Annie - La felicità è contagiosa

Film 2014 | Commedia drammatica, +13 118 min.

Titolo originaleAnnie
Anno2014
GenereCommedia drammatica,
ProduzioneUSA
Durata118 minuti
Regia diWill Gluck
AttoriJamie Foxx, Quvenzhané Wallis, Rose Byrne, Bobby Cannavale, Adewale Akinnuoye-Agbaje David Zayas, Cameron Diaz, Zoe Margaret Colletti, Nicolette Pierini, Eden Duncan Smith, Amanda Troya, Dorian Missick, Tracie Thoms.
Uscitamercoledì 1 luglio 2015
DistribuzioneWarner Bros Italia
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 2,25 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Will Gluck. Un film con Jamie Foxx, Quvenzhané Wallis, Rose Byrne, Bobby Cannavale, Adewale Akinnuoye-Agbaje. Cast completo Titolo originale: Annie. Genere Commedia drammatica, - USA, 2014, durata 118 minuti. Uscita cinema mercoledì 1 luglio 2015 distribuito da Warner Bros Italia. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,25 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 3 luglio 2015

Un classico di Broadway (vincitore di 7 Tony Awards) che per generazioni ha deliziato il pubblico arriva sul grande schermo per la regia di Will Gluck. Il film ha ottenuto 2 candidature a Golden Globes, 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Annie - La felicità è contagiosa ha incassato 116 mila euro .

Annie - La felicità è contagiosa è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING e in DVD e Blu-Ray su IBS.it e su LaFeltrinelli.it. Compra subito

Consigliato nì!
2,25/5
MYMOVIES 1,50
CRITICA 2,00
PUBBLICO 3,25
CONSIGLIATO NÌ
Naufragio estetico e ideologico, Annie è irrisorio sulla questione razziale e suggerisce l'azione individuale e la carità come sole soluzioni.
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 1 luglio 2015
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 1 luglio 2015

Annie è un'orfana di pochi anni che non ha mai perso la speranza di ricongiungersi ai suoi genitori. In attesa di quel momento, Annie condivide la vita con altre 'camerate' e sotto la tutela (e il tetto) dell'isterica signorina Hannigan, artista frustrata col vizio dell'imbroglio e della bottiglia. Dinamica ed esplosiva, incontra Benjamin Stacks, facoltoso magnate della telefonia mobile e candidato a sindaco di New York. Salvata dall'uomo per strada, Annie diventa lo strumento per incrementare la sua campagna elettorale. Il gesto eroico di Benjamin accresce la sua popolarità e accende fantasia e ambizione del suo cinico press agent. Su suo consiglio, Benjamin accetta di prendersi cura della ragazzina ma quello che doveva essere un movimento filantropico strategico emergerà presto un sentimento sincero.
Nuovo adattamento di un grande classico americano, Annie - La felicità è contagiosa ha radici profonde che affondano negli anni Venti. Comic strip ("Little Orphan Annie") di culto nell'America di Franklin Delano Roosevelt, radio show nel 1930, l'orfanella Annie diventa un musical e debutta a Broadway nel 1977, poi al cinema con John Huston nel 1982 e alla televisione con Rob Marshall nel 1999. Creata da Harold Gray nel 1924 per il newyorkese Daily News, la storia della piccola Annie avanzando negli anni e nelle versioni perde la sua incisività politica.
Se il musical modera l'ideologia conservatrice del fumetto e di Warbucks (che significa 'dollari di guerra' e rimanda al mestiere del filantropo, produttore di armi), inducendo nel ricco magnate un tiepido ripensamento circa la propria adesione incondizionata al capitalismo, il film di Huston coniuga la dimensione favolistica con la crisi del sogno americano durante la Grande Depressione, piegando l'irriducibilità di Warbucks attraverso l'amore per Annie e l'adesione (sfumata) al New Deal di Roosevelt, fortemente contrastato dall'ultraconservatore Gray.
Diversamente la soap musicale di Will Gluck, prodotta da Will Smith e Jay-Z e ambientata nell'America 'post-razziale' di Obama, è un campionario superficiale di atteggiamenti e sentimenti che non va oltre la meccanica applicazione di una formula di genere. L'unico elemento di 'originalità' risiede nei protagonisti, l'orfanella è nera come il suo benefattore opportunista, un anonimo Jamie Foxx, che spera di farsi eleggere sindaco a New York. Naufragio estetico e ideologico, Annie è irrisorio sulla questione razziale e suggerisce l'azione individuale e la carità come sole soluzioni.
La dose di realismo, introdotta da John Huston per scongiurare gli scivoloni nello stucchevole buonismo, difetta a Gluck, che sbaglia gli accordi e il 'cattivo', sulla cui verve caricaturale poggia da sempre questa commedia musicale. Più cool che bad guy, Jamie Foxx, di cui conosciamo e apprezziamo il talento, non ha o non trova i tempi del ballerino, quelli del villain e quelli del singer, finendo battuto e soverchiato da una ragazzina più leziosa di Shirley Temple, che spinge insopportabilmente sul pedale della 'carineria'. Ambientata in origine nell'America della Grande Depressione, la favola di Annie precipita nell'era dei cellulari che hanno fatto la fortuna di Benjamin Stacks, che in casa ha più schermi che muri, che si sposta in elicottero e 'aggiusta' nome (Oliver Warbucks) e professione (produttore di armi).
Will Gluck fa insomma tabula rasa del passato, rimaneggia la sceneggiatura, scarta alcune canzoni, ne ri-arrangia altre, ne compone di nuove per l'occasione, rendendo quasi irriconoscibile la materia di partenza e una storia troppo bella per essere vera. Eluso qualsiasi contesto storico e sociale, qualsiasi elemento sordido o ambiguo, qualsiasi ombra di crisi, qualsiasi complessità narrativa, il regista punta sulla favola e sul carisma dell'interprete principale, Quvenzhané Wallis, scaltra, accattivante e di contagiosa bravura. Rivelata da Benh Zeitlin in Re della Terra Selvaggia, la Wallis ha avuto la meglio su Willow Smith, la figlia del noto attore, e a fianco di un filantropo, il cui credito sociologico si fonda su un'infanzia difficile rievocata con spavalda rapidità. A chiudere, Gluck non riesce a creare quella coerenza interna al musical che fa delle sequenze di danza e di canto la naturale proiezione di uno stato d'animo o di una situazione. A mancare è l'emozione autentica. D'altra parte le interminabili sequenze ballate e cantate si svolgono tutte nel cuore di Manhattan, lontano dai marciapiedi sporchi di Harlem e al riparo dagli sguardi di prostitute e clochard. Perché solo vicini al cielo e dentro un attico si può cantare plausibilmente: "I think I'm gonna to like it here!".

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 4 luglio 2015
dariotto

è piaciuto a tutti carino, ben interpretato ,godibile veramente ,terrorizzati dall ultimo disney titubanti siamo andati a vederlo ma valeva la pena ,tutte canzoni orecchiabili  per grandi e piccini ,

lunedì 16 luglio 2018
Sellerone

Film ovvio, come il gusto del tuo gelato preferito, un momento di piacere che vale la pena di assaporare, senza sorprese nè colpi di scena, una bella storia che da subito ti porta nel mondo delle favole e non pretende niente di più.

Frasi
"Penso che quando una persona dice di no, in realtà ha solo paura di dire di sì"
Annie (Quvenzhané Wallis)
dal film Annie - La felicità è contagiosa - a cura di Pesh
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Alessandra Levantesi
La Stampa

La favola dell'orfanella Annie che nell'America della Grande Depressione scioglie il gelido cuore di un miliardario è nata come strip nel 1924. La nuova versione prodotta da Will Smith ha diviso critici e spettatori Usa. I primi hanno avuto da ridire per tanti buoni motivi. In compenso Wallis Quvenzhanè è una delizia; e la scelta di addolcire i temi duri della povertà e dell'abbandono permette ai [...] Vai alla recensione »

Maurizio Acerbi
Il Giornale

Nella penuria di idee hollywoodiane, va sempre più di moda il remake, cercando di riproporre, magari con una visione più moderna (ma non è scontato, visti certi risultati), titoli famosi del (più o meno recente) passato. Questa volta tocca ad Annie - La felicità e contagiosa reinventare, in chiave black, il popolare musical di Broadway, nato a sua volta dalla striscia a fumetti Little Orphan Annie [...] Vai alla recensione »

Paolo D'Agostini
La Repubblica

Cameron Diaz è la matrigna cattiva e Jamie Foxx è il principe azzurro. Cenerentola è una deliziosa bambina nera, Annie, che non si rassegna all'abbandono da parte dei genitori, né alla vita grama che la perfida matrigna riserva a lei e ad altre cinque orfanelle tenendole in casa per 170 dollari mensili cadauna versati dai servizi sociali. Ma ecco comparire il super self made man di super successo che [...] Vai alla recensione »

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