tunaboy
|
martedì 29 giugno 2021
|
recensione frances ha
|
|
|
|
Una delle paure più grandi paure dell’uomo è quella di essere abbandonato, di trovarsi escluso dal proprio gruppo.
Con il suo “Frances Ha”, Noah Baumbach sembra volerci parlare proprio di questa primitiva paura, ma in un modo così personale e leggero da farla sembrare una commedia.
[+]
Una delle paure più grandi paure dell’uomo è quella di essere abbandonato, di trovarsi escluso dal proprio gruppo.
Con il suo “Frances Ha”, Noah Baumbach sembra volerci parlare proprio di questa primitiva paura, ma in un modo così personale e leggero da farla sembrare una commedia.
La trama è molto semplice: seguiamo per qualche settimana Frances, una giovane ballerina newyorkese, nella sua vita quotidiana. Il film inizia con la coinquilina e migliore amica di Frances, Sophie, che prende la decisione di andare a vivere con il suo ragazzo, lasciando la protagonista da sola. Da qui in poi la seguiremo nei suoi diversi traslochi, nei quali, convivendo con diversi personaggi, cercherà di ritrovare la pace che aveva acquisito vivendo con l’amica. I suoi traslochi, infatti, sembrano rappresentare anche la sua ricerca di identità: vivrà con altri artisti in difficoltà, proverà a vivere a Parigi, tornerà dai genitori e nel college dove conobbe Sophie, senza, però, riuscire a ritrovare la quiete tanto agognata. Solo nel finale del film, dopo essersi ricongiunta con l’amica (e forse essersi date l’addio), Frances troverà la forza di andare a vivere da sola, ritrovando finalmente la pace.
Potremmo definire questo film una “commedia” nel vero senso della parola, ovvero una rappresentazione fedele della vita quotidiana: infatti, come spesso accade nella vita, il film è permeato da questa atmosfera vagamente malinconica, dovuta, appunto, alla paura dell’essere abbandonati di cui parlavo nell’introduzione. Nonostante ciò, però, risulta leggero ed allegro, dato il temperamento della protagonista.
Purtroppo, alcuni snodi narrativi non sono chiarissimi: ad esempio, date le poco fiorenti condizioni economiche di Frances, non è molto chiaro dove abbia trovato i soldi per andare e vivere a Parigi. Inoltre, la fotografia risulta in alcuni punti approssimativa o poco professionale.
Forse anche per questo, però, la pellicola, come ci ha abituato Baumbach, risulta estremamente verosimile e realistica: ogni battuta e ogni situazione sembrano direttamente tratte dalla vita reale, conferendo al film un taglio così personale e intimo, a tratti documentaristico, immergendoci interamente nella storia.
Per questo motivo, credo che “Frances Ha” sia uno dei film più personali e privati del cinema contemporaneo, essendo riuscito a creare una storia così verosimile che, al termine del film, ci sembra veramente di conoscere i protagonisti e le loro paure così umane.
Voto: 3.5/5
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tunaboy »
[ - ] lascia un commento a tunaboy »
|
|
d'accordo? |
|
francescofacchinetti
|
mercoledì 27 maggio 2020
|
il principe del cinema indie.
|
|
|
|
Inconfondibile lo stile di Noah Baumbach nella scrittura e nella regia, con la sua predilezione per le dinamiche intime, piccole, quotidiane e proprio per questo universali e giganti. Una Greta Gerwig travolgente che conquista lo spettatore (quasi) tanto quanto ha conquistato il regista sul set del film (ha divorziato dalla precedente moglie al termine delle riprese). Insomma si può dire che ormai i coniugi Baumbach siano i principali esponenti di questo cinema piccolo, indipendente, che si fa boccata di aria fresca e autentica tra una produzione Hollywoodiana ed un’altra. Deliziosa e dannatamente da playlist indie la scelta del bianco e nero con quella punta di fade.
|
|
[+] lascia un commento a francescofacchinetti »
[ - ] lascia un commento a francescofacchinetti »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
domenica 13 novembre 2016
|
cinema nuovo o nuovistico?
|
|
|
|
FRANCES HA
Non conoscevo -DIRETTAMENTE- la Gershwig, il cui personaggio nel film, come lei stessa del
resto, è più giovane di chi scrive di almeno una decina d'anni. Ma poco importa, forse.
Frances "ha", infatti, una caratteristica che la accomuna ad un' altra recente opera
"d'autore", probabilmente anch'esso riuscito a metà: "The Lobster". - anche se, per molti
altri versi, mi viene in mente un altro termine di paragone, il sopravvalutatissimo
"Clerks". Sceglie, infatti, di essere un film "a-temporale", svelando sin dall'inizio poco dei
personaggi, quantomeno nell'accezione tradizionale del termine - cioè uno sguardo
sulla biografia dei protagonisti. Probabilmente, il timore è stato lo stesso che aleggiava
nel demenziale anni'80, cioé attenersi troppo agli schemi consueti, ma questo stile
nuov(istic)o, fatto di sequenze rapidissime, che lasciano poco spazio a veri "dialoghi" ed al
tempo di riflettere su quanto stai vedendo, è un' arte che bisogna maneggiare.
[+]
FRANCES HA
Non conoscevo -DIRETTAMENTE- la Gershwig, il cui personaggio nel film, come lei stessa del
resto, è più giovane di chi scrive di almeno una decina d'anni. Ma poco importa, forse.
Frances "ha", infatti, una caratteristica che la accomuna ad un' altra recente opera
"d'autore", probabilmente anch'esso riuscito a metà: "The Lobster". - anche se, per molti
altri versi, mi viene in mente un altro termine di paragone, il sopravvalutatissimo
"Clerks". Sceglie, infatti, di essere un film "a-temporale", svelando sin dall'inizio poco dei
personaggi, quantomeno nell'accezione tradizionale del termine - cioè uno sguardo
sulla biografia dei protagonisti. Probabilmente, il timore è stato lo stesso che aleggiava
nel demenziale anni'80, cioé attenersi troppo agli schemi consueti, ma questo stile
nuov(istic)o, fatto di sequenze rapidissime, che lasciano poco spazio a veri "dialoghi" ed al
tempo di riflettere su quanto stai vedendo, è un' arte che bisogna maneggiare.
Riecheggia l'umorismo di Woody Allen -complice anche l'ambientazione geografica
- ma si va ancora oltre le sue nevrosi, alla ricerca di nuove forme - oltre che
messaggi-, come Frances è alla ricerca di una nuova identità. Ma articolare tutto questo
richiede abilità, e quello che, alcuni anni fa, certuni rimproverarono -probabilmente " a
torto" a Tsai Ming Liang, per "Vive l'amour", rischia parzialmente di valere per quest'opera,
per quanto significativa ed a volte originale. Quanti scrissero che "spogliare quei personaggi
di tutto rischiava di renderli fastidiosi" aveva, più di vent'anni fa , ed in un contesto
completamente diverso, anticipato i rischi che corre un certo tipo di cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
martedì 5 gennaio 2016
|
stralunato e vivo
|
|
|
|
Stilisticamente mi ha ricordato più Allen che Anderson, del primo ha i dialoghi serrati e l'ambientazioni del secondo la divisione in capitoli e in minima parte la colonna sonora.
Film che va a strappi sia per il ritmo che per la capacità di tener viva l'attenzione dello spettatore.
La Gerwing non mi dispiace e contribuisce a dare al al film uno stile naif che fa rende godibile la visione.Bello il bianco e nero.
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
davidino.k.b.
|
martedì 11 agosto 2015
|
a lieto fine
|
|
|
|
Film, sicuramente innovativo, scene e musiche molto belle, gradevole, a lieto fine. Bisogna pur accontentarsi....è....il messaggio che passa. Giusta la candidatura ma non esageriamo con i complimenti
|
|
[+] lascia un commento a davidino.k.b. »
[ - ] lascia un commento a davidino.k.b. »
|
|
d'accordo? |
|
flaviomarco
|
giovedì 16 ottobre 2014
|
l'amicizia è amore?
|
|
|
|
Ingenuità, candore o infantilismo? Essere sempre autentici significa essere strambi o non sapersi adattare? L'amicizia tra due donne può essere la più profonda forma di amore e di conoscenza reciproca? Le crisi nei rapporti umani vanno minimizzate per essere superate o, al contrario, vanno esplicitate anche quando la verità diventa scomoda e ingestibile?
Questi temi potrebbero essere affrontati in mille modi, ma è da pochi riuscire a farlo in un contesto che appare sempre autentico, reale ed autoironico, privo di luoghi comuni e banalità.
Grazie Noah, grazie Greta per questo volo leggero pieno di significato.
La distanza tra le due giovani protagoniste all'inizio è annullata: vivono una simbiosi profonda, condividono persino lo stesso letto e si conoscono alla perfezione.
[+]
Ingenuità, candore o infantilismo? Essere sempre autentici significa essere strambi o non sapersi adattare? L'amicizia tra due donne può essere la più profonda forma di amore e di conoscenza reciproca? Le crisi nei rapporti umani vanno minimizzate per essere superate o, al contrario, vanno esplicitate anche quando la verità diventa scomoda e ingestibile?
Questi temi potrebbero essere affrontati in mille modi, ma è da pochi riuscire a farlo in un contesto che appare sempre autentico, reale ed autoironico, privo di luoghi comuni e banalità.
Grazie Noah, grazie Greta per questo volo leggero pieno di significato.
La distanza tra le due giovani protagoniste all'inizio è annullata: vivono una simbiosi profonda, condividono persino lo stesso letto e si conoscono alla perfezione. Si pre-vedono l'una con l'altra. Nell'evoluzione della narrazione le storie d'amore porteranno questa distanza ad emergere, a farsi esigenza, a dilatarsi anche fisicamente fino ad arrivare letteralmente agli antipodi del pianeta. Per una si realizzerà un apparente successo sentimentale ed economico, che però si svelerà conforme al cliché della brava moglie che si mette da parte e segue il marito in carriera. Insostenibile, anzi "infrequentabile"! Per l'altra, la vera protagonista, un piccolo crollo dopo l'altro (mai affrontato però con il senso della tragedia) pur di non rinunciare alla propria ultima, intima speranza. I maschietti fungono da puro contorno, il piatto forte rimane la relazione tra le due amiche, il legame che tornerà per un attimo ancora ad essere simbiotico, la persistenza del sorriso disarmante e puro di Frances... Il bianco e nero permette di spostare il racconto in qualsiasi contesto temporale, anche se rimangono i "telefonini" e le email ad ancorarci in un presente indefinito. Capolavoro di leggerezza che non scade mai di tono eppure riesce a descrivere un conflitto pesante tra le richieste del mondo e l'unicità del sé, tra il dover essere e la spontaneità che permette di amare e di riconoscersi, l'equivoco della maturazione e del sentirsi "persone adulte" quando in realtà si aderisce al conformismo o alle aspettative di qualcun altro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flaviomarco »
[ - ] lascia un commento a flaviomarco »
|
|
d'accordo? |
|
mammut
|
lunedì 6 ottobre 2014
|
da vedere
|
|
|
|
Musiche. Dialoghi. Tutto molto ben fatto, finale con chiusura azzeccatissima. Da vedere
|
|
[+] lascia un commento a mammut »
[ - ] lascia un commento a mammut »
|
|
d'accordo? |
|
pablasono
|
domenica 5 ottobre 2014
|
perplessa
|
|
|
|
Premetto che amo il cinema.Ma qui i personaggi sono fuori di testa, compiaciuti di esserlo. Non esiste trama. Bella la musica. Se questo è un film da non perdere, figuriamoci gli altri.
|
|
[+] lascia un commento a pablasono »
[ - ] lascia un commento a pablasono »
|
|
d'accordo? |
|
veritasxxx
|
martedì 30 settembre 2014
|
ha come "ha che bello"
|
|
|
|
Il film narra le avventure di due lesbiche che sono così amiche che non hanno bisogno di fare sesso. No, è la storia di due amiche che sembrano due lesbiche ma si comportano come se lo fossero. Ricominciamo: Frances Ha è un ritratto in bianco e nero di una certa generazione X che non ha punti di riferimento nè ideali, tranne seguire il proprio istinto e le proprie aspirazioni, che è un po il fiore all'occhiello di certa America antiyuppistica che si scontra decisamente con il trend europeo del "fare quello che capita perchè lavoro non ce n'è". Invece queste giovani donzelle di benestanti famiglie nordamericane vogliono fare le ballerine, vivere a New York e magari pretendere pure di realizzare qualcosa di creativo che le appaghi, come se fosse una cosa normale e un loro diritto naturale.
[+]
Il film narra le avventure di due lesbiche che sono così amiche che non hanno bisogno di fare sesso. No, è la storia di due amiche che sembrano due lesbiche ma si comportano come se lo fossero. Ricominciamo: Frances Ha è un ritratto in bianco e nero di una certa generazione X che non ha punti di riferimento nè ideali, tranne seguire il proprio istinto e le proprie aspirazioni, che è un po il fiore all'occhiello di certa America antiyuppistica che si scontra decisamente con il trend europeo del "fare quello che capita perchè lavoro non ce n'è". Invece queste giovani donzelle di benestanti famiglie nordamericane vogliono fare le ballerine, vivere a New York e magari pretendere pure di realizzare qualcosa di creativo che le appaghi, come se fosse una cosa normale e un loro diritto naturale.
Noah Baumbach, già noto per varie imprese registiche e per la sceneggiatura di Fantastic Mr Fox, con un approccio scanzonato tipico dei film d'autore ci porta nel mondo di Frances e di certa gioventù americana senza fissa dimora, che cerca affetti, impieghi di lavoro e un posto nel mondo nè più e ne meno come tutti noi, ma sempre da un punto di vista privilegiato. Già, perchè quando le cose non vanno tanto bene e finiscono i soldi per l'affitto, la bella protagonista, interpretata da un'innocente e stralunata Greta Gerwig, torna a casa da mamma e papà che hanno la villetta col giardino e il frigo sempre pieno come ogni buona famiglia americana che si rispetti. Frances non ha smanie di matrimonio ne' esigenze esistenziali particolari, a parte un bisogno incontrollabile di condividere con qualcuno i piccoli momenti di una gioventù vissuta alla giornata. E sentirsi accettata ed amata dalla sua migliore amica, che lei considera come una sorella e la sua vera famiglia, è il sogno che vuole realizzare, molto più di un ingaggio per uno spettacolo di danza o di un weekend a Parigi (teniamo anche conto dell'ignoranza di un'americana media che a malapena riesce a parlare la sua lingua, figuriamoci il francese). E mentre tutti intorno a lei conducono vite impegnate con carriere meravigliose, fanno viaggi intercontinentali, badano ai figli e scalano le vette del sogno americano, la giovane Frances si confronta con i problemi della vita quotidiana, con le delusioni professionali e sentimentali e con una schiettezza e una trasparenza apparentemente infantili ma profondamente mature e frutto di una sensibilità fuori dal comune. Non vuole case di lusso o mariti milionari la nostra eroina, ma "vivere quel momento in cui condividi da lontano uno sguardo con la persona amata, in pubblico, e solo tu e lei sapete cosa significa". Un'aspirazione davvero poetica che non si può non condividere, perchè solo chi è ricco dentro può godere delle piccole cose. E "Frances Ha", nei suoi toni ottimistici e la sua vibrante umanità, offre al mondo la dimostrazione del teorema che tutti noi apprendiamo con l'esperienza sulla nostra pelle, cioè che il tempo cura tutte le ferite e le persone realmente significative restano, mentre tutto il resto (fidanzati, case in affitto, delusioni e conti in rosso) passa e va.
Chapeau, Mr Baumbach.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a veritasxxx »
[ - ] lascia un commento a veritasxxx »
|
|
d'accordo? |
|
pier delmonte
|
martedì 30 settembre 2014
|
ma che diavolo di film e'?
|
|
|
|
Quando arrivo a dirmi “ma che diavolo di film e’ mai questo?”mmh , significa che non ci siamo, no dico, tale frances , alias gerwig greta, sempre sullo schermo, dall’inizio alla fine, ma chi e’? secondo me non sa nemmeno recitare e pure il contorno. In bianco nero new york, scelta priva di senso, personaggi che vanno e vengono senza densità , e i soliti pseudo artisti, figli di papa’, la presunta editrice, basta dai! Frances Ha… fatto sbadigliare il sottoscritto! P.s. cavolo appena finito di scrivere sono venuto a sapere che il Baumbach regista e la Gerwig attrice protagonista se la fanno… ah ecco, vogliamo fare i Woody Allen? Vero Baumbach? Ma per favore!
|
|
[+] lascia un commento a pier delmonte »
[ - ] lascia un commento a pier delmonte »
|
|
d'accordo? |
|
|