Anno | 2013 |
Genere | Documentario |
Produzione | Spagna, Francia, Germania |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Neus Ballús |
Attori | Rosemarie Abella, Maribel Martí, Raül Molist, Maria Ros, Iurie Timbur . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 dicembre 2013
Attraverso protagonisti che non sono attori, Neus Ballús fa un'analisi della contemporanea crisi in Spagna. Il film ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Un lottatore di greco-romana che sembra non riuscire a diventare il campione che vorrebbe comincia a lavorare per un contandino. Una donna anziana viene ricoverata in un ospizio abbandonando le sue piante al calore estivo e trovando un'infermiera filippina che a sua volta sta imparando che questo lavoro, che le consente una vita impossibile nel suo paese di origine, comporta un investimento emotivo imprevisto e non facile da sostenere. Tutti sono uniti nell'estate torrida di Barcellona.
Il maggior pregio di La plaga è di dare alla sua storia (anzi, al suo intrecciarsi di diverse storie) una chiara connotazione climatica. Il caldo afoso dell'estate nella periferia di Barcellona, è qualcosa di tangibile, non sta solo negli annunci che escono da radio e televisione ma nelle magliette sudate appiccicate alle schiene, nelle piante distrutte dal caldo e nel tremore dell'aria. Come nel miglior cinema, l'aria che respirano i personaggi e l'atmosfera in cui sono inseriti ha un'importanza pari a quella delle strade in cui camminano.
In questo ambiente, che già climaticamente appare intollerabile, si muovono personaggi programmaticamente strani. Se l'anziana e la prostituta sono due topoi narrativi ineludibili, il wrestler e la filippina appaiono variazioni su un tema (l'assistente e lo sportivo) sufficientemente strambe da generare un interesse epidermico.
Perchè il problema di La plaga è proprio quello di non andare mai in profondità, di voler disegnare una situazione, prendendo dei momenti nelle vite di alcune persone (che ovviamente si intrecciano), senza però riuscire a dare una chiave di lettura forte. Si potrebbe facilmente argomentare che la mancanza di chiave di lettura sia una precisa scelta, ma anche ammettendo quest'idea rimane il fatto che tanto la trama generale quanto i singoli intrecci dei singoli tessuti sono privi della forza necessaria per vivere di vita propria.
La tesi di Neus Ballus è chiara: solitudine e isolamento nel più marginale dei contesti (la periferia di una grande città, in un paese occidentale fiaccato da anni di crisi economica). E l'impressione è che faccia di tutto per dimostrarla, vessando i propri personaggi senza che a questo corrisponda uno sguardo in grado di animare tali vessazioni infondendogli un senso più grande, valevole la visione.
Sarebbe altamente condivisibile l'idea di raccontare attraverso un film la crisi economica attuale e la marginalità utilizzando i veri protagonisti delle storie raccontate. Ma, affinché l'idea si realizzi tramite un risultato esteticamente valido, sono necessarie alcune condizioni: 1 - che le storie siano appassionanti al punto di creare una sorta di empatia con gli [...] Vai alla recensione »