Benvenuto Presidente! |
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Un film di Riccardo Milani.
Con Beppe Fiorello, Remo Girone, Massimo Popolizio, Cesare Bocci, Omero Antonutti.
continua»
Commedia,
durata 100 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 21 marzo 2013.
MYMONETRO
Benvenuto Presidente!
valutazione media:
2,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Parodia che dice numerose verità. Fortissimo Bisiodi Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 15 settembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
BENVENUTO PRESIDENTE! (IT, 2013) diretto da RICCARDO MILANI. Interpretato da CLAUDIO BISIO, KASIA SMUTNIAK, BEPPE FIORELLO, OMERO ANTONUTTI, REMO GIRONE, CESARE BOCCI, MASSIMO POPOLIZIO, GIANNI CAVINA, MICHELE ALHAIQUE, PIERA DEGLI ESPOSTI, PATRIZIO RISPO, GIGIO MORRA, FEDERICO MARIA GALANTE, PUPI AVATI, LINA WERTMULLER
Giuseppe Garibaldi è per tutti Peppino, un bibliotecario/pescatore di uno sperduto paesino del Settentrione immerso nella natura alpina, un buontempone sempre pronto a raccontare storielle divertenti con cui intrattiene grandi e piccini. Un giorno, data la sua omonimia col celebre eroe dei due mondi, viene eletto a sorpresa presidente della Repubblica, ma i politici di spicco del Belpaese, visto l’inatteso e spiazzante risultato elettivo, cominciano già a trafficare per fargli rinunciare l’incarico. Ma il buon Peppino, contro qualunque aspettativa, decide di adempiere al ruolo politico di cui è stato investito con l’intenzione (più facile da dire che da applicare) di ripulire la nazione da ogni forma di disonestà. Partono subito attacchi e provocazioni da parte dei partiti più malfamati e cinici che intendono spodestarlo con tutte le loro forze e coprirlo di ridicolo al punto da convincerlo che quella carica non è pane per i suoi denti. Eppure Peppino, che poco a poco prenderà confidenza con una missione che mai avrebbe immaginato e si impegnerà per essere all’altezza delle circostanze, riuscirà a fare molte opere buone e a sanare numerosi disagi, prima di riconoscere che, effettivamente, lavorare come capo dello Stato non è alla portata di un comune bibliotecario precario con la passione della pesca. Ma gli rimarranno comunque due soddisfazioni: aver dato una mano ai bisognosi, anche se per poco, e aver trovato l’amore nella giovane Janis Clementi, vicesegretario generale che, dietro una maschera di rigore e inflessibilità, nasconde un’irrefrenabile e gioiosa anima hippie. Era estremamente rischioso mettere in scena una pesante e catalizzante parodia dei poteri fondamentali dello Stato italiano proprio nel periodo che precedette un evento unico nella storia della nostra Repubblica, ossia la rielezione di un Presidente. Ciononostante i rischi son stati scongiurati soprattutto grazie a due mezzi che hanno saputo funzionare a dovere nel momento in cui il pericolo aleggiava con maggiore spinta sull’equilibrio traballante della satira. Il primo è il dosaggio accurato e attento che una sceneggiatura ricchissima di spunti applica, senza soluzione di continuità e pascendosi di uno spassoso divertimento, alle vicende che l’improvvisato capo dello Stato si ritrova a vivere, evitando con perizia le scivolate nelle banalità e adoperando sempre un registro elementare e diretto affinché sia comprensibile al pubblico nella sua letterale interezza. Il secondo mezzo è la recitazione a briglia corta di Bisio, qui più strepitoso e scatenato che mai, il quale sa infondere al suo personaggio, magari un po’ babbeo e sicuramente sopra le righe ma certamente non privo di una bontà dolcemente altruistica, una formidabile carica di simpatia che veicola attraverso la sua stessa essenza un messaggio di monito comunque duro e ben percettibile al male che imperversa a drenare i campi interessati dalla politica, intesa anche come mestiere nel quale non è possibile prescindere il bene comune e la lotta a qualsiasi forma di diseguaglianza. Accanto al protagonista, si muove un cast infinito di interpreti che impreziosiscono il film di ritratti molto azzeccati, non solo per la scelta dei volti ma anche per la preparazione di una recitazione che in tutti i casi, nessuno escluso, giunge a toccare il culmine di una polemica che osserva, dalla prospettiva di una parodia generalizzata, l’evoluzione del mondo politico italico mediante tutti gli scossoni che, tanto nella realtà quanto nella finzione scenica, arrivano per minarne la sicurezza e l’incolumità. P. Avati e L. Wertmuller appaiono brevemente come due dei quattro poteri forti (in realtà inarrestabili beoni e sbafatori) cui il trio Popolizio-Fiorello-Bocci (tutti e tre eccezionali, differenziati anche da un accento dialettale alquanto decisivo) si rivolge nel tentativo ormai disperato di far crollare l’immagine di un improponibile Presidente che però pare saper il fatto suo pur non comprendendo, come lui stesso ammette, una parola del protocollo e delle leggi che promulga. K. Smutniak ritrae con inappagabile savoir-faire il suo braccio destro del vivacissimo protagonista alternando, a seconda delle situazioni, una rigidità stilistica da matrona frigida e una montagna di casereccia e urlante festosità. Il film merita, nonostante qualche pezzo in cui osa effettivamente troppo, di entrare a pieno titolo nella lista delle commedie più ironiche e dissacranti del secondo decennio del XXI secolo.
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