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Ricordate i fotoromanzi degli anni 60 con il pilota bellone e senza regole, capelli lunghi biondi, ipersessuato e l'avversario freddo e antipatico come una cella di freezer? Sullo sfondo delle immagini ora una ruota, ora un volante, tanto per ricordare dove siamo. Il film di Ron Howard ricalca tutto cio' dalle prime inquadrature, un film dove manca completamente la passione per la pista e per il mezzo meccanico, l'odore di benzina, oli e asfalto, le lunghe ore e giornate di messa a punto, le pause di pianificazione e perfezionamento, in poche parole l'automobilismo. Le riprese della corsa sono confuse e spesso non guardano l'evento, non si capisce granche'. Howard non ama i motori, le auto da corsa sono trattate come demoni. La storia umana tra i due è melensa e stereotipata. Oltretutto Lauda non era odioso come appare (lo conobbi molto giovane in un box a Vallelunga e fu molto gentile) Lauda e Hunt erano persino amici e abitarono nello stesso appartamento. Il film emoziona solo verso la fine nelle sequenze che manifestano il senso di comunanza e rispetto tra i due piloti. Per un film tra due piloti di formula 1 sembra un po' poco.
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