Tre uomini e una pecora

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Un film di Stephan Elliott. Con Xavier Samuel, Kris Marshall, Kevin Bishop, Tim Draxl, Olivia Newton-John.
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Titolo originale A Few Best Men. Commedia, durata 97 min. - Australia, Gran Bretagna 2012. - Lucky Red uscita venerdì 10 febbraio 2012. MYMONETRO Tre uomini e una pecora * * 1/2 - - valutazione media: 2,88 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Nozze australiane all'insegna del ritmo frenetico! Valutazione 2 stelle su cinque

di GreatSteven


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lunedì 7 agosto 2017

TRE UOMINI E UNA PECORA (AUSTRAL/UK, 2011) diretto da STEPHAN ELLIOTT. Interpretato da XAVIER SAMUEL, TIM DRAXL, LAURA BRENT, OLIVIA NEWTON-JOHN, REBEL WILSON, STEVE LE MARQUAND
David Lockin è un orfano britannico la cui famiglia son da sempre stati gli amici conosciuti per strada: lo scapestrato Tom, l’imbranato Graham e il depresso Luke. Durante una vacanza a Tuvalù, conosce la dolce e simpatica australiana Mia Ram, di cui s’innamora ricambiato. I due, dopo soli dieci giorni trascorsi assieme sulla spiaggia esotica, decidono di sposarsi, e il matrimonio verrà celebrato nella tenuta sontuosa dei genitori di lei, a Yester, nelle Blue Mountains. La trasferta in Australia fa sperare a David di conquistare i favori della famiglia Ram, composta dal severo capofamiglia Jim, senatore che prevede anche per la figlia una promettente carriera in politica. Purtroppo per David, la presenza dei suoi amici troppo pasticcioni, vivaci e combina-guai trasforma la cerimonia in un susseguirsi di imbarazzanti incidenti, cui i famigliari moralisti e rigorosi di Mia reagiscono con evidente repulsione. Ma l’amore, alla fine, vince su tutto, e nulla può allontanare la ragazza dal suo autentico amore, e lui riesce a riacquistarne la fiducia grazie al video sincero e affettuoso che han girato, vacanza permettendo, col telefonino di David. Ovviamente il matrimonio è il pretesto ben mascherato dal talentuoso S. Elliott per imbastire una commedia slapstick che sa puntare su una concatenazione di gag talvolta originali e pungenti, talaltra ripetitive e ormai vecchie come il cucco, ma tutte pensate per far progredire i tempi comici con una dilatazione il cui scopo consiste nel mantenere saldo il divertimento fine a sé stesso. La storia dei tre uomini (che poi sono quattro, imprecisione imperdonabile del titolo italiano!) e della pecora gira, com’è logico supporre dopo un’attenta visione della pellicola, attorno al prezioso e imperscrutabile ruminante che viene custodito con esilarante gelosia dal padrone di casa, tesoro che non si deve toccare e che naturalmente il quartetto scriteriato strappa con immediatezza alla sorveglianza durante l’ubriachezza obbligatoria dell’addio al celibato: l’idea funziona abbastanza bene, ma l’ammucchiarsi quasi infinito di trovate scatologiche e prevedibili, alla lunga infastidisce e stucca. Meno male che gli attori provvedono a rimediare al resto dei vuoti: un Samuel divorato da uno stupore cui non vorrebbe assistere per nulla al mondo; una L. Brent carina e delicata, ma convinta nella recitazione; e un’improbabile Newton-John nel ruolo della suocera all’apparenza ligia alle norme, ma in gran segreto spregiudicata e amante delle tirate di cocaina. Un buon gioco di squadra fra gli interpreti (il trio degli amici, incorreggibile masnada di lazzaroni sciagurati, vale da solo il prezzo del biglietto ed è gustoso dalla prima all’ultima scena in cui appaiono con la loro abitudine di stravolgere ogni contesto rispettabile) risolleva la vicenda dalle lacune di sceneggiatura, che dopo la prima mezz’ora tende a reiterare meccanismi spiritosi che la fanno precipitare in vacuità piuttosto imbarazzanti. Nel complesso, un piacevole viaggio nelle terre incontaminate del Nuovo Continente, remoto paesaggio di foreste tropicali e montagne di roccia e sabbia, in cui può succedere di imbattersi in cerimonie che vanno a scatafascio per invitati non troppo beneducati, o in pusher di eroina dall’arrabbiatura facile, che vanno alla ricerca di un feeling con acquirenti ingenui e poi, quando capita che uno di questi confonda la propria borsa con quella in cui conserva pistola e droga, irrompono nel pieno della festa sbraitando propositi omicidi. Che ci vogliamo fare? Sarà un’altra stupida commedia, ma questa volta, almeno, la provenienza non vanta un blasone statunitense, e di questo va reso merito. Intendiamoci: la produzione anglo-australiana non migliora granché il prodotto finale, ma quantomeno allontana il giudizio dalla maggiore fucina che sforna questo genere cinematografico e consente uno sguardo più rasserenato sulle risate che comunque arrivano, proprio perché l’inventiva non è troppo vacillante e l’impegno è ben lungi dal rasentare l’autocommiserazione o la pigrizia. Distribuisce Lucky Red.

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