La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Gli sparuti incostanti sprazzi di Bellezza.di gi.effe.emme.Feedback: 210 | altri commenti e recensioni di gi.effe.emme. |
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giovedì 28 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Che dire? Film così se ne vedono pochi in questo tempo grigio ed anonimo. Sorrentino ci guida magistralmente tra le strade di Roma, scenografia naturale, e dietro le spalle di Jep, "flaneur" melanconico ed annoiato, disilluso ed ironico e quindi inevitabilmente solo. Le lunghe passeggiate del protagonista sono le passeggiate di noi tutti, di tutti quelli che, dopo aver bevuto il giusto, ma "non così tanto da diventare molesti", vagano alla ricerca di un senso, di una casa, di una pace. La clamorosa fotografia di Bigazzi, le sacre musiche di David Lang, la spaziante macchina da presa di Sorrentino accompagnano la lenta esistenza di Jep e raccontano la meschinità umana, le bassezze, le menzogne e la mediocrità della borghesia (italiana e romana in particolare) in maniera tagliente ed ironica, onirica ed allo stesso tempo clamorosamente reale. La tanto decantata "società romana" è tuttavia soltanto cornice, strumento per raccontare il fallimento di un uomo, uno scrittore "dallo scatto breve", che, carnefice di se stesso, si è fatto vivere ed abbandonato ad i cocktail ed ai trenini, convinto che portassero da qualche parte. La ricerca di Jep, è tuttavia la ricerca di tutti noi, il costante tentativo di scovare qualche attimo da salvare in mezzo alla feccia moderna ed allo squallore umano, frequentando in particolare un'ironia distaccata, una costante, divertita e disperata disillusione, rappresentata magistralmente nel contrasto tra il personaggio del protagonista e quello del ragazzo "in rosso", anch'egli disperato, ma incapace di svuotare, di alleggerirsi, di "non prendere nulla sul serio", unica vera possibilità di salvezza. Ed ecco che in conclusione, nonostante tutto, c'è ancora qualcosa che può illuminare gli occhi umidi e tristi di un superlativo Toni Servillo: una suora che sorride, una corsa tra i giardini di una bambina vestita di bianco, una nave da crociera posata su se stessa come una balena in procinto di morire, il ricordo, ancora caldo, del primo amore. Ecco dunque gli "sparuti incostanti sprazzi di bellezza", ecco "la vita prima della morte", che annulla in un secondo i bla bla bla bla e l'imbarazzo dello stare al mondo. Film totale ed universale, come soltanto le grandi opere della letteratura, della musica, della pittura e del cinema possono essere. Film per tutti e per nessuno. Film diffamato da chi, evidentemente, non è stato in grado o non ha voluto comprenderlo. Film che resterà a lungo nelle teste di chi ne è stato fulminato, scosso, colpito, nonostante, in fondo, non sia nient'altro che un trucco.
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