Intervista al regista di La leggenda del cacciatore di vampiri.
di Tirza Bonifazi
Nel maggio 2011 una piccola cricca di giornalisti di cinema proveniente da diverse parti del pianeta si recava a New Orleans per assistere a un giorno di riprese di La leggenda del cacciatore di vampiri, il thriller storico diretto da Timur Bekmambetov e prodotto da Tim Burton. Dopo aver narrato di vampiri in I guardiani della notte e del giorno ed essere sbarcato in America con Wanted - Scegli il tuo destino, il regista kazako s'affida al libro di Seth Grahame-Smith "Abraham Lincoln: Vampire Hunter" per portare sul grande schermo una delle più grandi figure politiche della storia degli Stati Uniti.
Mescolare la storia alla finzione
"Il libro di Seth era già storicamente accurato in quanto, lotta contro i vampiri a parte, offre numerosi dettagli reali sulla vita di Abramo Lincoln. Ho sempre pensato che la storia, quella che ti insegnano sui banchi di scuola, fosse noiosa mentre il romanzo e di conseguenza il film ti danno un nuovo intendimento di chi era Lincoln e del perché agisse come agiva. In fondo la vita di chiunque può essere interpretata in moltissimi modi differenti e il punto di vista di Seth rendeva tutto molto più interessante. Se ci pensate, gli storici lavoravano per i governi e molte delle cose che scrivevano erano influenzate dalle opinioni di altri e dalla propaganda politica, il che molto spesso rende impossibile sapere cosa sia successo realmente e cosa sia frutto di tutti questi elementi messi insieme".
Aggiustare lo stile per un film d'azione storico
"Rispetto agli altri film che ho diretto, ho dovuto adattare il mio stile all'epoca. Per esempio per la prima volta ho dovuto lavorare senza armi. Certo, ci sono i cannoni, ma sono molto primitivi. E i cavalli non sono veloci come un'auto da corsa o un aereo, e non sono neanche così controllabili. La sfida più grande era creare un mondo che fosse storicamente autentico perché la parte fantastica risultasse credibile. Era fondamentale quindi che gli attori fossero credibili in modo che il pubblico si innamorasse di loro e li seguisse in questa meravigliosa avventura. Poi naturalmente c'è anche una buona dose di umorismo che rende la storia ancora più reale".
La scelta dell'attore
"Benjamin Walker ci è sembrato giusto per il ruolo perché è onesto, è uno che crede veramente in quello che sta facendo ed era determinato a fare di questo un gran personaggio. Lui è Abramo Lincoln. Per questo abbiamo scelto un attore sconosciuto, perché per il pubblico doveva essere Abramo Lincoln e non una stella di Hollywood che interpreta il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d'America. Come detto, storicamente parlando siamo stati fedeli ai fatti e la figura di Lincoln è quella dell'uomo che 150 anni fa ha cambiato le regole del mondo".
Vampiri tragici
"Quanto ai vampiri, abbiamo potuto esagerare. Sono decisamente cattivi e violenti, come gli umani. Ho sempre pensato che i vampiri rappresentino noi. Non sono tanto diversi dagli essere umani, come noi hanno storie tragiche alle spalle. Il vampirismo è solo una manifestazione fisica dei nostri problemi o la nostra classe sociale. Questo film è sulla libertà, perché Lincoln diceva 'Finché non saremo tutti liberi, saremo tutti schiavi'. La libertà è un concetto totalemente differente per i vampiri perché loro hanno la possibilità di vivere in eterno e si sentono superiori alla razza umana".