La frode |
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Un film di Nicholas Jarecki.
Con Richard Gere, Susan Sarandon, Brit Marling, Tim Roth, Laetitia Casta.
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Titolo originale Arbitrage.
Thriller,
durata 107 min.
- USA 2012.
- M2 Pictures
uscita giovedì 14 marzo 2013.
MYMONETRO
La frode
valutazione media:
3,01
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Diavolo veste i panni dle magnate Richard Gere
di Roberto Nepoti La Repubblica
La crisi economica che stiamo attraversando ha portato sullo schermo una nuova stirpe di cattivi: i magnati della finanza spietati e luciferini. Se il capostipite è il Gordon Gekko di Wall Street, quelli di oggi chiamano riferimenti più espliciti ai vari Bernard Madoff, ai banchieri della Lehmann Brothers e a tutti gli altri che, per il proprio tornaconto, non si fanno scrupoli di mandare in rovina folle di azionisti e piccoli risparmiatori. Al cinema si presentano con l'aspetto di begli uomini dai capelli d'argento e vestono raffinato: vedi Jeremy Irons in Margin Call o Richard Gere in questo "thriller finanziario" scritto e diretto dal debuttante Nicholas Jarecki. Il magnate Robert Miller ha una vita perfetta: una bella famiglia, una casa principesca a Manhattan, soldi, potere e - per sovrappiù - una giovane amante francese (Laetitia Casta) ai primi passi (finanziati da lui) come gallerista d'arte. Anche se poi la ragazza è sempre arrabbiata per i suoi sistematici ritardi agli appuntamenti. Sì, perché Robert è occupatissimo (e assai preoccupato): sta per vendere la sua fiorente società a una banca d'affari; ma nascondendo un piccolo particolare: un buco di 400 milioni di dollari, risultato di un pessimo investimento nell'estrazione del rame russo. Dopo l'ennesimo ritardo, l'uomo e la ragazza partono per un weekend: Miller si assopisce alla guida e provoca un incidente. A chi ricorda il romanzo di Thomas Wolfe Il falò delle vanità, uscito alla fine degli anni 80 (e poi trasformato in film da Brian DePalma), non sfuggirà l'analogia con quello: anche là, infatti, la rappresentazione del cinismo e dei misfatti della finanza era filtrata da un incidente d'auto e dall'indagine giudiziaria su un omicidio colposo. Qui a indagare è il detective Michael Bryer (Tim Roth), il quale individua il complice di Mil- ler - un ragazzo di Harlem che è andato a recuperare con la sua auto il finanziere dopo l'incidente - e cerca di estorcergli una testimonianza. In sottotraccia, sembra affiorare un'animosità personale del poliziotto verso il riccone, che forse Bryer vorrebbe punire anche per essere tale; senza farsi troppi scrupoli sul modo con cui ottenere la confessione del ragazzo, inclusa la frode in una prova da portare il tribunale. Fin qui il film di Jarecki non manca di ambiguità. Se lo spettatore è presto informato dell'abiezione morale del protagonista, che fa cose illegali pretendendo di difendere gli interessi della sua famiglia e dei suoi dipendenti, tuttavia i casi sfortunati che gli piovono in testa tutti assieme paiono eccessivi: un collaboratore lo tradisce; la figlia Brooke, amatissima da papà, scopre il gioco di prestigio nei bilanci della società (punibile con vent'anni di reclusione); anche l'incidente mortale a Julie, l'amante, minaccia di portarlo alla rovina. Così che, a un certo punto, ci si po' ritrovare a solidarizzare con lui, sperando che se la cavi. Ma sarebbe allearsi col Diavolo. Nella seconda parte del film infatti, quando le cose si mettono meglio per lui, l'uomo getta la maschera, diventando una figura emblematica di quel capitalismo selvaggio e di quel delirio speculativo che, nel disprezzo di ogni norma, ci stanno portando alla rovina. In realtà Miller subirà la vendetta trasversale della moglie Ellen (Susan Sarandon), in un modo che qui non si racconta; ma, di fronte alla società, la sua immagine resterà quella di un uomo ammirevole e di un grande filantropo.
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