filippo catani
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lunedì 3 novembre 2014
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spionaggio e atmosfera
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Amburgo. Un agente dei servizi segreti tedeschi ha il compito di scoprire se l'arrivo in città di un giovane ceceno sia da collegarsi alla possibilità di un attentato. L'uomo, oltre che con i propri connazionali, dovrà confrontarsi con una agente dei servizi americani pure essi interessati al giovane.
Tratto da un romanzo di John Le Carrè, questo film parla certo di spionaggio ma ha una caratura più d'atmosfera e introspezione. All'azione vera e propria si preferisce infatti tutta la ricostruzione delle indagini con un'ampia panoramica su come funzionano i servizi segreti e quali metodi usano per arrivare ai loro scopi. Spesso questi metodi non spiccano per la loro legalità ma ormai dopo l'11 settembre questo sembra ormai dato per assodato.
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Amburgo. Un agente dei servizi segreti tedeschi ha il compito di scoprire se l'arrivo in città di un giovane ceceno sia da collegarsi alla possibilità di un attentato. L'uomo, oltre che con i propri connazionali, dovrà confrontarsi con una agente dei servizi americani pure essi interessati al giovane.
Tratto da un romanzo di John Le Carrè, questo film parla certo di spionaggio ma ha una caratura più d'atmosfera e introspezione. All'azione vera e propria si preferisce infatti tutta la ricostruzione delle indagini con un'ampia panoramica su come funzionano i servizi segreti e quali metodi usano per arrivare ai loro scopi. Spesso questi metodi non spiccano per la loro legalità ma ormai dopo l'11 settembre questo sembra ormai dato per assodato. Ecco allora che un giovane ceceno con alle spalle una famiglia invischiata nella lotta armata finirà con il ritrovarsi in un gioco più grande di lui e così sarà anche per il direttore della banca e per la giovane avvocatessa che cercherà di difenderlo. Su tutti spicca la figura dell'agente segreto tedesco grigia come le atmosfere di Amburgo; l'uomo infatti è solo, beve ed è concentrato solo sul suo lavoro e questo ovviamente non fa che tormentarlo.L'uomo cerca un minimo conforto sia con una collega sola quanto lui sia nell'agente americana che è una donna ben determinata ad ottenere ciò che vuole. Ecco il ritmo è volutamente molto compassato (com'era stato anche nel caso de La talpa) proprio perchè ciò che interessa al regista non è tanto l'azione che c'è in queste operazioni ma tutto il lavoro che c'è dietro e quanto questo lavoro sconvolge non solo le persone che lo fanno ma anche chi ci rimane invischiato alle prese con dilemmi morali di non facile risoluzione. Menzioni speciali per il compianto Hoffman quì perfettamente a suo agio in questo personaggio che purtroppo per certi versi pare ricalcare tragicamente alcuni aspetti della sua vita reale ma anche per la Wright quì in versione mora che, dopo la riscoperta in House of cards, sta vivendo una seconda giovinezza e si trova perfettamente a suo agio nei ruoli glaciali. Ottima la fotografia che ricrea perfettamente gli ambienti e restituisce alla perfezione una vasta gamma di sentimenti.
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alex2044
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sabato 1 novembre 2014
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un film di classe con un p.s. hoffman gigantesco
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Ottimo film, teso, serrato ben diretto e ben interpretato . Su tutti si erge un gigante : Philip Seymour Hoffman . Ogni scena che vede la sua presenza s'illumina improvvisamente quasi ad accecarti . Per il resto complimenti al resgista che è riuscito a fare un film di gran classe , dove tutto e tutti sono al loro posto senza sbavature .
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vincenzo ambriola
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domenica 2 novembre 2014
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partita a scacchi in stile amburghese
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Un rifugiato ceceno cerca di recuperare i soldi sporchi di sangue che suo padre ha depositato in Germania ad Amburgo. Intercettato casualmente dai servizi segreti americani sarà usato come esca per incastrare un dottore arabo dedito alla filantropia ma sospettato di finanziare Al Quaeda. Spy story anomala, senza sesso, violenza, inseguimenti e lusso, centrata sul personaggio dell'agente dei servizi segreti grasso, depresso, solitario ma acuto e intelligente, splendidamente interpretato da un Philip Seymour Hoffman perfettamente calato nella parte. E' una partita a scacchi giocata per il gusto della mossa, della tattica, sapendo che alla fine sarà sempre il sistema a dare scacco matto, come già successo a Beirut e chissà dove altro ancora.
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Un rifugiato ceceno cerca di recuperare i soldi sporchi di sangue che suo padre ha depositato in Germania ad Amburgo. Intercettato casualmente dai servizi segreti americani sarà usato come esca per incastrare un dottore arabo dedito alla filantropia ma sospettato di finanziare Al Quaeda. Spy story anomala, senza sesso, violenza, inseguimenti e lusso, centrata sul personaggio dell'agente dei servizi segreti grasso, depresso, solitario ma acuto e intelligente, splendidamente interpretato da un Philip Seymour Hoffman perfettamente calato nella parte. E' una partita a scacchi giocata per il gusto della mossa, della tattica, sapendo che alla fine sarà sempre il sistema a dare scacco matto, come già successo a Beirut e chissà dove altro ancora. Nella partita i pedoni sono uomini inermi, disorientati, deboli, trattati come pericolosi assassini mentre le regine, gli alfieri e le torri sono persone di potere, spavalde, amorali.
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melvin ii
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sabato 1 novembre 2014
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l'arte dello spionaggio
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Il biglietto d’acquistare per “La Spia -A Most Wanted Man” è: 5)Sempre
“La spia- A Most Wantend Man” è un film del 2014 diretto da Anton Corbijn basato sul romanzo Yssa il buono di John le Carré, con: Philip Seymour Hoffman,Rachel Adams,Robin Wright, Willem Dafoe, Grigoriy Dobrygin, Homayoun Ershadi.
L’undici settembre ha cambiato per sempre le nostre vite. L’attacco alle Torre Gemelli ha stravolto gli equilibri internazionali. Fino alla caduta del Muro di Berlino erano chiari e definiti i due blocchi che si confrontavano e sfidavano per avere la leadership mondiale: Usa e Urss.
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Il biglietto d’acquistare per “La Spia -A Most Wanted Man” è: 5)Sempre
“La spia- A Most Wantend Man” è un film del 2014 diretto da Anton Corbijn basato sul romanzo Yssa il buono di John le Carré, con: Philip Seymour Hoffman,Rachel Adams,Robin Wright, Willem Dafoe, Grigoriy Dobrygin, Homayoun Ershadi.
L’undici settembre ha cambiato per sempre le nostre vite. L’attacco alle Torre Gemelli ha stravolto gli equilibri internazionali. Fino alla caduta del Muro di Berlino erano chiari e definiti i due blocchi che si confrontavano e sfidavano per avere la leadership mondiale: Usa e Urss.
La guerra fredda come tutte le guerre ha prodotto degli effetti collaterali. Ha visto nascere e crescere personaggi senza scrupoli che per avidità e brama di potere si sono intestatati ideologie e guerre sante.
La guerra fredda è finita, ma questo sottobosco di personaggi è rimasto rivoltandosi contro i loro stessi creatori.
Bin Laden ,Al Quaeda, Saddam Hussein solo per citarne alcuni sono stati creati e sostenuti dagli stessi Stati Uniti per ostacolare il blocco sovietico.
Gli americani per la prima volta con l’undici settembre si sono sentiti fragili e indifesi in casa propria rivelando come la propria intelligence non si sia stata pronta e all’altezza come si illudeva d’essere.
La Cia e in genere tutti i servizi segreti stranieri hanno dovuto modificare i loro rispettivi modus operandi . Il nemico non è più un Paese, ma una idea diversa di mondo rispetto all’Occidente.
La caccia al terrorismo internazionale si combatte ovunque e dovunque, con l’Europa come crocevia di tante operazioni.
Il film ambientato ad Amburgo in Germania ci racconta il duro, sottile , sporco lavoro che la spia Günther Bachmann(Hoffman) e il suo gruppo svolgono per garantire la sicurezza del proprio Paese. Dimenticatevi James Bond, oggi l’agente segreto non è bello nè elegante, ma è trasandato, malinconico e grasso, ma bravo e ostinato nel proprio lavoro.
Gunther ha un suo codice etico di lavoro e di vita in netto contrasto con i superiori e soprattutto con i colleghi americani della Cia nella figura di Martha Sullivan.(Wright) Così quando Issa Karpov( Dobrygin) un rifugiato ceceno scappato dalle prigioni russe arriva in città e chiede aiuto all’avvocato attivista per i diritti civili Annabel Richter(Mc Adams) per ottenere la ricca eredità paterna custodita dal spregiudicato banchiere Tommy Brue(Dafoe), inizia una complessa partita a scacchi tra le varie intelligence per mettere le mani su Karpov e sui soldi.
Per Gunther però Karporv è solo l’opportunità per arrivare a “un pesce più grosso” alias il Dottor Faisal Abdullah(Ershadi) discutibile filantropo mussulmano.
Gunther non esita a minacciare, manipolare e rapire la stessa Annabel per riuscire a realizzare il suo piano e ottenere nuovi fonti utili per sconfiggere il terrorismo.
La sceneggiatura è ben scritta, incalzante, non da respiro ed è ben sviluppata senza avere momenti di stasi e di cedimento nella struttura narrativa. L’idea di fondo, sicuramente interessante, è che all’interno della stessa intelligence esistano diverse livelli e visioni spesso contrapposte . Lo spettatore non può non rimanere colpito da come i servitori dello stato sono costretti a sporcarsi le mani per garantire la pace e benessere dei propri concittadini.
E’ una guerra fatta a colpi di tradimenti, segreti e manipolazioni. Vince chi è più bravo, furbo oltre che intelligente. I dialoghi sono serrati, incisivi anche se cupi e carichi di malinconia.
La “Spia” non solo un spy story, ma è anche un film introspettivo che delinea in maniera chiara , netta i diversi caratteri e personalità dei personaggi
La regia è sicuramente degna di menzione non solo per il chiaro talento,ma soprattutto per la capacità di raccontare con un ritmo alto e costante la storia senza mai cadere nella retorica evidenziando i lati grigi e poco conosciuti dell’intelligence.
L’ultima interpretazione del compianto Philip Seymour Hoffman è intensa, profonda, incisiva. E’ l’ultima regalo che ha fatto al suo pubblico, dimostrando ancora una volta il suo immenso talento. Il suo Gunther non è un eroe, lavora nell’ombra e spesso deve compiere atti illeciti, ma il suo obiettivo finale è la sicurezza del suo Paese. Emoziona e coinvolge non solo con le parole, ma anche con i suoi silenzi, sguardi e dal suo incessante accendersi le sigarette Ci mancherai Philip.
Rachael Mc Adams piace e convince nel ruolo dell’idealista, in qualche modo l’alter ego di Hoffman. Il loro dialogo durante il sequestro della ragazza è denso di significati e sfumature.
Appare poco, ma dà il suo contributo al film anche Robin Wright nell’ambiguo ruolo dell’agente Cia.
Il resto del cast merita comunque un plauso per il lavoro svolto
Il finale drammatico e nello stesso tempo carico di pathos e di colpi scena piace e lascia nello spettatore l’amara convinzione che la difficile guerra al terrorismo spesso è combattuta da uomini di valore,ma poi le strategie vengono fatte dalle persone sbagliate.
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(di vapor)
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onufrio
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lunedì 27 aprile 2015
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il lavoro di una spia
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Classico film del genere spionaggio che, nonostante la lentezza, riesce a mantenere l'interesse e la giusta tensione. Hoffman strepitoso nel ruolo di Gunther, ma il resto del cast è ben assortito e capace di arricchire la pellicola in maniera positiva; occorre pazienza, come la spia pazienta e scova la preda, anche lo spettatore deve immedesimarsi e seguire passo dopo passo una ricerca che porterà ad un inatteso colpo di scena finale.
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enzo70
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giovedì 21 gennaio 2016
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l'immenso commiato di un grandissimo attore
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L’ultimo film di un Philip Seymour Hoffman ci lascia l’amaro ricordo di uno strepitoso attore che è sempre stato capace di rendere al dolore una dimensione umana; nonostante proprio lui nella sua vita reale ha dato al dolore l’estremo valore con l’atto estremo del suicidio. Certo parlare di questo film, della sua ennesima, incredibile interpretazione, riesce difficile perchè Hoffman ha dato al cinema una dimensione umana, proprio nella significazione dei sentimenti.
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L’ultimo film di un Philip Seymour Hoffman ci lascia l’amaro ricordo di uno strepitoso attore che è sempre stato capace di rendere al dolore una dimensione umana; nonostante proprio lui nella sua vita reale ha dato al dolore l’estremo valore con l’atto estremo del suicidio. Certo parlare di questo film, della sua ennesima, incredibile interpretazione, riesce difficile perchè Hoffman ha dato al cinema una dimensione umana, proprio nella significazione dei sentimenti. E il protagonista principale di questo film, tratto da un romanzo di le Carrè, e ben diretto da Corbijn, è un uomo dei servizi segreti di stanza ad Amburgo, crocevia del terrorismo internazionale, all’indomani dell’undici settembre; la lotta al male produce male e le presunzioni delle emergenze producono l’inquisizione e Guantanamo. Più il nemico da combattere è cattivo più si giustificano misure straordinarie e, al solito, i diritti civili diventano un particolare di cui poco si può tenere conto. Gunter Bachmann, l’agente interpretato da Hoffmann, sa di svolgere un mestiere cattivo, ma conosce la distinzione tra bene e male; e il disincanto con cui affronta il proprio lavoro, nessun falso efficientismo, gli consente di trovare una dimensione umana nell’esercizio di un’attività che per definizione è poco umana. E in questa dimensione si svolge una storia di spie, dove è giusto non disvelare la storia per non far perdere il gusto della visione allo spettatore. Ma tra le spie c’è Hoffman. Ed è tutta un’altra storia.
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luigi chierico
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giovedì 4 febbraio 2016
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un triste addio
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Il 2 febbraio SKY, in omaggio a Philip Seymour Hoffman, ha regalato un bellissimo film, l’ultimo, dell’ottimo attore scomparso esattamente un anno prima a soli 46 anni. Per i suoi ammiratori e sostenitori è stata un’occasione per ricordarlo ancora con rimpianto. Il film diretto in maniera eccezionale da Anton Corbjin con l’appoggio del fotografo Benoit Delhomme ci mostra immagini veramente speciali, non sono spettacolari ma molto particolari. La scelta della luce e delle luci, le strade di Amburgo con i suoi palazzi, le riprese attraverso i vetri delle auto ed anche una semplice abat-jour. All’attento osservatore non sfuggono i dettagli di un film che gli consentono di meglio apprezzarlo nella sua globalità.
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Il 2 febbraio SKY, in omaggio a Philip Seymour Hoffman, ha regalato un bellissimo film, l’ultimo, dell’ottimo attore scomparso esattamente un anno prima a soli 46 anni. Per i suoi ammiratori e sostenitori è stata un’occasione per ricordarlo ancora con rimpianto. Il film diretto in maniera eccezionale da Anton Corbjin con l’appoggio del fotografo Benoit Delhomme ci mostra immagini veramente speciali, non sono spettacolari ma molto particolari. La scelta della luce e delle luci, le strade di Amburgo con i suoi palazzi, le riprese attraverso i vetri delle auto ed anche una semplice abat-jour. All’attento osservatore non sfuggono i dettagli di un film che gli consentono di meglio apprezzarlo nella sua globalità. Si è avvalso inoltre delle grandi qualità interpretative di un attore qual era Philip Seymour Hoffman.La trama è avvincente, un crescendo di suspense senza una sola pausa. La vicenda si svolge dopo poco il famoso attentato a New York alle Due Torri dell’11 settembre del 2001 (vedi il film World Ttrade Center). Alcuni organizzatori erano ad Amburgo e Günther Bachmann, magnifico interprete Philip Seymour Hoffman, è ritenuto forse responsabile per non aver saputo condurre le indagini in loco. In un ruolo non appoggiato dalle autorità locali e soprattutto dall’America, conduce unilateralmente un’indagine su un tale Issa (Grigory Dobrygin), arrivato clandestinamente in città. Le indagini lunghe, sottili allo scopo di arrivare a conoscere l’identità del personaggio, il suo ruolo e scopo della sua presenza ad Amburgo. Troppe e cospicue somme di denaro transitano dalla Germania per finire nelle cassa dei terroristi. Scopo unico della spia è scoprire il personaggio più eminente che è a capo del traffico, il pesce grosso piuttosto che il piccolo. Ed è così che Günther Bachmann appoggiato, dopo tanta strategia, da Martha Sullivan (Robin Wright), Annabel Richter (Rachel McAdams) e da Tommy Brue, il sempre bravo Willem Dafoe, riesce a dipanare la rete in cui erano imbrigliate Germania e America. Il film si chiude amaramente. Günther Bachmann, tradito da tutti, deluso, sconcertato sconfortato va via dimesso, com’è suo costume, per dare l’addio al suo lavoro. Stressato da un periodo di molto lavoro forse la scena di questo suo ultimo film gli avrà suggerito di uscire allo stesso modo dalla vita costernata di successi. Per usare un termine che richiama uno dei suoi tanti capolavori, non solo il famoso Truman Capote, rimane Il Dubbio, ma
andando via per un ignota destinazione, come Padre Flynn, il sacerdote che insegnava in una chiesa cattolica del Bronx in quell film, ci ha lasciato in eredità un altro suo capolavoro.chibar22@libero.it
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ultimoboyscout
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martedì 23 dicembre 2014
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ci mancherai philip!
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La storia si svolge ad Amburgo ed è tratta dal romanzo di John LeCarré "Yssa il buono", assieme a "La talpa" di Tomas Alfredson il miglior adattamento per il grande schermo di un'opera dello scrittore summenzionato. Narra di un ambiguo profugo ceceno, Yssa Karpov, giunto clandestinamente in Germania, che attira le attenzioni dei servizi segreti tedeschi e americani. Anton Corbijn dirige uno spy thriller serratissimo di stampo moderno, ultimo film che vede protagonista l'immenso e compianto Philip Seymour Hoffman. La sua presenza, inevitabilmente, si impone su qualsiasi altra considerazione, sudaticcio, stropicciato, malconcio, sicuramente per esigenze di copione, molto probabilmente per il malessere che lo affliggeva e si sovrapponeva al trucco di scena.
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La storia si svolge ad Amburgo ed è tratta dal romanzo di John LeCarré "Yssa il buono", assieme a "La talpa" di Tomas Alfredson il miglior adattamento per il grande schermo di un'opera dello scrittore summenzionato. Narra di un ambiguo profugo ceceno, Yssa Karpov, giunto clandestinamente in Germania, che attira le attenzioni dei servizi segreti tedeschi e americani. Anton Corbijn dirige uno spy thriller serratissimo di stampo moderno, ultimo film che vede protagonista l'immenso e compianto Philip Seymour Hoffman. La sua presenza, inevitabilmente, si impone su qualsiasi altra considerazione, sudaticcio, stropicciato, malconcio, sicuramente per esigenze di copione, molto probabilmente per il malessere che lo affliggeva e si sovrapponeva al trucco di scena. L'attore è magnifico nel suo canto del cigno, perfettamente dolente per dare il giusto tono a una spy story che si regge su depressione e anticlimax, da sconfitta politica ma soprattutto esistenziale. Le basi erano solidissime, Corbijn dopo la figuraccia fatta con "The American" non poteva sbagliare. Certo, non ha sbancato, un regista più scafato e avvezzo al genere avrebbe potuto fare molto meglio, la pellicola è afflitta da una cadenza malinconica che fa seguire il film con compostezza senza mai causare eccitazione vera. E forse la sua forza sta proprio qui. Thriller teso, dettagliatissimo e iperrealistico, merito della penna di LeCarré e del suo passato di agente segreto al servizio di Sua Maestà, ma anche del regista (qualcosa gli va riconosciuta senz'altro) che con qualche affanno riesce a sbrogliare la matassa, ma la scena la ruba Gunther Bachmann, capo dell'antiterrorismo tedesco che macchina con astuzia e con tutti i mezzi a propria disposizione per pizzicare un membro della locale comunità musulmana, un filantropo sospettato di riciclare soldi in nome della causa jihadista. Grazie di cuore Philip, sarà impossibile dimenticarti.
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farwell
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mercoledì 19 novembre 2014
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lo spionaggio alla europea
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Dopo anni di Guerra Fredda in versione americana, ecco la "terza via", ossia lo spionaggio alla "tedesca", i nemici non sono più i russi, ovviamente, ma gli arabi armati di petroldollari. Il cast è americano, ma la rilettura in chiave europea del format spy-story è interessante. Coglie bene il genere, con un pizzico di innovatività nella sceneggiatura. Se è vero che nei film di spionaggio all'inizio non capisci niente, qui al contrario ti addormenti proprio (a me è successo, ma lo dico con una nota positiva). Infatti, inizialmente, non sembra un film della categoria, ma si segue il protagonista, il grandissimo Seymour Hoffman - ultima pièce (purtroppo) - nelle sue vicissitudini quotidiane. Devo dire che questo inizio, apparentemente noioso e indolente, a me è piaciuto, mi ha "cullato" fuori dall'atmosfera sempre incalzante e ritmata dei film di genere.
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Dopo anni di Guerra Fredda in versione americana, ecco la "terza via", ossia lo spionaggio alla "tedesca", i nemici non sono più i russi, ovviamente, ma gli arabi armati di petroldollari. Il cast è americano, ma la rilettura in chiave europea del format spy-story è interessante. Coglie bene il genere, con un pizzico di innovatività nella sceneggiatura. Se è vero che nei film di spionaggio all'inizio non capisci niente, qui al contrario ti addormenti proprio (a me è successo, ma lo dico con una nota positiva). Infatti, inizialmente, non sembra un film della categoria, ma si segue il protagonista, il grandissimo Seymour Hoffman - ultima pièce (purtroppo) - nelle sue vicissitudini quotidiane. Devo dire che questo inizio, apparentemente noioso e indolente, a me è piaciuto, mi ha "cullato" fuori dall'atmosfera sempre incalzante e ritmata dei film di genere. Poi la pellicola va avanti e continua a sorprendere, il film appare incupirsi e prendere una direzione completamente opposta, aldilà della trama seppur avvincente. In conclusione ne consiglio la visione, se non altro per un omaggio all'ultima fatica di Seymour Hoffman e per la "rilettura" del genere. Ottimo cast, buon film. Interessante anche la visione del fenomeno attuale che viene data, anche questa originale: non ci sono "buoni" o "cattivi" - o meglio - ci sono, ma in maniera sfumata e totalmente diversa rispetto alle rigide contrapposizioni di blocchi "alla guerra fredda".
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the thin red line
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domenica 4 gennaio 2015
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spy-story dall'epilogo amaro
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Guntehr Bachmann è una spia tedesca di stanza ad Amburgo intento a scoprire se Issa Karpov, un ceceno giunto al porto della città clandestinamente per recuperare i soldi del padre, sia solo un povero cristo oppure un temibile terrorista; ben presto si accorgerà di avere per mano un esca per arrivare al pesce più grande e risalire ai traffici di denaro che riforniscono al qaeda. Per la regia di Anton Corbijn A most wanted man dipinge un servizio segreto stanco e sfiduciato soprattutto nella figura del protagonista Seymour Hofmann che si trascina per tutto il film a sigarette, alcool, accordi sottobanco con la cia. Non il solito film action pieno di esplosioni e grandi sotterfugi ma un analisi ben più lucida della guerra al terrorismo fatta soprattutto di attese lunghe e pazienti e da metodi molto meno sbrigativi e avari dei soliti clichè del genere.
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Guntehr Bachmann è una spia tedesca di stanza ad Amburgo intento a scoprire se Issa Karpov, un ceceno giunto al porto della città clandestinamente per recuperare i soldi del padre, sia solo un povero cristo oppure un temibile terrorista; ben presto si accorgerà di avere per mano un esca per arrivare al pesce più grande e risalire ai traffici di denaro che riforniscono al qaeda. Per la regia di Anton Corbijn A most wanted man dipinge un servizio segreto stanco e sfiduciato soprattutto nella figura del protagonista Seymour Hofmann che si trascina per tutto il film a sigarette, alcool, accordi sottobanco con la cia. Non il solito film action pieno di esplosioni e grandi sotterfugi ma un analisi ben più lucida della guerra al terrorismo fatta soprattutto di attese lunghe e pazienti e da metodi molto meno sbrigativi e avari dei soliti clichè del genere. Certo che l'opera ne perde in tensione e gradimento per gli occhi ma ne guadagnano l'interpretazione dei personaggi che appaiono stanchi da una parte e dall'altra di questa guerra che ne deruba loro dell'anima e di una vita spensierata. Il film scorre comunque abbastanza fluido anche se si ha la sensazione che manchi di quel piglio necessario a ravvivarlo un po'. La regia è attenta e intenta a sottolineare la solitudine del protagonista con inquadrature che ne mostrano il fisico stanco e la mente logora. In poche parole non un capolavoro ma un buon film da gustare con calma e pazienza proprio come i protagonisti nell'attesa di una mossa sbagliata del nemico. Un ultimo plauso all'interpretazione impeccabile e senza macchia di P.S. Hoffman che ci mancherà davvero tanto.
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