La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la grande bellezza è un grande filmdi ennepi1954Feedback: 5 | altri commenti e recensioni di ennepi1954 |
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venerdì 12 settembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sarebbe semplicistico adottare un'interpretazione moralistica del film, contrapporre alla problematica e tragica realtà delle cose, e degli uomini, il vuoto interiore, il protagonismo fine a sé stesso di tanti personaggi, e dello stesso Jep Gambardella. Tuttavia questa strada non porterebbe da nessuna parte, è un elemento presente nel film, ma non l'aspetto principale. Il regista è stato invece bravissimo nel raccontare una parte della realtà e di non dare di essa una visione stereotipata, manichea. Sorrentino ha voluto offrire un saggio di antropologia dei nostri tempi, della nostra attuale consapevolezza del reale, che per tanti coincide più o meno esattamente con le vicende degli attori del film. E' un'umanità che fa dello stare in gruppo e di seguire il giudizio della persona ritenuta più influente il proprio “binario” di vita. E' un'umanità bene accorta nell'adempiere ai rituali di un ambito sociale per tanti versi privilegiato, nel segno del denaro e del potere, ma per altri versi esposto integralmente alla ricerca del successo costi quel che costi, anche a voler rinunciare ad ogni tratto di originalità. Il travestirsi, il camuffarsi qui è regola assoluta, quanto la maldicenza ne è il corollario più spicciolo. Gli amici di Jep non hanno la profondità intellettuale del protagonista, che è sempre un passo avanti a loro, ma ne condividono gli effetti, le conseguenze, nel segno della insignificanza. Il film non si limita ad una disamina, come dicevo, antropologica, ovvero una rappresentazione della mondanità e dei riti che vengono osservati per l’esplicazione della stessa, è anche un mini saggio sulla decadenza di un sistema linguistico in riferimento al tratto, apparentemente dominante, degli ambiti sociali più contrassegnati dalla ricchezza e dal potere: la mondanità eretta a sistema di vita implica la costruzione di un sistema verbale completamente sganciato dalla fisicità della vita di tutti i giorni, è, insomma, il trionfo di un egoismo mascherato da sapienza, di un individualismo vorace predone di sé e degli altri, la negazione di ogni ipotesi possibile di autentica comunanza nel segno del bisogno tra gli esseri umani. In questo senso il dialogo, inesistente in verità, tra l’artista che nuda si slancia contro un pilone dell’acquedotto romano e Jep solo apparentemente interessato a lei. Così anche l’episodio della “suora santa” nella parte del finale del film. La suora ultracentenaria esprime, di per sé, una radicale alterità rispetto alla “medietà” degli altri protagonisti, alterità che però si risolve in estraneità, una estraneità favorita anche dalla corte della religiosa che si incarica di tradurre l’enigmaticità della religiosa in parole comprensibili ai più, alterandole e quindi sovrapponendo un altro senso a quello originale. Non è soltanto l’estraneità ciò che caratterizza la sequenza della suora, ma anche la sua riduzione ad elemento assimilabile agli altri, un’ipotesi molto astratta della rappresentazione del sacro che si risolve in “faccenda di tutti i giorni”. La religiosa rimprovera Gambardella di non avere scritto più niente oltre il suo primo libro e alle richieste di Jep più o meno impegnatosi in una fantomatica “intervista”, risponde soltanto che “ La povertà non si racconta...si vive”. “ La grande bellezza” quindi come possibile descrizione di un desiderio di autenticità perduto o smarrito per sempre? Indubbiamente la conclusione sembra autorizzare questa eventualità, di fatto il ricordo di Elisa, la donna amata da Jep da giovane, ritorna nella mente del protagonista e assume il ruolo di un’ancora nell’oceano delle illusioni in cui il protagonista si è anche per sua responsabilità da tempo trovato. Ma la grande bellezza è anche il segno di un enorme e smisurato vuoto che circonda la nostra vita di tutti i giorni, il benessere della nostra condizione di occidentali si confonde con una difficoltà estrema di scardinare la corazza dei nostri pregiudizi e delle nostre aspirazioni più “alla moda”. La grande bellezza è anche il fascino di uno spettacolo smisurato e gigantesco che sgomenta il destino di ogni individuo, è quel senso dell’inutilità e del fallimento sempre presente nella vita e che è destinato a fare da controaltare alla semplicità ottusa dei perbenisti e dei modaioli.
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