enzo70
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giovedì 6 ottobre 2016
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ottimo esordio
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La prima sorpresa è che spaghetti story non è ambientato a Napoli, ma a Roma; ma non è chissà quale notizia; la seconda, invece, è che De Caro propone agli spettatori un film intelligente e diverso, che va oltre la banalità del qualunquismo corrente; e questa non solo è una notizia, ma è una gran bella notizia.
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La prima sorpresa è che spaghetti story non è ambientato a Napoli, ma a Roma; ma non è chissà quale notizia; la seconda, invece, è che De Caro propone agli spettatori un film intelligente e diverso, che va oltre la banalità del qualunquismo corrente; e questa non solo è una notizia, ma è una gran bella notizia. Due amici, Valerio e Christian, diversi in tutto, sono i protagonisti del film. Valerio è un aspirante attore, sognatore e immaturo; Christian è un piccolo spacciatore, pragmatico, ma alla fine anche lui perso dietro sogni irraggiungibili. Del film non racconto la storia per non far perdere l’interesse al lettore di oggi, spettatore, mi auguro, di domani; ma un esordio alla regia così deve essere segnalato perché De Caro, oltre ad un bel film, ha diretto un film inedito per i mezzi espressivi adottati e per la fotografia. E anche la capacità di lasciare alla film del film un senso di coraggio e di speranza per un paese che devi raccontare pessimo per avere successo è motivo di plauso per il giovane regista romano.
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dario
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domenica 30 agosto 2015
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sorprendente
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Storia originale, piccola, condotta con molto coraggio e senso civile. Bravissimi gli attori e veramente notevole il regista. Il film commuove e intriga, rende simpatici i personaggi, quasi familiari. Strepitoso l'amico di Valerio, Cristian di Sante,
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liuk!
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giovedì 18 settembre 2014
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coraggio
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Film indipendente a basso budget con attori giovanissimi e qualche idea interessante.
La trama è molto semplice e non troppo interessante, così come la recitazione, decisamente da rivedere.
Nel complesso è un prodotto di esordio, quindi non posso dargli una totale insufficienza.. rimandato.
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nedevil
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lunedì 15 settembre 2014
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aó, 'ndo sta er filme
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Si sentiva proprio la mancanza dell'ennesimo film "borgataro". Oggigiorno piuttosto che insegnare la dizione agli attori sembra conveniente dedicarsi a film "neorealisti estremi", così tutto risulta abbordabile.
Infatti gli attori di borgata che interpretano se stessi, scimmiottando i grandi "finti borgatari" da V.De Sica a Sordi, risultano presto ingabbiati nei loro stereotipi e difficilmente arrivano al vero Cinema. Un mondo di meteore moderne.
La regia invece, con l'inquadratura "strafissa", traballante e con taglia/incolla da Windows '98 abolisce (o ignora) le piú elementari regole.
Su youtube si incontrano video e cortometraggi mille volte meglio realizzati (e, credo, senza spendere nemmeno lontanamente un budget di 15.
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Si sentiva proprio la mancanza dell'ennesimo film "borgataro". Oggigiorno piuttosto che insegnare la dizione agli attori sembra conveniente dedicarsi a film "neorealisti estremi", così tutto risulta abbordabile.
Infatti gli attori di borgata che interpretano se stessi, scimmiottando i grandi "finti borgatari" da V.De Sica a Sordi, risultano presto ingabbiati nei loro stereotipi e difficilmente arrivano al vero Cinema. Un mondo di meteore moderne.
La regia invece, con l'inquadratura "strafissa", traballante e con taglia/incolla da Windows '98 abolisce (o ignora) le piú elementari regole.
Su youtube si incontrano video e cortometraggi mille volte meglio realizzati (e, credo, senza spendere nemmeno lontanamente un budget di 15.000 euro).
Pare che per molte persone basti urlare 'indie' e tutto si riscopre lecito e degno di ammirazione.
Giá mi aspetto frotte di romani in disaccordo, come se un film si giudicasse dal dialetto e dalla cittá scelti per esprimere un Arte che di artistico sembra avere sempre meno. Iperealismo o mancanza di fantasia?
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nedevil
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lunedì 15 settembre 2014
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aó, 'ndo sta er filme
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Si sentiva proprio la mancanza dell'ennesimo film "borgataro". Oggigiorno piuttosto che insegnare la dizione agli attori sembra conveniente dedicarsi a film "neorealisti estremi", così tutto risulta abbordabile.
Infatti gli attori di borgata che interpretano se stessi, scimmiottando i grandi "finti borgatari" da V.De Sica a Sordi, risultano presto ingabbiati nei loro stereotipi e difficilmente arrivano al vero Cinema. Un mondo di meteore moderne.
La regia invece, con l'inquadratura "strafissa", traballante e con taglia/incolla da Windows '98 abolisce (o ignora) le piú elementari regole.
Su youtube si incontrano video e cortometraggi mille volte meglio realizzati (e, credo, senza spendere nemmeno lontanamente un budget di 15.
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Si sentiva proprio la mancanza dell'ennesimo film "borgataro". Oggigiorno piuttosto che insegnare la dizione agli attori sembra conveniente dedicarsi a film "neorealisti estremi", così tutto risulta abbordabile.
Infatti gli attori di borgata che interpretano se stessi, scimmiottando i grandi "finti borgatari" da V.De Sica a Sordi, risultano presto ingabbiati nei loro stereotipi e difficilmente arrivano al vero Cinema. Un mondo di meteore moderne.
La regia invece, con l'inquadratura "strafissa", traballante e con taglia/incolla da Windows '98 abolisce (o ignora) le piú elementari regole.
Su youtube si incontrano video e cortometraggi mille volte meglio realizzati (e, credo, senza spendere nemmeno lontanamente un budget di 15.000 euro).
Pare che per molte persone basti urlare 'indie' e tutto si riscopre lecito e degno di ammirazione.
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maggie69
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domenica 7 settembre 2014
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con poco...
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il film è carinissimo. visto al cinema. con 2 euro gli italiani sono capaci di fare un film più che decente, con attori sconosciuti e per di più anche bravi.
Se cala di prezzo, me lo compro anche in dvd. è il modo più bello del cinema italiano di esprimere valori sani.
Bravi!
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redrose
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giovedì 31 luglio 2014
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spaghetti per tutti!
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Sarà che mi sono seduta all’Arena di Garbatella già ben disposta verso questa commedia dolce-amara, che sapevo aver riscosso un discreto consenso nonostante il low budget. Sarà che conosco Valerio, il protagonista, che è veramente un attore (“non famoso” si poteva dire prima del film), che faceva il cameriere in un locale trendy di Ostiense e quindi tutto ciò rende ancora più credibile la storia di chi passa dal servire ai tavoli al grande pubblico in sala (trattasi sempre di palati esigenti che hanno comunque di che lamentarsi). Sarà che ci sono gli Spaghetti di mezzo nel titolo come nel mio Blog, e il tutto rimanda a storie che trasudano semplicità e amicizia (a basso costo), ergo non potrei non promuovere Spaghetti story a pieni voti.
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Sarà che mi sono seduta all’Arena di Garbatella già ben disposta verso questa commedia dolce-amara, che sapevo aver riscosso un discreto consenso nonostante il low budget. Sarà che conosco Valerio, il protagonista, che è veramente un attore (“non famoso” si poteva dire prima del film), che faceva il cameriere in un locale trendy di Ostiense e quindi tutto ciò rende ancora più credibile la storia di chi passa dal servire ai tavoli al grande pubblico in sala (trattasi sempre di palati esigenti che hanno comunque di che lamentarsi). Sarà che ci sono gli Spaghetti di mezzo nel titolo come nel mio Blog, e il tutto rimanda a storie che trasudano semplicità e amicizia (a basso costo), ergo non potrei non promuovere Spaghetti story a pieni voti.
Il film, primo lungometraggio del regista romano Ciro De Caro, parla della precarietà giovanile, ma lo fa in maniera genuina e senza filosofeggiarci troppo su. Costato solo 15mila euro, per girarlo ci sono voluti solo 11 giorni ed è stato realizzato utilizzando una sola ottica, senza nessun primo piano e di effetti speciali nemmeno l’ombra. All’inizio le inquadrature fuori fuoco ti danno un po’ fastidio e pensi che improvvisamente ti sia calata la vista invece poi il montaggio creativo velocizza la narrazione e te ne fa dimenticare: in fondo non servono grandi mezzi per raccontare belle storie. Il cinema c’è, esiste e si fa con una buona sceneggiatura e un cast affiatato e brillante.
Nel panorama della commedia italiana contemporanea, in cui hanno quasi sempre la meglio gli allestimenti para televisivi popolati da giovani goderecci e festaioli, finalmente non ci tocca assistere alla solita vetrina di tatuaggi e depilazioni alla Francesca Arca e al racconto della vita di “figli di papà” che abitano in loft superaccessoriati in centro.
L'esordiente Ciro De Caro racconta il mondo dei giovani in modo assolutamente realistico (a tratti quasi pessimistico direi), e lo fa con assoluta schiettezza rappresentando in maniera lucida l’umiliazione e l’apatia che la precarietà lavorativa provoca nei protagonisti, inducendoli a inibire i propri sogni, nel caso di Valerio, o scatenando il pragmatismo più spietato, nel caso di Christian.
Valerio Di Benedetto e Christian Di Sante hanno tempi comici impeccabili, l'uno nelle vesti di primo attore, l'altro in quelle di caratterista, hanno la giusta dose di umanità e ci hanno regalato non poche risate di qualità. Supremo riscatto femminile per le donne di questa pellicola che reagiscono in maniera eccelsa di fronte alla prova di scarsa virilità di maschi spodestati dal ruolo di capofamiglia: nonne, sorelle, fidanzate - si rimboccano le maniche con una concretezza e una solidarietà che le rende capaci di comprendere anche le situazioni più assurde, garantendo assistenza e protezione.
Grazie per questo spaccato di vita, così sensibile e attento ai valori umani e ai rapporti interpersonali, all’unione che fa la forza, e al precariato che ti costringe a essere combattivo. Sempre.
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silvia lt
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lunedì 7 aprile 2014
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un’ora e mezza trascorsa piacevolmente!
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Valerio e Cristian (detto Scheggia) sono due grandi amici. Si conoscono da una vita e da una vita si arrangiano per tirare avanti. Valerio è un tipo sostanzialmente inconcludente: si crede un bravo attore ma, nella quotidianità, si arrangia con impieghi part-time nell’attesa di poter vivere del proprio lavoro. Scheggia, invece, vive ancora con la nonna e campa di espedienti. Poi ci sono Serena è studentessa ma vorrebbe costruire una famiglia con Valerio ed infine Giovanna, la sorella di Valerio, che lavora come massoterapista ma sogna di diventare chef di cucina cinese. Quattro giovani adulti dei nostri giorni che sembrano avere le idee chiare su chi sono e cosa vogliono ma di fatto restano ingabbiati nei propri schemi mentali.
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Valerio e Cristian (detto Scheggia) sono due grandi amici. Si conoscono da una vita e da una vita si arrangiano per tirare avanti. Valerio è un tipo sostanzialmente inconcludente: si crede un bravo attore ma, nella quotidianità, si arrangia con impieghi part-time nell’attesa di poter vivere del proprio lavoro. Scheggia, invece, vive ancora con la nonna e campa di espedienti. Poi ci sono Serena è studentessa ma vorrebbe costruire una famiglia con Valerio ed infine Giovanna, la sorella di Valerio, che lavora come massoterapista ma sogna di diventare chef di cucina cinese. Quattro giovani adulti dei nostri giorni che sembrano avere le idee chiare su chi sono e cosa vogliono ma di fatto restano ingabbiati nei propri schemi mentali. Ognuno giudica l’altro ed è cieco di fronte alle proprie esigenze e potenzialità. Quando la giovane prostituta cinese Mei Mei entra a far parte delle loro vite, tutto è costretto a cambiare rapidamente. Bel film con una sceneggiatura molto divertente (esilaranti le battute di Scheggia). Un’ora e mezza trascorsa piacevolmente!
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melvin ii
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lunedì 24 marzo 2014
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la forze delle idee vince sui soldi!
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Tutta colpa di Freud è un film italiano uscito nel gennaio 2014 e diretto e sceneggiato da Paolo Genovese, con: Marco Giallini, Anna Foglietta Vittoria Puccini,Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Alessandro Gassman,Claudia Gerini.
Dopo “la fase” Immaturi, Genovese prova a cambiare registro e racconta un tema universale come l’amore attraverso gli occhi e la vita di un’analista 2.0 interpretato da Marco Giallini.
Negli altri paesi, prima nel cinema e poi in TV, la figura dello psichiatra è stata svecchiata, rivista e resa anche protagonista di alcune storie. Ricordiamo ad esempio la serie americana “In Treatment” con Gabriel Byrne.
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Tutta colpa di Freud è un film italiano uscito nel gennaio 2014 e diretto e sceneggiato da Paolo Genovese, con: Marco Giallini, Anna Foglietta Vittoria Puccini,Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Alessandro Gassman,Claudia Gerini.
Dopo “la fase” Immaturi, Genovese prova a cambiare registro e racconta un tema universale come l’amore attraverso gli occhi e la vita di un’analista 2.0 interpretato da Marco Giallini.
Negli altri paesi, prima nel cinema e poi in TV, la figura dello psichiatra è stata svecchiata, rivista e resa anche protagonista di alcune storie. Ricordiamo ad esempio la serie americana “In Treatment” con Gabriel Byrne.
Come sempre noi italiani arriviamo dopo e soprattutto a modo nostro.
La scorsa primavera Sky ha prodotto la versione italiana di”In treatment” con Sergio Castellito.
Qualcosa si muove, dovremmo dire, ma non è sufficiente
Tutta colpa di Freud è un prodotto più televisivo che cinematografico.
I dialoghi, la recitazione e la regia sarebbero stati, a nostro avviso, più adatti per il piccolo schermo.
Ci domandiamo perché dopo Vanzina anche questo film sia stato considerato “d’interesse nazionale”dal Ministero dei Beni culturali e quindi beneficiato di contributi pubblici.
Francesco(Giallini) prima d’essere uno psichiatra è un padre di tre figlie(Puccini, Foglietta Adriani).
Tutte tre alle prese con problemi d’amore.
Il film si sviluppa attraverso le tre storie delle figlie.
Convince e diverte la storia della Foglietta, lesbica in crisi d’identità sessuale
La Foglietta si conferma volto nuovo e fresco della commedia italiana.
La Puccini si conferma “fredda” per il cinema. Non convince nel ruolo, svolge il compitino della libraia sognatrice senza emozionare.
Bene invece Marchioni, anche da “muto” conferma le sue qualità artistiche.
Scontata e banale la storia con protagonista Gassman, marito infedele pentito.
Giallini si conferma attore di livello, ma non riesce a dare fino in fondo profondità al suo personaggio.
Apprezzabile l’interpretazione della Gerini.
Immaginiamo che il caro Freud dopo aver visto il film, si sarebbe accesso un sigaro e si sarebbe chiesto”Ma cosa c’entro io con la crisi di creatività del cinema italiano?”
Produttori e sceneggiatori italiani, magari, un giro sul lettino dovrebbero farselo.
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alvi52
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martedì 4 marzo 2014
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in bocca al lupo forza ragazzi.
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Ho visto il film "Spaghetti story" al cinema di Palombara (RM) e ho avuto il piacere di parlare con il giovane regista Ciro De Caro.
L'ho trovato un film giovane, attuale e che rispecchia molto la situazione di vita dei giovani, con molti progetti in testa per il futuro, con la determinazione e l'obiettivo di quello che vorrebbero fare, ma con poche speranze di riuscita per ciò che offre il mondo del lavoro a causa di una politica sbagliata di tagli, specialmente sulla cultura.
Il regista ha saputo mettere insieme tutti questi elementi elaborarli in modo semplice, comprensivi, piacevoli da vedere e ascoltare. Inoltre mette in risalto il lato umano delle persone, quasi a disinteressarsi dei propri progetti pur di aiutare, in tempi di crisi, persone che stanno peggio di loro, come la prostituta cinese caduta schiava di un suo connazionale spacciatore di droga, alla fine tutti si adoperano per aiutarla e liberarla da quella schiavitù.
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Ho visto il film "Spaghetti story" al cinema di Palombara (RM) e ho avuto il piacere di parlare con il giovane regista Ciro De Caro.
L'ho trovato un film giovane, attuale e che rispecchia molto la situazione di vita dei giovani, con molti progetti in testa per il futuro, con la determinazione e l'obiettivo di quello che vorrebbero fare, ma con poche speranze di riuscita per ciò che offre il mondo del lavoro a causa di una politica sbagliata di tagli, specialmente sulla cultura.
Il regista ha saputo mettere insieme tutti questi elementi elaborarli in modo semplice, comprensivi, piacevoli da vedere e ascoltare. Inoltre mette in risalto il lato umano delle persone, quasi a disinteressarsi dei propri progetti pur di aiutare, in tempi di crisi, persone che stanno peggio di loro, come la prostituta cinese caduta schiava di un suo connazionale spacciatore di droga, alla fine tutti si adoperano per aiutarla e liberarla da quella schiavitù.
Inoltre De Caro ha saputo dimostrare che anche in tempi di crisi, in cui viviamo, si può con: la volontà, lo impegno, la voglia di fare e solidarietà umana realizzare un "piccolo film", che per me è un grande film tutto italiano, senza sottovalutare il fattore principale, il costo di produzione (tutto fatto in casa) poco più di 10.000,00 euro, poi sia il regista sia gli attori sono tutti alla loro prima esperienza del mondo cinematografico. Ottime le musiche e la colonna sonora della commedia.
Da quello che ho notato, posso dire che Ciro De Caro è un giovane molto aperto e vuol dare spazio e opportunità ad altri giovani emergenti, cercando, anche per il futuro, di allargare sempre più il vivaio umano per dar modo di far lavorare anche nuovi soggetti.
Pertanto amiche e amici v’invito di andare a vedere questo film-commedia, rimarrete soddisfatti, non è come i soliti cinepanettoni di Natale, interpretati da attori famosi, che visti una volta la seconda ti rifiuti di rivedere perché non sanno di nulla. Mentre questo è un film che anche fra 20-30 anni lo rivedresti molto volentieri, rievocherà i nostri tempi vissuti, come i vecchi film in bianco e nero degli anni 60-70.
In bocca al lupo Ciro.
Alvaro Compagnone
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