Anno | 2013 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Jean-Marc Lamoure |
Attori | Béla Tarr . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 novembre 2013
Un ritratto dell'immenso regista ungherese Béla Tarr sul set di The Turin Horse, a suo dire l'ultimo film.
CONSIGLIATO SÌ
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La lavorazione di The Turin horse, il dietro le quinte, la realizzazione delle scene più impressionanti e le interviste ai protagonisti per capire il cinema di Béla Tarr attraverso un'indagine del suo farsi.
I film come un'impresa di famiglia, un nucleo che non si appartiene per nascita e che non è legato dal sangue, ma anzi si è scelto e selezionato negli anni, in base alla comunanza d'intenti ed è tenuto insieme dalla forza di una visione comune. Béla Tarr da decenni realizza i suoi film assieme a una crew quasi sempre fissa, intende il cinema come una questione quasi privata, da espletare tra pochi intimi, includendo quanto meno possibile estranei nella lavorazione.
Jean-Marc Lamoure decide di esplorare questo stile poco convenzionale durante la lunga lavorazione di The Turin horse (dal 2008 al 2012), frequentando il set con la sua di troupe e intervistando i membri della "famiglia Tarr", il risultato è un backstage espanso, un documentario che parte dalla ricostruzione della lavorazione alle scene più complesse del film e punta all'anima del lavoro di Béla Tarr assecondando un movimento che va dal particolare al generale.
Troupe ridotte all'osso che si ingrandiscono lentamente, scene apparentemente minimali che piano piano si animano grazie a ventilatori e all'arrivo di elicotteri o anche lunghi pianisequenza, i film essenziali e ridotti all'osso di Béla Tarr visti da dietro le quinte attraverso l'occhio innamorato di Jean-Marc Lamoure svelano realizzazioni più complesse di quel che non si possa ipotizzare e una negazione di quel naturalismo che invece promuovono una volta finiti.
La trappola del semplice "backstage" è dietro l'angolo, si avverte, spesso Lamoure riesce a sfuggirgli, altre volte ne rimane invischiato. Lo stesso però per chi ama il cinema di Béla Tarr come per chi è digiuno del mondo di questo inclassificabile regista ungherese, si tratta di un documento imperdibile.