Sacro Gra, documentario (Nastro d’Argento Venezia 2013) di Gianfranco Rosi , montaggio di Jacopo Quadri
Vincitore al Festival del Cinema di Venezia 2013, un documentario che svela la commedia umana in scena ai bordi del raccordo anulare che cinge Roma e che si attraversa frettolosamente per raggiungere la città o per superarla, diretti ad altre mete. In alcune ore intasato dal traffico, obbliga a lanciare uno sguardo annoiato verso chilometri di brutti edifici con negozi di articoli all’ingrosso, insomma un anello senza metalli o pietre preziose. Questo è quanto l’automobilista riesce appena a vedere tentando di procedere nel traffico spasmodico o uggiosamente lento a causa di qualche incidente, ma Gianfranco Rosi mostra altro e l’altro sorprende lo spettatore con inaspettati squarci sulla vita di chi ci vive o ci lavora, ci spende la vita insomma. Nessuna colonna musicale eccetto negli ultimi istanti che accompagnano i titoli di coda con “Il cielo”, la struggente canzone interpretata da Lucio Dalla, il resto del sonoro è offerto dai rumori reali, perfino da quelli solo percepibili con sofisticati strumenti elettronici che riescono a captare l’inimmaginabile: il banchetto orgiastico di colonie di insetti radunatisi e intenti a divorare una maestosa palma fino a toglierle ogni possibilità di vita. Impossibile non associare l’immagine a certi banchetti umani senza provarne un certo disagio.
L’altro estremo è costituito dal frequente rombo degli aerei dei vicini aeroporti che sembrano sfiorare enormi ed alti edifici, nota predominante, a cui i residenti sembrano essersi abituati, ma che in realtà fa assimilare a quello tutti gli altri suoni che sfiorano l’orecchio senza attrarne l’attenzione: molti tentativi di conversazioni si riducono a monologhi senza risposta, come nella scena in cui il pescatore di anguille commenta un articolo tentando, invano o con scarsissimo successo, di coinvolgere la donna intenta a riparare le reti da pesca o in quella in cui l’abitante di un monolocale, senza inflessioni romanesche, prova a condividere le idee con una donna seduta a tavolino. Neanche le pecore sembrano essere infastidite dagli aerei mentre brucano placidamente all’interno di bellissime inquadrature.
Fra tutte le creature su cui cade l’attenzione spicca particolarmente l’operatore di un’ambulanza che è in servizio sul raccordo: è il dolcissimo uomo, dotato di straordinarie doti di semplicità e umanità, così come dovrebbe sempre essere: sensibile mentre accudisce le vittime che soccorre, paziente e tenero mentre parla con la mamma, che, già affetta da Alzheimer, vive da sola, come lui che, la sera, consuma il suo piatto di pasta fredda davanti al computer parlando con un’amica.
Ovviamente s’incontrano alcuni travestiti, prostitute, ragazze seminude che danzano sul bancone di un bar per sollecitare i consumi di alcolici dei clienti che le guardano, ma anche il gestore di una costruzione d’epoca trasformata in Bed & Breakfast, il ricercatore che crea una sostanza per bloccare l’azione mortale degli insetti che distruggono le palme, una curiosa famigliola che abita in una ricca proprietà arredata pomposamente e dal sapore fortemente nostalgico e malinconico.
Tutto il film è malinconico e la frenesia del traffico, sottolineata molto bene anche nell’ultima inquadratura, contrasta con il ritmo lento delle creature che ne abitano i bordi, tutte adulte con una sola eccezione. Il grigio prevalente di questo panorama è però illuminato dal calore dell’affetto per i genitori in un paio di esempi che scaldano il cuore.
Davvero interessante!
Rita Branca
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giovedì 3 ottobre 2013
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porta con te il pigiama
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Non con poca curiosità sono andato a vedere il film, speranzoso di poter godere delle atmosfere suburbane della città eterna e dei loro abitanti. Che dire? Raramente ho atteso con sittanta ansia la fine di un film al cinema ... Certamente non si può pretendere un action movie a fronte di una pellicola girata a mò di documentario ma, le pause nei dialoghi, le scene silenziose e la complessiva lentezza ne fanno un capolavoro di noia mortale, di tanto in tanto interrotta da qualche pallida venatura poetica laddove l'insignificante succedersi delle vicende dei personaggi affonda nella solitudine dei loro piccoli gesti quotidiani. Non credo che, per quanto in stile doc., il film renda invece ragione della vitalità ed energia delle periferie metropolitane.
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Non con poca curiosità sono andato a vedere il film, speranzoso di poter godere delle atmosfere suburbane della città eterna e dei loro abitanti. Che dire? Raramente ho atteso con sittanta ansia la fine di un film al cinema ... Certamente non si può pretendere un action movie a fronte di una pellicola girata a mò di documentario ma, le pause nei dialoghi, le scene silenziose e la complessiva lentezza ne fanno un capolavoro di noia mortale, di tanto in tanto interrotta da qualche pallida venatura poetica laddove l'insignificante succedersi delle vicende dei personaggi affonda nella solitudine dei loro piccoli gesti quotidiani. Non credo che, per quanto in stile doc., il film renda invece ragione della vitalità ed energia delle periferie metropolitane...Solitudine sì, va bene, ma inquietudine no grazie!
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