prossime premiazioni degli Oscar. Da segnalare anche, tra le nove nomination, quelle come migliore film, migliore sceneggiatura originale e miglior regista. Un film molto originale, che sa impressionare, emozionare e far riflettere. Tra i film candidati ai premi Oscar sino ad ora, a mio modesto parere, meriterebbe la vittoria anche se purtroppo dubito fortemente che questo avverrà. Da vedere perché vi colpirà per la sua capacità di distinguersi da ogni altro genere cinematografico inserendo canoni atipici e innovativi.

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