xxseldonxx
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sabato 18 gennaio 2014
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passo falso №3: ridley, il filo al collo stringe!
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L'avvocato, che, giusto per dare al film l'aspetto di una vicenda che potrebbe capitare a tutti, non viene mai chiamato per nome, si butta da un giorno all'altro nel pericoloso business della droga, non per avidità, ma per potersi permettere di comprare un diamante da troppi carati per fare suo il cuore dell'amata (che, per altro, non sembra avere poi tante pretese); insieme ad un ricco proprietario di discoteche ed un cowboy dalla battuta sempre pronta (i quali, nonostante siano nel giro da un pezzo, non sono in grado di dargli nessun consiglio) finirà inevitabilmente col mettersi nei guai con il cartello messicano, nemico invisibile e spietato che finirà col distruggere i mondi dei tre americani imprudenti.
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L'avvocato, che, giusto per dare al film l'aspetto di una vicenda che potrebbe capitare a tutti, non viene mai chiamato per nome, si butta da un giorno all'altro nel pericoloso business della droga, non per avidità, ma per potersi permettere di comprare un diamante da troppi carati per fare suo il cuore dell'amata (che, per altro, non sembra avere poi tante pretese); insieme ad un ricco proprietario di discoteche ed un cowboy dalla battuta sempre pronta (i quali, nonostante siano nel giro da un pezzo, non sono in grado di dargli nessun consiglio) finirà inevitabilmente col mettersi nei guai con il cartello messicano, nemico invisibile e spietato che finirà col distruggere i mondi dei tre americani imprudenti. Il succo è, se ancora nessuno ve lo aveva fatto presente, che il mondo oggi è crudele e bastardo, che non c'è scampo e che l'unico punto fermo dei nostri tempi è, per assurdo, l'imperante nichilismo. Oh, e che le donne finiscono sempre per costare all'uomo un occhio della testa!
Con un cast del genere (Fassbender, Cruz, Bardem, Diaz e Pitt) e i due nomi altisonanti di Sir Ridley Scott e del premio Pulitzer Cormac McCarthy rispettivamente alla regia e alla sceneggiatura, ci si aspettava un po' di più. Molto di più! Il ritmo del film è di una lentezza inutile e si arriva a metà pellicola che ancora su schermo non è accaduto niente o quasi: il montaggio ci sballotta in maniera troppo frammentaria da un personaggio all'altro, con scene inutili e altezzose, incapaci di creare tensione, di farci affezionare ai personaggi o tantomeno di strapparci qualche risata (rileggete la trama e pensateci: se la buttavano in black-comedy in stile Pain & Gain, poteva venire fuori qualcosa di carino...). Scott punta tutto sulla vita sfarzosa dei protagonisti, sulla violenza e sul sex-appeal delle due star (in particolare di Cameron Diaz), stuzzicando così le invidie e i desideri del pubblico con scene decisamente gratuite e deleterie per il ritmo del film.
Sei anni dopo la proficua alleanza con la raffinata abilità dei fratelli Coen, McCarthy porta al cinema un soggetto molto simile al suo Non è un paese per vecchi, tornando a battere gli stessi ambienti e le stesse tematiche, ma lasciando da parte il ruolo determinante dell'indeterminabile Caso. La domanda che viene spontanea è: "ce ne era bisogno?" Rispetto al fratello maggiore, questo film non dice nulla di più e, per giunta, ciò che dice lo dice davvero male. Alla fine delle quasi due ore dello "spettacolo" cosa rimane? Né il ricordo di qualche momento divertente, né qualcosa su cui riflettere. A parte, ovviamente, i molteplici modi per ammazzare usando il fildiferro!
Ridley Scott si limita a seguire a testa bassa la storia che gli è stata data (sperando non la abbia scelta personalmente), senza mai far riconoscere la propria mano dietro la macchina da presa, sottomettendosi totalmente allo sceneggiatore, come purtroppo ha fatto anche con Helgeland (Robin Hood, 2010) e, soprattutto, Lindelof (Prometheus 2012): come mai da tre anni a questa parte un regista come Scott, che, lo ricordiamo, ha firmato capolavori come Alien (1979) e Blade Runner (1982), solo per citarne alcuni, non riesce a fare un film che possa anche solo ricordare i bei tempi andati? Se vuole riscattarsi ha poco tempo: il filo attorno al suo collo si è già stretto abbastanza.
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[+] recensione poco costruttiva
(di paolocaglio)
[ - ] recensione poco costruttiva
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(di p.curtiss)
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hidalgo
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domenica 19 gennaio 2014
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un cappio al collo dello spettatore
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Premetto che forse le mie aspettative personali erano un pò troppe alte, ma questo nuovo film dell'ormai decaduto Ridley Scott mi ha lasciato veramente inorridito. The Counselor è con ogni probabilità il peggior film del "papà" di molteplici capolavori come Alien, Blade Runner, Thelma & Louise o Il Gladiatore. Volgare, noioso, prevedibile e fastidioso nella sua risibile banalità, l'ultima fatica di Scott brilla per negatività e pochezza di contenuti, di idee originali, di ritmo e di sostanza. Un film sconcertante, dove si passa da dialoghi ridicoli (vedi il pescegatto...) a presunte massime sparate a caso dai vari protagonisti.
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Premetto che forse le mie aspettative personali erano un pò troppe alte, ma questo nuovo film dell'ormai decaduto Ridley Scott mi ha lasciato veramente inorridito. The Counselor è con ogni probabilità il peggior film del "papà" di molteplici capolavori come Alien, Blade Runner, Thelma & Louise o Il Gladiatore. Volgare, noioso, prevedibile e fastidioso nella sua risibile banalità, l'ultima fatica di Scott brilla per negatività e pochezza di contenuti, di idee originali, di ritmo e di sostanza. Un film sconcertante, dove si passa da dialoghi ridicoli (vedi il pescegatto...) a presunte massime sparate a caso dai vari protagonisti. The Counselor si muove lento come un bradipo, tenendo lo spettatore in attesa di un qualcosa che non arriva mai. La sceneggiatura macchinosa e piena di buchi e la regia incredibilmente piatta di Ridley Scott influiscono in maniera letale anche sulla recitazione di un cast potenzialmente stellare; Fassbender non cambia mai espressione, Cameron Diaz un'espressione non ce l'ha più, Bardem fa tenerezza conciato in quel modo, mentre Pitt e la Cruz non tolgono e non aggiungono niente al film. I personaggi, tutti, sono stereotipati e patetici, il film non decolla mai ma conferma, purtroppo, che il buon Ridley avrebbe bisogno di una pausa di riflessione. Pessimo.
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pisa93
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sabato 18 gennaio 2014
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non è un paese per avvocati
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Un avvocato decide di mettersi in affari con la mala per una grossa partita di droga, ma presto gli eventi prenderanno una brutta piega.
Ridley Scott vorrebbe costruire un tributo agli anni Venti del Noir, con rimandi spudorati a film come "La Fiamma del peccato" di Billy Wilder, ma il risultato è deludente. Non basta avere un cast stellare per costruire un grande film, infatti servirebbe una maggiore attenzione alle varie sfaccettature del plot. La storia sembra essere a tratti lacunosa, prediligendo la tecnica del "non detto" rispetto alla classica trasposizione dei fatti.
I dialoghi fin troppo minimalisti cercano di colmare ciò che è abbandonato all'immaginazione dello spettatore, riuscendo quasi a far dimenticare ciò che si sta guardando.
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Un avvocato decide di mettersi in affari con la mala per una grossa partita di droga, ma presto gli eventi prenderanno una brutta piega.
Ridley Scott vorrebbe costruire un tributo agli anni Venti del Noir, con rimandi spudorati a film come "La Fiamma del peccato" di Billy Wilder, ma il risultato è deludente. Non basta avere un cast stellare per costruire un grande film, infatti servirebbe una maggiore attenzione alle varie sfaccettature del plot. La storia sembra essere a tratti lacunosa, prediligendo la tecnica del "non detto" rispetto alla classica trasposizione dei fatti.
I dialoghi fin troppo minimalisti cercano di colmare ciò che è abbandonato all'immaginazione dello spettatore, riuscendo quasi a far dimenticare ciò che si sta guardando.
In un film così sottile da sembrare quasi evanescente non mancano, però, forti riferimenti pulp, con sprazzi di violenza e di puro erotismo che, per nulla, sono lasciati al puro e semplice "intendere".
Una banda di eccentrici ed istrionici personaggi ci accompagnerà, quindi, nel non ben definito mondo dei cartelli messicani, in cui il look e l' apparire sono l'elemento principale.
In conclusione "The counselor" vorrebbe essere una metafora sull'avidità e sull'ineluttabilità di una fine che è quasi vista come una liberazione. La morte è la sola punizione per chi rimane e la vita è un momento di passaggio fin troppo breve per chi non vorrebbe andarsene. Purtroppo il tutto gestito in maniera fin troppo blanda per risultare incisivo.
La sceneggiatura è degna di nota perchè, senza di essa, la pellicola si fonderebbe su una base fin troppo debole per reggere la mole di una tale struttura .
Ridley Scott avrebbe voluto costruire il suo personale "Non è un paese per avvocati", ma neanche parafrasando i fratelli Coen si riesce ad ottenere un risultato che si discosti dalla parola "deludente".
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erciccio
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lunedì 20 gennaio 2014
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semplicemente un disastro
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Cominciamo già male dalla traduzione italiana del titolo: io di Procuratori non ne ho visti, ma evidentemente non ho avuto accesso alla leggendaria partita di droga messica di cui Ridley e Cormac hanno evidentemente fatto buon uso.
Il film si può guardare in due modi: provando a "seguire" la trama o, sotto l'effetto di idonee sostanza chimiche, provare a lanciarsi in una visione metafisica del film.
Con la prima strategia il risultato è sconfortante.
Non si capisce perchè il Procuratore (ops... l'Avvocato) decida di lanciarsi nel mondo della droga.
Non si capisce da chi voglia comprare la droga, ed a chi venderla.
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Cominciamo già male dalla traduzione italiana del titolo: io di Procuratori non ne ho visti, ma evidentemente non ho avuto accesso alla leggendaria partita di droga messica di cui Ridley e Cormac hanno evidentemente fatto buon uso.
Il film si può guardare in due modi: provando a "seguire" la trama o, sotto l'effetto di idonee sostanza chimiche, provare a lanciarsi in una visione metafisica del film.
Con la prima strategia il risultato è sconfortante.
Non si capisce perchè il Procuratore (ops... l'Avvocato) decida di lanciarsi nel mondo della droga.
Non si capisce da chi voglia comprare la droga, ed a chi venderla.
Non si capisce cosa c'entri lui con il tutto (finanziatore? a metà film ancora non ha cacciato una lira)
Non si capisce perchè i Narcos debbano coinvolgere un nerd sprovveduto come lui
Non si capisce chi intaschi i soldi e la fine e da chi, visto che nessuno ha cacciato un euro
Non si capisce come si possa dare il ruolo di vettore ad un motociclista che fino a pochi attimi prima era in galera e non aveva i soldi per la cauzione
Non si capisce per chi lavori il motociclista...i narcos riescono ad immaginare allo stesso tempo che lavori per l'Avvocato che è lo stesso che secondo loro lo decapita..
...etc...
aggiungiamoci un linguaggio sessista da taverna di ubriaconi padovani, scene trash come il sesso con la Ferrari, scene inutile come la confessione della Ghepardessa, recitazioni totalmente fuori personaggio.
Ed abbiamo fatto il primo disastro.
Si salvano solo i Ghepardi.
Ma c'è la visione "metafisica".
Allora bisogna provare a partire dai dialoghi.
Da quello che ho capito sono fatti così: si prende un bel pentolone, ci si infilano:
- Storielle prese da Internet su quanto sono cattivi i narcos messicani
- Un pò di massime filosofiche rubate nella Taverna di cui sopra ("La verità non ha temperatura" "Per conoscere davvero qualcuno devi sapere quello che vuole" "Io amo le donne intelligenti ma sono un hobby costoso"
- Frasi romantiche tratte da Harmony
- Parole a caso.
Dopodichè si tirano fuori a caso, e ne nascono i famosi "dialoghi metafisici" sul profondo senso della vita.
Purtoppo, come sopra specificato, non ho avuto accesso alla famosa partita di droga.
Anche perchè non ho capito ancora da chi comprarla.
Quindi tutto questo fantastico mondo metafisico mi è rimasto precluso.
Ma magari qualcuno sarà più fortunato di me...
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cossarello
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domenica 19 gennaio 2014
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unite sfarzo, sesso e droga, et voilà
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Ridley Scott, l'uomo di Blade Runner, L'Albatross, Il Gladiatore, Black Hawk Down, Un'Ottima Annata e American Gangster... fallisce ancora. Gli appena citati capolavori altri non sono che ricordi bellissimi di un regista "che fu". Già si doveva capire che qualcosa si fosse incrinato nel lancio di Body of Lies-Nessuna Verità, e in Robin Hood (un Crowe troppo Massimo Decimo Meridizzato per reggere il confronto, ovviamente non cercato nè voluto, con Kevin Costner). Ma qui parliamo di un film - Il Procuratore - che stordisce lo spettatore dal primo all'ultimo minuto, con un trama talmente semplice resa a tratti incomprensibile e banale da scene al limite del no-sense.
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Ridley Scott, l'uomo di Blade Runner, L'Albatross, Il Gladiatore, Black Hawk Down, Un'Ottima Annata e American Gangster... fallisce ancora. Gli appena citati capolavori altri non sono che ricordi bellissimi di un regista "che fu". Già si doveva capire che qualcosa si fosse incrinato nel lancio di Body of Lies-Nessuna Verità, e in Robin Hood (un Crowe troppo Massimo Decimo Meridizzato per reggere il confronto, ovviamente non cercato nè voluto, con Kevin Costner). Ma qui parliamo di un film - Il Procuratore - che stordisce lo spettatore dal primo all'ultimo minuto, con un trama talmente semplice resa a tratti incomprensibile e banale da scene al limite del no-sense. Dialoghi lunghi, lenti, a volte senza regalare emozioni. Attori non adatti al ruolo (la mia ragazza all'uscita del cinema mi ha detto "avrei visto bene Russel Crowe al posto di Fassbender"), e colonna sonora pressoché assente. Un cast stellare che già da solo dovrebbe bastare per rendere giustizia a qualsiasi sceneggiatura, stecca clamorosamente. Non metto in dubbio le qualità - immense - di Fassbender (in Bastardi Senza Gloria, seppur in modo marginale, mi aveva entusiasmato di più), Bardem (un mostro sacro), e Cameron Diaz (non adatta al ruolo, troppo costruita, poco espressiva, insomma non la Cameron che tutti conosciamo - se avevano scelto Angelina Jolie un motivo ci sarà), ma potevano, anzi dovevano dare di più. In conclusione, all'uscita dal cinema mi sono sentito preso quasi in giro, come se con le ultime scene vagamente "splatter" di tarantiniana memoria il regista volesse dare il contentino agli spettatori annoiati (agendo da veggente quasi) e regalare solo emozioni finali, che nulla avevano a che vedere con lo sviluppo complessivo della pellicola. In conclusione, una domanda: ma davvero la Diaz se l'è spassata con il parabrezza della macchina? Allora, ottimo film. P.S.: utilizzare il sesso in modo spropositato non attira spettatori al cinema, ma critiche a pioggia.
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ashtray_bliss
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lunedì 26 maggio 2014
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troppi cliche' per il procuratore di scott.
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Inutile girare troppo attorno al sunto del racconto: Chiunque si definisca un cinefilo avra' avuto delle aspettative piuttosto alte sapendo che il film 'The Counselor' avrebbe portato la firma del maestro del cinema Scott, e del formidabile romanziere McCarthy. Aspettative che purtroppo non vengono soddisfatte. Non c'e' una via di mezzo per questo film, purtroppo ci ritroviamo davanti alla solita pellicola, al solito trito e ritrito argomento della corruzione e delle inevitabili conseguenze che ne conseguono. Temi come la corruzione, la violenza, l'onesta', la gloria, la sete di potere, si fanno di nuovo presenti nella pellicola che suo malgrado non riesce a portare innovazione e originalita' sul campo ed evoca inevitabilmente altri film che si muovono sullo stesso stile narrativo e registico (primo film che mi ha ricordato: Le Belve, di O.
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Inutile girare troppo attorno al sunto del racconto: Chiunque si definisca un cinefilo avra' avuto delle aspettative piuttosto alte sapendo che il film 'The Counselor' avrebbe portato la firma del maestro del cinema Scott, e del formidabile romanziere McCarthy. Aspettative che purtroppo non vengono soddisfatte. Non c'e' una via di mezzo per questo film, purtroppo ci ritroviamo davanti alla solita pellicola, al solito trito e ritrito argomento della corruzione e delle inevitabili conseguenze che ne conseguono. Temi come la corruzione, la violenza, l'onesta', la gloria, la sete di potere, si fanno di nuovo presenti nella pellicola che suo malgrado non riesce a portare innovazione e originalita' sul campo ed evoca inevitabilmente altri film che si muovono sullo stesso stile narrativo e registico (primo film che mi ha ricordato: Le Belve, di O.Stone).
Certamente, il film vanta di attori famosi, glorificati e premiati che nel suddetto, vengono mal sfruttati e non riescono a sollevare il film con le loro interpretazioni: blande o statiche, in alcuni tratti adirritura grottesche o caricaturali che risultano poco convincenti. Per non parlare dello spessore psicologico o stilistico dei personaggi che ruotano attorno alla storia del Procuratore: Partendo dai personaggi femminili, Cruz e Diaz che vengono esposte agli estremi opposti della stessa riga: La prima e' una donna passiva, statica, remissiva, silenziosa. Un personaggio rassegnativo, quasi piu' negativo di quello della Diaz. Quest'ultima invece incarna (pittosto male) la consueta femme fatale degli action movie. Una donna sensuale, brutale, una assassina nata, una business woman che si destreggia abilmente nel difficile mondo dei cartelli, dei boss e della mala. Unico punto in comune dei due personaggi femminili e' la loro strumentalizzazione, da parte della regia, cadendo negli imbarazzanti stereotipi sessisti: La donna, o e' dolce, remissiva, silenziosa, poco appariscente, sempre premurosa verso l'uomo che ama (proprio come la Cruz del film) oppure sara' una manipolatrice stronza, una gelida esecutrice, senza cuore ne' sentimenti umani, un'avida arrivista nel mondo fruttifero della droga (come la grafica Diaz). Gli altri personaggi non migliorano molto: a meta' tra il grossesco, il caricaturale e l'ironico ci troviamo un Javier Bardem poco convincente come proprietario di nightcub nonche' commerciante di droga che aiuta il piuttosto superficiale Fassbender, il Procuratore che vuole entrare nel losco business.
I risvoli della trama (prevedibilmente) saranno sfavorevoli per tutti i personaggi: Una quantita' di droga capitera' nelle mani delle persone sbagliate e una catena di eventi si scatenera' sui tre personaggi maschili, ognuno dovra' confrontarsi con la propria nemesi.
Certamente, non mancano le scene d'azione: poche e ben confezionate verso la seconda meta' del film. O le scene sensazionalistiche e gore (forse un tributo ai film pulp, e -leggi tra le righe- anche alla maestria Tarantiniana) come quella della decapitazione del motociclista e quella della morte del cowboy-Pitt. E non mancano all'appello neanche quelle grottesche, vedi le scene con i leopardi di Reidner-Bardem.
Il film, in sintesi, propone un argomento che sicuramente sa' di gia' visto e osa cimentarsi con diversi stili registici per catturare l'attenzione dello spettatore. Impresa nella quale riesce, forse grazie al fatto che mescola dialoghi banali con dialoghi ricercati e filosofici, sulla pesantezza delle nostre scelte, sul destino, su come una singola azione scatena una reazione a catena che non lascia illeso nessuno. La morale e' sempre una: la disonesta' paga bene ma dura poco. Il prezzo da pagare per le conseguenze e' troppo altro e non vale la pena sporcare la propria integrita' morale, per un pugno di dollari in piu'.
Il contenuto sara' stato pure valido. Ma e' stato mal confezionato, poca maestria e tanta disattenzione, per un film che prometteva molto.
Consigliato. Tutto sommato e' valido, ma non incisivo.
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cossarello
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sabato 18 gennaio 2014
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un mix mal riuscito di sesso, sfarzo e droga.
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Ho visto il film ieri sera (17/01/2014). Sono rimasto basito dall'inizio alla fine. Con questo film, Ridley Scott a mio avviso dimostra una volta per tutte di aver perso per strada molte delle perle che in passato lo hanno reso una colonna portante del cinema. Si sgretola. Ribadisco "a mio avviso", vorrei evitare incidenti diplomatici di fan e discepoli del buon vecchio Scott. In fin dei conti, non sto dicendo che non vale niente - chi sarei io per dire una cosa simile? - , dico solamente che siamo stati abituati diversamente. Già dall'uscità del film "Body of Lies-Nessuna verità" dovevamo accorgerci che qualcosa non andava, che quell'incantesimo si era come spezzato.
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Ho visto il film ieri sera (17/01/2014). Sono rimasto basito dall'inizio alla fine. Con questo film, Ridley Scott a mio avviso dimostra una volta per tutte di aver perso per strada molte delle perle che in passato lo hanno reso una colonna portante del cinema. Si sgretola. Ribadisco "a mio avviso", vorrei evitare incidenti diplomatici di fan e discepoli del buon vecchio Scott. In fin dei conti, non sto dicendo che non vale niente - chi sarei io per dire una cosa simile? - , dico solamente che siamo stati abituati diversamente. Già dall'uscità del film "Body of Lies-Nessuna verità" dovevamo accorgerci che qualcosa non andava, che quell'incantesimo si era come spezzato. La mazzata è arrivata con Robin Hood - sempre a mio avviso eh -, con una scelta discutibilissima di casting, con Russel Crowe troppo "Massimo Decimo Meridizzato" per poter raffigurare l'eroe gentile e "senza macchia" impersonato da Kevin Costner. Ma sono altri discorsi. Ciò che mi preme dire su The Counselor è: come mai così tanti riferimenti sessuali? Ce n'era forse bisogno? Non voglio credere che regista e scenografo e chi più ne ha più ne metta volessero veramente abbindolarci con tutte queste sequenze "sex and money" a volte sparse qua e là senza alcun senso apparente. Rimane il fatto che il cast è eccezionale, Michael Fassbender si dimostra ancora una volta un personaggio ecclettico e propenso ai vari ruoli che gli vengono proposti. Su Javier Bardem non "spreco" parole, mi dovrei sciacquare la bocca per parlare di lui. Un punto in meno a Penelope Cruz, forse perché come attrice non mi ha mai ispirato fiducia. E due punti in meno alla Diaz, non adatta al ruolo a mio avviso (se solo la Jolie non avesse rifiutato...). In linea di massima, è un film che a tratti maggioritari si perde in discorsi confusionari - a volte basati sul tema dell'amore - considerando la semplicità della trama. E proprio perché semplice, poteva assolutamente essere reso più vivibile al pubblico. Ma, è ovvio, de gustibus. Da rivedere solo per avallare la mia opinione.
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[+] angelina jolie
(di moghi)
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gerardo monizza
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domenica 19 gennaio 2014
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un avvocato proprio stupido. come il film.
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Il Procuratore – The Counselor di Ridley Scott – Stupidità [2/10]
Peggio di così non poteva andare: la storia – ovviamente - ma anche il film.
Un Avvocato (chissà perché definito Procuratore, nel titolo) in crisi finanziaria, e comunque deciso a spendere una fortuna in un diamante da regalare alla fidanzata, cerca risorse in un’operazione di droga. Siccome è incompetente, vile, imbranato e forse anche stupido, l’operazione va male. Anzi malissimo.
Ventitreesimo film per Ridley Scott (I duellanti, 1977; Alien, 1979; Blade Runner, 1982; Thelma & Louise, 1991; Il gladiatore, 2000) un regista che, poco a poco, sembra scordare l’arte della narrazione confezionando eccellenti sequenze d’immagini senza emozioni vere, dunque noiose e inutili.
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Il Procuratore – The Counselor di Ridley Scott – Stupidità [2/10]
Peggio di così non poteva andare: la storia – ovviamente - ma anche il film.
Un Avvocato (chissà perché definito Procuratore, nel titolo) in crisi finanziaria, e comunque deciso a spendere una fortuna in un diamante da regalare alla fidanzata, cerca risorse in un’operazione di droga. Siccome è incompetente, vile, imbranato e forse anche stupido, l’operazione va male. Anzi malissimo.
Ventitreesimo film per Ridley Scott (I duellanti, 1977; Alien, 1979; Blade Runner, 1982; Thelma & Louise, 1991; Il gladiatore, 2000) un regista che, poco a poco, sembra scordare l’arte della narrazione confezionando eccellenti sequenze d’immagini senza emozioni vere, dunque noiose e inutili.
“Il Procuratore” è l’ultimo di questa serie (negativa) ed è anche un film fastidioso: per la verbosità inutile, per l’inconsistenza della storia (solito carico che non arriva dove dovrebbe), per l’incongruenza della parti (un cavo teso in una strada nel deserto in attesa – dura ore – dell’unico motociclista della giornata. Possibile?), per la filosofia sparpagliata in tutti i dialoghi (i narcotrafficanti dal “pensiero debole” sono la vera invenzione del film).
Parte della colpa – ovviamente – è da attribuire al celebrato e celeberrimo Cormac McCarthy (nato nel 1933, scrittore e sceneggiatore; qui anche produttore) che offre al regista una trama inconsistente e confusa. Il cast fa il resto: Penelope Cruz entra ed esce senza lasciare traccia (letteralmente); Brad Pitt, solitamente più abile nella scelta dei copioni, è un giovanotto spregiudicato, ma incapace di salvarsi (la scena del garrotaggio meccanico elettronico è ridicola anche se tragica) e abbastanza vanesio da ficcarsi nei guai per presunzione.
Anche Javier Bardem (che ha frequentato set meno banali) interpreta un affiliato alla malavita messicana (attività illecita che copre gestendo bar di lusso e discoteche esclusive, che originale) e – lo si capisce presto – non è meno stupido degli altri. Infine Cameron Diaz la grande burattinaia, fantasiosa erotomane (improbabile la sua “spaccata” sul parabrezza di una Ferrari a scopo autoerotico…) è una mangia uomini e amante dei giaguari (personaggi che nella storia fanno la migliore figura).
A metà del film non è ancora successo niente eppure tutti hanno già parlato moltissimo. Belle case (ostentato design italiano; vorrà dire qualcosa?), molta pubblicità indiretta, bella gente, ma s’è capito poco tranne che l’Avvocato (così continuano a chiamare il protagonista) è un “ciula”. Michael Fassbender (monocorde, svagato e sempre sorpreso di vivere) sembra un ingenuo, un tenerone innamorato, un romantico, ma per far soldi (o recuperare quelli perduti non si sa come) investe (ma cosa?) in un’operazione di droga. Mai sfiorato dal dubbio che l’azione sia illegale, immorale, illecita e rischiosa non calcola e sbaglia. Pagherà e perderà tutto.
Il film è talmente squinternato che neanche il celebre Pietro Scalia, autore del montaggio (25 film nell’elenco tra cui: “JFK”, O. Stone; “Piccolo Budda”, “Io ballo da sola”, B. Bertolucci; “Soldato Jane”, “Il gladiatore” R. Scott), riesce a dare un senso alla vicenda.
Se la storia dunque non rende; se i personaggi sono improbabili; se l’insieme non offre alcuna emozione che cosa sarà mai successo? Troppo facile dire: “un film sbagliato”, ma è anche troppo complicato sbrogliare una matassa che non il caso, ma la stupidità di produzioni costruite solo per fere business ha confezionato come un patchwork. Una brutta sceneggiatura, interpreti di maniera e regia superficiale non fanno mai una storia. Neanche un (buon) film.
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renny79
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lunedì 20 gennaio 2014
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donne, sesso e droga + un super cast non bastano
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Questo film preferisco catalogarlo come uno scivolone di Ridley Scott, a parer mio ha preso un cast di richiamo e una tematica, Uomini succubi delle Donne + Droga, di sicuro interesse confezionando un prodotto scontato e noioso.Durante la visione del film non potevo fare a meno di sperare che il proseguire degli eventi non fosse come mi stavo aspettando, mentre tutto veniva puntualmente confermato.
L'utilizzo di un cast così altisonante per un film così privo di parti significative restituisce attori come tutte comparse. Per non parlare poi di quelle scene per stupire e fare riflettere sulla tematica del film marcando così l'opera come unica, sono esagerate, mi riferisco soprattutto alla scena di autoerotismo di Cameron Diaz con la Ferrari di Bardem, semplicemente ridicola, sicuramente d'effetto, ma ridicola; come anche la scena della confessione, così invece di costruire un personaggio affascinante, senza scrupoli, senza morale e disposto a tutto, Cameron Diaz sembra più un "Alien adolescente" e Bardem un bambino di 4 anni.
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Questo film preferisco catalogarlo come uno scivolone di Ridley Scott, a parer mio ha preso un cast di richiamo e una tematica, Uomini succubi delle Donne + Droga, di sicuro interesse confezionando un prodotto scontato e noioso.Durante la visione del film non potevo fare a meno di sperare che il proseguire degli eventi non fosse come mi stavo aspettando, mentre tutto veniva puntualmente confermato.
L'utilizzo di un cast così altisonante per un film così privo di parti significative restituisce attori come tutte comparse. Per non parlare poi di quelle scene per stupire e fare riflettere sulla tematica del film marcando così l'opera come unica, sono esagerate, mi riferisco soprattutto alla scena di autoerotismo di Cameron Diaz con la Ferrari di Bardem, semplicemente ridicola, sicuramente d'effetto, ma ridicola; come anche la scena della confessione, così invece di costruire un personaggio affascinante, senza scrupoli, senza morale e disposto a tutto, Cameron Diaz sembra più un "Alien adolescente" e Bardem un bambino di 4 anni.
Ritengo negativi anche gli anticipatori tentativi di dissuadere/consigliare Fassbender da parte di Bardem e Pitt, buttati lì!!, per alzare la tensione dello spettatore, mi hanno dato più l'impressione che tutti e tre i protagonisti tentassero l'operazione di narcotraffico per la prima volta, considerando poi la fine che fanno. Irrealistico anche l'avvocato filosofo messicano a cui Fassbender chiede una mano come ultima risorsa.
Per concludere, il messaggio generale del film "l'uomo è in balia delle donne" mi ha dato l'idea di essere una tematica troppo debole per fare da collante alle scene di questo film, quest'ultimo finisce per dare l'idea di un collage di film già visti sul narcotraffico. Il tema poteva essere affrontato senza cercare l'impatto sul pubblico a tutti i costi estremizzando sesso e violenza, forse trattata da Woody Allen questa tematica ne poteva uscire un buon film.
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hollyver07
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giovedì 23 gennaio 2014
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inconcludente parata d'attori da finire in ...oso!
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Ciao. Onestamente non pensavo che sarei rimasto così deluso dopo la visione di un film diretto e prodotto da Ridley Scott. Sarà pur vero che anche i grandi sbagliano (...sarebbero guai se così non fosse) ma non vedo possibilità di "salvezza" per questo film al quale calzano a pennello tutti i termini di manifesto disappunto che finiscono in ...oso, da noioso a presuntuoso e via dicendo. Considero inutile perder tempo a riassumere la vicenda, basata su droga, avidità, stupidità umana e storie di confine che qualcuno ha bellamente ed inopinatamente accostato a "Non è un paese per vecchi" (ma proprio no...!). Di tutto il film, dalla sceneggiatura al cast, mi sento di salvare solo l'aspetto puramente visivo, fotografia e scelta delle scenografie/location, il resto preferisco lasciarlo commentare a veri cultori del cinema i quali, forse, riusciranno a comprenderne la morale, oppure le scintille di genuina genialità che a me sono (ovviamente) sfuggite.
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Ciao. Onestamente non pensavo che sarei rimasto così deluso dopo la visione di un film diretto e prodotto da Ridley Scott. Sarà pur vero che anche i grandi sbagliano (...sarebbero guai se così non fosse) ma non vedo possibilità di "salvezza" per questo film al quale calzano a pennello tutti i termini di manifesto disappunto che finiscono in ...oso, da noioso a presuntuoso e via dicendo. Considero inutile perder tempo a riassumere la vicenda, basata su droga, avidità, stupidità umana e storie di confine che qualcuno ha bellamente ed inopinatamente accostato a "Non è un paese per vecchi" (ma proprio no...!). Di tutto il film, dalla sceneggiatura al cast, mi sento di salvare solo l'aspetto puramente visivo, fotografia e scelta delle scenografie/location, il resto preferisco lasciarlo commentare a veri cultori del cinema i quali, forse, riusciranno a comprenderne la morale, oppure le scintille di genuina genialità che a me sono (ovviamente) sfuggite. Lo consiglierei soltanto agli amanti delle scene erotiche da parabrezza, agli studiosi della garrota e del compostaggio a base umana. Saluti
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(di no_data)
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