The Bullet Vanishes

Negli anni '20, per risolvere l'intricato caso dei "proiettili fantasma", viene inviato a Shanghai il genio investigativo Song Donglu, affiancato per l'occasione dall'agente locale Guo Zhi. Tanto Donglu è calcolatore e poco incline all'azione, quanto Guo è irruento e dalla rivoltella facile. Le indagini della coppia si scontreranno ben presto con l'omertà dei padroni di una fabbrica di armi, che agitano lo spauracchio di una maledizione per sedare gli animi fra gli operai in sciopero.
Razionalismo contro superstizione, genio investigativo mescolato a difficoltà emotive nel relazionarsi con gli uomini (e in particolare con l'altro sesso). Non servono molti minuti di The Bullet Vanishes per comprendere che i modelli di Donglu e Guo sono Sherlock Holmes e il Dr. Watson e, nello specifico, la loro versione Guy Ritchie più che quella di sir Arthur Conan Doyle. Fortunatamente Law Chi-leung - mestierante hongkonghese da tempo alle prese con progetti discutibili - si allontana in più di un frangente dal modello occidentale, aggiungendo elementi chiave originali che colpiscono positivamente lo spettatore. E assistito in questo senso dalla verve e dalla sapienza di due grandi attori come Lau Ching-wan (A Hero Never Dies) e Nicholas Tse (The Stool Pigeon): il primo, ottimista (fino a prova contraria) sulla natura umana, quasi incuriosito su cosa porti al male esseri umani fondamentalmente buoni, e il secondo ossessionato dal senso di giustizia a tal punto da portarlo a violare la legge pur di mettere un freno alle iniquità sociali. Una strana coppia, dall'intesa così spumeggiante che il resto del cast viene inesorabilmente fagocitato, da una ornamentale amante di Guo (Mimi Yang) al macchiettistico padrone della fabbrica di armi, un Liu Kai-chi più villain che mai. In fin dei conti The Bullet Vanishes è un whodunit, ma la componente spettacolare non passa mai in secondo piano rispetto allo svolgimento dell'intreccio e alla risoluzione del caso: la regia di Law si scatena in un'alternanza di stili (grandangoli, soggettive insolite) che stordisce, sfruttando al meglio le pregevoli scenografie di Lee Kin-wai e Wong Wai-ming, meticolosamente ricostruite sull'esempio della moda degli anni '20. L'equilibrio si spezza solo nel finale, ricco di (troppi) colpi di scena e con una sequenza di esplosione dilatata all'eccesso dai ralenti, effettivamente presa di peso dal film di Ritchie (il fatto che sia di gran lunga il momento più debole di The Bullet Vanishes avvalora ulteriormente i punti che lo distinguono dallo Sherlock hollywoodiano).
In virtù del successo conseguito in sala e dell'incompiutezza dell'affascinante personaggio di Jiang Yiyan, autrice del delitto perfetto e oggetto delle attenzioni del razionale Donglu, la strada per un sequel imminente sembra già lastricata. 