annalisa
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domenica 28 marzo 2021
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emozioni zero
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Bartleby Corinzio, sono completamente d'accordo con la recensione che hai scritto nel 2013. Visto per la prima volta in TV nel 2021 non cambierei una virgola della tua recensione che si adatta perfettamente a quello che penso sul film.
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guido furgiuele
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giovedì 20 agosto 2020
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trasposizione interessante.
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Lungometraggio originale, ispirato al romanzo di Tolstoj. Costumi e colonna sonora di ottimo livello. Discutibile la scelta degli attori, assai lontani dalla descrizione letteraria. In particolare non mi è piaciuta affatto l'interpretazione del conte Vronsky ed ho trovato poco convincente anche Jude Law nella parte di Karenin.
Nel complesso film gradevole.
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paolp78
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mercoledì 1 aprile 2020
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ad impossibilia nemo tenetur
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Joe Wright, che già in precedenza si era cimentato con la trasposizione cinematografica di importanti opere letterarie, ottenendo risultati eccellenti, replica l’operazione con il romanzo di Tolstoj, dimostrando un evidente amore, che traspare da tutta la pellicola, per l’immortale capolavoro della letteratura russa e mondiale.
Tuttavia l'impresa in questo caso era impraticabile. Il romanzo di Tolstoj è un'opera letteraria così alta che diventa impossibile condensarla in poco più di due ore di pellicola, pretendendo di restituirne la stessa complessità ed approfondendo adeguatamente tutte le varie tematiche.
Wright sceglie di fare ricorso ad una tecnica che personalmente non avevo mai visto, consistente nel presentare il film come un'opera teatrale, trasformando il set in un palco in cui si cambiano velocemente le varie scenografie.
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Joe Wright, che già in precedenza si era cimentato con la trasposizione cinematografica di importanti opere letterarie, ottenendo risultati eccellenti, replica l’operazione con il romanzo di Tolstoj, dimostrando un evidente amore, che traspare da tutta la pellicola, per l’immortale capolavoro della letteratura russa e mondiale.
Tuttavia l'impresa in questo caso era impraticabile. Il romanzo di Tolstoj è un'opera letteraria così alta che diventa impossibile condensarla in poco più di due ore di pellicola, pretendendo di restituirne la stessa complessità ed approfondendo adeguatamente tutte le varie tematiche.
Wright sceglie di fare ricorso ad una tecnica che personalmente non avevo mai visto, consistente nel presentare il film come un'opera teatrale, trasformando il set in un palco in cui si cambiano velocemente le varie scenografie. Devo dire che questa scelta è molto suggestiva e ne ho apprezzato il coraggio, benché ammetto che avrei preferito vedere un film classico, che certamente mi avrebbe appagato di più.
Per riuscire a condensare il romanzo nel film (almeno la parte che tratta del personaggio di Anna Karenina; mentre come era lecito attendersi i personaggi di Levin e Kitty sono un po' sacrificati), aiutato dalla scelta teatrale sopra descritta, Wright adotta un ritmo narrativo incalzante e spasmodico. La scommessa è quella di restituire il susseguirsi delle fasi del rapporto amoroso ed i vari stati d'animo della protagonista condensati in una specie di tourbillon di passioni. A mio avviso l'operazione non riesce. L'Anna Karenina di Wright non si avvicina mai alla struggente complessità emotiva del personaggio di Tolstoj. Alcune tematiche, su tutte quella del rapporto tra Anna ed il figlio, sono troppo sacrificate per evidenti limiti di tempo, insormontabili.
La Knightley non riesce a replicare l’eccellente performance di "Orgoglio e pregiudizio"; la scelta di Taylor-Johnson per Vronskij l’ho trovata visivamente azzeccata, non altrettanto quella di Gleeson per Levin, che però ha compensato con un’interpretazione intensa. La parte di Oblonskij calza a pennello a Macfadyen, mentre mi ha impressionato e fatto ricredere Jude Law, che consideravo inadatto nella parte di Karenin.
Ottimi costumi.
Per restare appagato, a causa dello sconfinato amore che ho per il romanzo capolavoro di Tolstoj, forse avrei avuto bisogno di un’opera cinematografica monumentale, in tre o quattro pellicole di due ore e mezzo ciascuna, con enorme dispendio di mezzi e risorse … ma questa è chiaramente un’utopia.
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maria teresa
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giovedì 2 febbraio 2017
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difficili interpetrazioni
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Credo che due attori, per interpretare una simile storia, avrebbero dovuto per lo meno avere la pazienza di leggersi il romanzo. Chi apprezza Tolstoi, la sua incomparabile arte, soffre molto a vedere un Wronskji ridotto ad inconsistente damerino, vittima di una avventura imprevedibile, e una Karenina totalmente inespressiva:,La knaightley sembra perennemente occupata a guardarsi, in un colloquio che non va oltre lo specchio.Forse anche il regista, che ha probabilmente letto il libro, non sa che certe opere vanno adeguatamente meditate.
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fla222
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domenica 15 gennaio 2017
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troppo lungo
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espediente del teatro totalmente bocciato: inizialmente si prospetta come una buona rivisitazione di una storia vista e rivista, tuttavia già dopo 10 minuti si perde, e lo spettatore si dimentica del sipario iniziale ritrovandosi invece, 10 minuti anocora più tardi al cospetto di donne e uomini danzanti sul palco di un teatro.
film troppo lungo, piuttosto lento, e con una scenografia non molto varia. sconsigliato.
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paolorol
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martedì 25 ottobre 2016
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geniale,sfavillante e libera interpretazione
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Non do mai 5 stelle ma questo film se le merita tutte. Sono perplesso di fronte ai giudizi di chi mi pare intento a fare più una critica fuori luogo del romanzo di Tolstoj che non al film di Wright. Sig.ra Gandolfi, le pare il caso di mettersi a fare un Bignamino col riassunto pedante della trama del romanzo? Romanzo e film sono due cose del tutto separate ed autonome, il romanzo è un monumento intangibile, un'icona, una pietra miliare della letteratura non solo russa ma dell'intera cultura occidentale. Il film si ispira vagamente al romanzo, ma proprio vagamente. Ha altri scopi, utilizza altri metodi espressivi e lo fa senza risparmiarsi, conduce lo spettatore in un vortice caleidoscopico di immagini rutilanti e sfavillanti, a tratti quasi accecanti.
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Non do mai 5 stelle ma questo film se le merita tutte. Sono perplesso di fronte ai giudizi di chi mi pare intento a fare più una critica fuori luogo del romanzo di Tolstoj che non al film di Wright. Sig.ra Gandolfi, le pare il caso di mettersi a fare un Bignamino col riassunto pedante della trama del romanzo? Romanzo e film sono due cose del tutto separate ed autonome, il romanzo è un monumento intangibile, un'icona, una pietra miliare della letteratura non solo russa ma dell'intera cultura occidentale. Il film si ispira vagamente al romanzo, ma proprio vagamente. Ha altri scopi, utilizza altri metodi espressivi e lo fa senza risparmiarsi, conduce lo spettatore in un vortice caleidoscopico di immagini rutilanti e sfavillanti, a tratti quasi accecanti. Uno splendore visivo che trascende la realtà e che prende ampie distanze dagli antichi tentativi di trasposizione cinematografica. La povera Garbo ha fatto quel che ha potuto prestando il suo algido volto alla Karenina per ben due volte.. Interpretazioni mitiche,rimaste nella storia, certo, ma che nulla hanno a che fare col film di Wright. Garbo interpretava un fotoromanzo rosa, Wright si è concesso un viaggio lisergico in una cristalleria piena di specchi e di riflessi scintillanti. Davvero un capolavoro coraggioso nel suo massimalismo, nel suo horror vacui che ricorda a tratti il barocchismo di Greenaway. La psicologia? Non cercatela in questa trasposizione, cercatela nel romanzo, è lì che la troverete..Da vedere e rivedere, le immagini sono meravigliose e la ricchezza che rappresentano non provoca invidia ma grande piacere.
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casomai21
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domenica 19 luglio 2015
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dramma umano inevitabile in una società decadente
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Un dramma umano inevitabile in una società decadente,raccontato con dovizia di particolari in una scenografica e teatrale San Pietroburgo.
La versione cinematografica di un'opera che a teatro non rende analogamente i contrasti di una società la cui coscienza civile è molto preoccupata dagli scandali e del feroce chiacchiericcio dei falsi perbenisti. Convincenti sono le interpretazioni di Jude Law e Keira Knigthley, che non argina la travolgente passione che le cambia la vita in una emozionante corsa ad ostacoli contro le convenzioni sociali.Anna ha sofferto quei tempi di falsità e di calcolo, caratterizzati dalla prevedibilità e dal grigiore di una vita abbastanza monotona. Anna ,spinta dalla passione che le ha finalmente regalato la felcità, non soffoca nemmeno il desiderio di maternità, come il dare affetto e di riceverlo dai figli,comunque nati dalla due relazioni con uomini diversi in tutto.
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Un dramma umano inevitabile in una società decadente,raccontato con dovizia di particolari in una scenografica e teatrale San Pietroburgo.
La versione cinematografica di un'opera che a teatro non rende analogamente i contrasti di una società la cui coscienza civile è molto preoccupata dagli scandali e del feroce chiacchiericcio dei falsi perbenisti. Convincenti sono le interpretazioni di Jude Law e Keira Knigthley, che non argina la travolgente passione che le cambia la vita in una emozionante corsa ad ostacoli contro le convenzioni sociali.Anna ha sofferto quei tempi di falsità e di calcolo, caratterizzati dalla prevedibilità e dal grigiore di una vita abbastanza monotona. Anna ,spinta dalla passione che le ha finalmente regalato la felcità, non soffoca nemmeno il desiderio di maternità, come il dare affetto e di riceverlo dai figli,comunque nati dalla due relazioni con uomini diversi in tutto. Anna si confida solo con poche amiche, che non la giudicano, ma la avvertono del clima pesante che si è creato.La personalità dell attrice protagonista non mette all'ombra altre interpretazioni come quella di di Alicia Vikander, dalla mite e sorprendente naturalezza in contrasto con quella uomini noiosi e privi di coraggio.Insomma Anna si sacrifica e prende su di se le contraddizioni di un'epoca e combatte fino ad annullare se stessa con i rintocchi del martello del ferroviere che sembrano scandire un conto alla rovescia della durata della sua vita.La sua tragica fine ricompone gli equilibri che vede il marito Karenin prendersi cura dei due figlioletti di Anna rinfrancato dalla sua recuperata dignità di uomo di stato. Ottima la ricostruzione degli ambienti teatrali, degli interni e dei costumi, nonchè numerosi sono i riferimenti all'arte pittorica ed alla rappresentazione all'aria aperta dei prati e della natura e di una San Pietroburgo nel pieno della sua operosa e vitale mondanità.Un plauso alla colonna sonora che ben accompagna sia le scena del ballo, sia i momenti toccanti e drammatici della vicenda. Insomma un film diverso che ben descrive una vicenda nota raccontata in una novella di Tolstoj.
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minnie
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venerdì 6 marzo 2015
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l'amour fou et fatale!
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Ho visto questo film ieri in tv avendolo perso al cinema e ovviamente ne sono rimasta colpita: è un film magnifico ma ci vuole il grande schermo per goderne a pieno, perché Wright, grande creatore di immagini, ha trasposto come in un libro illustrato le figure di questo magistrale romanzo. Il film si gode appieno se si è letto il romanzo, di cui restituisce l'atmosfera che a dispetto dell'ampiezza dei panorami, è giustamente teatrale. Forse Wright aveva visto la riduzione teatrale del regista Nekrosius, che ha lasciato un forte impatto in tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di assistervi: anche lì il perno della narrazione è il treno, le ferrovie, che tanto bene e tanto male hanno portato all'umanità.
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Ho visto questo film ieri in tv avendolo perso al cinema e ovviamente ne sono rimasta colpita: è un film magnifico ma ci vuole il grande schermo per goderne a pieno, perché Wright, grande creatore di immagini, ha trasposto come in un libro illustrato le figure di questo magistrale romanzo. Il film si gode appieno se si è letto il romanzo, di cui restituisce l'atmosfera che a dispetto dell'ampiezza dei panorami, è giustamente teatrale. Forse Wright aveva visto la riduzione teatrale del regista Nekrosius, che ha lasciato un forte impatto in tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di assistervi: anche lì il perno della narrazione è il treno, le ferrovie, che tanto bene e tanto male hanno portato all'umanità. Tolstoj, da par suo, immette subito la figura del ferroviere che sembra subito di pessimo augurio per Anna e la storia si conclude dov'era cominciata. Quando Anna vede Kitty, recita il famoso monologo sull'età in cui si lascia l'adolescenza e si entra nella fase adulta della vita, che qui si riduce a un banale "Com'è bella la vostra età"...Sceneggiatura ce n'è poca, qui gli attori più che altro fanno, come nella splendida scena della rivelazione di Kitty a Levin con il gioco delle parole. Si può aver da ridire sulla scelta degli attori, ma del resto ognuno ha la sua Anna e il suo Vronski nella testa. Di Aaaron e Keira si può obiettare che siano scandalosamente giovani: sembrano più che altro Romeo e Giulietta. Ma leggendo il romanzo ci si rende conto che Anna e Alessio erano giovani, sui 30 anni e anche meno: solo che all'epoca questa era già un'età matura. Personalmente, e so che avrebbe voluto farlo, Anna era perfetta per Sophia Loren dei tempi d'oro e Vronski per Cary Grant, ma sono modelli di bellezza un po' fanè, a giudicare dalle scelte dei registi. Mentre Keira è un manifesto della bellezza atipica: niente macchinetta per i denti se due canini sporgenti rendono così bene la totalità selvaggia dell'amore. E Aaron occhioni azzurri stupefatti non ha nulla dello scafato Vronski che fa girare la testa a tutte; avrei da eccepire anche sui costumi, i gioielli sono perfetti, ma gli abiti di Anna dovevano essere più sfarzosi ancora. Ma sulle scene, chapeau! Quando Anna, di bianco vestita, aspetta Vronski prima della gara in un campo fiorito, è la Russia che aleggia sul film, la grande Russia da Dr Zivago (ecco magari una musica come quella avrebbe giovato). La cavallina da corsa di Vronski nel libro non è il colossale destriero bianco che recita qui (e spero non si sia fatto male...) ma la scena della gara è efficacissima, vero nodo di svolta degli eventi, come pure la disperazione del piccolo Alioscia nel labirinto, reale e degli affetti, in cui si trova ben presto invischiato. Keera è bravissima nella mimica: quando si accorge in teatro di essere criticata e condannata, quando la gelosia devasta il suo volto, davvero non ha bisogno di parole, è un'attrice naturale, non bella magari ma ha una presenza scenica davvero rara. Levin, rosso di capelli, è perfetto, Stiva che pure nel libro ha un ruolo determinante, un po' meno ma il film s'impone proprio per la sua forza scenica, risultando una gioia per gli occhi com'è giusto che sia in un film. E Wright si conferma ancora una volta un eccezionale trascrittore di romanzi. Che però vanno letti.
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revelations
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sabato 16 agosto 2014
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una delusione
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Dopo aver letto il libro tutto d'un fiato ed averlo apprezzato tantissimo, ho visto subito il film. Fin dalle prime scene ho avuto l'impressione che Keira Knightley fosse inappropriata al ruolo di Anna. La delicatezza del personaggio nel libro, la sua continua introspezione psicologica e i suoi profondi sentimenti lasciano il posto nel film a un personaggio tratteggiato solo superficialmente. Se nel libro Anna era affascinante per il suo cuore e intelletto prima ancora che per la sua grande bellezza, nel film, invece, si apprezza solo la bellezza. Anche il marito di Anna, Aleksej, perde tutta la sua freddezza del libro dinanzi al comportamento della moglie e diventa quasi un suo compatitore.
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Dopo aver letto il libro tutto d'un fiato ed averlo apprezzato tantissimo, ho visto subito il film. Fin dalle prime scene ho avuto l'impressione che Keira Knightley fosse inappropriata al ruolo di Anna. La delicatezza del personaggio nel libro, la sua continua introspezione psicologica e i suoi profondi sentimenti lasciano il posto nel film a un personaggio tratteggiato solo superficialmente. Se nel libro Anna era affascinante per il suo cuore e intelletto prima ancora che per la sua grande bellezza, nel film, invece, si apprezza solo la bellezza. Anche il marito di Anna, Aleksej, perde tutta la sua freddezza del libro dinanzi al comportamento della moglie e diventa quasi un suo compatitore. Inoltre, le belle descrizioni di Tolstoj sulla campagna russa vengono completamente omesse, nonché importanti chiavi di volta come il soggiorno di Kitty all'estero, che é il motivo della sua maturazione. Alla fine, quindi, non solo gli attori protagonisti risultano inappropriati, ma anche il film stesso appare soltanto come un riassunto, e fatto male.
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alexander 1986
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martedì 1 luglio 2014
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keira knightley primadonna per anna
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La storia di Anna (Keira Knightley), passionale moglie del freddo burocrate Karenin (Jude Law) e vittima di un destino tanto più crudele quanto più essendone lei stessa l'artefice, non necessita di presentazioni a chi si approccia a questa pellicola. Almeno, non quanto la pellicola stessa, la quale non ha goduto di un grande successo al botteghino malgrado presenti alcuni elementi molto interessanti.
Terza collaborazione di Wright con Knightley, 'Anna Karenina' mette in scena non tanto un adattamento del romanzo di Tolstoj quanto il principio filosofico stantene alla base: il contrasto tra natura e società, ovvero tra libertà individuale e convenzione, ovvero tra leggi imposte dall'alto e regole concordate.
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La storia di Anna (Keira Knightley), passionale moglie del freddo burocrate Karenin (Jude Law) e vittima di un destino tanto più crudele quanto più essendone lei stessa l'artefice, non necessita di presentazioni a chi si approccia a questa pellicola. Almeno, non quanto la pellicola stessa, la quale non ha goduto di un grande successo al botteghino malgrado presenti alcuni elementi molto interessanti.
Terza collaborazione di Wright con Knightley, 'Anna Karenina' mette in scena non tanto un adattamento del romanzo di Tolstoj quanto il principio filosofico stantene alla base: il contrasto tra natura e società, ovvero tra libertà individuale e convenzione, ovvero tra leggi imposte dall'alto e regole concordate. Questo eterno conflitto, dalla poesia metaforizzato nella scena-madre della danza tra Anna e Vronskij (Aaron Johnson), diventa qui il vero protagonista, al di sopra degli attori in carne e ossa, laddove, nell'opera originale, rappresentava più che altro l'impianto ideologico sotteso alla narrazione. E' allora il palcoscenico di un teatro, a ospitare buona parte del film secondo una metafora facile ma sempre efficace, richiamo esplicito agli esperimenti di 'teatro-in-cinema' d'antica memoria. Le riprese in esterno emergono solo quando la barriera delle convenzioni è o infranta o abbandonata, e quindi i personaggi conoscono quei momenti di sincerità altrimenti sommersi; ma si tratta davvero di pochi momenti di respiro, in un contesto filmico nel complesso tendente a una voluta claustrofobia. Buona parte del pubblico si è purtroppo fatta spaventare da questo elemento.
Fra virtuosismi scenografici e coreografie da balletto, attori e attrici si prestano quindi per 3/4 di film a un gioco di scatole cinesi quasi perverso: devono coscientemente fingere per interpretare personaggi che a loro volta fingono nel gran teatro del mondo senza saperlo. Un gioco davvero niente male, a cui non tutti gli attori sanno giocare benissimo. Jude Law appare un po' troppo rigido pure in un ruolo richiedente rigidità, Aaron Johnson non dimostra doti recitative notevoli e pare soprattutto un bel damerino. Keira Knightley assume il ruolo di primadonna in cinema e in teatro come ha già fatto in passato, e cioè bene; in questo aiutata dallo sguardo a dir poco affettuoso di Joe Wright, che sa come esaltarla. L'interpretazione migliore è però dell'insospettabile Matthew Macfadyen nel ruolo del fratello di Anna, Stepan: provate a confrontare questo con il bel tenebroso Darcy di 'Orgoglio e pregiudizio' (2005), e vedrete una metamorfosi incredibile.
Film attraente da parte di un regista talentuoso e che dimostra di saper lavorare con il materiale offerto dalla grande letteratura. Buon modo di raccontare il capolavoro di Tolstoj e saggio di cinema. Sarebbe forse stato migliore con un cast ancora più bravo e con qualche arzigogolìo in meno.
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