Chernobyl Diaries - La mutazione

Un film di Bradley Parker. Con Devin Kelley, Jonathan Sadowski, Olivia Taylor Dudley, Jesse McCartney, Nathan Phillips.
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Titolo originale Chernobyl Diaries. Horror, durata 90 min. - USA 2012. - M2 Pictures uscita mercoledì 20 giugno 2012. MYMONETRO Chernobyl Diaries - La mutazione * * - - - valutazione media: 2,02 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

So bad it's so good (?) Valutazione 2 stelle su cinque

di McRidge


Feedback: 311 | altri commenti e recensioni di McRidge
venerdì 10 agosto 2012

Se fino a qualche anno fa (fino a diversi anni fa, in realtà) le mie personali aspettative (anche se credo che non differiscano molto dal pensiero comune) che accompagnavano la visione di un film horror erano soprattutto la curiosità, la voglia di qualcosa di originale, delle scene forti e una sceneggiatura intelligente, di recente sedersi su di un divano e far partire il file dell’ultimo capolavoro che “ha sconvolto l’America”, che decreta “il ritorno di un maestro dell’horror”, un film a causa del quale “non riuscirete più a prendere sonno”, significa sacrificare poco meno di due orette per assistere alla versione horror di Natale alle Bahamas.

È difficile essere originali. Davvero. E non voglio qui inserire una lunga trattazione del perché l’industria culturale stia uccidendo l’inventiva, ma solo mettere a fuoco il fatto che, forse, non è colpa degli sceneggiatori o dei registi, se il mercato richiede questo genere di film.

Semplicemente viene stanziata una cifra (che poteva benissimo essere data in beneficienza), viene scelto un regista che negli ultimi anni ha generato film leggermente interessanti e viene affidata la sceneggiatura ad un ragazzino delle medie la cui conoscenza della scrittura e comprensione della realtà non può non riportarci ai protagonisti (se non addirittura allo sceneggiatore e al regista) del già citato Natale oltr’alpe.

In cosa puoi essere originale se tutto è già stato scritto, se tutto è già stato filmato, se tutto è già stato pensato?

Naturalmente mi sto riferendo alla trama, alla fabula, all’intreccio, come la volete chiamare la chiamate, il nocciolo duro del film in pratica che, infatti, è proprio quella parte che, puntualmente, viene sottovalutata (ma si, chi se ne frega se non ha capo né coda!), semplicemente perché più difficile da sbrogliare.

Andiamo al film, che definire retorico è un eufemismo.

Si prendano 6 ragazzi americani, belli e ricchi (ma và?) e si mandino in Europa in giro a cazzeggiare per le grandi capitali (la cultura, infatti, non attira il teenager).

Tra loro occorre che vi siano, inderogabilmente, due belle gnocche (una bionda e una mora è sempre un’accoppiata vincente! Se poi una delle due, preferibilmente la bionda, ha una quinta su di una vita taglia 42 e non abbia nel guardaroba nulla che non sia una maglia abbottonata all’ombelico… meglio!) e due ragazzi dal viso carino e dai capelli che mantengono la piega anche sott’acqua.

Li si fanno divertire per i primi 25 – 30 minuti del film nel quale il montaggio spara veloci riprese allegre su di una base rock altrettanto allegra.

Poi, necessariamente, occorre inserire l’ELEMENTO MISTERIOSO, lo svolta, il pericolo!

Il testa di ca… di legno del gruppo, propone l’IDEONA: turismo estremo! Perché visitare una noiosa (?) Mosca, quando si può andare a Pripjat, città fantasma dell’ormai fantasma centrale nucleare di Chernobyl?

Dopo una prima, leggerissima, esitazione, i quattro baldi giovini si rivolgono ad un ex militare russo per farsi accompagnare in loco.

Ai cinque si aggregano due personaggi che, forse, riescono a risultare – se ne fosse possibile – ancora più stereotipati dei quattro americani: un globe trotter/pankabestia con tanto di zaino Decathlon, capelli lunghi, barba incolta, kefiah e cappello alla Manu chao e una ragazza nord europea con capelli tanto biondi da sembrare bianchi, tagliati alla meno peggio e poco (se non totalmente assente) gusto per il vestire.

Ora: è un film horror? Ci sono sti deficienti che vanno in un luogo che, lasciando perdere i presunti mostri, è più radioattivo del Signor Burns? Cosa mai potrebbe accadere? Che al primo intoppo si ritorni a casa? Come no…

Traete voi le conclusioni, anche perché ho già detto molto della trama.

Torniamo a noi.

Se una trama del genere risulta stantia come le cotolette che tua nonna ti propina ogni domenica da 20 anni, e forse di più, su cosa si può lavorare per rendere il film originale o quantomeno innovativo da spingere quattro deficienti a spendere degli euro per andare a vederlo al cinema?

Visto che, oltre alla trama, anche i dialoghi dei personaggi risultano cosi banali e le interazioni tra loro rasentano la sindrome di Asperger?

In parte la presenza del gentil sesso, che non fa mai male. In parte anche un’ambientazione che solo per il peso storico che ha sulle spalle, risulta inquietante. E, mi verrebbe da riscrivere “in parte”, anche per le riprese e il montaggio.

In realtà, se scrivessi due o tre anni fa, la vera novità sarebbe proprio li: la telecamera a spalla, con inserimenti di riprese dalla videocamera o dalla fotocamera dei personaggi e montaggio veloce da videoclip. Il tutto per trasmettere allo spettatore un maggiore senso di verosimiglianza dei fatti.

Se scrivessi due o tre anni fa.

Ma in questi pochi anni non si contano più i film che usano tali “stratagemmi”, e non sto a citarvene neanche uno perché siamo all’altezza di questo, e non voglio che li guardiate. Perché? Perchè vi rispetto.

Concludendo: nei 90 minuti che mi sono sorbito insieme alla morosa e a dei cari amici, ci siamo cimentati nel gioco del “Ora vuoi vedere che succede questo?”, ma anche il divertentissimo “Ma perché fanno cosi? Non era meglio…”, per concludere con un giro di “Sta scena è uguale a quell’altro film…”.

Quindi, non vi consiglierò di non vederlo. Vi consiglierò semplicemente di trovare il giusto gruppo di amici criticoni, allegri e prevenuti, con cui dissacrare, sventrare, sfottere e blaterare su di ogni singolo fotogramma del film

Il divertimento, vi prometto, sarà assicurato.

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