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Acciaio, uniti per la classe operaia

Sensibilità e generazioni diverse accomunate dall'adesione a uno stesso progetto.
di Giancarlo Zappoli

In foto Michele Riondino, Vittoria Puccini e il regista Stefano Mordini.
Michele Riondino (45 anni) 14 marzo 1979, Taranto (Italia) - Pesci. Interpreta Alessio nel film di Stefano Mordini Acciaio.

martedì 4 settembre 2012 - Incontri

È un incontro che mette insieme sensibilità e generazioni diverse quello che abbiamo avuto con cast, regista e sceneggiatori di Acciaio. Diversità ricondotte ad unità dall’adesione a uno stesso progetto. A partire dalle due giovanissime e straordinariamente efficaci 'non attrici' Anna Bellezza e Matilde Giannini, protagoniste reciprocamente nei ruoli di Francesca e di Anna. Di loro Mordini afferma: "Anna e Francesca sono giovani, le abbiamo scelte tra novecento ragazze ma non è stato difficile riconoscerle. Sono di Piombino, ma non è solo questo. Anna/Matilde Giannini mi ascoltava guardando in basso, sfuggiva, ma ascoltava a modo suo, con quella grazia che si è portata dietro nel suo personaggio. Francesca/Anna Bellezza fissava il centro dell’obiettivo con una tenacia indimenticabile e quello sguardo, il suo sguardo imbronciato, è l'essenza stessa di Francesca e ce lo portiamo via, dentro di noi, alla fine del film". Loro due, dinanzi a questa dichiarazione decisamente sentita, dicono che fondamentalmente è la curiosità nei confronti della macchina cinema che le ha spinte ad osare e che ora sono contente di avere osato.
A fianco a loro un'attrice affermata come Vittoria Puccini nel breve ma determinante ruolo di Elena alla domanda su quanto impegno richieda preparare un personaggio che avrà poi poco spazio sullo schermo risponde che il lavoro con il regista è stato lungo. Già interessata in precedenza al libro, insieme a Mordini ha modificato in parte il personaggio rendendolo di una classe sociale più vicina a quella degli operai (e quindi del suo ex, nel film, Alessio interpretato da Michele Riondino). Elena è un personaggio definito 'pesante' da Vittoria perché il suo ritorno a casa coincide con la difficoltà ad accettare la non estinzione di un sentimento.
Sulle modifiche necessarie al testo letterario interviene l’autrice Silvia Avallone che afferma di aver compreso come fosse necessario comprimere o addirittura sopprimere la presenza di alcuni personaggi ma di aver condiviso l’operazione perché l’accordo con Mordini e con la sceneggiatrice Giulia Calenda era di concentrarsi principalmente sulle ragazze e sulla fabbrica. A proposito di fabbrica Riondino si esprime in modo molto deciso sulla situazione dell’Ilva di Taranto pur sottolineando come il film sia più centrato sulla condizione operaia che non sui temi che vedono coinvolto lo stabilimento pugliese. Il suo timore è che le responsabilità vengano progressivamente dimenticate relegando il tema alle pagine meno lette dei giornali. In proposito Mordini, dopo aver ricordato come il film sia profondamente calato all’interno della città di Piombino dove ha vissuto per mesi prima di iniziare le riprese, dichiara la sua intenzione di tornare temporaneamente al documentario per testimoniare sulla situazione tarantina affinché la memoria labile dei nostri tempi non seppellisca quell’acciaio e quella città nell’oblio.

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