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Nebraska

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Un film di Alexander Payne. Con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Stacy Keach.
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Drammatico, durata 115 min. - USA 2013. - Lucky Red uscita giovedì 16 gennaio 2014. MYMONETRO Nebraska * * * 1/2 - valutazione media: 3,99 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
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la vecchiaia e l'utopia delle illimitate possibili Valutazione 4 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
martedì 4 febbraio 2014

La vecchiaia. Woody è ormai avanti con gli anni, trasandato e scontroso, la sua galoppante corsa verso la demenza senile, gli occhialini che gli consentono di affacciarsi sul mondo un po’ deformato, lo spingono ad inseguire sogni mascherati da realtà, come una grossa vincita in una lotteria, palesemente truffaldina ma non ai suoi occhi; insensibile ai richiami della bisbetica moglie, fugge spesso di casa per avviarsi a piedi verso l’agognata meta (il ritiro del premio) a Lincoln, in Nebraska. W. ha due figli, uno giornalista di successo in televisione quasi sempre assente, l’altro piccolo negoziante che fa di tutto per comprenderlo e stargli vicino. W. è stato alcolista e non disdegna ancora qualche birra che gli sarebbe proibita, desidera un furgone che non potrà guidare per girare nella realtà perduta dei luoghi del suo vissuto, oltre che, solitario, nei meandri della sua offuscata mente.
Il rapporto padre-figlio. David, il figlio minore, non ha perso la speranza di riannodare il tenue filo che lo lega al padre, apparentemente insensibile ai suoi approcci di conciliazione  e totalmente concentrato sul raggiungimento dello scopo della vita racchiuso in un pezzo di carta con l’indicazione di un premio di 1 milione di dollari e del suo nome. Convinto che non vi siano soluzioni migliori, D. decide di accompagnare il padre nel lungo viaggio verso Lincoln, attraverso le desolate lande senza fine del Nebraska, aride, silenti, punteggiate di poche mucche e di qualche paesino sperduto. D. sa che quella convivenza forzosa in macchina è l’ultima chance per rompere quella maschera di chiusura in sè e di isolamento che il padre ha sempre opposto alla sua offerta di amore ed alla voglia di conoscere qualche dettaglio significativo in più della sua vita misteriosa.
La incomunicabilità e la malvagità degli altri. Prima di arrivare alla meta, genitori e figli si recano nei luoghi e tra la gente della giovinezza di Woody, cercando di far rivivere in una generale rimpatriata vecchie atmosfere vivide di affetti e di brio. In uno di quei paesi, radi di vita, gli anziani sopravvissuti all’ impulso di scappare via, parlano ma non dicono, gli argomenti restano in superficie, le parole non si incontrano e non reagiscono, gli animi non si scaldano. Ma, dopo la diffusione della pur falsa notizia dell’improvviso arricchimento del vecchio, sulla cenere spenta degli affetti e della solidarietà di una volta, gli (ex) amici e parenti si rianimano, danno sfogo alla loro peggiore interessata rapacità, trincerandosi dietro presunti crediti a suo tempo non riscossi. I figli e la madre si fanno cerchio magico, difendendo con le parole e con i fatti il disorientato Woody dagli artigli velenosi della banda di vampiri.  A David spetta affrontare il più irriducibili di essi, che verrà letteralmente steso, aprendo forse una crepa nel muro di impenetrabilità emotiva del padre.
L’epilogo. Giunti a Lincoln, la truffa viene inesorabilmente svelata, e Woody dovrà accontentarsi di un cappellino di consolazione. Dopo il ritorno a casa, finalmente si ricompone la sbrindellata rete familiare; i rapporti, dopo l’accumulo di anni di ruggine, vengono disossidati e W. potrà invecchiare con qualche soddisfazione in più e con qualche problema in meno.
Alexander Payne, ormai specializzato nel descrivere in modo lineare ma meticoloso il processo di maturazione di personaggi normali verso mete più impegnative come l’abbandono della gioventù (Sideway), la vita da pensionati (A proposito di Schmidt) o l’assunzione di responsabilità familiari e morali attraverso il riscatto da una vita colpevolmente passiva (Paradiso amaro), affronta con Nebraska il tema della vecchiaia, integrato dagli altri sottotemi dei rapporti familiari e dell’indifferenza di chi ci circonda, pronta a scivolare nella malvagità quando si tratta di spennare un pollo fino ad annullare vecchi rapporti di amicizia e di consanguineità. Lo fa con quel tanto di ironia e di scioltezza narrativa necessaria ad attenuare nei toni le pene della mente che degenera e l’utopia senile delle illimitate possibilità.  Lo fa usando uno splendido bianco e nero, forte delle infinite sfumature dei contrasti, della simbologia dei paesaggi naturali che rispecchiano il vuoto, l’incomunicabilità, la sterilità dei mondi interiori. Lo fa con l’aiuto di una sceneggiatura impeccabile nei dialoghi e negli snodi narrativi e con lo stile “spoglio e disadorno, come la vita dei protagonisti” (A. Payne). Superlativi gli interpreti, come Bruce Dern, attore dal lungo passato professionale, tornato trionfalmente alla ribalta internazionale dopo anni di apparente silenzio. Per nostra fortuna.

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