catcarlo
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martedì 26 febbraio 2013
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anna karenina
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Per mettere in scena l’ennesima versione del romanzo forse più conosciuto di Tolstoj, Joe Wright e il suo sceneggiatore Tom Stoppard seguono una via che, pur non originalissima in sé, si dimostra assai efficace nell’evitare il pericolo della banale rilettura. Tutto il film è idealmente ambientato in un piccolo teatro di provincia, in cui va in scena la rappresentazione di una società ottocentesca basata sull’apparenza e sull’ipocrisia, tanto che solo a Levin (un bravo Domhnall Gleeson), l’unico che rifiuta la parte già scritta per lui dall’ambiente in cui vive, è concesso di uscirne. Per farlo, utilizza la grande porta che si apre, con bella intuizione, sul fondale del teatro, mentre gli ingressi laterali consentono agli altri personaggi di accedere agli ambienti privati; la platea, invece, è di volta in volta stazione ferroviaria, sala da ballo oppure ippodromo (e i treni in viaggio sono dei modellini come quelli con cui gioca il figlio di Anna, Serhoza).
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Per mettere in scena l’ennesima versione del romanzo forse più conosciuto di Tolstoj, Joe Wright e il suo sceneggiatore Tom Stoppard seguono una via che, pur non originalissima in sé, si dimostra assai efficace nell’evitare il pericolo della banale rilettura. Tutto il film è idealmente ambientato in un piccolo teatro di provincia, in cui va in scena la rappresentazione di una società ottocentesca basata sull’apparenza e sull’ipocrisia, tanto che solo a Levin (un bravo Domhnall Gleeson), l’unico che rifiuta la parte già scritta per lui dall’ambiente in cui vive, è concesso di uscirne. Per farlo, utilizza la grande porta che si apre, con bella intuizione, sul fondale del teatro, mentre gli ingressi laterali consentono agli altri personaggi di accedere agli ambienti privati; la platea, invece, è di volta in volta stazione ferroviaria, sala da ballo oppure ippodromo (e i treni in viaggio sono dei modellini come quelli con cui gioca il figlio di Anna, Serhoza). Malgrado qualche sbandamento (e mugugno) tra il pubblico, il marchingegno funziona, in special modo nela prima parte in cui l’unità di luogo è mantenuta con più rigore: vi contribuiscono il ritmo regalato dal bel montaggio (Melanie Oliver) e ravvivato da un’attenta cura del colore e delle musiche (dell’italiano Dario Marianelli, candidato all’Oscar ma battuto da Mychael Danna per ‘Vita di Pi’). Un’operetta – come dice con chiarezza Vronskij – in cui spicca il vitalissimo ma amorale Oblonskij di Macfayden, infedele in amore e dispotico sul lavoro; quando esplode la passione tra Anna e Vronskij, la storia accentua invece il lato drammatico dirigendosi verso la fine che tutti ben conosciamo – almeno quanto l’incipit che, però, non viene citato – ma senza riuscire a sfuggire al minuetto sociale dominante. Anche qui prosegue il lavoro sul colore, che dai toni chiari dei primi, entusiasti amplessi si va sempre più scurendo con l’incupirsi della situazione: la crisi fra i due amanti culmina fra tappezzerie in blu elettrico e un’incapacità di fissarsi dritti in volto che lascia spazio solo a sguardi lanciati attraverso gli specchi. Una considerazione sulla coppia protagonista, quest’ultima, che ci porta alle dolenti note. Se appare inevitabile, e non particolarmente fastidioso, che molti aspetti del romanzo vengano semplificati – capita quando si cerca di infilare un librone in poco più di centoventi minuti di film – ciò che davvero funziona assai poco è la chimica fra i due personaggi principali, che proprio non riesce a scattare: un passaggio a vuoto che danneggia una tematica importante come quella della passione nonostante le regole e la cui responsabilità ricade su di un’interpretazione che delude per più di un motivo: Nella sua divisa bianca, Aaron Taylor-Johnson è un Vronskij più che altro decorativo in cui non si sa se siano più incongrui i capelli biondi o i baffetti posticci mentre Keira Knightley tende, come altre volte, ad andare sopra le righe in un ruolo già di suo abbastanza sovraccarico quando basterebbe lavorare sulla sua bellezza irregolare (dev’essere l’unica attrice di primo piano senza il sorriso ortodontico standard). Per fortuna che, accanto a loro, il resto del cast funzioni senza sbavature a partire dalla brillante prova di Jude Law che, dietro a barba e stempiatura, regala una bella intensità all’amarezza e ai dubbi di Karenin.
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flyanto
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martedì 26 febbraio 2013
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un'ennesima e ben riuscita versione del celebre ro
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Ennesima versione cinematografica dell'omonimo romanzo di Leon Tolstoj qui rappresentato come una pièce teatrale, con i vari cambi di scena sul palcoscenico e gli anfratti delle quinte da cui i personaggi stessi più volte guardano i vari episodi come se vi assistessero dall'esterno, un poco più discostati. Molto ben curato dal punto di vista scenografico, in particolare dei costumi, che ricreano perfettamente l'epoca e gli ambienti della vicenda, insomma tutto lo spirito di quell'epoca. Bravi tutti gli interpreti, ben credibili nella parte dei loro personaggi (da Keira Knightley come Anna Karenina a Jude Law in quella del marito tradito a quella anche di Aaron Johnson in quella del conte Vronsky).
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Ennesima versione cinematografica dell'omonimo romanzo di Leon Tolstoj qui rappresentato come una pièce teatrale, con i vari cambi di scena sul palcoscenico e gli anfratti delle quinte da cui i personaggi stessi più volte guardano i vari episodi come se vi assistessero dall'esterno, un poco più discostati. Molto ben curato dal punto di vista scenografico, in particolare dei costumi, che ricreano perfettamente l'epoca e gli ambienti della vicenda, insomma tutto lo spirito di quell'epoca. Bravi tutti gli interpreti, ben credibili nella parte dei loro personaggi (da Keira Knightley come Anna Karenina a Jude Law in quella del marito tradito a quella anche di Aaron Johnson in quella del conte Vronsky). Insomma, un film di maniera per gli amanti dei romanzi classici.
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babis
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martedì 26 febbraio 2013
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amore e morte
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Sicuramente il film non approfondisce alcuni temi fondamentali trattati nel libro di Tostoj, però la scenografia, i costumi, l'interpretazione degli attori, rendono questo film un bell'esempio di tuffo nel passato. Sinceramente non mi sembra che la Knightley non sia all'altezza, anzi, riesce ad esprimere molto bene il tormento di Anna, divisa tra l'amore per l'amante e l'amore per il figlio, sconcertata dai volti dell'aristocrazia benpensante di fronte al suo gesto di farsi vedere in società, fino alla scelta finale...
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arkadevna
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lunedì 25 febbraio 2013
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applausi allo scenografo
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Ho visto questo film al festival di Torino in novembre e sono rimasta entusiasta della scenografia vengono utilizzati tutti gli spazi del teatro per raccontare i palazzi, le strade, l'ippodromo, l'ufficio... di questo bellissimo romanzo di Tolstoj. Finalmente una fusione tra teatro e cinema ben riuscita , i ballatoi del teatro diventano le strade di San Pietroburgo, cambi di scena spettacolari. il film è una via di mezzo tra il musical e l'opera lirica.
Per quanto riguarda i personaggi, sono dotati di bellissimi costumi ma di scarse emozioni.
Consiglio di vedere il film per la scenografia perchè è veramente difficile fondere due ambienti così diversi come il cinema e il teatro, entrami luoghi di spettacolo.
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Ho visto questo film al festival di Torino in novembre e sono rimasta entusiasta della scenografia vengono utilizzati tutti gli spazi del teatro per raccontare i palazzi, le strade, l'ippodromo, l'ufficio... di questo bellissimo romanzo di Tolstoj. Finalmente una fusione tra teatro e cinema ben riuscita , i ballatoi del teatro diventano le strade di San Pietroburgo, cambi di scena spettacolari. il film è una via di mezzo tra il musical e l'opera lirica.
Per quanto riguarda i personaggi, sono dotati di bellissimi costumi ma di scarse emozioni.
Consiglio di vedere il film per la scenografia perchè è veramente difficile fondere due ambienti così diversi come il cinema e il teatro, entrami luoghi di spettacolo.
Lo scenografo ha preso i punti di forza di questi due luoghi magici e li ha uniti in modo da sorprenderci, emozionarci e rimanere a bocca aperta.
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michela papavassiliou
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lunedì 25 febbraio 2013
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le letali rotaie di un amore siberiano
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Ambientato nella Russia di fine ottocento e tratto dal romanzo di Lev Tolstoj, questo film ha in Keira Knightley una irresistibile Anna Karenina. Sotto la regia di Joe Wright, qui realta' e rappresentazione si incrociano su palcoscenici multipli a piu' piani. Tra patimenti in backstage, rimorsi e gioie spalancate su campagne siberiane, si annodano le esistenze dei personaggi sulla trama realista di questa storia, non capita dai contemporanei del suo autore, ma gia' considerata da Fedor Dolstoevskij un capolavoro. Cosi il sentimento di una donna , sposata e madre di un figlio, per un giovane ufficiale, il conte Vronsky impersonato da Aaron Johnson, diventa un amore votato alla clandestinita', scaraventato invece alla ribalta e in grado di travolgere le certezze di una societa' conservatrice incapace di perdonare l'adulterio.
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Ambientato nella Russia di fine ottocento e tratto dal romanzo di Lev Tolstoj, questo film ha in Keira Knightley una irresistibile Anna Karenina. Sotto la regia di Joe Wright, qui realta' e rappresentazione si incrociano su palcoscenici multipli a piu' piani. Tra patimenti in backstage, rimorsi e gioie spalancate su campagne siberiane, si annodano le esistenze dei personaggi sulla trama realista di questa storia, non capita dai contemporanei del suo autore, ma gia' considerata da Fedor Dolstoevskij un capolavoro. Cosi il sentimento di una donna , sposata e madre di un figlio, per un giovane ufficiale, il conte Vronsky impersonato da Aaron Johnson, diventa un amore votato alla clandestinita', scaraventato invece alla ribalta e in grado di travolgere le certezze di una societa' conservatrice incapace di perdonare l'adulterio. Jude Law nei panni del marito tradito Alexei Karenin ispira compassione come pure la cognata Dolly, perennemente ingannata dal coniuge Oblonsky, un simpatico Matthew Mac Fadyen dai grandi occhi blu. Sullo sfondo di campagne coperte di ghiaccio, treni di passaggio che viaggiano sulle letali rotaie del Caso o Destino, gli amori acerbi trovano il disgelo primaverile dei sentimenti, dando una prospettiva futura alla vita. Bravi i giovani Domhnall Gleeson, Levin, Kitty, una talentuosa Alicia Vikander e la contessa Vronskaya, impersonata da Olivia Williams. Bella fotografia e costumi meritatamente da Oscar per questa produzione britannica del 2012. La pellicola tuttavia patisce di quel ludico scambio di paraventi, apprezzabile da principio ed alla lunga, come scelta compositiva per l'intera durata della narrazione, un po' stucchevole. 130 minuti comunque piacevolmente da vedere. MP
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bmauro
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domenica 24 febbraio 2013
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l'eros e thanatos di anna karenina
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Non perde il suo magnetismo la tragedia tolstojana di Anna Karenina, il dramma travolgente del romanziere russo, ritorna sul grande schermo, riplasmato in chiave postmoderna dall’abile artificio teatrale di Joe Wright, non nuovo con la macchina da presa ad animare costumi d’epoca, ma l’ultimo lavoro supera magistralmente i tentativi sperimentati con “Orgoglio e pregiudizio” e “Espiazione”. Al centro della scena una Knightley, abile a danzare vorticosamente tra nobili sentimenti verso i figli e le passioni più adultere, che fanno da contraltare a una aristocrazia ostentatrice di perbenismo e sani principi morali nella Russia zarista di fine ottocento. Non tramonta l’attrazione smodata e peccaminosa del tradimento, dello sfrenato desiderio di uscire dai binari di una quotidianità stantia, ma che, come nella più lontana tradizione letteraria, dal microcosmo medievale del Paolo e Francesca dantesco alla struggente Madame Bovary flaubertiana, la risposta alle passioni extraconiugali viene sempre rappresentata dalla tragedia della morte.
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Non perde il suo magnetismo la tragedia tolstojana di Anna Karenina, il dramma travolgente del romanziere russo, ritorna sul grande schermo, riplasmato in chiave postmoderna dall’abile artificio teatrale di Joe Wright, non nuovo con la macchina da presa ad animare costumi d’epoca, ma l’ultimo lavoro supera magistralmente i tentativi sperimentati con “Orgoglio e pregiudizio” e “Espiazione”. Al centro della scena una Knightley, abile a danzare vorticosamente tra nobili sentimenti verso i figli e le passioni più adultere, che fanno da contraltare a una aristocrazia ostentatrice di perbenismo e sani principi morali nella Russia zarista di fine ottocento. Non tramonta l’attrazione smodata e peccaminosa del tradimento, dello sfrenato desiderio di uscire dai binari di una quotidianità stantia, ma che, come nella più lontana tradizione letteraria, dal microcosmo medievale del Paolo e Francesca dantesco alla struggente Madame Bovary flaubertiana, la risposta alle passioni extraconiugali viene sempre rappresentata dalla tragedia della morte. Anna mette in scena la nobildonna di vaga bellezza, che perde la testa infatuandosi del giovane Aleksej magistralmente interpretato dal biondissimo Aaron Taylor-Johnson. Il giovane adone travolge Anna in un valzer di sentimenti come una bufera che spazza via il matrimonio con Karenin (Jude Law), alto funzionario di stato dello zar e frantuma i rapporti più profondi con il figlio. La parabola dei sentimenti di Anna scivola verso il baratro, l’impossibilità di porre un freno allo scorrere inesorabile degli eventi, nella presa di coscienza e di un’impalpabile vanità dell’amore-passione, che si consuma, come nelle più classiche delle tragedie, con il suicidio. La ricostruzione di Wright del romanzo di Tolstoj viene nobilitata da un cinema che si rifà al teatro, in uno stereotipo di rappresentazione ottocentesca tra mimesi e danza, che ammalia lo spettatore nel travolgente divenire dell’azione. Wright è sostenuto dall’abilità scenografica di Tom Stoppard, acuto osservatore dei costumi ottocenteschi, rappresentandoli attraverso una patina di contemporaneità, che riattualizzano il dramma tolstojano.
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melania
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domenica 24 febbraio 2013
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pesante,un po' noioso
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Al di là della bella colonna sonora e delle scene sontuose,il film è difficile da seguire.Risulta pesante perche'un po' un ibrido tra la pièce teatrale e la cinematografia.manca un filo conduttore di rilievo e pertanto si punta molto sulle scene,sicuramente di effetto,ma che sembrano susseguirsi l'una dopo l'altra,con un filo conduttore,appunto,esile.
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cimano
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domenica 24 febbraio 2013
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tolstoj tradito
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Ho l' impressione che sia il regista , sia molti commentatori , non abbiano mai letto per intero il romanzo di Tolstoj. L' Anna Karenina di Tolstoj non è una ragazzina e VronsKij non è un " damerino " , il marito di Anna non è un brav' uomo succubo , Levin e KittY sono un uomo e una donna determinati .I vari incastri narrativi del romanzo vengono banalizzati dalla scenografia che riduce a dimensione teatrale quella universale dell' opera . Risulta poi assente e/o banalizzata la bruciante problematica morale ( ragione e sentimento ) , sociale (le prime rivolte contadine ),politica ( la guerra serbo-turca , il nascere di una coscienza liberale ). Manca totalmente la presa di distanza di Tolstoj da una società decadente , frivola che mezzo secolo dopo sarà travolta dalla rivoluzione .
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Ho l' impressione che sia il regista , sia molti commentatori , non abbiano mai letto per intero il romanzo di Tolstoj. L' Anna Karenina di Tolstoj non è una ragazzina e VronsKij non è un " damerino " , il marito di Anna non è un brav' uomo succubo , Levin e KittY sono un uomo e una donna determinati .I vari incastri narrativi del romanzo vengono banalizzati dalla scenografia che riduce a dimensione teatrale quella universale dell' opera . Risulta poi assente e/o banalizzata la bruciante problematica morale ( ragione e sentimento ) , sociale (le prime rivolte contadine ),politica ( la guerra serbo-turca , il nascere di una coscienza liberale ). Manca totalmente la presa di distanza di Tolstoj da una società decadente , frivola che mezzo secolo dopo sarà travolta dalla rivoluzione .
L' interpretazione degli attori è esterna , non calata nei personaggi . La migliore è quella del marito di Anna che però non corrisponde assolutamente ad ALEksej Aleksandrovic di Tolstoj.
Mi sono andato a rivedere Anna Karenina con Greta Garbo e Fredric March del 1935 , da cui il regista della moderna versione tra l' altro ha preso in parte certi passaggi , e devo dire che quegli attori erano molto più vicini ai personaggi di Tolstoj e la loro recitazione sofferta , convincente - obiettivamente - grande .
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mario.scazzosi
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domenica 24 febbraio 2013
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sceneggiatura non all'altezza del libro
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Buona la regia, l'ambientazione, la musica e, soprattutto luci e ripresa. La sceneggiatura, invece, mi appare inadeguata alla profondità dei personaggi del libro. Sono resi come macchiette, semplificate e stereotipate, leggere. E poi che delusione la Knightley! Non regge alla complessità di Anna, proprio non ce la fa! Il film si vede volentieri, emoziona il giusto alla fine, ma, come ho letto in un'altra critica, solo se non hai letto il libro ...
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maxi_92
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domenica 24 febbraio 2013
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passione, musica e una stupenda russia teatrale
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Joe Wright mi ha stupito ancora. Anna Karenina ripropone parte del cast del precedente Orgoglio e Pregiudizio dicendo però addio agli enormi e bellissimi paesaggi della campagna inglese, qui maestosamente sostituiti da una teatrale e magica scenografia che cambia non solo con il susseguirsi delle scene ma anche con il mutare dell'animo e dei sentimenti dei vari personaggi. Il film riesce a mostrare alla perfezione come la fredda Russia imperiale potesse in realtà essere piena di passione, trasmettendo così allo spettatore un certo calore, anche nelle scene più fredde (in tutti i sensi). Ad aggiungersi alle magiche scenografie (forse bisognerebbe parlare di scenografia, al singolare) arrivano le musiche di Marianelli e il cast che continua a muoversi nella storia come quasi in un balletto: l'apice dell'unione di tutti questi elementi è per me raggiunto durante il ballo tra Anna e Vronsky, dove la musica sale, i corpi svaniscono, si fermano e danzano, e la passione tra i due amanti raggiunge la perfezione, una perfezione a mio parere non paragonabile alle loro scene di sesso (anch'esse comunque belle), poichè ancora non consumata.
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Joe Wright mi ha stupito ancora. Anna Karenina ripropone parte del cast del precedente Orgoglio e Pregiudizio dicendo però addio agli enormi e bellissimi paesaggi della campagna inglese, qui maestosamente sostituiti da una teatrale e magica scenografia che cambia non solo con il susseguirsi delle scene ma anche con il mutare dell'animo e dei sentimenti dei vari personaggi. Il film riesce a mostrare alla perfezione come la fredda Russia imperiale potesse in realtà essere piena di passione, trasmettendo così allo spettatore un certo calore, anche nelle scene più fredde (in tutti i sensi). Ad aggiungersi alle magiche scenografie (forse bisognerebbe parlare di scenografia, al singolare) arrivano le musiche di Marianelli e il cast che continua a muoversi nella storia come quasi in un balletto: l'apice dell'unione di tutti questi elementi è per me raggiunto durante il ballo tra Anna e Vronsky, dove la musica sale, i corpi svaniscono, si fermano e danzano, e la passione tra i due amanti raggiunge la perfezione, una perfezione a mio parere non paragonabile alle loro scene di sesso (anch'esse comunque belle), poichè ancora non consumata. La bravura di Keira Knightley era già stata mostrata in altre occasioni, e in questo caso viene riconfermata. Questo è un film che sicuramente rimane fedele al libro più che dal punto di vista narrativo, dal punto di vista emozionale: Wright e Stoppard hanno spogliato il romanzo e l'hanno rivestito a modo loro, un modo che non lo deturpa ma ce lo fa rivivere in un modo nuovo che rimarrà impresso sicuramente nei nostri occhi e nelle nostre orecchie, ma spero soprattutto anche nei nostri cuori.
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