Miss Violence

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Un film di Alexandros Avranas. Con Themis Panou, Rena Pittaki, Eleni Roussinou, Sissy Toumasi, Kalliopi Zontanou.
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Drammatico, durata 99 min. - Grecia 2013. - EyeMoon Pictures uscita giovedì 31 ottobre 2013. - VM 14 - MYMONETRO Miss Violence * * * 1/2 - valutazione media: 3,53 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

le porte di Avranas Valutazione 4 stelle su cinque

di carloalberto


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venerdì 14 agosto 2020

Miss violence offre lo spunto per diverse interpretazioni. Teorema in forma di piece teatrale, che utilizza un caso estremo, in modo paradigmatico, per dimostrare che il male si nasconde tra le pieghe del tranquillo, insospettabile tran tran borghese, vive alla porta accanto ed ha il sorriso del buon vicino premuroso, tema caro a Polanski. Analisi sociologica del potere assoluto, personificato dal padre padrone, che sottomette le sue vittime, ne annulla la volontà e le riduce a meri oggetti per realizzare le sue più cupe perversioni, che richiama alla mente, anche per la crudezza e la violenza insopportabile dei fatti rappresentati, Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini. Dramma familiare osservato in modo asettico, fino all’estraniamento assoluto dalle vicende narrate, nello stile del Sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos. 
La complessità dei significati è appena celata da un descrittivismo naturalistico in cui le immagini, laddove non esplicitano, suggeriscono, comunque, inequivocabilmente quello che sta per accadere e le ingannevoli, ambigue scene iniziali velocemente cedono il passo alla rappresentazione realistica dell’orrore mostrato in un crescendo di rivelazioni traumatiche fino all’abominio assoluto.
Il film è soprattutto una riflessione sulla problematicità dello sguardo che si getta nello spazio dischiuso, quando il cinema o un altro mass media, raccontando storie come questa, apre porte che rimarrebbero altrimenti chiuse. Lo sguardo anaffettivo del regista, come in un gioco di specchi, si riflette in quello di volta in volta cinico, apatico, indifferente, ottuso, dell’assistente sociale, della vicina di casa, della direttrice scolastica, del datore di lavoro, ed infine in quello dei mass media, radio e televisione, il cui rumore onnipresente fa da sottofondo e da colonna sonora a tutto il film. C’è sempre un surplus di violenza gratuita che si aggiunge all’orrore.
Le porte in Miss violence sono tante e hanno diverse funzioni. La vicina apre la porta di casa con circospezione e la richiude frettolosamente, non vuole vedere per non dover prendere posizione, il mostro tirannico scardina la porta della stanza della figlia perché non vuole si creino intimità alternative a quella da lui imposta con le sevizie ed il ricatto, la moglie soggiogata e complice passiva, nella scena finale della ribellione catartica, quando ormai la tragedia è compiuta, dice alle figlie di chiudere la porta di casa a chiave. Ciò che resta di quelle anime perse e del loro imprevedibile futuro è custodito al di là della porta, chiusa a ripristinare e a preservare quel poco che ancora resta della loro umanità.
Si trascende forse l’intenzione di Alexandros Avranas se si interpreta quest’ultima frase pronunciata nel film, altrimenti enigmatica, come un’incursione metafilmica che simboleggia la volontà dei personaggi di sottrarsi alla violenza dello sguardo, al voyeurismo perbenista dello spettatore medio, che, nello scandalizzarsi in modo distaccato, trova inconsciamente una gratificante conferma della propria sana normalità. Indizi per una lettura in tal senso si ritrovano disseminati nel film. L’inquadratura fissa dalla prospettiva del televisore della famiglia riunita nel salotto, è emblematica di una visione capovolta della realtà, in cui il mezzo mediatico diventando soggetto non è più soltanto guardato, ma guarda e penetra violando l’intimità della casa. L’attenzione morbosa dei personaggi verso i documentari sugli animali mima l’interesse della gente comune per le trasmissioni del dolore di cui sono protagonisti spesso le vittime di abusi familiari. La partecipazione emotiva di chi guarda un documentario sugli scimpanzé o una storia di abiezione morale del resto è simile, ovvero meraviglia e disgusto per ciò che non è “umano”.
 

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