Titolo originale | Xue di zi |
Anno | 2013 |
Genere | Azione |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Wai-keung Lau |
Attori | Xiaoming Huang, Ethan Ruan, Purba Rgyal, Tian Gao, Zhou Yiwei, Boran Jing Peng Guo, Yuchun Li, Yu Wang, Meng Li. |
MYmonetro | 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 13 maggio 2013
Durante la dinastia Qing, l'imperatore Yong Zheng crea una squadra segreta di assassini conosciuta come Le ghigliottine.
CONSIGLIATO NÌ
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Che Andrew Lau, noto per essere stato il direttore della fotografia di Wong Kar-wai e poi la griffe onoraria di Infernal Affairs, sostanzialmente girato da Alan Mak e scritto da questi e Felix Chong, non sia esattamente un autore che si serve narrativamente del fioretto è faccenda nota.
Ma pur presupponendo un'operazione pomposa ed estrogenata da CGI ed effetti speciali, The Guillotines va ben al di sotto delle già scarse aspettative, toccando vette di comicità involontaria tali da provocare imbarazzo palpabile. Se voleva essere un omaggio a un'arte dimenticata come quella delle "ghigliottine" - l'arma più temibile in Cina prima dell'avvento della polvere da sparo - e al cinema di Hong Kong che la celebrò ai tempi degli Shaw Brothers, Lau fallisce, mostrando le gesta delle Ghigliottine imperiali solo in un videoclip greve e confuso - digitalizzato troppo e male, soffocando il gesto marziale - nell'incipit.
Se le Ghigliottine invece erano un pretesto per una riflessione sulle storture insite nel progresso della scienza o sul suo utilizzo da parte del Potere, incapace di vedere al di là della propria sanguinaria auto-conservazione, il progetto di Lau crolla ancor più fragorosamente, sfoggiando un livello di recitazione e linguaggio visivo da fiction Tv di quart'ordine (sprecati anche i pochi attori di talento come Shawn Yue) ed elevando a protagonista il capo ribelle Wolf, che richiama anche esteriormente la figura di Gesù, ma si avvicina più alla versione di Celentano in Joan Lui che a quella di Scorsese o De Mille.
Il tentativo di riannodare i fili del discorso nell'epilogo, come se la carneficina rappresentasse il cinico ma necessario percorso per la riunificazione Qing (tema bassamente sottratto a Hero di Zhang Yimou), anziché salvare la situazione, aumenta il contrasto tra l'anima trash-exploitation di quello che avrebbe potuto essere un delirio pop e le ambizioni da kolossal che aggravano la sensazione di smarrimento di fronte all'opera di Lau. Un disastro sotto ogni punto di vista, 3D compreso.
Dal trailer il film ha degli effetti spettacolari!