The Master

Guru a metà

In riva all'oceano. steso addosso a un altorilievo di sabbia raffigurante un corpo di donna, Freddie Quell (Joaquin Phoenix) simula una penetrazione. Poi, in preda a un eros furioso, affonda più volte una mano tra quelle cosce finte. È l'agosto 1945: finita la guerra nel Pacifico, comincia la feroce ricerca di sé del protagonista di "The Master" (Usa, 2012, 139'), scritto e diretto con molta ambizione da Paul Thomas Anderson. Reduce e disadattato, Freddie è l'emblema di una generazione segnata da una lunga esperienza di morte, che sta per vivere un periodo ancor più lungo di sviluppo e ottimismo, per dirla con lo stesso, Anderson.Tra l'immagine di sé che Freddie vede nello specchietto retrovisore - per usare ancora parole dell'autore - e quella cui tende, c'è, una frattura, un vuoto nell'anima e nel cuore. In questo vuoto corre la vicenda del film. Contrapposto a Freddie, e suo antagonista, c'è Lancasrer Dodd (Philip Seymour Hoffman), un visionario e sedicente scienziato alla Ron Hubbard. Come il fondatore di Dianetics, anche lui crea una propria chiesa, basata su una confusa teoria spiritualistica. È certo un gabbamondo, il verboso Lancaster. Tuttavia, dopo averlo, suggerito più volte, Anderson se ne dimentica e lo prende sul serio. In fondo, quel che gli interessa sembra non sia la natura truffaldina del profeta, ma il suo raporto con Freddie. Entrato per caso nella vita di Lancaster, il reduce ne diventa il più fanatico dei seguaci. Del resto - cosi suppone la sceneggiatura, senza mostrarne davvero le ragioni - anche Lancaster è subito interessato a quello strano ometto che è sempre pronto a violenti accessi d'ira, e che si muove curvo, come per rintanarsi dentro le proprie spalle. Inevitabilmente, tra allievo e maestro si stabilisce un legame mimetico- conflittuale, doppio e ambivalente. Non contento d'essere maestro, Lancaster vuole anche essere capo (l'inglese mastee rimanda appunto all'una e all'altra figura). Ma Freddie ha ormai ritrovato una sua autonomia, e non vuol saperne, di capi. Così almeno pretende la sceneggiatura, di nuovo senza largheggiare in motivazioni. In ogni caso, forse memore dell'altorilievo in riva all'Oceano, a Lancaster e alla sua chiesa Freddie preferisce il corpo di una donna. A lei, una sconosciuta raccattata in un bar, riserva il suo primo sorriso dal lontano agosto 1945. Così finisce "The Master", qualunque cosa Anderson abbia avuto l'ambizione di raccontare, e forse di dimostrare.
Da L'Espresso, 10 gennaio 2013


di Roberto Escobar, 10 gennaio 2013