Lincoln

evidentemente daniel day lewis non mi porta fortuna. l'ultimo film che mi era capitato di vedere con l'attore inglese, infatti, fu quel petroliere che vinse l'oscar e che, fondamentalmente, ricordo come uno dei film più lenti, noiosi e insensati che abbia mai visto. lungi da me criticare il buon daniel, eccezionale interprete per intensità e carisma, fantastico ne "nel nome del padre" e ne "il mio piede sinistro" e in grado di valorizzare anche pellicole da due lire tipo "the boxer". insomma, parliamo pur sempre di uno dei migliori attori della sua generazione. tuttavia, lincoln, il nuovo film di steven spielberg, lo vede protagonista inconsapevole (o consapevole) di un nuovo concentrato di tedio assassino e torpore finalizzato al nulla più assoluto. ma andiamo per ordine. candidato a ben 12 oscar (non ricordo quanti film abbiano avuto tante nominations nella storia del cinema), questa pellicola multimilionaria (sicuramente lo sarà anche negli incassi) sfoggia la sua splendida, magnifica produzione fatta di costumi impeccabili, ambientazioni impressionanti e la capacità artistica di uno dei migliori registi sulla piazza (che fa sempre il suo lavoro) per raccontarci le vicende di abramo lincoln (lewis) paladino dell'uguaglianza dei diritti umani, colui il quale ha spezzato le catene della schiavitù nera. almeno, questo è lo spirito che trasmette il trailer e che ti porta al cinema. in realtà, dall'inizio alla fine assistiamo ad una lentissima cronologia di avvenimenti (che avrebbero potuto risolversi in non più di un'ora) incentrati su tecnicismi politici (da delirio nei primi 60 minuti), dialoghi balzani e fuori dal contesto e contraddizioni non da poco. tutto è incentrato sui tentativi (molto berlusconiani) di lincoln di comprare i voti dei democratici per raggiungere la maggioranza e far passare il 13esimo emendamento contro la schiavitù. sì, i repubblicani (anche se non sarà mai chiaro nel film fino alla fine in quante fazioni siano divisi...e vi sfido a capirlo!) volevano l'abolizione della schiavitù, mentre i democratici erano dei bastardi assetati di sangue. nei secoli come si sono invertite le parti? si lascia allo spettatore il dubbio se ci sia un reale slancio di umanità dietro le nobili (?) intenzioni di lincoln, oppure se lo scopo del nuovo emendamento sia legato solo a un mero cinismo politico/pagnottista da parte del presidente. mentre accade tutto ciò (quindi il niente più assoluto condito da aneddoti strampalati e riflessioni filosofiche di un presidente lincoln da antidoping), i neri dove sono? che pensano? che fanno? come vivono? quali sono le loro speranze? come attendono gli sviluppi di questa legge epocale? non è chiaro inoltre se lincoln sia mosso da scopi umanitari o da mero opportunismo politico/economico. in sostanza: gran regia, grande recitazione, ma vuoto, inutilmente complicato e contorto, lento, noioso. aggiungo che la voce di favino (attore apprezzabilissimo) non si addice per niente ad un uomo di 70 anni. la candidatura ai 12 oscar per me è motivata solo dal fatto che si tratta di un premio americano ad un film americano, che parla della guerra civile americana (o che vorebbe farlo), basato su uno spaccato di vita di uno dei più grandi personaggi politici della storia americana, diretto da uno dei più grandi registi americani di sempre. volendogli dare una chance, potrei dire di non averlo capito. non volendogliela dare, dico che poche volte in vita mia mi sono annoiato così tanto al cinema.