donni romani
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giovedì 27 dicembre 2012
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amore follia e intrighi alla corte di danimarca
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Premio alla Miglior Sceneggiatura e alla Miglior Interpretazione Maschile al Festival di Berlino, nomination ai Golden Globes fra i Miglior Film Stranieri e probabile candidatura agli Oscar nella stessa categoria "A royal affair" si presenta con ottime credenziali ed in effetti la coproduzione danese svedese cecoslovacca e tedesca è un sontuoso affresco d'epoca che gioca le carte dell'amore, della follia, dell'ideologia e degli intrighi di corte con grande sapienza, trascinando in un vortice di passioni e pulsioni, di tradimenti e di riscatti, di torture e di confessioni. L'ambientazione è la corte danese, nel 1700, quando il re Christian VII sposa la giovanissima cugina Caroline Mathilda. La vicenda viene narrata dalla stessa Caroline, anni dopo, in una lettera ai figli che non ha potuto crescere e a cui vuole raccontare la vera storia della sua vita.
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Premio alla Miglior Sceneggiatura e alla Miglior Interpretazione Maschile al Festival di Berlino, nomination ai Golden Globes fra i Miglior Film Stranieri e probabile candidatura agli Oscar nella stessa categoria "A royal affair" si presenta con ottime credenziali ed in effetti la coproduzione danese svedese cecoslovacca e tedesca è un sontuoso affresco d'epoca che gioca le carte dell'amore, della follia, dell'ideologia e degli intrighi di corte con grande sapienza, trascinando in un vortice di passioni e pulsioni, di tradimenti e di riscatti, di torture e di confessioni. L'ambientazione è la corte danese, nel 1700, quando il re Christian VII sposa la giovanissima cugina Caroline Mathilda. La vicenda viene narrata dalla stessa Caroline, anni dopo, in una lettera ai figli che non ha potuto crescere e a cui vuole raccontare la vera storia della sua vita. Giunta a corte Caroline si rende conto che Christian è mentalmente disturbato, viziato, infantile e incapace di sentimento o rispetto per lei. Dopo la nascita del primo figlio il re parte per un giro in Europa ed incontra un medico tedesco, Johann Friedrich Struensee, appassionato alle idee di Voltaire e lui stesso autore di opere ispirate all'Illuminismo. Lo porta con sè in Danimarca e si lascia convincere dal dottor Struensee a promulgare una serie di nuove leggi che faranno della Danimarca un paese all'avanguardia in Europa. Ma naturalmente le trame dei ministri e dei nobili che sentono venir meno il loro potere darà il via ad una vendetta crudele e spietata, coinvolgendo anche Caroline che nel frattempo è divenuta l'amante di Struensee e ha avuto da lui una figlia. Saranno i figli di Caroline, divenuti adulti, a compiere un colpo di stato e a riportare in auge i principi illuministici che invano il folle padre aveva tentato di mettere in atto su suggerimento di Struensee. Capace di coniugare storia e sentimenti, di tratteggiare figure ambigue senza mai scadere neil giudizio e di raccontare con pari empatia la passione d'amore come la passione per le nuove idee politiche il film di Arcel ha il grande merito di saper coinvolgere, interessare, appassionare e incuriosire, ricreando perfettamente un'ambiente ed un'epoca, grazie anche ad una perfetta messa in scena fatta di costumi, luci, scenografie e musiche. Il re folle interpretato da Mikkel Fosgard per cui ha vinto l'Orso d'oro a Berlino, il medico idealista e romantico, la regina innamorata e combattiva sono naturalmente i perni intorno a cui si svolge la storia, ma i comprimari sono altrettanto bravi, e altrettanto importanti nel millimetrico schema di tradimenti ed imbrogli di cui è intessuta la corte. Del resto, come già diceva Shakespeare, "C'è del marcio in Danimarca". Ma il film di Arcel lo rende di grande pregio ed elegante fascino.
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renato volpone
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lunedì 15 aprile 2013
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lumi e oscurità
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“A royal affair” racconta la storia del matrimonio, celebrato l’8 novembre del 1766, tra il Re di Danimarca Christian VII e la giovane principessa del Wales Caroline Matilda. Una storia avvincente e vera che ci porta dall’oscurantismo delle monarchie assolute ai primi “lumi” di governi più democratici. Il film racconta, con una fotografia bellissima, una recitazione superba e magnifici costumi, il rapporto che si creò tra il Re, affetto da turbe psichiche, la giovane Regina appena quindicenne e il dr.
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“A royal affair” racconta la storia del matrimonio, celebrato l’8 novembre del 1766, tra il Re di Danimarca Christian VII e la giovane principessa del Wales Caroline Matilda. Una storia avvincente e vera che ci porta dall’oscurantismo delle monarchie assolute ai primi “lumi” di governi più democratici. Il film racconta, con una fotografia bellissima, una recitazione superba e magnifici costumi, il rapporto che si creò tra il Re, affetto da turbe psichiche, la giovane Regina appena quindicenne e il dr. Johann Friedrich Struensee che divenne medico personale del Re e amante della Regina. La storia di quel periodo ci illustra l’oscurantismo della Chiesa, garantita dal sostegno monarchico, e i primi segni di un governo illuminato, introdotto in questo caso dal dr. Struensee, che arrivò addirittura a firmare le leggi al posto del Re. Il regista riesce a ricostruire con maestria gli intrighi di corte, le relazioni affettive e di dipendenza che si creano, l’ascesa e il declino dei personaggi coinvolti. Gli amanti passeranno dalla gloria del palazzo alla ghigliottina e al confino a vita, seppur breve, perché la Regina morirà a soli 23 anni, senza in fondo aver mai potuto toccare la felicità. Il loro sacrificio comunque non sarà vano perché i giovani figli porteranno la Danimarca ad un esempio di fulgido illuminismo. Presentato nell’ambito del Nordic Film Festival alla casa del Cinema di Roma, è un bellissimo lungometraggio in costume che, nonostante le oltre due ore di proiezione, non annoia per nulla, anzi, fa crescere la tensione tenendo sempre sulle corde lo spettatore. Bravo come sempre Mads Mikkelsen, che abbiamo visto recentemente ne “il sospetto”, ma tutti gli attori sono all’altezza del ruolo interpretato. Da non perdere.
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catcarlo
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martedì 3 settembre 2013
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royal affair
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Dalla natia Inghilterra, nella seconda metà del Settecento Carolina Matilde va in sposa al re di Danimarca Cristiano VII, un giovane farfallone e sospettato di non avere tutti i lunedì a posto che, alla lunga, si dimostrerà migliore della bigotta corte che lo circonda. Il sovrano subisce il fascino del medico tedesco Struensee, che porta a corte e riesce a far mettere in pratica le idee illuministiche che si stanno diffondendo un po’ ovunque in Europa. Il buon dottore affascina anche Carolina, lontana da Cristiano ormai da anni, ma la loro appassionata storia d’amore finisce per aiutare la bieca restaurazione che, guidata dalla regina vedova (Trine Dyrholm), cancella il tutto nel sangue: una battaglia persa, ma la guerra sarà vinta dalla generazione successiva, come informano le didascalie finali.
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Dalla natia Inghilterra, nella seconda metà del Settecento Carolina Matilde va in sposa al re di Danimarca Cristiano VII, un giovane farfallone e sospettato di non avere tutti i lunedì a posto che, alla lunga, si dimostrerà migliore della bigotta corte che lo circonda. Il sovrano subisce il fascino del medico tedesco Struensee, che porta a corte e riesce a far mettere in pratica le idee illuministiche che si stanno diffondendo un po’ ovunque in Europa. Il buon dottore affascina anche Carolina, lontana da Cristiano ormai da anni, ma la loro appassionata storia d’amore finisce per aiutare la bieca restaurazione che, guidata dalla regina vedova (Trine Dyrholm), cancella il tutto nel sangue: una battaglia persa, ma la guerra sarà vinta dalla generazione successiva, come informano le didascalie finali. Con un anno di ritardo e in un periodo sfortunato (solo quattro spettatori in sala), arriva sui nostri schermi questo bel film danese in costume che, grazie a una struttura classica – anche se uno dei produttori esecutivi è Lars Von Trier – e a una confezione assai curata, è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero e vincitore, a Berlino nel 2012, del premio alla sceneggiatura e al miglior attore. Mikkel Boe Følsgaard disegna con finezza la complessa personalità di Cristiano, nel quale la fragile psiche finisce per mettere in ombra le qualità che pure ci sono, riuscendo a farsi preferire di poco in un cast protagonista di una prova d’insieme maiuscola. Il più affermato Mads Mikkelsen dà vita a uno Struensee che sa di rischiare per il proprio comportamento, pubblico e privato, ma decide comunque di andare avanti (anche perché, forse, il potere gli piace?) mentre la svedese Alicia Vikander – vista di recente come Kitty in ‘Anna Karenina’ – ricostruisce con la giusta delicatezza la figura di Carolina, ragazza alla quale la vita ha regalato ben pochi momenti di gioia; attorno a loro, anche i ruoli secondari sono estremamente efficaci, con menzione speciale per il perfido Høegh-Guldberg di David Dencik. A guidarli c’è il regista Nikolaj Arcel che sceneggia assieme a Rasmus Heisterberg un romanzo di Bodil Steensen-Leth ricostruendo una Danimarca che, ai tempi, era uno dei Paesi più retrivi d’Europa, con una nobiltà di nessun pregio e un popolo sottomesso che, nelle campagne, era ancora legato alla servitù della gleba: Copenaghen è grigia e senza luce, oltre che infestata dai topi, mentre nelle aree rurali sono palpabili la miseria e la paura dei signori. Insomma si potrebbe dire che c’è del marcio in Danimarca, se Cristiano non proibisse esplicitamente la citazione nel suo primo incontro con Struensee condotto a colpi di frasi rubate alle opere di Shakespeare: di certo, le figure principali si trovano davanti a delle scelte difficilissime e il regista li accompagna con affetto anche negli inevitabili errori. La sceneggiatura alterna con abilità i punti di vista dei singoli personaggi e, pur patendo un eccesso di didascalismo nel finale (centotrenta minuti sono forse un po’ troppi), trova il giusto equilibro fra lo svolgimento sentimentale e quello politico: anche lo spettatore non danese viene accompagnato nelle svolte della vicenda spostandosi tra le grandi, fredde stanze del palazzo reale e il verde di giardini o brughiere dove ogni tanto brilla anche il sole.
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flyanto
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lunedì 9 settembre 2013
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la nascita dell'illuminismo in danimarca raccontat
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Film in cui si narra di una parte poco conosciuta della storia della Danimarca del secolo diciottesimo in cui la sorella del re inglese Giorgio III Caroline Matilda viene data in sposa al re danese Christian VII. Il matrimonio fallisce presto per la "pazzia" del re che trascura abbondantemente la giovane moglie (nonostante gli dia un figlio) in favore di altre donne di più o meno basso rango, di bevute nei vari locali e di numerose feste. Quando egli deciderà di farsi assistere e sempre accompagnare nelle sue giornate da un giovane medico tedesco, di idee illuministe, comincerà a prendere considerazione di portare uno spirito di rinnovamento anche all'interno del suo paese fortemente vessato dal potere del clero e della nobiltà e da idee alquanto retrogradi.
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Film in cui si narra di una parte poco conosciuta della storia della Danimarca del secolo diciottesimo in cui la sorella del re inglese Giorgio III Caroline Matilda viene data in sposa al re danese Christian VII. Il matrimonio fallisce presto per la "pazzia" del re che trascura abbondantemente la giovane moglie (nonostante gli dia un figlio) in favore di altre donne di più o meno basso rango, di bevute nei vari locali e di numerose feste. Quando egli deciderà di farsi assistere e sempre accompagnare nelle sue giornate da un giovane medico tedesco, di idee illuministe, comincerà a prendere considerazione di portare uno spirito di rinnovamento anche all'interno del suo paese fortemente vessato dal potere del clero e della nobiltà e da idee alquanto retrogradi. Ma il paese ripiomberà nell'oscurantismo più totale una volta che al re Christian verrà rivelata la relazione amorosa e segreta tra la moglie Caroline Matilda ed il medico tedesco stesso, coronata anche dalla nascita di una bimba. La donna alla fine verrà allontanata dalla Danimarca in Germania, le verranno tolti i due figli, il legittimo e quella non, ed al medico, dopo l'arresto, verrà fatta decapitare la testa. Soltanto dopo molti anni ed a seguito di una confessione per iscritto in una lettera indirizzata ai figli da parte di Caroline Matilda , il regno di Danimarca, una volta passato nelle mani del figlio subirà finalmente una svolta epocale verso idee di liberalismo e giustizia. Il film è ben costruito e diretto in tutte le sue parti: dalla più o meno seppure, forse, un pò romanzata, vicenda storica, alla ricostruzione perfetta degli ambienti e dei costumi dell'epoca passata, all'interpretazione dei vari attori. Di spicco il da noi poco conosciuto Mikkl Folsgaard che interpreta il pazzo Christian VII.
Un'opera, insomma, di costume che vale la pena di essere vista come documento storico proprio e per gli appassionati, ovviamente, del genere.
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marinabelinda
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venerdì 4 ottobre 2013
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la rivoluzione danese
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Forse la mia recensione arriva troppo tardi per questo piccolo gioiello che ben si inserisce in un cinema interessante di contenuti e di forme come quello danese.
Bella la storia, sostanzialmente fedele al romanzo (Il medico di corte) che racconta un capitolo della storia danese a noi sconosciuto ma addirittura parte del programma si storia nelle scuole. La rivoluzione non cruenta del dottor Straunsee ha anticipato senza sangue quanto sara' l'era moderna dopo la rivoluzione francese, purtroppo eliminandone l'ideatore.
Bravissimi gli interpreti. Tutti. Tanto concentrati nella parte da farci tremare come il re, farci trovare il coraggio di osare come la regina e farci provare la passione del dottor Straunsee, tanto onesta quanto pericolosa.
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Forse la mia recensione arriva troppo tardi per questo piccolo gioiello che ben si inserisce in un cinema interessante di contenuti e di forme come quello danese.
Bella la storia, sostanzialmente fedele al romanzo (Il medico di corte) che racconta un capitolo della storia danese a noi sconosciuto ma addirittura parte del programma si storia nelle scuole. La rivoluzione non cruenta del dottor Straunsee ha anticipato senza sangue quanto sara' l'era moderna dopo la rivoluzione francese, purtroppo eliminandone l'ideatore.
Bravissimi gli interpreti. Tutti. Tanto concentrati nella parte da farci tremare come il re, farci trovare il coraggio di osare come la regina e farci provare la passione del dottor Straunsee, tanto onesta quanto pericolosa. Emblematica per farci capire i corsi della storia e la difficoltà di essere coerenti e la scena che rappresenta la scelta del governo illuminato di ripristinare la censura, così come potente (e commovente) il grido finale: 'sono uno di voi'.
Giustamente candidato all'Oscar come miglior film straniero (anche se battuto dal capolavoro L'Amour) ha l'eleganza di La duchessa e l'impatto visivo di Marie Antoniette, ma da' l'impressione di essere più sincero manifestando la contraddizione e la debolezza di ogni personaggio.
Da vedere, o da riscoprire (testo alla mano).
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elep23
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giovedì 10 ottobre 2013
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l’ambizione dei sogni ambiziosi
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Il mondo sognato da Struensee era un mondo più giusto rispetto a quello in cui viveva, ma la bontà degli ideali di per se non cambia la realtà. I poveri, le persone comuni non hanno voce poiché non hanno i mezzi per dar vita ai loro sogni più audaci. L’ambizione, la perseveranza, l’istruzione, la passione e l’arte della persuasione possono rendere possibile l’ascesa di chi non è stato premiato con dei favorevoli natali. Chi ha sogni troppo ambiziosi o semplicemente precursori di un era che è ancora in divenire, deve tenere conto del rischio di perdersi e di perdere tutto. Le idee, che siano buone o cattive, non possono essere imposte, ma per essere condivise devono essere sentite.
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Il mondo sognato da Struensee era un mondo più giusto rispetto a quello in cui viveva, ma la bontà degli ideali di per se non cambia la realtà. I poveri, le persone comuni non hanno voce poiché non hanno i mezzi per dar vita ai loro sogni più audaci. L’ambizione, la perseveranza, l’istruzione, la passione e l’arte della persuasione possono rendere possibile l’ascesa di chi non è stato premiato con dei favorevoli natali. Chi ha sogni troppo ambiziosi o semplicemente precursori di un era che è ancora in divenire, deve tenere conto del rischio di perdersi e di perdere tutto. Le idee, che siano buone o cattive, non possono essere imposte, ma per essere condivise devono essere sentite. La storia dimostra come l’uomo sfortunatamente non nasce altruista, nessuno penso sia veramente contrario all’idea di salvare delle vite da una malattia come il vaiolo, di eliminare la censura, di proibire torture e vessazioni, diverso però è rinunciare alla propria fetta di privilegi per avere tutto questo. Visionario e presuntuoso risulta l’imposizione di idee troppo rivoluzionarie. La via del cambiamento è lenta, se è vero dunque che il mondo non è stato creato in sette giorni, folle è pensare che la vita di un uomo sia un lasso di tempo sufficiente per creare un mondo migliore. Resta in bocca l’amarezza se penso che il peso più grande della sconfitta, come sovente accade, grava sulle spalle di una donna, costretta a vivere in un mondo marcio, triste ed ingiusto dopo aver solo scorto uno spiraglio del sogno che avrebbe voluto vivere. Resta tuttavia la speranza che nel futuro, le nuove generazioni possano fare meglio, ecco ciò che rende la vita e questo film meno amari, più facili da accettare.Potremmo essere tutti forse “Re di prussia” ma un conto è immaginarlo, diverso è perdere tutto per un sogno troppo ambizioso.
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ninopellino
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mercoledì 22 marzo 2017
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film di classe
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Questo film ambientato nella Danimarca di diversi secoli fa e diretto dal regista Nicolay Arcel mi ha straordinariamente colpito, ritenendola pertanto una pellicola di classe grazie ai bellissimi costumi e alle favolose ambientazioni dell'epoca e poi soprattutto per la trama che nonostante ci trasmetta alla fine un forte senso di amarezza, è senza dubbio di grande impatto narrativo. Il film ci mette in evidenza i soprusi del potere politico del passato e il senso di assoggettamento e di impotenza del popolo, il quale solamente dopo il trascorrere di tanti anni di lotta per l'indipendenza, riuscirà a cambiare il corso della storia.
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luigi chierico
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mercoledì 16 luglio 2014
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una brutta storia
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Un ottimo film storico per raccontare la vita di Corte nella Danimarca del diciottesimo secolo cioè da quando Christian VII a 17 anni,divenuto re di Danimarca alla morte del padre nel 1766,sposò nello stesso anno, il giorno 8 novembre,la cugina Carolina Matilde,figlia di Federico di Hannover, principe di Galles di appena 15 anni. Matrimonio regale ma non reale perché combinato e per interessi di stato e privati. Un vero fallimento anche per il carattere schizofrenico e volgare del coniuge, che non sa congiungersi con la consorte Carolina. Il regista ci poteva evitare una scena volgare e poco probabile, vista l’età degli sposi e le loro origini.Tutta la vicenda così ricca di eventi si svolge nel breve termine di 9 anni: il matrimonio,la nascita del primo figlio Federico,l’arrivo a corte del medico reale Johann Friedrich Struensee, il viaggio in Europa di Christian, i rapporti amichevoli prima,d’amanti poi ed infine intimi tra medico e regina Caroline,i vari rimpasti di governo,la nascita della figlia Luisa,la condanna di Johann Friedrich Struensee,il divorzio con Caroline ed altro ed altro ancora, e termina con la morte in esilio di Carolina Matilde,a soli 24 anni, il giorno 11 maggio 1775.
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Un ottimo film storico per raccontare la vita di Corte nella Danimarca del diciottesimo secolo cioè da quando Christian VII a 17 anni,divenuto re di Danimarca alla morte del padre nel 1766,sposò nello stesso anno, il giorno 8 novembre,la cugina Carolina Matilde,figlia di Federico di Hannover, principe di Galles di appena 15 anni. Matrimonio regale ma non reale perché combinato e per interessi di stato e privati. Un vero fallimento anche per il carattere schizofrenico e volgare del coniuge, che non sa congiungersi con la consorte Carolina. Il regista ci poteva evitare una scena volgare e poco probabile, vista l’età degli sposi e le loro origini.Tutta la vicenda così ricca di eventi si svolge nel breve termine di 9 anni: il matrimonio,la nascita del primo figlio Federico,l’arrivo a corte del medico reale Johann Friedrich Struensee, il viaggio in Europa di Christian, i rapporti amichevoli prima,d’amanti poi ed infine intimi tra medico e regina Caroline,i vari rimpasti di governo,la nascita della figlia Luisa,la condanna di Johann Friedrich Struensee,il divorzio con Caroline ed altro ed altro ancora, e termina con la morte in esilio di Carolina Matilde,a soli 24 anni, il giorno 11 maggio 1775.L’impegno profuso da tutti, regista, costumista, sceneggiatore,coreografo, attori e fotografo,è stato grande e pertanto per questo sforzo il film meriterebbe qualcosa di più che buono ma non ottimo. Bellissima la fotografia che riprende lo sfarzo della casa reale dei re di Danimarca,delle feste, della dimora estiva con immensi prati verdi,giardini, boschi, corse a cavallo. A tanto sfarzo si contrappone la miseria del popolo, strade invase da ratti,lupanari, più che bordelli,per soddisfare i capricci del re pazzo.La Danimarca del 1700-1800 non era certo quella delle danesi de 20° secolo,era puritana ed estremamente cattolica,l’Inghilterra era invece da tempo protestante ed anglicana,aveva una sua letteratura che non è soltanto quella di Shakespeare(1564-1616) dell’Amleto Principe di Danimarca,i suoi costumi e la donna godeva già di maggiore libertà. La vita per Carolina Matilde, figlia di Federico di Hannover,principe di Galles, e della principessa Augusta di Sassonia-Gotha-Altenburg,è davvero impossibile in Danimarca,così i suoi atteggiamenti,i suoi costumi,le sue letture scandalizzano la regina madre Giuliana Maria di Brunswick-Lüneburg,che in pratica detta legge.Per la cronaca il re travicello muore il 1808 a 59 anni per aneurisma.Tra questi due opposti modus vivendi si inserisce la figura rivoluzionaria di pensiero del dott.Struensee,convinto illuminista. Come si vede il film è solo storia,non c’è spazio per la fantasia e creatività,una narrazione di fatti,un susseguirsi di eventi che porteranno Christian VII ad abdicare nel 1784 a favore del figlio Federico.Dal punto di vista di fedeltà storica il film merito ottimo,ma credo che il pubblico non va al cinema per istruirsi e conoscere la Storia,bensì per conoscere la storia dei protagonisti, in questo film tra Carolina Matilde e il dottor Struensee,che ha perso la testa per lei,giovanissima regina di Dnimarca.Ottimo Mikkel Boe Følsgaard nella parte di Cristiano VII, bravo Mads Mikkelsen in quella del dott. Johann Friedrich Struensee, modesta l’interpretazione della nascente attrice svedese Alicia Vikander(Carolina Matilde di Hannover).Per Alicia l’augurio di farci ricordare: G.Garbo,I.Brergman,B.Andersson,A.Ekberg,A,Bjork,M.Britt.I.Thulin,M.Toren,V.Lindfors. chibar22@libero.it
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alberto
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lunedì 22 maggio 2017
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storia d'amore importante per la gran bretagna
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Essere la principessa della Gran Bretagna nel XVIII secolo (e non solo) non vuol dire vivere nel migliore dei modi possibile; infatti Carolina Matilde, appena quindicenne, è costretta a sposare Christian VII, principe di Danimarca, per ovviare ad un accordo tra le due nazioni. Come se non bastasse quest'obbligo, la fanciulla deve subire tutte le insolenze del consorte, che non ci pensa due volte a dire quello che pensa e a esplodere in pubblico ed è oltretutto una marionetta tra le mani del consiglio regio, ancora poco influenzato dal coevo Illuminismo, capace negli altri stati di modificare le mentalità a discapito del clero.
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Essere la principessa della Gran Bretagna nel XVIII secolo (e non solo) non vuol dire vivere nel migliore dei modi possibile; infatti Carolina Matilde, appena quindicenne, è costretta a sposare Christian VII, principe di Danimarca, per ovviare ad un accordo tra le due nazioni. Come se non bastasse quest'obbligo, la fanciulla deve subire tutte le insolenze del consorte, che non ci pensa due volte a dire quello che pensa e a esplodere in pubblico ed è oltretutto una marionetta tra le mani del consiglio regio, ancora poco influenzato dal coevo Illuminismo, capace negli altri stati di modificare le mentalità a discapito del clero. Deve infine passare delle giornate noiose, prevalentemente sul letto, o per rilassarsi o per attuare i freddi doveri coniugali. A rompere la monotonia delle sue giornate ci pensa il nuovo medico di corte, tedesco serio e professionale, che pian piano si innamorerà di lei e avvierà inoltre un cambiamento del governo. Una storia come tante, in un periodo di rinascita e di svolte, che però ha trasmesso il dovere di portarlo sul grande schermo grazie al carattere innovatore introdotto da Christian, ispirato dal medico, e poi consolidatosi con le riforme del figlio Friedrich a vantaggio del popolo e dei contadini, non più considerati come servi nei confronti dello stato. Questo "intrigo reale" è gestito in maniera eccellente dal regista Nikolaj Arcel, elegante e schietto, arricchito da una limpida fotografia e da costumi perfetti. Il comparto tecnico è accompagnato da un cast artistico di prim'ordine, composto dalla splendida Alicia Vikander, famosa per "The Danish Girl" e "Ex Machina"; da Mads Mikkelsen, austero nell'interpretare un personaggio che non è esente dalle tipiche caratterizzazioni dell'uomo colto e che si mantiene il più lontano possibile dalla religione, ma che in questa pellicola mostra soprattutto il lato umano; ma specialmente Mikkel Boe Folsgaard, attore meno famoso della Vikander e di "Hannibal" ma che qui mi ha partcolarmente colpito, data la sua interpretazione fuori dagli schemi e pazza al tempo giusto. Il film ha ricevuto la nomination agli Oscar 2013 come "Miglior Film Straniero" e tra i produttori esecutivi c'è Lars Von Trier. Di lunga durata, ma abbastanza scorrevole, anche se non mancano momenti morti imprescindibili in questo genere. Una storia d'amore interessante e un contesto storico altrettanto importante. Merita assolutamente una visione, poiché vediamo le pulsioni umane e le passioni trasportate indietro di qualche secolo e, alla fine, sempre uguali.
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jacopo b98
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giovedì 31 ottobre 2013
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che bello "royal affair" di arcel!
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Anni ’60 del Settecento, la principessa Carolina Matilde (Vikander) è data in sposa al re di Danimarca, Cristiano VII (Følsgaard). Ma quando questo assume come medico di corte il segretamente illuminista Johann Struense (Mikkelsen), egli e la regina iniziano una focosa relazione amorosa. Il re, pesantemente influenzato da Struense, si farà manovrare da lui, che, pur a fin di bene, alla fine verrà corrotto dal fascino del potere. Scritto dal regista e Rasmus Heisterberg, è una grande coproduzione internazionale, che suona come un gran dito medio a Hollywood: la sua grandezza visiva, capace di far impallidire le montagne hollywoodiane di effetti speciali, è infatti impressionante.
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Anni ’60 del Settecento, la principessa Carolina Matilde (Vikander) è data in sposa al re di Danimarca, Cristiano VII (Følsgaard). Ma quando questo assume come medico di corte il segretamente illuminista Johann Struense (Mikkelsen), egli e la regina iniziano una focosa relazione amorosa. Il re, pesantemente influenzato da Struense, si farà manovrare da lui, che, pur a fin di bene, alla fine verrà corrotto dal fascino del potere. Scritto dal regista e Rasmus Heisterberg, è una grande coproduzione internazionale, che suona come un gran dito medio a Hollywood: la sua grandezza visiva, capace di far impallidire le montagne hollywoodiane di effetti speciali, è infatti impressionante. Ma se il regista è riuscito a riportare in vita visivamente il secolo dei lumi, il difficile era rendere interessante (e comprensibile) una complessa storia di intrighi di corte. Ma il suo autore ci è riuscito perfettamente realizzando un film impeccabile, di grande eleganza e interesse che non fa altro che raccontare una storia che è molto più attuale di quel che sembra. Hanno grandemente contribuito i tre interpreti principali: la semi-esordiente Vikander, bravissima e splendente in tutta la sua bellezza; Mikkelsen, che ormai è dappertutto e non fa che regalarci grandi interpretazioni e lo sconosciuto Følsgaard che è riuscito a riportare in vita con grottesca ironia un controverso personaggio. Perché il vero protagonista di Royal Affair è proprio Cristiano VII, il re, personaggio di grande e profondissima antipatia, ma allo stesso tempo che suscita struggente pietà, perché, oltre ad essere pazzo, la sua unica “colpa”, che lo ha reso folle, è di essere nato nella famiglia reale, che, con tutti i suoi lussi e i suoi vizi lo ha distrutto. È un ennesimo “stritolato” dal sistema. Ottima colonna sonora di Gabriel Yared e Cyrille Aufort. E anche l’Academy ha ricompensato lo sforzo con la nomination a Miglior Film Straniero. Due premi a Berlino: attore (Følsgaard) e sceneggiatura.
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