pelidinoia
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mercoledì 9 maggio 2018
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pochezza devastante
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Mi domando chi 'cavolo' ha investito denaro in un progetto senza senso come questo? Attori sceneggiatori dialoghi ritmo storia... . La migliore è la Erzigova. detto tutto
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ultimoboyscout
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martedì 9 giugno 2015
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argentero come mortensen.
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Titolo ballerino per un noir che racconta l'Italia, un film brutto (parecchio), sporco e cattivo sui misteri di Roma, dal titolo spiazzante per un film notturno ed attuale che narra di una città collusa e corrotta, segreta, macchiata irrimediabilmente da giochetti politici, sicuramente più adatto a commedie estive e vacanziere degli anni '60. La pellicola è coraggiosa e interessante, in perfetto contropiede non solo per il titolo, ma anche per il cinema in generale, si lascia apprezzare l'omaggio a "La promessa dell'assassino" di Cronenberg per la scena in cui Argentero viene aggredito nella doccia e le ottime prove attoriali di Amendola nei panni del poliziotto deviato e di Delbono in quelli del cattivissimo manovratore, per il resto i luoghi comuni su intrighi e intrallazzi abbondano e le atmosfere da polar malato non rendono bene l'idea di marciume e puzza che invece si sarebbe voluto rappresentare, con l'ansia e l'inquietudine necessarie che non vengono mai a galla.
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Titolo ballerino per un noir che racconta l'Italia, un film brutto (parecchio), sporco e cattivo sui misteri di Roma, dal titolo spiazzante per un film notturno ed attuale che narra di una città collusa e corrotta, segreta, macchiata irrimediabilmente da giochetti politici, sicuramente più adatto a commedie estive e vacanziere degli anni '60. La pellicola è coraggiosa e interessante, in perfetto contropiede non solo per il titolo, ma anche per il cinema in generale, si lascia apprezzare l'omaggio a "La promessa dell'assassino" di Cronenberg per la scena in cui Argentero viene aggredito nella doccia e le ottime prove attoriali di Amendola nei panni del poliziotto deviato e di Delbono in quelli del cattivissimo manovratore, per il resto i luoghi comuni su intrighi e intrallazzi abbondano e le atmosfere da polar malato non rendono bene l'idea di marciume e puzza che invece si sarebbe voluto rappresentare, con l'ansia e l'inquietudine necessarie che non vengono mai a galla. Interessante il personaggio di Luca Argentero, l'investigatore privato Corso (altro omaggio, stavolta a Corso Salani), volto stropicciato, barba sfatta e accanito fumatore, un uomo che scende vertiginosamente negli inferi, in un abisso intricato fatto di abusi e affari sporchi, un eroe con un lato oscuro e poteri eccezionali, quali intuito, fiuto e codice etico ferreo. Per continuare la sua opera di denuncia, Risi sceglie il thriller sotto forma di tela cupa e pericolosa, assegnando il compito di direttore della fotografia a Marco Onorato, al suo ultimo film, che immortala notti davvero "noir" e giorni di una luce irrealmente bianca.
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stefano bruzzone
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mercoledì 6 agosto 2014
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peccato
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Marco Risi è un bravo regista,si vede, e la sceneggiatura sarebbe anche apprezzabile...un thriller ricco di atmosfere insolito per Risi e per il cinema italiano, peccato che il cast sia assolutamente inadeguato. Recitazione da fiction tv e personaggi appena abbozzati. Argentero ce la mette tutta ma non è il suo genere, meglio il comico. Amendola è il solito...Amendola. Sempre uguale qualunque film giri. La Herzigova è bella e a tratti anche brava, ma una parte del genere andava affidata ad un'attrice più preparata sul drammatico. Il resto del cast sono comparse da telenovela. Peccato che in Italia non si riesca a spendere due lire in più da investire nei cast per fare films che vadano oltre la sufficienza.
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Marco Risi è un bravo regista,si vede, e la sceneggiatura sarebbe anche apprezzabile...un thriller ricco di atmosfere insolito per Risi e per il cinema italiano, peccato che il cast sia assolutamente inadeguato. Recitazione da fiction tv e personaggi appena abbozzati. Argentero ce la mette tutta ma non è il suo genere, meglio il comico. Amendola è il solito...Amendola. Sempre uguale qualunque film giri. La Herzigova è bella e a tratti anche brava, ma una parte del genere andava affidata ad un'attrice più preparata sul drammatico. Il resto del cast sono comparse da telenovela. Peccato che in Italia non si riesca a spendere due lire in più da investire nei cast per fare films che vadano oltre la sufficienza.
Voto: 6
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liuk!
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martedì 17 dicembre 2013
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pessimo casting
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Noir discreto, con una buona storia ambientata a Roma ma con una pessima scelta di attori. Argentero (buono in alcune commedie) non è adatto al ruolo principale, che avrebbe necessitato di attore più esperto e più adatto al genere, la Herzigova non è un'attrice e lo stesso Amendola (il "meno peggio" di tutti) non sembra che prenda il film sul serio. Con un differente lavoro di casting sicuramente il risultato sarebbe stato diverso.
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albertoluongo
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domenica 3 novembre 2013
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sorpresa
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Ho iniziato a guardare questo film pensando di annoiarmi e di non vedere scenografia, dialoghi, velocità e realtà.
Sotto alcuni punti di vista è stato così.
Dialoghi scontanti e semplici.
Scenografia quasi assente.
Riprese mediocri.
Ma e un film Italiano e l'ho voluto guardare sperando in uno schiaffo morale. Rimasto contento dell'interpretazione di Argentero e Ammendola, contento della velocità di un film abbastanza reale secondo me.
Merita la sufficienza
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daf_ma
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lunedì 15 luglio 2013
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belle le riprese, poca attenzione sui personaggi
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Vuoi vedere un gran film? “Cha cha cha” non fa per te! Da Marco Risi, regista di Fortapàsc, ti aspetti qualcosa di più di un film che sembra non decollare mai, vuoi per la mancata costruzione e consistenza dei personaggi che, nonostante abbiano alcuni tratti, atteggiamenti e vizi che li contraddistinguono e che dovrebbero contribuire a renderli realistici, non riescono a raggiungere una certa credibilità, vuoi perché dal punto di vista contenutistico “Cha cha cha” è un po’ troppo povero. Se è vero che la storia e la sua stessa costruzione sul grande schermo non conquistano il pubblico in sala, c’è da dire però che le riprese, soprattutto a inizio film, sono davvero straordinarie.
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Vuoi vedere un gran film? “Cha cha cha” non fa per te! Da Marco Risi, regista di Fortapàsc, ti aspetti qualcosa di più di un film che sembra non decollare mai, vuoi per la mancata costruzione e consistenza dei personaggi che, nonostante abbiano alcuni tratti, atteggiamenti e vizi che li contraddistinguono e che dovrebbero contribuire a renderli realistici, non riescono a raggiungere una certa credibilità, vuoi perché dal punto di vista contenutistico “Cha cha cha” è un po’ troppo povero. Se è vero che la storia e la sua stessa costruzione sul grande schermo non conquistano il pubblico in sala, c’è da dire però che le riprese, soprattutto a inizio film, sono davvero straordinarie. Le immagini di Roma presa dall’alto sono incantevoli e, queste riprese, ricordano molto quelle del film Fortapàsc. La storia è questa qui: l'investigatore Corso, interpretato da Luca Argentero, bello, tormentato e di poche parole, è stato ingaggiato da un’attrice per tenere d’occhio suo figlio. Una notte, all’uscita di un locale, il ragazzo viene investito da un suv nero e, contemporaneamente, vicino Fiumicino, la polizia scopre il cadavere di un uomo. Le due morti sono collegate e sarà proprio Corso, ex poliziotto, a venire a capo dell’indagine. Nel film, c’è anche Claudio Amendola che interpreta il commissario di polizia con il quale Corso ha lavorato fino a non molto tempo prima e con il quale pare vi siano dei conti in sospeso. Di cosa si tratta? Novanta minuti di film (o molto meno) e scoprirai quale mistero si nasconde dietro la morte dei due personaggi.
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pensierocivile
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giovedì 4 luglio 2013
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cast rimandato a settembre
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Problema n.1: il cast. La scelta del parco attori è davvero bislacca, così come l'assegnazione dei ruoli: sia chiaro, non tutti mostrano le proprie lacune, ma tutti invece si abbandonano allo stereotipo nella recitazione, Argentero biascica ogni parola, Amendola e il cinema sembrano ormai amanti in crisi, la Herzigova fa del suo "meglio", ma un'attrice di razza avrebbe fatto sicuramente meglio, Pippo Delbono, il personaggio che avrebbe dovuto conferire il fascino perfido al film, è spaesato, in crisi di coscienza, francamente ridicolo. Problema n.2: i dialoghi. Il film regge bene nel susseguirsi di rivelazioni e colpi di scena, con l'azione al momento giusto e l'introspezione necessaria, ma nei faccia a faccia, ciò che si ascolta è da mani nei capelli: meglio sorvolare su "lei non è nessuno, io non sono nessuno perché non ho un prezzo, non mi interssano i suoi soldi e neppure il potere, lei crede di essere meglio di me ecc.
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Problema n.1: il cast. La scelta del parco attori è davvero bislacca, così come l'assegnazione dei ruoli: sia chiaro, non tutti mostrano le proprie lacune, ma tutti invece si abbandonano allo stereotipo nella recitazione, Argentero biascica ogni parola, Amendola e il cinema sembrano ormai amanti in crisi, la Herzigova fa del suo "meglio", ma un'attrice di razza avrebbe fatto sicuramente meglio, Pippo Delbono, il personaggio che avrebbe dovuto conferire il fascino perfido al film, è spaesato, in crisi di coscienza, francamente ridicolo. Problema n.2: i dialoghi. Il film regge bene nel susseguirsi di rivelazioni e colpi di scena, con l'azione al momento giusto e l'introspezione necessaria, ma nei faccia a faccia, ciò che si ascolta è da mani nei capelli: meglio sorvolare su "lei non è nessuno, io non sono nessuno perché non ho un prezzo, non mi interssano i suoi soldi e neppure il potere, lei crede di essere meglio di me ecc.", ma Argentero che profetizza: "lei non riuscirà a rubare il futuro di questo Paese" è davvero troppo. Problema n.3: il finale. Sia chiaro, la strada che il film imbocca nel finale è la migliore possibile, una intuizione geniale e traumatica, ma tutto poteva concludersi con l'imprecazione di Amendola "che cazzo di Paese" , invece di aggiungere Frassica e insistere ancora con la morale. Di CHA CHA CHA però si deve anche scrivere bene, perché come suddetto, il finale ha un valore sacro per il nostro cinema, perché Risi si trova magnificamente a suo agio "nella notte", perché il film di genere italiano resta un piccolo rifugio dalla tempesta delle commediacce.
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vincenzo iennaco
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mercoledì 3 luglio 2013
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noir d'atmosfera, ma solo sussurrato
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Il cadavere di un'ingegnere viene trovato in un campo al limitare dell'aeroporto di Fiumicino. Il figlio di una ricca famiglia della borghesia romana viene tamponato da un SUV all'uscita da una discoteca. C'è una qualche relazioone tra le due morti? Il dubbio si insinuerà sempre più nell'investigatore privato Corso, che stava pedinando il giovane per conto della madre (sua ex-amante) e, scontrandosi con le indagini ufficiali della Polizia, vedrà disvelarsi gradualmente un'intreccio di ricatti e malaffare che vedono coinvolto il patrigno del ragazzo.
Rispettando i clichè del noir d'atmosfera, "Cha Cha Cha" di Marco Risi è una danza sincopata che si muove in una Roma notturna e cupa, così come cupe e stagnanti sono le scene in interni e altrettanto cupi e sfuggenti appaiono i personaggi.
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Il cadavere di un'ingegnere viene trovato in un campo al limitare dell'aeroporto di Fiumicino. Il figlio di una ricca famiglia della borghesia romana viene tamponato da un SUV all'uscita da una discoteca. C'è una qualche relazioone tra le due morti? Il dubbio si insinuerà sempre più nell'investigatore privato Corso, che stava pedinando il giovane per conto della madre (sua ex-amante) e, scontrandosi con le indagini ufficiali della Polizia, vedrà disvelarsi gradualmente un'intreccio di ricatti e malaffare che vedono coinvolto il patrigno del ragazzo.
Rispettando i clichè del noir d'atmosfera, "Cha Cha Cha" di Marco Risi è una danza sincopata che si muove in una Roma notturna e cupa, così come cupe e stagnanti sono le scene in interni e altrettanto cupi e sfuggenti appaiono i personaggi. E questo climax, forse eccessivamente stereotipato e ammorbante, si perde in una sceneggiatura labile e incongruamente sussurrata, lasciandosi per la strada lacune descrittive che inficiano le varie personalità ed un maggiore afflato verso i personaggi. E gli eventuali paradigmi etici e morali rimangono velati in un soffuso e tiepido distacco concettuale cui si stenta ad assimilarne appieno l'entità. E perciò si fa fatica ad empatizzare appieno con l'anti-eroe Corso, dall'apparenza integerrima ma con un trascorso enigmatico e non ben delineato; come si stenta ad esecrare appieno un "sistema" corrotto che viene solo banalmente e superficialmente accennato. Dunque, Marco Risi non si concede eccessi filologici, ma solo venialità di forma.
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wwiwa
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domenica 30 giugno 2013
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brutto
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Visto il regista e gli attori mi aspettavo qualcosina in +.
Belle le ambientazioni e la fotografia ma la trama è molto banale.
Anche la scena con Argentero nudo mi sembra artificiosa, quando uno si fa una doccia avrà un asciugamano vicino o no?
E la Herzegova come attrice non mi ha convinto,
Insomma non mi ha dato emozioni e non posso consigliarlo
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francesco monteleone
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martedì 25 giugno 2013
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bravo marco e i tutti gli attori
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Cha Cha Cha, regia di Marco Risi, Italia, 2013.
Un thriller fatto in economia, ma diretto da una bella testa e rivissuto da attori con il muso appuntito. Le belle guance di Eva Herzigova non le danno il profitto olgettino, ma una decente espressività drammatica. Luca Argentero sfoggia una prolungata santissima nudità e una positiva sapidità. Claudio Amendola è lo strumento accordato che suona sempre la stessa canzone ultrapopolare, Pippo Delbono fa lo sfondastomaco, incurante della sua bravura recitativa. L’intreccio è di buon livello, i colpi di scena sono sufficienti, le ambientazioni sono ricercate, la morale è quella del divertimento cinematografico.
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Cha Cha Cha, regia di Marco Risi, Italia, 2013.
Un thriller fatto in economia, ma diretto da una bella testa e rivissuto da attori con il muso appuntito. Le belle guance di Eva Herzigova non le danno il profitto olgettino, ma una decente espressività drammatica. Luca Argentero sfoggia una prolungata santissima nudità e una positiva sapidità. Claudio Amendola è lo strumento accordato che suona sempre la stessa canzone ultrapopolare, Pippo Delbono fa lo sfondastomaco, incurante della sua bravura recitativa. L’intreccio è di buon livello, i colpi di scena sono sufficienti, le ambientazioni sono ricercate, la morale è quella del divertimento cinematografico. Il titolo non c’entra niente, i personaggi secondari sono ben sviluppati (il barista e la fidanzata spomellata prevalgono su tutti). Viene voglia di ballare questo Cha Cha Cha.
Francesco Monteleone
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