carloalberto
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sabato 23 ottobre 2021
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maresco aruspice ossessionato dalle sue visioni
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Parafrasando Shakespeare, si potrebbe dire che ci sono più cose nella storia della nostra repubblica, dal dopoguerra ad oggi, di quante ne possa immaginare lo storico più documentato o il cronista più appassionato. La realtà supera di gran lunga la fantasia e Maresco sembra avere un accesso privilegiato al sostrato tellurico, infernale ed indicibile che si nasconde sotto le apparenze della società civile.
Negli anni ’60 Petri e Rosi per denunciare, con il loro cinema verità, il sistema politico mafioso che governava, già a quel tempo, il Mezzogiorno d’Italia e realizzare A ciascuno il suo e Le mani sulla città fecero ricorso, rispettivamente, all’omonimo romanzo di Sciascia e ad un soggetto ispirato alla realtà scritto dallo stesso Rosi e da La Capria.
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Parafrasando Shakespeare, si potrebbe dire che ci sono più cose nella storia della nostra repubblica, dal dopoguerra ad oggi, di quante ne possa immaginare lo storico più documentato o il cronista più appassionato. La realtà supera di gran lunga la fantasia e Maresco sembra avere un accesso privilegiato al sostrato tellurico, infernale ed indicibile che si nasconde sotto le apparenze della società civile.
Negli anni ’60 Petri e Rosi per denunciare, con il loro cinema verità, il sistema politico mafioso che governava, già a quel tempo, il Mezzogiorno d’Italia e realizzare A ciascuno il suo e Le mani sulla città fecero ricorso, rispettivamente, all’omonimo romanzo di Sciascia e ad un soggetto ispirato alla realtà scritto dallo stesso Rosi e da La Capria.
Per fare cinema di impegno civile oggi non è più necessario creare un’opera che risulti verosimile, è sufficiente girare, cinepresa in spalla, per le strade di una qualsiasi città italiana, Palermo ad esempio, ed interrogare la gente comune su un tema che dovrebbe essere di pubblico interesse come quello della contiguità tra esponenti politici ed organizzazioni criminali. Il quadro che ne esce è sconfortante. Maresco lo sa e volendo indagare, a modo suo, con la lente deformante della satira grottesca, i rapporti mafia politica, che in Sicilia risalgono allo sbarco degli Americani del luglio del ’43, utilizza l’ambiente che ruota attorno alle feste di piazza dei neomelodici palermitani come cartina di tornasole.
Tra tutti i protagonisti, che nel film interpretano sé stessi, spicca un personaggio fantastico dalla irresistibile, involontaria vis comica, alla Frassica, l’impresario dei cantanti, che sembra riemergere dal Cinico TV degli anni’90 ed è forse per questo che le sue inquadrature sono tutte in bianco e nero.
Maresco non realizza un docufilm bensì un collage, un Blob fantasmagorico, sarcastico, esilarante, un contenitore suggestivo di immagini di repertorio, di edizioni di telegiornali locali, di programmi TV di piccole emittenti e di reti nazionali, di interviste da lui stesso fatte per il film a Dell’Utri e a Gaspare Mutolo.
Nel finale l’amara riflessione di Tatti Sanguineti, mentre lascia Palermo per ritornare a Milano, sulla cupa solitudine di Maresco, ormai ossessionato dagli oscuri presagi da lui stesso tratti, come un moderno aruspice che abbia scrutato le viscere dell’immaginario collettivo, sul destino del popolo italiano, che ignaro, vive felice e spensierato, in un eterno, immemore presente, senza coscienza della propria storia, nemmeno di quella più recente.
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xcacel
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giovedì 30 aprile 2015
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assurdamente vero
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"Belluscone" è un film totalmente fuori dagli schemi: dove si è mai visto un film di cui ci si interroga che fine abbia fatto il regista, che ha lasciato l'opera incompiuta? All'inizio lo spettatore è disorientato, confuso, poi, con il passare dei minuti, ci si lascia inevitabilmente affascinare dalla logica alternativa ma, nel suo assurdo, ineccepibile, dei protagonisti, tra i quali spicca Ciccio Mira, il manager dei neomelodici di brancaccio, un personaggio che più "mareschiano" di così non si può. Le espressioni facciali di Mira sono accentuate e spinte al limite dal contrasto del bianco e nero, le sue mezze frasi, i sottintesi, i tentennamenti, sono inverosimili, quasi comiche, paradossali, ma purtroppo non è finzione, è pura realtà.
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"Belluscone" è un film totalmente fuori dagli schemi: dove si è mai visto un film di cui ci si interroga che fine abbia fatto il regista, che ha lasciato l'opera incompiuta? All'inizio lo spettatore è disorientato, confuso, poi, con il passare dei minuti, ci si lascia inevitabilmente affascinare dalla logica alternativa ma, nel suo assurdo, ineccepibile, dei protagonisti, tra i quali spicca Ciccio Mira, il manager dei neomelodici di brancaccio, un personaggio che più "mareschiano" di così non si può. Le espressioni facciali di Mira sono accentuate e spinte al limite dal contrasto del bianco e nero, le sue mezze frasi, i sottintesi, i tentennamenti, sono inverosimili, quasi comiche, paradossali, ma purtroppo non è finzione, è pura realtà. Le interviste ai neomelodici sono meno efficaci, e la storia di Berlusconi alla fine entra nel film solo in brevi tratti (le note vicende di Dell'Utri e di Mangano). Proprio a Dell'Utri viene fatta la più improbabile delle interviste, con rivelazioni nascoste da un ancor più improbabile malfunzionamento del microfono.
Ma, "Belluscone" va molto al di lá dei resoconti della malavita in stile "Gomorra" e supera i limiti del reportage classico. In realtà quella di Berlusconi è solo una falsa pista, un pretesto, che il regista usa per arrivare ben oltre, istillando nello spettatore una sensazione molto più forte e profonda, e assolutamente surreale, che resta anche dopo la fine del film, per giorni.
La sensazione che questo mondo, questo universo, sia davvero dietro l'angolo, più vicino di come ce lo immaginavano, nelle parole e nei pensieri di gente comune, vicina in maniera sconcertante. Citando frankie hi.nrg "sono in mezzo a noi, in molti casi siamo noi...".
Riporto la conclusione di un articolo di Gery Palizzotto: "dove la lucidità si ferma, il senso del grottesco ci salva. Spesso ci vuole il delirio per aggrapparsi alla realtà".
La frase conclusiva del film è in tal senso illuminante. A titoli di coda finiti, Mira si rivolge al pubblico con l’aria finalmente contrita.
“Non fate entrare la mafia in casa vostra”.
Pausa.
“Perché non è più quella di una volta”.
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no_data
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sabato 28 febbraio 2015
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un pugno allo stomaco
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Un pugno allo stomaco. Quell'Italia che uno vorrebbe non esistesse e invece esiste e come. Bellissimo.
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alexander 1986
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domenica 25 gennaio 2015
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i miserabili di palermo
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Come 'Lost in La Mancha' di Terry Gilliam (2002, documentario su un fallito progetto basato sul 'Don Chisciotte'), 'Belluscone' è la storia di un film mai nato. Il palermitano Franco Maresco, già fra i registi più controversi degli anni '90, avrebbe voluto realizzare quel documentario grande e esauriente su Berlusconi e il berlusconismo che non c'è, in fin dei conti, mai stato: un racconto in grado di illustrare non tanto il personaggio-Berlusconi quanto l'humus sociale e culturale che ne ha permesso l'ascesa. Qualcosa però va storto e il regista abbandona tutto rendendosi irreperibile. L'amico e collega Tatti Sanguineti decide però di raccogliere il materiale girato e di scoprire le ragioni di quella decisione così drastica.
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Come 'Lost in La Mancha' di Terry Gilliam (2002, documentario su un fallito progetto basato sul 'Don Chisciotte'), 'Belluscone' è la storia di un film mai nato. Il palermitano Franco Maresco, già fra i registi più controversi degli anni '90, avrebbe voluto realizzare quel documentario grande e esauriente su Berlusconi e il berlusconismo che non c'è, in fin dei conti, mai stato: un racconto in grado di illustrare non tanto il personaggio-Berlusconi quanto l'humus sociale e culturale che ne ha permesso l'ascesa. Qualcosa però va storto e il regista abbandona tutto rendendosi irreperibile. L'amico e collega Tatti Sanguineti decide però di raccogliere il materiale girato e di scoprire le ragioni di quella decisione così drastica. Ne viene fuori un reportage quasi antropologico sulla sicilianità popolare, dalle tinte fosche e capace di conseguire gli obiettivi di Maresco più di quanto sarebbe stato possibile mediante il film pianificato in origine.
Che dire di questo Belluscone? Sotto certi aspetti è semplicemente geniale. Geniale è il modo in cui Maresco riesce a scivolare dalla fiction alla realtà, lasciando lo spettatore sempre nel dubbio su come debba valutare - se con divertimento o preoccupazione - la carrellata di scene e personaggi assurdi e grotteschi messigli di fronte. Evidenti sono poi le citazioni ironiche e coltissime dal cinema d'essai d'altri tempi, la gioia dei cinefili. Quanto ai contenuti però, il giudizio non può che essere diametralmente opposto.
L'intento di Belluscone è chiarissimo: mettere lo spettatore (che si suppone rientrante nel target del pubblico 'alto') di fronte allo spettacolo dell'imbecillità di una grossa fetta della popolazione palermitana. Quella che nello specifico confluisce nel bacino elettorale di Berlusconi. Impariamo così a conoscere una realtà manicomiale, se già non la conosciamo. Naturalmente non dobbiamo equivocare il messaggio del film: il quadro descritto non vuole riferirsi alla sola realtà siciliana né si vuol lasciare intendere un'equivalenza tra 'berlusconismo' e 'sottosviluppo mentale'. Si sente tuttavia la mancanza di un passaggio successivo. Di qualcosa cioè che impedisca a Belluscone di ridursi a poco più di un divertimento macabro in stile-Blob. O forse non manca proprio nulla, in realtà: la tesi del regista potrebbe proprio essere la rinuncia a ogni tentativo di spiegare alcunché. La realtà sociale italiana è questa. Punto. Possiamo solo scegliere se riderne o piangerne. E questo è un effetto del berlusconismo.
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onufrio
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venerdì 23 gennaio 2015
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benvenuti a brancaccio
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Maresco, stavolta senza il socio Ciprì, confeziona un nuovo documentario che tende al Grottesco, intervistando le persone di Brancaccio e dintorni sulla questione Berlusconi, uomo politico visto come un "Dio" in questo storico quartiere palermitano. Il tutto è raccontato con ironia, un ironia a volte amara a simbolizzare e sottolineare l'ambiente in cui Maresco ha deciso di realizzare quest'opera, con l'aiuto dello storico e critico del cinema Sanguinetti, il documentario racconta anche le vicende di questi personaggi "vip" della zona.
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ragthai
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venerdì 23 gennaio 2015
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questo e' cinema?
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Sara' che io sono abituato al cinema vero, e credevo di aver noleggiato un film, per cui sono rimato a dir poco deluso. Cosa sarebbe questa fetecchia? Provate ad immaginare un film analogo girato in un altro paese con protagonista un politico nazionale/ Lo guerdereste o uscireste dalla sala dopo 10 minuti? Non mi adeguo alla moda degli intellettualoidi che fanno gli estasiati di fronte ad opere a dir poco imbarazzanti.
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hydroviolante
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mercoledì 14 gennaio 2015
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uno schiaffo alla sinistra intellettualoide
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Spesso capita di discutere sul come sia stato possibile un ventennio Berlusconiano. Ci si chiede chi l'abbia votato, in quale pianeta viva. Questo film sbatte in faccia a tutta la sinistra cieca un punto di vista che l'alterigia non consente di prendere: cioè quello dal basso. Un universo numerosissimo che sta lontano dal salotto buono, che ascolta musica molto diversa, che parla una lingua incomprensibile, ma che vota compatto.
Il film dimostra pure che nel divorzio con Ciprì è stato Maresco a tenersi la casa, i mobili, i figli, l'oro della nonna e il cane.
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silvia lt
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sabato 6 dicembre 2014
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divertente
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Film piacevole e divertente anche se le tematiche esposte, a dire il vero, sono ridondanti in quanto sono state fin troppo sfruttate dalla cinematografia italiana. Molto bella la figura dell'impresario.
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no_data
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giovedì 20 novembre 2014
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film culto che fa sorridere e riflettere
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film che sembrava essere perduto, perseguitato da mille problemi durante e dopo le riprese.
tutto ci non ha però influito negativamente su un'opera rinata grazie ad un montaggio dinamico e diretto che non lascia un attimo per respire.
film culto che fa ridere e sorridere ma anche riflettere e pensare.
consigliatissimo!
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chicca86
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venerdì 24 ottobre 2014
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una triste realtà
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Un film emblematico sul perchè Forza Italia abbia fatto breccia nel cuore dei siciliani. Rimane la perplessità che il film racconti solo un aspetto di questa realtà, che appare molto più complessa. Un ottimo spunto di riflessione.
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