fabio silvestre
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lunedì 18 aprile 2022
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film ad alto impatto emotivo
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Il regista iraniano Asghar Farhadi si conferma tra i migliori cineasti dell'ultimo decennio tenuto conto della sua duplice veste anche di sceneggiatore. È forse proprio questo il suo punto di forza perché trasporta nelle immagini emotivamente potenti ciò che risulta sul copione dallo stesso inventato. Che poi di finzione c'è nè ben poca in quanto le tematiche affrontate - la crisi coniugale, le famiglie allargate, i rapporti tra genitore con i propri figli e con quelli del nuovo partner ecc. - sono presenti nella realtà di tutti i giorni. La meraviglia del suo cinema nel catturare l'attenzione dello spettatore fà si che alla fine del film un messaggio importante viene recepito con conseguenti riflessioni.
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Il regista iraniano Asghar Farhadi si conferma tra i migliori cineasti dell'ultimo decennio tenuto conto della sua duplice veste anche di sceneggiatore. È forse proprio questo il suo punto di forza perché trasporta nelle immagini emotivamente potenti ciò che risulta sul copione dallo stesso inventato. Che poi di finzione c'è nè ben poca in quanto le tematiche affrontate - la crisi coniugale, le famiglie allargate, i rapporti tra genitore con i propri figli e con quelli del nuovo partner ecc. - sono presenti nella realtà di tutti i giorni. La meraviglia del suo cinema nel catturare l'attenzione dello spettatore fà si che alla fine del film un messaggio importante viene recepito con conseguenti riflessioni. Senza aver letto la trama ho visto e apprezzato molto questa pellicola dove attori non molto famosi sono assolutamente nella parte offrendo ottime performance. In definitiva è un film che consiglio di vedere. Voto: 8/10.
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dario
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lunedì 14 settembre 2015
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super
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Ecco come si fa un film con niente quando si hanno idee, intelligenza e sensibilità. Parte lento, poi s'impone e cattura. Notevole calore umano e impegno civile. Attori OK. Regia buona e poi ottima.
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fabio1957
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lunedì 25 maggio 2015
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pesante e lento
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Vado controcorrente rispetto ai giudizi letti, non per megalomane esibizionismo ,ma solo perchè questo film mi ha annoiato veramente.Il racconto se pur interessante per il tema trattato, è comunque pesante,prolisso un pò asettico e poco trascinante.Tutto si svolge con algida lentezza,gli attori bravi ma poco espressivi.E' un cinema che personalmente non amo, ma forse è un limite tutto mio.
Pesante
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mareincrespato70
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giovedì 5 marzo 2015
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il passato è "presente"....
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Piccolo grande gioiello cinematografico di Asghar Farhadi, già autore de lo stupendo: “La separazione”. Stavolta l'ambientazione si svolge in una Parigi periferica e quasi anonima, dove si respira ben poco di borghese e dove, in questo caso, l'immigrazione fa i conti con una quotidianità trafelata, ma che non impedisce un lavoro “normale”, condizione fondamentale per un legittimo desiderio di cittadinanza e convivenza civile.
Ahmad (il convincente Tahar Rahim), torna a Parigi da Teheran per sancire il divorzio con la sua bella moglie Marie, ma dai primi sguardi all'aeroporto si comprende che il “passato” è ancora “presente”, così come lo sarà per tutti i protagonisti: dai figli Fouad, Lèa e Lucie (tutti nati dai diversi compagni della primattrice), al nuovo partner di Marie, Samir con una moglie in coma per cause non meglio chiarite.
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Piccolo grande gioiello cinematografico di Asghar Farhadi, già autore de lo stupendo: “La separazione”. Stavolta l'ambientazione si svolge in una Parigi periferica e quasi anonima, dove si respira ben poco di borghese e dove, in questo caso, l'immigrazione fa i conti con una quotidianità trafelata, ma che non impedisce un lavoro “normale”, condizione fondamentale per un legittimo desiderio di cittadinanza e convivenza civile.
Ahmad (il convincente Tahar Rahim), torna a Parigi da Teheran per sancire il divorzio con la sua bella moglie Marie, ma dai primi sguardi all'aeroporto si comprende che il “passato” è ancora “presente”, così come lo sarà per tutti i protagonisti: dai figli Fouad, Lèa e Lucie (tutti nati dai diversi compagni della primattrice), al nuovo partner di Marie, Samir con una moglie in coma per cause non meglio chiarite.
Film stupendo, con la bellissima e brava Bèrènice Bejo protagonista indiscussa, ma tutti gli attori sono convincenti in questo intrigo sentimentale ed esistenziale, con i bambini depositari di verità e autori delle giuste domande per fare i conti con se stessi. Questo ci vuole comunicare il regista iraniano con una sorta di piccolo giallo esistenziale e realistico: bisogna fare i conti con il nostro vissuto, per ricominciare non è possibile nascondere il passato sotto un tappeto, come se fosse polvere...No, si tratta di macigni, piccoli o grandi; e metabolizzare e affrontare non sono solo due verbi, ma forse due declinazioni dell'animo umano, piccolo vademecum per fare i conti, veramente, con se stessi e il vissuto di un tempo più o meno lontano, ma non scomparso. E per guardare, quindi, al futuro, per ricominciare...Se non in pace, con consapevole spirito armonico. Sembra farci una raccomandazione Farhadi: rimuovere, sotto qualsiasi forma, non solo non ci aiuta, ma ci danneggia.
La bellezza estetica e recitativa della Bejo non si dimentica e griffa questo bel saggio di autentico cinema d'autore, che spero di rivedere al più presto anche in dvd.
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enrico danelli
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domenica 11 gennaio 2015
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intimo e universale
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Il passato è il letto di ospedale in cui giace Celine, la moglie in coma di Samir. Il presente è la disordinata e vetusta casa di Marie: la metaforica mano di vernice beige che Marie passa sui muri e sulle porte ("attento alla vernice fresca" ci accompagna per tutto il film) non serve a nascondere le magagne della casa. Allo stesso modo la chiusura che Marie spera di fare con il suo passato (una nuova gravidanza e il rifiuto assoluto di sapere dal precedente marito, Ahmad, le ragioni dell'abbandono) naufraga impietosamente nella stupenda scena finale: il nuovo compagno, Samir, attratto come una calamita dal passato (il letto di ospedale) torna (in modo tanto ingenuo quanto commovente) al capezzale della moglie in coma per cercare in lei una reazione con la stimolazione olfattiva del suo profumo maschile.
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Il passato è il letto di ospedale in cui giace Celine, la moglie in coma di Samir. Il presente è la disordinata e vetusta casa di Marie: la metaforica mano di vernice beige che Marie passa sui muri e sulle porte ("attento alla vernice fresca" ci accompagna per tutto il film) non serve a nascondere le magagne della casa. Allo stesso modo la chiusura che Marie spera di fare con il suo passato (una nuova gravidanza e il rifiuto assoluto di sapere dal precedente marito, Ahmad, le ragioni dell'abbandono) naufraga impietosamente nella stupenda scena finale: il nuovo compagno, Samir, attratto come una calamita dal passato (il letto di ospedale) torna (in modo tanto ingenuo quanto commovente) al capezzale della moglie in coma per cercare in lei una reazione con la stimolazione olfattiva del suo profumo maschile. Film intimo. Tutti i personaggi sono dipinti con lente e meditate pennellate : la personalità di ognuno ne esce ben definita. Su tutti e tutto dominano la tenacia di Marie e le espressioni angosciate ed irose del viso di Fuhad, il bambino di Samir. Film universale. In un mondo in cui si pensa che basti un frettoloso e noncurante click per resettare la realtà, quasi come si vivesse un videogioco, questo film, con una storia semplice e ormai comune, vuol ricordarci che il presente di oggi sarà il passato di domani: non per vivere di nostalgia, ma per essere più consapevoli dell'importanza dei nostri gesti attuali.
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mario nitti
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venerdì 12 settembre 2014
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fare i conti con il passato per guardare al futuro
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Un uomo Iraniano torna in Francia per firmare le carte del divorzio con la sua ex moglie: lei è incinta, aspetta un figlio dal suo nuovo compagno.
Non è che l’autore nasconda i suoi interrogativi, anzi, li enuncia con chiarezza fin dalle prime battute: a quali condizioni si può costruire il futuro lasciandosi davvero alle spalle il passato?
La domanda è importante e coinvolge singoli uomini, istituzioni, Stati, la Storia stessa
La risposta è chiara; non si può guardare al futuro senza aver fatto i conti, per quanto doloroso questo possa essere, con il passato. Non sono possibili sconti, non si possono evitare verità scomode, non ci sono scorciatoie; solo se ognuno si assume le propri responsabilità, rinuncia alle facili auto – giustificazioni, guarda negli occhi le persone che ha fatto soffrire, è possibile un domani.
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Un uomo Iraniano torna in Francia per firmare le carte del divorzio con la sua ex moglie: lei è incinta, aspetta un figlio dal suo nuovo compagno.
Non è che l’autore nasconda i suoi interrogativi, anzi, li enuncia con chiarezza fin dalle prime battute: a quali condizioni si può costruire il futuro lasciandosi davvero alle spalle il passato?
La domanda è importante e coinvolge singoli uomini, istituzioni, Stati, la Storia stessa
La risposta è chiara; non si può guardare al futuro senza aver fatto i conti, per quanto doloroso questo possa essere, con il passato. Non sono possibili sconti, non si possono evitare verità scomode, non ci sono scorciatoie; solo se ognuno si assume le propri responsabilità, rinuncia alle facili auto – giustificazioni, guarda negli occhi le persone che ha fatto soffrire, è possibile un domani.
Le scorciatoie non conducono da nessuna parte; il protagonista lo dice esplicitamente alla figlia dell’ex moglie che vuole fuggire dalle proprie responsabilità: “Delle due l’una. O tieni il segreto per te e vivi un calvario per tutta la tua vita o dici tutto”.
L’alternativa alla fatica della verità è lo spegnersi di ogni speranza per un futuro in cui la sofferenza possa essere vinta.
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kyotrix
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lunedì 21 luglio 2014
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ottimo
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Film lento e abbastanza triste, situazione famigliare alquanto complicata intrigata. Guardatelo quando ve la sentite, ma vi consiglio caldamente di vederlo!
Consigliato a over25, a giovani ragazzi potrebbe risultare una palla al piede....
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luis23
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sabato 24 maggio 2014
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il passato : la storia
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Ho avuto il piacere di aver visto "Una Separazione" di Farhadi. Un grande film , una perla !
Questo film è un'alra perla che si aggiunge a questo fantastico gioiello che è l'opera di questo regista. La grandezza di questo autore , artista, consiste a mio umilissimo parere nel portare a livello epidermico l'essenza dell'animo umano , delle anime di cui lui tratta.
Questo ennesimo suo grande film tratta della "storia". Il luogo ove "la storia" nasce è, appunto, il passato. Noi tutti partecipiamo a questa vita ognuno col proprio contributo. Il nostro contributo si forma e si arricchisce di piccoli "pezzi" di storia normale, quotidiana di ognuno di noi che interagisce con la vita quotidiana di "altri" ognuno di noi.
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Ho avuto il piacere di aver visto "Una Separazione" di Farhadi. Un grande film , una perla !
Questo film è un'alra perla che si aggiunge a questo fantastico gioiello che è l'opera di questo regista. La grandezza di questo autore , artista, consiste a mio umilissimo parere nel portare a livello epidermico l'essenza dell'animo umano , delle anime di cui lui tratta.
Questo ennesimo suo grande film tratta della "storia". Il luogo ove "la storia" nasce è, appunto, il passato. Noi tutti partecipiamo a questa vita ognuno col proprio contributo. Il nostro contributo si forma e si arricchisce di piccoli "pezzi" di storia normale, quotidiana di ognuno di noi che interagisce con la vita quotidiana di "altri" ognuno di noi. Insomma , come nel film, gli episodi quotidiani degli uomini hanno sempre un legame , una causa , nelle piccole quotidiane azioni degli altri, di ognuno di noi. Fino a qui nulla di eccezionale, se vogliamo. L'eccezionalità consiste nel fatto che con una semplicità disarmante forse anche accecante questo Signor Regista ,narratore Farhadi rende semplice ed evidente ciò che è misterioso. Trovo tutto questo sintomatico di un vero artista, di un grande!
Il mistero degli uomini, il mistero della vita stessa, narrato da questo regista, appare ai nostri occhi evidente, scontato al pari di una favola per bambini.
Adoro la Bejo, un'attrice naturale, animale.... e di beltà notevolissima tutti gli altri attori sono come devono. Sia gli adulti che il sorprendente bambino Fouad (Elyes Aguis).
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giulio strata
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mercoledì 14 maggio 2014
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la temporalità dei sentimenti in un thriller
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I personaggi dell'ultimo film di Asghar Farhadi ci vengono mostrati immediatamente, fin dalla loro prima comparsa, attraverso un vetro, come se il regista ci suggerisce che li vediamo, così come sono, ma dobbiamo superare un ostacolo apparente per addentrarci nella loro psicologia, nella loro vita familiare e nel loro Passato. Capiamo che c'è qualcosa di taciuto tra Samir e Marie (una spelndida Bérénice Bejo) e lo spettatore si aggira virtualmente all’interno del quadro, facendosi spazio tra gli oggetti che il regista pone tra noi e i personaggi, tra i silenzi e le parole appena sussurrate per scoprire cosa sta accadendo alla famiglia allargata in questione.
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I personaggi dell'ultimo film di Asghar Farhadi ci vengono mostrati immediatamente, fin dalla loro prima comparsa, attraverso un vetro, come se il regista ci suggerisce che li vediamo, così come sono, ma dobbiamo superare un ostacolo apparente per addentrarci nella loro psicologia, nella loro vita familiare e nel loro Passato. Capiamo che c'è qualcosa di taciuto tra Samir e Marie (una spelndida Bérénice Bejo) e lo spettatore si aggira virtualmente all’interno del quadro, facendosi spazio tra gli oggetti che il regista pone tra noi e i personaggi, tra i silenzi e le parole appena sussurrate per scoprire cosa sta accadendo alla famiglia allargata in questione. Perfino quando sembra essersi risolta la faccenda, il regista israeliano non rinuncia ancora una volta a destare il dubbio che le cose non siano veramente accadute come gli stessi personaggi ci vogliono far credere. Questo dramma psicologico familiare, che è per lo spettatore più un film giallo, è forse uno dei più bei film sulle dinamiche umane: tra genitori e figli, tra mogli e mariti, tra mogli ed ex-mariti. Il regista pecca forse nella durata, e ci continua a mostrare la pellicola, di cui evidentemente è egli stesso innamorato, quando questa sembra essersi potenzialmente conclusa. Si inserisce così la moglie del probabile futuro marito di Marie, e questo sposta l’attenzione iniziale dello spettatore da una famiglia ad un’altra, quella che non è ancora pronta a separarsi del tutto. Fahradi mostra di saper governare così bene i sentimenti umani, come l’ansia de "Il passato" e "La separazione", che i titoli degli ultimi due film del maestro israeliano sono eccezionalmente intercambiabili. L'eterno presente della stretta di mano conclusiva tra Ahmad e la moglie in coma, che non sapremo mai si se si conlude positivamente o meno, e che ricorda sicuramente nella mente di alcuni spettatori lo stopframe nel finale de I pugni in tasca di Bellocchio, è simbolo incontrovertibile di come, la natura temporale, passata e futura, dipendano in primo luogo anche dall'accadere inaferrabile del presente: solo il cinema ha i mezzi per mostrarcelo.
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tomdoniphon
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lunedì 12 maggio 2014
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l'indagine sulle scelte umane
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Farahdi è un regista che solo all'apparenza dirige storie semplici e banali. In questo stupendo film, egli in realtà prosegue (dopo l'altrettanto toccante "la separazione") la propria indagine sulle ragioni che muovono le singole scelte umane; e lo fa con il suo inimitabile stile, mediante il quale, ad ogni singola scena, si scopre qualcosa di nuovo. Il film, in particolare, narra la vicenda di Ahmad che dall'Iran torna a Parigi per l'epletamento delle formalità per il divorzio da Marie, che anni prima aveva lasciato; Marie che, a propria volta, vive con le sue due figlie e con un nuovo compagno,Samir, (oltre che con il figlio di quest'ultimo).
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Farahdi è un regista che solo all'apparenza dirige storie semplici e banali. In questo stupendo film, egli in realtà prosegue (dopo l'altrettanto toccante "la separazione") la propria indagine sulle ragioni che muovono le singole scelte umane; e lo fa con il suo inimitabile stile, mediante il quale, ad ogni singola scena, si scopre qualcosa di nuovo. Il film, in particolare, narra la vicenda di Ahmad che dall'Iran torna a Parigi per l'epletamento delle formalità per il divorzio da Marie, che anni prima aveva lasciato; Marie che, a propria volta, vive con le sue due figlie e con un nuovo compagno,Samir, (oltre che con il figlio di quest'ultimo). Sennonché, i rapporti tra i personaggi sono tesi, tanto che all'inizio lo spettatore fatica a comprendere il perchè tra le due figlie di Marie e quello di Samir e gli adulti i rapporti siano così tesi. Le motivazioni, come si diceva, vengono spiegate scena dopo scena, ponendo, però, allo spettatore nuove domande di carattere più generale: fino a quando un soggetto può rispondere delle proprie scelte? Che ruolo ha il passato nella vita di tutti i giorni? (In questo senso, si veda la meravigliosa scena iniziale all'aereoporto, in cui Marie e Ahmad cercano di parlarsi e di capirsi attraverso un vetro, ma nessuno dei due ci riesce). Un cinema maturo, capace di parlare al cuore dello spettatore, come, purtroppo, oggi capita sempre meno.
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