Violeta Parra - Went To Heaven |
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Un film di Andrés Wood.
Con Francisca Gavilán, Cristián Quevedo, Thomas Durand, Luis Machín, Gabriela Aguilera.
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Titolo originale Violeta se fue a los cielos.
Biografico,
durata 110 min.
- Cile, Argentina, Brasile 2011.
- Monkey Creative Studios
uscita giovedì 4 luglio 2013.
MYMONETRO
Violeta Parra - Went To Heaven
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La violenza dell'autoredi pensierocivileFeedback: 4854 | altri commenti e recensioni di pensierocivile |
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martedì 27 agosto 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sembra di essere tornati al tempo del CHE di Soderbergh con personaggi con i quali "voler" creare una sintonia, volere entrare in contatto sentimentale, di cuore, cedere alla passione e lasciarsi andare alla Storia e con l'autore che invece costruisce un muro, un barriera, una distanza incolmabile, distinguendo il desiderio dal proprio racconto. Nonostante la carica emotiva del romanzo della vita di Violeta Parra, il film si astrae da tutto ciò che può permettere il coinvolgimento dello spettatore e si presenta come una serie di episodi fondamentali della vita dell'artista cilena, sequenze che seguono il filo di una intervista rilasciata alla televisione. La narrazione però non è lineare, scortando l'intervista si salta avanti ed indietro nel tempo, si inseriscono momenti di silenziosa riflessione, si supera la vita e si procede di immaginazione nella metafora dello sparviero, la vera intuizione del film, il rapace che è vita e morte, che è avvento del destino e visione dell'aldilà, politica e capitalismo. La scelta di questo racconto poco lineare naturalmente fa sì che il centro del film sia solo la protagonista, i personaggi secondari sono appena abbozzati, senza carattere, persino alcune scene appaiono troppo radicali in questa decisione: prima di morire Violeta Parra cadde in depressione e poi si suicidò, il film mostra il suicidio quasi come un riflesso per lo scarso pubblico accorso ad uno spettacolo nel suo tendone, ignorando completamente il periodo della sofferenza e della "sconfitta". Io avrei preferito più cuore e meno aneddoti come nel momento del canto del vecchio che finalmente supera la propria autopunizione: struggente bellezza e folgorante tristezza.
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