Il figlio dell'altra |
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Un film di Lorraine Lévy.
Con Emmanuelle Devos, Pascal Elbé, Jules Sitruk, Mehdi Dehbi, Areen Omari.
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Titolo originale Le Fils de l'Autre.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 105 min.
- Francia 2012.
- Teodora Film
uscita giovedì 14 marzo 2013.
MYMONETRO
Il figlio dell'altra
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un buon spunto di riflessione.di Stefania Muzio (Fefy)Feedback: 24 | altri commenti e recensioni di Stefania Muzio (Fefy) |
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sabato 23 marzo 2013 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A poca distanza dalle votazioni in Israele (22 gennaio) per il rinnovo del Parlamento, dove gli Israeliani sono stati chiamati a eleggere i membri della knesset, l’assemblea nazionale, e la discesa in campo di un nuovo e recente partito di centro, Yesh Atid (Esiste Un Futuro), guidato dal giovane Yaïr Lapid che diventa la seconda forza politica del Paese, ecco un altro film. Il desiderio di una convivenza pacifica c'è, e lo si evince non solo dall’esito delle votazioni ma anche dalla voce degli intellettuali e dalla voce della settima arte che a volte un poco esagera, instillando nei suoi film non poca retorica e luoghi comuni per poi arrivare all'happy end buonista…Purtroppo non poche volte lo fa con un'irritante sorta di colpevolezza di fondo dando voce solo a coloro che sarebbero le vittime, dimenticando un bel pezzo della storia, della loro storia!!Semplificando e parafrasando. La parafrasi è una generica rielaborazione di un evento, sempre ben noto, raccontata ed effettuata da un autore diverso della storia. Per dio, non dimentichiamo mai che dall'inizio dei secoli le terre chiamate poi come si voglia Israele o Palestina erano terre abitate dagli ebrei, più volte cacciati e perseguitati, costretti a diventare vero e proprio popolo nomade stanziato qua e là per l'Europa dell'est, ma anche occidentale (poi fino agli USA e sud America). Gli Ebrei, (ma questo è argomento complessissimo e ci vorrebbero centinaia di pagine) non sono i coloni, come possono esserlo stati i Francesi in Algeria, sono nativi, sottolineo nativi di quelle terre. Cacciati a più riprese e poi dopo l'orrenda Soah molti sono legittimamente tornati nelle terre dei loro antenati. Il vero problema è che la storia sembra non servire a niente(speriamo di no ma ho dei dubbi). La gente ignora la storia, preferisce schierarsi di qua o di là, prendendo un pacchetto preconfezionato di fatti e gettando merda sull'uno o sull'altro popolo senza STUDIARE senza SAPERE,senza la STORIA!! Il lavoro della Lévy "Il figlio dell'altra" si affianca molto bene ad altri film che hanno affrontato i problemi di quella terra, come Il giardino dei limoni, La sposa siriana, Il responsabile delle risorse umane, tutti del regista E. Riklis e tutti caratterizzati da un grande desiderio di convivenza pacifica e di dissoluzione dei conflitti in nome della comune appartenenza a un’unica grande famiglia, quella umana. Tutti gran bei film. Il film della Lèvy però, pur ottimamente recitato è comunque anni luce distante dalla bellezza di film di Riklins. Interessante il soggetto della Lèvy, che però non viene sviluppato a sufficienza. La regista francese ma ebrea di origine, usa un espediente narrativo singolare per portare alla luce le tensioni fra i due popoli. Bellissime intenzioni.Mostra senza reticenze l’attuale difficile convivenza fra i due popoli, ma crede fermamente nella maturazione delle coscienze di tanti uomini di buona volontà presenti in entrambi i fronti. Ma troppo buonismo e luoghi comuni e una maniera un po’ troppo semplicistica con cui le situazioni si risolvono alla fine del film lo rendono un po'troppo semplicistico. In ogni caso se non altro è un ottimo spunto di riflessione, e forse un inno a sperare che le nuove generazioni portino nuova pace. I giovani dall’una e dall’altra parte hanno il vantaggio di essere tali: hanno la capacità di guardare avanti con una maggiore flessibilità nel reinventare le loro vite. Lo speriamo vivamente.
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