seramore
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domenica 22 aprile 2012
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se non fosse di allen sarebbe mediocre...
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Sono un fan di Allen, e sono andato al cinema convinto di vedere un film di Allen.
Purtroppo del famoso regista questo film ha solo qualche lampo di genio in alcune battute ed in alcuni passaggi. Una trama non esiste, ci sono 3 storie indipendenti tra di loro, che di comune hanno solo l'essere ambientate a Roma.
Probabilmente per noi italiani è un po' mortificante la solita descrizione che gli americani fanno di noi: le donne sono tutte casalinghe mezze sceme, ignoranti ed intente solo a cucinare e a soddisfare ogni richiesta del marito. Gli uomini cantano, fanno l'amore e gesticolano.
E' probabilmente il film meno riuscito della serie europea di Woody Allen, anche perchè probabilmente è difficile fare un film decente ogni sei mesi.
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Sono un fan di Allen, e sono andato al cinema convinto di vedere un film di Allen.
Purtroppo del famoso regista questo film ha solo qualche lampo di genio in alcune battute ed in alcuni passaggi. Una trama non esiste, ci sono 3 storie indipendenti tra di loro, che di comune hanno solo l'essere ambientate a Roma.
Probabilmente per noi italiani è un po' mortificante la solita descrizione che gli americani fanno di noi: le donne sono tutte casalinghe mezze sceme, ignoranti ed intente solo a cucinare e a soddisfare ogni richiesta del marito. Gli uomini cantano, fanno l'amore e gesticolano.
E' probabilmente il film meno riuscito della serie europea di Woody Allen, anche perchè probabilmente è difficile fare un film decente ogni sei mesi.
Di Allen c'è sicuramente la narrazione eccentrica ed unica del regista, ottima la fotografia, deludente il doppiaggio.
Baldwin poco incisivo, Cruz autoironica, Benigni intrappolato nel suo personaggio.
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oliver barrett
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domenica 22 aprile 2012
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so sorry, mr allen
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Dico subito che il vincitore del film, almeno per quanto riguarda noi Italiani, è Leo Gullotta, che non compare nel cast, ma è il nuovo incredibile doppiatore di Woody Allen, riproducendo molto bene tutti i tic e i modi dell'attore e i toni del compianto Oreste Lionello. La seconda cosa da evidenziare è che questo è uno dei migliori film di Roberto Benigni, insieme a La vita è bella e Non ci resta che piangere. È l'unico che strappa qualche risata, soprattutto per la sua mimica facciale. Il resto è un'accozzaglia di luoghi comuni sull'Italia e gli Italiani, che riesce nell'incredibile intento di battere di gran lunga Mangia Prega e Ama (peraltro gran bel film), che rappresentava una Roma ancora ferma agli Anni 50.
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Dico subito che il vincitore del film, almeno per quanto riguarda noi Italiani, è Leo Gullotta, che non compare nel cast, ma è il nuovo incredibile doppiatore di Woody Allen, riproducendo molto bene tutti i tic e i modi dell'attore e i toni del compianto Oreste Lionello. La seconda cosa da evidenziare è che questo è uno dei migliori film di Roberto Benigni, insieme a La vita è bella e Non ci resta che piangere. È l'unico che strappa qualche risata, soprattutto per la sua mimica facciale. Il resto è un'accozzaglia di luoghi comuni sull'Italia e gli Italiani, che riesce nell'incredibile intento di battere di gran lunga Mangia Prega e Ama (peraltro gran bel film), che rappresentava una Roma ancora ferma agli Anni 50. E lo si vede soprattutto dai vestiti e dalla colonna sonora, ferma ahimè a Volare... Sono in special modo le donne a vestire male (la moglie del tenore sembra una contadina del sud di quarant'anni fa), ma anche le giacche degli uomini sono da paese arretrato (vedi il ragazzo e gli invitati alla festa VIP). E non è un semplice particolare di costumi, perché al contrario, gli Americani sono fichissimi, Alec Baldwin in testa, ma anche Ellen Page, Carol Alt. L'unico a vestire in modo attuale è Benigni (si sarà messo d'accordo con la costumista?), che gode anche di una fotografia diversa, meno patinata e artificiale del resto del film.
Dopa Barcellona e Parigi, nella città europea del cinema, si parla ancora di amore, ma della sua apparenza, più che della sua essenza. Benigni, che si ritrova ad essere famoso "perché sì!", è amato senza nemmeno sapere perché, solo per il suo status di VIP; il ragazzo s'innamora della migliora amica della sua fidanzata, perché la immagina diversa da quella che è; la sposina appena arrivata da Pordenone (che brava la Mastronardi!), che incontra il suo idolo di celluloide e lo segue perduta dal set fino in albergo; Penelope Cruz, classica prostituta dal gran cuore, che è l'unica a sembrare reale (e che si doppia da sola come in Non ti Muovere), che deve fingere di essere la moglie dello sposino rimasto solo.
E nella bramosìa dei 15 minuti di fama, ci sta benissimo il cantante lirico che riesce a esibirsi solo sotto la doccia, che accetta di farlo in pubblico e che ovviamente (per i nostri tempi) riscuote un grandissimo successo. Mentre al Regista dell'opera, lo stesso Woody Allen, viene tributato il titolo di "minus habens", di cui si fregia tutto tronfio, solo perché è latino, senza nemmeno sapere cosa voglia dire.
Sarà perché è la mia città, ma nemmeno le vedute di Roma mi hanno particolarmente colpito. E iniziare e finire con il vigile di Piazza Venezia o il ciccione in canotta che spiegano la scena mi ha intristito parecchio. Mi spiace Woody, non siamo più così.
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chiara.assante
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mercoledì 25 aprile 2012
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dov'è finito woody allen?
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Intercalato nello scenario suggestivo della città eterna, appare con prepotenza lo stereotipo italiano che da troppo tempo alberga nella mentalità d'oltreoceano. L'intreccio di diverse storie d'amore che ruotano tutte sul medesimo centro focale getta le basi per una critica più che aspra, la pillola addolcita dal contesto magico di un Italia a tinte pittoresche. Un Woody Allen notevolmente invecchiato sceglie un cast misto per la rappresentazione di quella che vorrebbe essere una commediola italiana rivestita di un significato più ampio, ma la scelta si rivela poco felice dal momento che sottopone lo spettatore a scene infarcite di personaggi più o meno noti, per un pastiche di tutti gli emergenti italiani, adatti ad attrarre il pubblico duttile delle sitcom della domenica sera, ma per niente capaci di salire il gradino del grande schermo, o meglio, di una produzione internazionale.
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Intercalato nello scenario suggestivo della città eterna, appare con prepotenza lo stereotipo italiano che da troppo tempo alberga nella mentalità d'oltreoceano. L'intreccio di diverse storie d'amore che ruotano tutte sul medesimo centro focale getta le basi per una critica più che aspra, la pillola addolcita dal contesto magico di un Italia a tinte pittoresche. Un Woody Allen notevolmente invecchiato sceglie un cast misto per la rappresentazione di quella che vorrebbe essere una commediola italiana rivestita di un significato più ampio, ma la scelta si rivela poco felice dal momento che sottopone lo spettatore a scene infarcite di personaggi più o meno noti, per un pastiche di tutti gli emergenti italiani, adatti ad attrarre il pubblico duttile delle sitcom della domenica sera, ma per niente capaci di salire il gradino del grande schermo, o meglio, di una produzione internazionale. Il ritratto di un paese che ruota intorno al concetto della fama per un giorno, è tanto crudo quanto veritiero, la critica al disperato bisogno di apparire piuttosto che essere, apparire ed essere riconosciuti riconoscendosi nel giudizio altrui sembra però non portare nemmeno la firma sarcastica di un autore capace di critiche ben più taglienti e di conseguenza più interessanti e profonde. Dell'Italia rimangono gli stereotipi, fiat e vespe, il bel canto, negli occhi, direbbe Manzoni, "il misero orgoglio d'un tempo che fu". Se la trama risulta di per sè banale e già vista (basterebbe pensare ad un excursus della commedia dell'intreccio da duemila anni a questa parte) i personaggi statici senza un margine di cambiamento psicologico, interpretati per la maggior parte in maniera pessima, non fanno che affossare il film e offuscare la vivacità intellettuale che contraddistingue il regista.
La conclusione porta un messaggio di ampio respiro che coinvolge sia i famosi, sia gli assetati di fama, sia il pubblico che sta alla base di questo tipo di fenomeni rendendoli possibili. Giuseppe Verdi, l'italiano che rivoluzionò a suo tempo le fondamenta del mondo musicale inserendosi nel panorama mondiale eterno (la fama che rimarrà, la trasposizione dell'eternità nell'unico modo che la psiche umana può concepire e cioè l'arte) presta al regista i suoi Pagliacci per chiudere il cerchio degli intrecci con il messaggio che li lega: maschere di cera che si sciolgono sotto la luce dei riflettori della ribalta e forse anche della realtà e della vita, burattini di un pubblico che ne gestisce finanche le emozioni.
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(di alexis 80)
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vincent g.
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domenica 22 aprile 2012
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il peggior film di woody allen.
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Quando la firma è importante si entra in sala con una sorta di soggezione psicologica, certi di trovarsi di fronte ad un film che può essere buono, rilevante oppure ottimo. Si è convinti di non rimanere delusi, si è decisi a godere di ogni minuto dell'opera che si va ad ammirare, si è felici di partecipare al banchetto dell'arte. E pare impossibile accettare il fatto che nella nostra mente, con lo scorrere dei minuti, vadano formandosi delle nubi plumbee, pesanti ed a tratti quasi indelicate perchè in rotta di collisione coi nostri eccellenti pregiudizi. Proviamo a pensare che non è possibile, che ci deve essere una chiave di lettura che non riusciamo a cogliere, una scrittura geniale per noi non interpretabile.
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Quando la firma è importante si entra in sala con una sorta di soggezione psicologica, certi di trovarsi di fronte ad un film che può essere buono, rilevante oppure ottimo. Si è convinti di non rimanere delusi, si è decisi a godere di ogni minuto dell'opera che si va ad ammirare, si è felici di partecipare al banchetto dell'arte. E pare impossibile accettare il fatto che nella nostra mente, con lo scorrere dei minuti, vadano formandosi delle nubi plumbee, pesanti ed a tratti quasi indelicate perchè in rotta di collisione coi nostri eccellenti pregiudizi. Proviamo a pensare che non è possibile, che ci deve essere una chiave di lettura che non riusciamo a cogliere, una scrittura geniale per noi non interpretabile. Arriviamo addirittura a chiederci se non fosse in noi la colpa di tale fallimento; questo fino ai primi trenta o quaranta minuti di pellicola. Passato tale periodo non rimane altro che prendere nota del nostro disappunto il quale non può essere ormai che un demerito del film.
Nel caso di To Rome With Love può accadere questo, con l'unica variante che la consapevolezza di aver sbagliato sala (e pellicola) la si potrebbe anche ottenere senza aspettare i venticinque minuti di proiezione.
Una lasagna di stereotipi (e vogliamo assicurare che non è uno "stereotipo" parlare di stereotipi sui film americani girati nel nostro Paese) allineati l'uno sopra l'altro ed infarciti di battute poco riuscite, attori incapaci ed un reparto suoni/doppiaggio che fa drizzare i capelli. La teglia è una sceneggiatura frivola, ripetitiva ed indiscutibilmente effimera che pare adeguata in piccolezza al cibo in essa riversato. Condimento: una Roma quasi fastidiosa che parla inglese, tanto per cambiare.
Irritante l'episodio degli sposini di Pordenone, umiliante in tutto e per tutto.
Note positive le musiche, la bellezza della città (ma è assai meglio prendere un treno e visitarla di persona, oppure ancora un qualsiasi libro fatto bene) ed un Benigni sprecato. A vedere To Rome With Love, secondo gli americani, l'Italia si è fermata agli anni '60. Ma forse in questo, oltre tutte le apparenze dell'estetica, hanno ragione loro.
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abi_wea
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sabato 21 aprile 2012
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allen
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Sono andata a vedere questo film pensando di rovarci l'amore per l italia che Allen spesso nelle sue interviste dichiara.
Premetto che Allen non lascia nulla al caso e ogni particolare del film è voluto e che noi italiani ne siamo colti nel vivo, il film per quanto mi riguarda, è la solita visione che gli Americani ( e forse gli stranieri più in generale) hanno dell'italia e degli italiani.luoghi comuni archeologicamente e culturalmente parlando.
Diciamo che personalmente da 1 a 10 il mio voto sarebbe un 3. 3 perchè gli stereotipi dell'"italianità" ce li ha inseriti tutti tranne "pizza e mandolino" sapientemente sostituiti rispettivamente con "crostini e armi" (la scena del "ti insegno a fare i crostini " come se la maggiorparte delle donne italiane li sapesse fare; alla scena di Scamarcio che cerca di rapinare Albanese in una stanza d albergo fino poi ad arrivare alla scena clou della moglie di Benigni che con un coltello cerca di ammazzare Allen, sceneggiata napoletana??): Pessimo poi il ritratto delle donne italiane, messe in scena come sciatte casalinghe bigotte.
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Sono andata a vedere questo film pensando di rovarci l'amore per l italia che Allen spesso nelle sue interviste dichiara.
Premetto che Allen non lascia nulla al caso e ogni particolare del film è voluto e che noi italiani ne siamo colti nel vivo, il film per quanto mi riguarda, è la solita visione che gli Americani ( e forse gli stranieri più in generale) hanno dell'italia e degli italiani.luoghi comuni archeologicamente e culturalmente parlando.
Diciamo che personalmente da 1 a 10 il mio voto sarebbe un 3. 3 perchè gli stereotipi dell'"italianità" ce li ha inseriti tutti tranne "pizza e mandolino" sapientemente sostituiti rispettivamente con "crostini e armi" (la scena del "ti insegno a fare i crostini " come se la maggiorparte delle donne italiane li sapesse fare; alla scena di Scamarcio che cerca di rapinare Albanese in una stanza d albergo fino poi ad arrivare alla scena clou della moglie di Benigni che con un coltello cerca di ammazzare Allen, sceneggiata napoletana??): Pessimo poi il ritratto delle donne italiane, messe in scena come sciatte casalinghe bigotte. Lo si vede dai vestiti delle protagoniste che indossano vestiti di bassa qualità stampati che nemmeno nei paesini più sperduti del sud si vedono più da anni.Ed è lampante poi la contrapposizione netta con le protagoniste Americane,colte e intellettualoidi che circuiscono quasi i propri uomini, anch'essi acculturati ed eruditi anche se dei veri soggetti.
Pessima infine la scena finale in cui ci sono applausi all'opera Pagliacci di Leoncavallo.In effetti alla riaccensione delle luci in sala a fine film mi sono rivista io stessa nella scena finale ad applaudire ironicamente ad Allen ed alla sua messa in scena.
Non lo consiglio.
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ellill�
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mercoledì 25 aprile 2012
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una delusione inaspettata
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Nonostante io sia una grande fan di Woody Allen, sia come attore sia come regista, non mi aspettavo di poter restare tanto deluso da un suo film. All'intervallo ero seriamente indecisa se uscire dalla sala. Sembra di vedere un documentario mal fatto su Roma, con tutti i clichè più banali sull'Italia e gli italiani. La trama poi non è niente di speciale, alcune storie, come quella di Luigi Pisanello (Roberto Benigni), non solo non sono per niente divertenti, ma al limite del demenziale. Inoltre, gli attori recitano davvero male (lo stesso Allen dà prova di essere molto invecchiato) e il doppiaggio è impreciso in modo imbarazzante. Decisamente sconsigliato, per quanto mi riguarda, non vale neanche il prezzo del biglietto.
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matteo calvesi
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sabato 21 aprile 2012
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cartolina sbiadita
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Woody Allen prosegue il suo tour tra le città più belle d’Europa ma questa volta il risultato non è quello di Midnight in Paris. Il regista ambienta questa nuova opera tra le vie della “città eterna” raccontando, in tre dei quattro episodi le vicende di tre coppie di innamorati e nell’ultimo quella di uno strampalato impiegato ( alias Roberto Benigni) che diverrà improvvisamente una star mondiale. Vi sono due giovani fidanzati americani trasferitasi a Roma e destabilizzati dall’arrivo di una seducente amica; poi due casti e puri sposini del Nord che si troveranno di fronte alle manie e provocazioni della grande città e infine l’amore tra un giovane italiano e una americana che dovrà esser coronato dall’ incontro tra i rispettivi genitori.
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Woody Allen prosegue il suo tour tra le città più belle d’Europa ma questa volta il risultato non è quello di Midnight in Paris. Il regista ambienta questa nuova opera tra le vie della “città eterna” raccontando, in tre dei quattro episodi le vicende di tre coppie di innamorati e nell’ultimo quella di uno strampalato impiegato ( alias Roberto Benigni) che diverrà improvvisamente una star mondiale. Vi sono due giovani fidanzati americani trasferitasi a Roma e destabilizzati dall’arrivo di una seducente amica; poi due casti e puri sposini del Nord che si troveranno di fronte alle manie e provocazioni della grande città e infine l’amore tra un giovane italiano e una americana che dovrà esser coronato dall’ incontro tra i rispettivi genitori.
Ogni qual volta che ci si appresta a guardare un film americano girato nel nostro paese, o a maggior ragione a Roma, il rischio del tonfo, agli occhi di un italiano, è molto elevato; chiari esempi di questo effetto sono il film “Mangia prega ama” con Julia Roberts o ancor più “Angeli e Demoni” di Ron Howard, entrambi girati nella capitale. Sarà che forse noi italiani non riusciamo a sopportare i facili, ruffiani e stereotipati apprezzamenti degli americani nei nostri confronti o forse siamo ancora più spietati e masochisti da apprezzare solo quel ritratto dell’italiano pressappochista e criminale che tanto ci piace nei film di mafia e sulla criminalità organizzata, però qualunque sia la spiegazione di questo risultato, To Rome with Love è un autentica delusione .
Delle quattro storie raccontate dal regista l’unica che riesce a salvarsi dalle inquadrature morbose sulle meraviglie di Roma,dai cliché (pizza, pasta, mandolino) e dalle innumerevoli comparsate degli attori “made in Italy” è quella in cui vi è l’Allen attore, il quale ci regala alcune magnifiche perle del suo puro umorismo sarcastico. L’episodio di cui è protagonista Benigni non ha né capo né coda, rimane inconcludente; mentre quello in cui Alec Baldwin aleggia come un fantasma intorno alla coppia di fidanzati americani è paradossale e quasi irritante.
Riassumere tutto il film come una raffigurazione erronea dei vizi e delle meraviglie italiane però sarebbe una facile e deviante sintesi; oltre a questo Woody Allen pecca di superficialità, cerca di ripercorrere la strada segnata da quello che a mio avviso è un autentico capolavoro ( Midnight in Paris), senza però farlo con una sceneggiatura all’altezza ma ostentando inquadrature da guida turistica e raccontando alcune storie in modo svagato e sterile.
Matteo Calvesi
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dottora59
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venerdì 20 aprile 2012
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udite udite finalmente in italia woody allen
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Udite, Udite finalmente in Italia è arrivato il nuovo film di Woody Allen, la cornice di una storia mediocre che scrizza l'occhio a certe nostre tipicità di questa nostra piccola italianità riconosciute oltre oceano. L'unico merito del film è l'impegno degli attori che vi hanno partecipato, con qualche piccola eccezione, per molti di essi è stata un'occasione imperdibile; è davvero un peccato che un film con una trama così esile e scontata sia il frutto di un così indiscusso talento, che suo malgrado ha partorito il film peggiore della sua lunga carriera. L'unica battuta del film di che condivido è quella in cui si riconosce un signore di terza (quarta) età non vuole cedere lo scettro.
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Udite, Udite finalmente in Italia è arrivato il nuovo film di Woody Allen, la cornice di una storia mediocre che scrizza l'occhio a certe nostre tipicità di questa nostra piccola italianità riconosciute oltre oceano. L'unico merito del film è l'impegno degli attori che vi hanno partecipato, con qualche piccola eccezione, per molti di essi è stata un'occasione imperdibile; è davvero un peccato che un film con una trama così esile e scontata sia il frutto di un così indiscusso talento, che suo malgrado ha partorito il film peggiore della sua lunga carriera. L'unica battuta del film di che condivido è quella in cui si riconosce un signore di terza (quarta) età non vuole cedere lo scettro. La visione delle donne italiane è rimasta quella di 60 anni fa'. Ritengo inoltre che inserire nella colonna sonora iniziale la canzone italiana tra le piu' conosciute nele mondo un gesto eccessivo ed addirittura sgradevole nella sua essenza, ed offensivo del grande MODUGNO. Per quanto riguarda gli attori italiani nel film hanno semplicemte ripercorso le loro piu' scontate performances e sotto-utilizzati rispetto alle loro potenzialità come Benigni, Albanese, Scamarcio ecc.ecc. ; mi è spiaciuto vedere altri grandi attori italiani, hanno rivestito ruoli di figuranti. Una considerazione negativa per l'attore che interpretava il fidanzato della figlia di Woody Allen: non ho capito se la pessima e innaturale recitazione sia stato il frutto di presa diretta o del doppiaggio.
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chris_leo
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sabato 21 aprile 2012
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imbarazzante
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La presenza di stereotipi all'italiana, peraltro non superiore a quella nelle commedie nostrane, è il minore dei difetti del film. Woody Allen ha pensato che mettendo assieme quattro storie fiacche e Roma sullo sfondo ne uscisse una pellicola decente, ma si sbagliava. Non è stato fatto nemmeno lo sforzo di concatenare le storie ma si è cercato di darne l'illusione alternando gli spezzoni, mancando profondamente di rispetto all'intelligenza dello spettatore, perché se una si svolge nell'arco della giornata, le altre richiedono diversi giorni, se non settimane. Le storie prese singolarmente sembrano barzellette mal riuscite, traballanti e irrealistiche.
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La presenza di stereotipi all'italiana, peraltro non superiore a quella nelle commedie nostrane, è il minore dei difetti del film. Woody Allen ha pensato che mettendo assieme quattro storie fiacche e Roma sullo sfondo ne uscisse una pellicola decente, ma si sbagliava. Non è stato fatto nemmeno lo sforzo di concatenare le storie ma si è cercato di darne l'illusione alternando gli spezzoni, mancando profondamente di rispetto all'intelligenza dello spettatore, perché se una si svolge nell'arco della giornata, le altre richiedono diversi giorni, se non settimane. Le storie prese singolarmente sembrano barzellette mal riuscite, traballanti e irrealistiche. I personaggi non si comportano come se fossero persone reali messe nelle loro condizioni, ma solo per mandare avanti la trama sconclusionata, ed evitano accuratamente di darsi domande e risposte dirette altrimenti si accorgerebbero di agire con una manica di mentecatti: Leopoldo che chiede direttamente "Come mai sono famoso?" giorni e giorni dopo che i paparazzi assalgono la porta di casa sua, il ladro di appartamento armato di pistola che cortesemente salva Luca Salta dallo scandalo con la moglie, Monica e Jack che senza motivazione si trovano senza i loro fidanzati dentro le rovine, pur essendoci entrati con loro, e così sono liberi di cornificarli... Necessita una speciale segnalazione a questi studenti universitari, con il loro sontuoso appartamento in pietra viva e la macchina decapottabile. Posso presumere che abbiano genitori molto ma molto abbienti, ma il genitore abbiente manderebbe mai il figlio a studiare architettura in Italia? Avanti Woody, un po' di realismo.
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