Il grande quaderno |
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Un film di Janos Szasz.
Con László Gyémánt, András Gyémánt, Piroska Molnár, Ulrich Thomsen, Ulrich Matthes.
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Titolo originale Le Grand Cahier.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- Germania, Ungheria, Australia, Francia 2013.
- Academy Two
uscita giovedě 27 agosto 2015.
MYMONETRO
Il grande quaderno
valutazione media:
2,86
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sembra una favola ma č la dura vita dei gemelli di Agota
di Roberto Nepoti La Repubblica
Nessuno dei personaggi del Grande quaderno , adattamento per lo schermo del primo romanzo della celebre Trilogia della cittŕ di K. di Agota Kristof, ha un nome: ci sono due gemelli, una nonna, una madre e un padre, un ufficiale tedesco e poi un parroco, una fantesca, un calzolaio e cosě via. Ciň ne rende ancora piů evidente il carattere di fiaba nera: un racconto di formazione che, perň, segue regole tutte sue, crudelmente darwiniane e tutt'altro che consolatorie dove l'ingresso nell'etŕ adulta ha forma d'incubo. Ricordiamo brevemente la storia (che, tuttavia, il film tende a smussare almeno un po'). In Ungheria, durante la seconda guerra mondiale, una famiglia č costretta a separarsi (come nella fiaba di Pollicino?): i figli, due gemelli tredicenni, sono affidati dalla madre alla nonna, che vive in campagna ed č soprannominata dagli abitanti del luogo "la strega" (come nella fiaba di Hansel e Gretel?). La vecchia č una donna arcigna e micragnosa, la quale fa lavorare duro i ragazzi, li chiama "figli di cagna" e li picchia ogni giorno. In campagna i gemelli sperimentano l'insensibilitŕ e il degrado morale elevati a livello di regola: tutti sono sinistramente violenti e crudeli, spesso pervertiti sessuali (preti pedofili, fantesche che circuiscono i ragazzini, ufficiali tedeschi dalle motivazioni a dir poco ambigue). Risoluti a sopravvivere, gli adolescenti allenano il corpo a sopportare sofferenza e privazioni, autoinfliggendosi torture e digiuno per diventare sempre piů forti. Quando gli occupanti tedeschi devono ritirarsi, arrivano i russi: i liberatori, perň, si mostrano non meno disumani di chi li ha preceduti. Una sera la madre si presenta alla fattoria per riprendersi i figli, con in braccio una neonata venuta chissŕ da dove. Il film dell'ungherese János Szász lascia la guerra sempre fuori-campo (perň č eloquente la scena dei bombardieri sul villaggio: se ne vedono solo le ombre proiettate in strada e sui muri delle case, con un forte effetto di minaccia), preferendo mostrarne gli effetti sugli individui. E non sono conseguenze edificanti: a parte un calzolaio ebreo dall'anima di buon samaritano e una piccola ladra, tutti sono personaggi degni di una storia dell'orrore. Inclusi i gemelli, che "crescono" rinunciando all'umanitŕ imparata in famiglia e facendosi vieppiů crudeli con se stessi e con gli altri, per un estremo principio di sopravvivenza del piů forte che li porta a rubare, ricattare e peggio. Senza arrogarsi giudizi morali su di loro, il film lascia tuttavia ben poco spazio all'ottimismo caro alle anime belle: facendo eccezione forse, in extremis, per il personaggio della nonna, che si ammorbidisce in un percorso opposto all'indurimento dei nipoti. Malgrado la cupezza degli eventi che racconta, Il grande quaderno (il titolo deriva dal registro in cui i due adolescenti annotano tutto ciň che accade loro durante il poco idilliaco soggiorno campestre) č un film dall'andamento narrativo nitido e dalla progressione coinvolgente. Contribuisce molto a valorizzarlo il lavoro sull'immagine e sulla luce naturale dell'austriaco Christian Berger, tante volte direttore della fotografia per Michael Haneke.
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