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Llewyn è un musicista folk che suona nei locali del Village Newyorkese. Pubblica un disco ma il progetto non riesce a decollare. Dopo che l’amico e collega si è gettato da un ponte, Llewyn si ritrova solo a vivere di espedienti. Pernotta dagli amici e cerca di ottenere ingaggi, senza successo. Decide quindi di cambiare strada e di partire per un lavoro itinerante. In questo quadro sfortunato subentrano episodi e dialoghi che sottolineano l’indole del personaggio. La sua ex, lo aiuta come può, ma non riesce a reprimere la rabbia verso di lui. Lo considera uno sbagliato, tout-court. Per contro Llewyn percorre la sua strada dritto, raggirando come riesce i muri contro cui sbatte inevitabilmente. Un gatto gli farà da spalla per quasi tutto il tragitto. La pellicola ricorda inevitabilmente Barton Fink, sempre dei Coen. Lo stesso spirito narrativo, sembra essersi rinnovato in una storia successiva. Ricordo uno spot non troppo datato, che raffigurava un calciatore solo, di fronte ad una squadra intera. Gli artisti del cinema Coeniano, sono perennemente in lotta col mondo. Nel caso di A proposito di Davis, l’immagine briosa del giocatore contro tutti, diventa tormento che si riversa sul personaggio. Il Nostro non è socievole, non è simpatico e non è furbo. Recidivo nel voler essere ciò che è, a dispetto di una schiera più grande e coesa. Come se non bastasse, la sua performance verrà bollata come “roba che non fa soldi”: proprio da colui che paradossalmente, potrebbe finanziarlo. In un eccesso d’ira, anche Llewyn darà in escandescenze procacciandosi (come Barton) gli esiti del gesto. Eppure, se si vuole entrare in empatia con LIewyn, è forse possibile rifletterci; quando si esibisce sul palco, questa categoria umana, contribuisce a sublimare l’uomo dalla mera condizione di primato più scaltro. Il che, raramente paga. Nondimeno infonde una certa eleganza anche ai malvestiti.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
