marcosayid
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lunedì 10 ottobre 2011
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la leggerezza dell' infanzia.
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Tomboy è un film diverso da tutti gli altri.
La protagonista Laure, che sembra essere voler appartenere da sempre più al mondo maschile che a quello femminile, trasferitasi in una nuova casa ha quasi per caso la possibilità di "diventare" almeno agli occhi degli altri un maschio. Tutto nasce dall'incontro con Lisa, una sua coetanea che abita vicino a lei che la scambia per un maschio, Laure coglie l'occasione senza pensarci troppo e dice di chiamarsi Michael.
Si ritrova così improvvisamente "dall'altra parte" e cerca pian piano di entrare nei meccanismi della sua nuova compagnia, dove i maschi giocano a calcio a petto nudo e le femmine devono stare a guardare.
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Tomboy è un film diverso da tutti gli altri.
La protagonista Laure, che sembra essere voler appartenere da sempre più al mondo maschile che a quello femminile, trasferitasi in una nuova casa ha quasi per caso la possibilità di "diventare" almeno agli occhi degli altri un maschio. Tutto nasce dall'incontro con Lisa, una sua coetanea che abita vicino a lei che la scambia per un maschio, Laure coglie l'occasione senza pensarci troppo e dice di chiamarsi Michael.
Si ritrova così improvvisamente "dall'altra parte" e cerca pian piano di entrare nei meccanismi della sua nuova compagnia, dove i maschi giocano a calcio a petto nudo e le femmine devono stare a guardare.
Michael superati i primi ostacoli è sempre più a suo agio in questo suo nuovo universo fino al punto di lasciarsi coinvolgere anche sentimentalmente da Lisa che nel frattempo si è innamorata di lui (lei).
Ma viene il giorno in cui Laure deve guardare in faccia alla sua vera natura, questo inizialmente sembra distruggerla, ma potrà mai essere un impedimento reale ai suoi sentimenti?!
La regista Céline Sciamma affronta il tema della sessualità ambientandolo nell' innocente mondo infantile. Questa sicuramente è la scelta fondamentale che le ha permesso di creare un film che pur trattando un così difficile tema, lo fa in maniera sottile, leggera, senza esagerazioni nè colpi di scena "esplosivi". Quello che ne risulta è un film in cui si vive un' atmosfera ovattata e unica dove il pubblico (se predisposto) riesce ad entrare con facilità nell'animo della protagonista immergendosi nei suoi respiri e nei suoi silenzi carichi d'intensità senza bisogno di passare dalle parole.
Merito particolare va anche a Zoé Héran che ha interpretato Laure/Michael perchè seppur giovanissima e con poca esperienza risulta credibile sia come maschio che come femmina e regala espressioni cariche ed intense che ci permettono di entrare nei pensieri del suo personaggio.
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molenga
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sabato 8 ottobre 2011
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il bullo
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laure cambia spesso città e, di conseguenza, è costretta a farsi nuovi amici: quando giunge nell'ennesimo luogo di lavoro del padre, incontrati i ragazzini della sua età, si finge un maschio; gioca a calcio, picchia duro: nell'inganno coinvolge anche la sorellina jean che, senza troppe storie, le regge il gioco. Ma fare il maschietto non è solo una questione di pallone e sberle: una bambina del gruppetto, lisa, s'invaghisce di laure\michael, e gli equivoci iniziano a diventare meno innocenti.
Bel film di céline Sciamma sulla scoperta della sessualità nei preadolescenti, quando a fare i primi passi sono le ragazzine; interessante anche notare come, attorno a laure si muovano personaggi a cui è assegnabile un ruolo potenziale: ad esempio s'intuisce quella che sarà una complicità a venire con la sorella minore, che le taglia i capelli e la appoggia.
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laure cambia spesso città e, di conseguenza, è costretta a farsi nuovi amici: quando giunge nell'ennesimo luogo di lavoro del padre, incontrati i ragazzini della sua età, si finge un maschio; gioca a calcio, picchia duro: nell'inganno coinvolge anche la sorellina jean che, senza troppe storie, le regge il gioco. Ma fare il maschietto non è solo una questione di pallone e sberle: una bambina del gruppetto, lisa, s'invaghisce di laure\michael, e gli equivoci iniziano a diventare meno innocenti.
Bel film di céline Sciamma sulla scoperta della sessualità nei preadolescenti, quando a fare i primi passi sono le ragazzine; interessante anche notare come, attorno a laure si muovano personaggi a cui è assegnabile un ruolo potenziale: ad esempio s'intuisce quella che sarà una complicità a venire con la sorella minore, che le taglia i capelli e la appoggia.
Gradevole
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orazio maione
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giovedì 20 ottobre 2011
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film perfetto
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se nel cinema cercate una storia, delle emozioni, delle riflessioni, delle sensazioni, l'equilibrio, l'appropriatezza dei personaggi, delle parole, degli sguardi, delle inquadrature, la novità di una situazione alla quale tutti abbiamo almeno una volta pensato nella vita (per noi stessi, per il compagno di giochi, di lavoro, l'amante), l'infanzia-i suoi silenzi-i sonni completi che non si ricordano più da grandi, la differenza tra genere e identità, la purezza dei sentimenti, l'assurdità degli schemi sociali per cui ci vorranno ancora millenni per capire veramente qualcosa della sensibilità umana in tutte le sue sfaccettature; 80 minuti in cui tutto si snoda perfetto, come nella più bella e malinconica sinfonia mozartiana che un film mi abbia dato la fortuna di immaginare.
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katamovies
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venerdì 28 ottobre 2011
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piccolo ma grande, delicato ma coraggioso: come..
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Parlerò di questo film per accosamento di opposti:
Film piccolo: nel budget, nella dimensione spazio - temporale (tutto accade nel giro di pochi giorni; in una palazzina e in luoghi vicini, all'aperto, deputati al gioco dei bimbi).
Film grande: nei sentimenti (genitori affettuosi, sorellina adorata e complice, il primo amore)
Film delicato: nell'approccio al conflitto interiore di una ragazzina "tomboy", maschietta, più a suo agio nei panni da maschio, che come maschio fa colpo sulla ragazzina amata
Film coraggioso: nell'indagine senza pruderie di quella stranissima e inquietante fisicità della preadolescenza, grazie anche ad una attrice protagonista con una espressività già molto matura.
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Parlerò di questo film per accosamento di opposti:
Film piccolo: nel budget, nella dimensione spazio - temporale (tutto accade nel giro di pochi giorni; in una palazzina e in luoghi vicini, all'aperto, deputati al gioco dei bimbi).
Film grande: nei sentimenti (genitori affettuosi, sorellina adorata e complice, il primo amore)
Film delicato: nell'approccio al conflitto interiore di una ragazzina "tomboy", maschietta, più a suo agio nei panni da maschio, che come maschio fa colpo sulla ragazzina amata
Film coraggioso: nell'indagine senza pruderie di quella stranissima e inquietante fisicità della preadolescenza, grazie anche ad una attrice protagonista con una espressività già molto matura. Non è semplice, specie negli ultimi anni, mostrare la nudità di una bambina di dieci anni senza lasciarsi assalire dalle paranoie. La regista ci riesce, con delicatezza e lievità ammirevoli.
In sostanza, un film che vive di opposti proprio come l'adolescenza.
Ne ho apprezzato la sincerità e la spontaneità. Certamente, dal punto di vista stilistico, niente di eclatante. La sceneggiatura fila bene fin quando Laure non viene scoperta, perché viviamo da spettatori la complicità con la protagonista. Dopo, tutto funziona meno. I dialoghi sono improntati ad un comprensibile naturalismo.
Come spesso accade coi film con bambini protagonisti, alcuni piccoli attori sono davvero azzeccati: gli amichetti del quartiere colti nella loro esuberanza di bambini intenti al gioco, la sorellina di Laure, buffa, complice e soprattutto l'opposto di lei, già iperfemminile.
Una piccola stonatura è data dall'attrice scelta per interpretare la ragazzina: sinceramente sembra una tredicenne. e considerando che nel film dovrebbero avere tutti dieci anni la cosa mi ha un pò distolta.
Il finale è anch'esso lieve, non ha la scontatezza del happy end ma prelude ad una evoluzione molto plausibile (molte ragazzine gay si innamorano per la prima volta di quella che è o diventerà la loro migliore amica).
Il film, infine, inchioda l'omofobia alla sua grettezza, senza peraltro parlare di omofobia. perché racconta una storia di sentimenti delicati e puri, sinceri e assoluti, come quelli di una ragazzina di dieci anni. E poco importa se si innamora di una ragazzina anziché di un ragazzino.
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ultimoboyscout
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sabato 22 ottobre 2011
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la differenza che fa un pezzo di pongo.
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Una ragazzina di quinta elementare si trasferisce in una nuova città. Approfintando del suo aspetto ancora un pò mascolino, si finge maschio ai suoi nuovi amici all'insaputa dei suoi genitori. Inevitabilmente verrà scoperta ma per lei, ormai entrata nel ruolo, non sarà facile da accettare. Film non bellissima ma fulmineo e ispirato, di una regista molto giovane ma con le idee chiare. Indovina con efficacia i ruoli delle due sorelle, brava Zoe Heran, addirittura deliziosa la bambolina Malonn Levana, che dal basso della sua tenerissima età saprà essere complice perfetta. Film cucito addosso alle due ragazzine, ai loro corpi, ai loro sguardi e ai loro silenzi.
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Una ragazzina di quinta elementare si trasferisce in una nuova città. Approfintando del suo aspetto ancora un pò mascolino, si finge maschio ai suoi nuovi amici all'insaputa dei suoi genitori. Inevitabilmente verrà scoperta ma per lei, ormai entrata nel ruolo, non sarà facile da accettare. Film non bellissima ma fulmineo e ispirato, di una regista molto giovane ma con le idee chiare. Indovina con efficacia i ruoli delle due sorelle, brava Zoe Heran, addirittura deliziosa la bambolina Malonn Levana, che dal basso della sua tenerissima età saprà essere complice perfetta. Film cucito addosso alle due ragazzine, ai loro corpi, ai loro sguardi e ai loro silenzi. La fine dell'infanzia, la scoperta del desiderio, i messaggi di una identità contraddittoria, quei primi innocenti bacetti a stampo creano fremiti e imbarazzi, che siano segno di un capriccio di pre-adolescente o inizio di una omosessualità? Non lo sparemo mai perchè la scuola comincia e la sfuggente finzione viene tanata, in una pellicola fisica, profonda, luminosa e molto molto sottile, come il cinema francese ha spesso saputo essere. Il tocco è tipicamente femminile, garbato e di gusto indubbio: Celine Sciamma, 33 anni, un talento puro e un'intelligenza già affinata, uno sguardo sensibile e delicato come può esserlo una bambina di 10 anni che vuol solo unirsi ai propri coetanei e farsi accettare dai nuovi amici. L'innovazione della regista è riuscire a vedere con grazie e pudore, senza malizia, il gioco serio e gioioso dell'identità come solo un bambino (o una bambina), con la sua innocenza, potrebbe fare. Niente di trascendentale, dialoghi quasi nulli, ma missione compiuta.
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(di francesco2)
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binda
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domenica 12 febbraio 2012
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laure una bimba
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Laure arriva nel nuovo quartire con il padre guidando la macchina. Ha capelli cortissimi, una figura asciutta un pò mascolina, è una bimba felice, sicura di sè, cresciuta in una famiglia serena, normale. Conosce Lisa che la scambia per un maschio. Laure accetta la sua compagnia e, tra incoscienza e divertimento, dice
di chiamarsi Mikael. Il gioco è fatto. Il gruppo l'accetta e la riconosce un maschio ma, la sua bugia non durerà a lungo.
Il gioco sull'identità sessuale va avanti, favorito dal periodo estivo di vacanza, lontano dal controllo di adulti ma, arriva un punto che crolla tutto e la madre d Laure la costringe a rivelare l'inganno.
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Laure arriva nel nuovo quartire con il padre guidando la macchina. Ha capelli cortissimi, una figura asciutta un pò mascolina, è una bimba felice, sicura di sè, cresciuta in una famiglia serena, normale. Conosce Lisa che la scambia per un maschio. Laure accetta la sua compagnia e, tra incoscienza e divertimento, dice
di chiamarsi Mikael. Il gioco è fatto. Il gruppo l'accetta e la riconosce un maschio ma, la sua bugia non durerà a lungo.
Il gioco sull'identità sessuale va avanti, favorito dal periodo estivo di vacanza, lontano dal controllo di adulti ma, arriva un punto che crolla tutto e la madre d Laure la costringe a rivelare l'inganno.
Una storia nata da un banale errore di Lisa, portata avanti con incoscienza da Laure e assecondata negli atteggiamenti da maschiaccio. Un gioco nato in un'età in cui la sessualità va definendosi e quindi pericoloso ma destinato a finire poichè la scuola stà per iniziare.
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vjarkiv
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venerdì 23 novembre 2012
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délicatesse
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Il film sembra perfettamente costruito, sia in senso fisico che metaforico, sulla "pelle" della giovanissima protagonista Laure/MicKael, con una efebica e bellissima Zoé Héran sorprendentemente, vista l'età, calata nel ruolo. Per quanto il film sia stato molto apprezzato dalle comunità GLBT sparse nel mondo (riconoscimenti e premi sono arrivati dal Torino GLBT Film Festival, dal San Francisco International L&G Film Festival, dal New York's LGBT Film Festival), la giovane regista non sembra tanto abbia voluto raccontare la genesi di una futura lesbica, quanto la storia di una preadolescente con la voglia di "giocare" sulla sua identità sessuale, quindi non ha calcato la mano sugli aspetti drammatici ma ha raccontato la vicenda con "délicatesse", aprendo una finestra su un mondo, appunto quello preadolescenziale, che raramente viene trattato in modo così poetico e partecipe nel cinema (per tutti viene in mente il meraviglioso "I quattrocento colpi" di Truffaut).
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Il film sembra perfettamente costruito, sia in senso fisico che metaforico, sulla "pelle" della giovanissima protagonista Laure/MicKael, con una efebica e bellissima Zoé Héran sorprendentemente, vista l'età, calata nel ruolo. Per quanto il film sia stato molto apprezzato dalle comunità GLBT sparse nel mondo (riconoscimenti e premi sono arrivati dal Torino GLBT Film Festival, dal San Francisco International L&G Film Festival, dal New York's LGBT Film Festival), la giovane regista non sembra tanto abbia voluto raccontare la genesi di una futura lesbica, quanto la storia di una preadolescente con la voglia di "giocare" sulla sua identità sessuale, quindi non ha calcato la mano sugli aspetti drammatici ma ha raccontato la vicenda con "délicatesse", aprendo una finestra su un mondo, appunto quello preadolescenziale, che raramente viene trattato in modo così poetico e partecipe nel cinema (per tutti viene in mente il meraviglioso "I quattrocento colpi" di Truffaut). Si percepisce inoltre, e qui un altro aspetto interessante del film, una maggiore "tolleranza" da parte dei compagni di gioco che non dal mondo adulto.
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pepito1948
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giovedì 13 ottobre 2011
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essere e dover essere
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Tomboy, in italiano “maschiaccio” (anzi “maschiaccia”), è riferito alla protagonista Laure, una quasi-adolescente di 10 anni che, in vacanza con i genitori, decide di (o forse si lascia trasportare a) interagire con il nuovo contesto di coetanei assumendo un atteggiamento “anticonvenzionale”: infatti, approfittando del suo aspetto ancora immaturo e bivalente, si presenta come Michael e sostiene la parte del maschietto, forse inizialmente per gioco, forse per pura trasgressione o forse per seguire naturali impulsi interiori.
In ogni caso il ruolo proposto –tenuto rigorosamente nascosto in famiglia- viene riconosciuto senza sospetti dalla piccola comunità fino a coinvolgere una ragazzina, Lisa, che instaura con lui un rapporto privilegiato e di tenera amicizia, ed alle cui innocenti effusioni Michael non fa nulla per sottrarsi.
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Tomboy, in italiano “maschiaccio” (anzi “maschiaccia”), è riferito alla protagonista Laure, una quasi-adolescente di 10 anni che, in vacanza con i genitori, decide di (o forse si lascia trasportare a) interagire con il nuovo contesto di coetanei assumendo un atteggiamento “anticonvenzionale”: infatti, approfittando del suo aspetto ancora immaturo e bivalente, si presenta come Michael e sostiene la parte del maschietto, forse inizialmente per gioco, forse per pura trasgressione o forse per seguire naturali impulsi interiori.
In ogni caso il ruolo proposto –tenuto rigorosamente nascosto in famiglia- viene riconosciuto senza sospetti dalla piccola comunità fino a coinvolgere una ragazzina, Lisa, che instaura con lui un rapporto privilegiato e di tenera amicizia, ed alle cui innocenti effusioni Michael non fa nulla per sottrarsi. Ma un banale imprevisto svela la verità ed innesta una serie di reazioni dirette a “normalizzare” la situazione, costringendo Laure a rientrare nei ranghi convenzionali. Il rapporto con Lisa resterà forse solo un sogno svanito o forse un dolce ricordo o forse ancora un vago segnale di una possibile tendenza in atto “fuori dalle regole”.
Occorre riconoscere a Celine Sciamma, regista e sceneggiatrice, il merito di aver trattato la problematica, difficile e sfuggente ad una visione rigida, dell’età di transizione dall’infanzia all’adolescenza con morbidezza e con garbo, senza addentrarsi in scivolosi labirinti e fermandosi prima della soglia di sbocchi troppo impegnativi. I molti “forse” che la vicenda suscita sono in linea con l’intenzionale rifiuto di dare una direzione specifica, un senso definito, un’indicazione “ulteriore” ai fatti narrati, lasciando agli spettatori ogni riflessione al riguardo.
Tuttavia c’è qualcosa che non torna. Innanzitutto Laure, a dispetto del titolo, ha modi aggraziati, non fa o dice alcunché di rude e di volgare. Il maschiaccio che Sciamma dichiara di essere stata a quell’età e che ha voluto in qualche modo trasferire nel personaggio del film francamente non si vede.
Inoltre sappiamo che prima della pubertà non esiste identità (psicofisica) sessuale; fino a quel momento tutto è fluido (qualcuno ha parlato di identità “liquida”), e quindi sono normali e continue le oscillazioni tra quelli che consideriamo tratti maschili e femminili. Porte aperte attraverso cui avvengono continui passaggi, finchè “crescendo, le porte inevitabilmente si chiudono” (cito da una dichiarazione della stessa Sciamma). Pertanto, nell’enfatizzare questa fase, la regista non ci dice nulla di nuovo o di rilevante, e ci mostra un/una protagonista ingessato/a nei suoi comportamenti tutti di tipo maschile, tralasciando di evidenziare le ambiguità, le incertezze, i movimenti e le dinamiche ondivaghe tipiche di quella età, al di là della scelta (o impulso) iniziale. Mancano le sfumature, i passaggi intermedi che darebbero più credibilità alla situazione descritta.
Interessante invece è la rappresentazione delle reazioni dell’ambiente in stretto contatto con Laure allorché cade la maschera –a cominciare dalla madre apparentemente aperta e libertaria verso i due figli- reazioni finalizzate a ristabilire i ruoli tradizionali senza alcun tentativo di ricerca delle cause di quell’improvviso mutamento, come a rimancare i condizionamenti sottilmente violenti di una società poco incline ad ammettere deroghe al pensiero dominante in tema di diversità sessuale. Il ben noto contrasto tra essere e dover essere.
Insomma un film –miracolosamente girato con un budget modesto ed in poche settimane- che, al di là dei pregi di regia e di interpretazione, mi sembra non metta adeguatamente a fuoco la multiforme complessità della fase pre-pubertà.
Straordinaria la giovane Zoe Heran, scritturata all’ultimo momento insieme a piccoli attori selezionati tra i suoi amici.
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vanessa zarastro
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venerdì 15 aprile 2016
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un falso truffaut
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Il film ha una chiara ispirazione truffautiana, tanto è vero che nella colonna sonora grande parte ha Baisers Volés, canzone omonima dello splendido film, cult del 1968.
Il regista Jean-Paul Rouve è un poliedrico artista che ha iniziato come attore di teatro nel gruppo Royal Imperial Green Rabbit, per poi fare varie parti al cinema come ad esempio il contorsionista nel film sulla vita di Edith Piaf, e il genero di Monsieur Batignole; ha tratto il film Les Souvenirs dal romanzo di David Foenkinos.
Romain (un delizioso Mathieu Spinosi) è un ragazzo di 23 anni che vive con un roomate, quando suo padre (un formidabile Michel Blanc), appena andato in pensione, decide di mettere la nonna ottantacinquenne in una casa di riposo e di vendere la casa di famiglia.
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Il film ha una chiara ispirazione truffautiana, tanto è vero che nella colonna sonora grande parte ha Baisers Volés, canzone omonima dello splendido film, cult del 1968.
Il regista Jean-Paul Rouve è un poliedrico artista che ha iniziato come attore di teatro nel gruppo Royal Imperial Green Rabbit, per poi fare varie parti al cinema come ad esempio il contorsionista nel film sulla vita di Edith Piaf, e il genero di Monsieur Batignole; ha tratto il film Les Souvenirs dal romanzo di David Foenkinos.
Romain (un delizioso Mathieu Spinosi) è un ragazzo di 23 anni che vive con un roomate, quando suo padre (un formidabile Michel Blanc), appena andato in pensione, decide di mettere la nonna ottantacinquenne in una casa di riposo e di vendere la casa di famiglia. Tutto ciò provocherà uno shock nell’anziana signora (la bravissima Annie Cordy) che fuggirà dall’ospizio per ritornare in Normandia dove aveva vissuto da bambina fino ai nove anni. Attorno a questa storia girano varie mini-storie: la crisi di coppia dei genitori di Romain, la difficoltà dei rapporti del padre con i due fratelli specialmente nel prendere decisione riguardanti la famiglia, il tentativo disperato del coinquilino di Romain, Karim, di rimorchiare una ragazza, il pittore di animali che riacquista voglia di dipingere, l’albergatore (un cammeo dello stesso regista Jean-Paul Rouve) come padre frustrato, il cassiere saggio della stazione di servizio e la ricerca di amore dello stesso Romain.
Forse è proprio in queste “storie nella storia” che il film ricorda alcune trame di quelli di Françoise Truffaut, non a caso Romain lavora come portiere di notte così come faceva Antoin Doinel in Baci Rubati. Parigi è esplicitata nei suoi nuovi luoghi come la Tète de la Defense, nei suoi interni piccolo-medi borghesi, con la boiserie e la carta da parati a fiori. Meno riferita al regista della nouvelle vague invece è una certa sdolcinatezza nel trattare la terza età, nel mostrare serenità e saggezza tra un funerale e l’altro. E poi Romain è troppo bravo-ragazzo per assomigliare minimamene ad Antoin Doinel.
Peccato però perché alla fine, pur partendo da buone intuizioni e con una notevole ves comica, fa un pò l’effetto delle bibite francesi un tantino troppo dolci ed eccessivamente colorate.
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great steven
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lunedì 7 ottobre 2019
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le pulsioni sessuali che spingono fin da piccoli
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TOMBOY (FR, 2011) di CéLINE SCIAMMA. Interpretato da ZOé HéRAN, JEANNE DISSON, MALONN LéVANA, SOPHIE CATTANI, MATHIEU DEMY
Laure, dieci anni, si è appena trasferita in un nuovo quartiere di Parigi a vivere in un’altra casa con la madre incinta, il padre informatico e la sorella minore, Jeanne, di sei anni. Un po’ per gioco e un po’ per realizzare un sogno segreto, la bambina si propone alla comitiva di nuovi amici in veste di maschio, dicendo di chiamarsi Mickael. L’impeto con cui si azzuffa e gioca a calcio e il suo modo di atteggiarsi, vestirsi e pettinarsi sembrano non lasciare dubbi sulla sua identità, e Mickael viene accettato nel gruppo.
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TOMBOY (FR, 2011) di CéLINE SCIAMMA. Interpretato da ZOé HéRAN, JEANNE DISSON, MALONN LéVANA, SOPHIE CATTANI, MATHIEU DEMY
Laure, dieci anni, si è appena trasferita in un nuovo quartiere di Parigi a vivere in un’altra casa con la madre incinta, il padre informatico e la sorella minore, Jeanne, di sei anni. Un po’ per gioco e un po’ per realizzare un sogno segreto, la bambina si propone alla comitiva di nuovi amici in veste di maschio, dicendo di chiamarsi Mickael. L’impeto con cui si azzuffa e gioca a calcio e il suo modo di atteggiarsi, vestirsi e pettinarsi sembrano non lasciare dubbi sulla sua identità, e Mickael viene accettato nel gruppo. L’inizio delle scuole, però, si avvicina e la pantomima è sempre più difficile da recitare, tanto più che i genitori di Laure/Mickael sono all’oscuro di tutto e che la bambina sta sviluppando un legame speciale con la coetanea Lisa. C. Sciamma torna ad affrontare, dopo Water Lilies, il tema della scoperta della sessualità, spostando però l’attenzione dal periodo adolescenziale a quello preadolescenziale. Trova in Z. Héran l’interprete adatta per raffigurare, con la giusta dose di innocenza e gusto di esplorare il mondo, il cammino estivo di Laure. La regista osserva il microcosmo dei bambini con acume e tenerezza, evitando le facili semplificazioni. Maschi e femmine, mentre crescono, non sono per niente quegli esseri asessuati dall’ingenuo pudore che i genitori vorrebbero che fossero. Natura e società impongono le loro leggi e, in particolare la società, i loro modelli con cui confrontarsi e scontrarsi. Per quale motivo? Il motivo sta nel fatto che tali modelli son più legati a stereotipi che ad autentici bisogni. Così la piccola Laure, mentre decide di trasgredire facendosi passare per maschio, finisce inconsciamente per aderire a quelle che ritiene debbano essere obbligatoriamente le caratteristiche dell’altro sesso. Sciamma, nel descrivere la protagonista, va oltre la narrazione di un possibile episodio che avrebbe, per disattenzione, potuto rimanere chiuso in gabbia senza un doveroso sviluppo, offrendoci il resoconto consapevole e maturo di come ognuno va alla ricerca della propria sessualità, e anche di come si possa partire molto presto per intraprenderla. Nel dare veridicità ad una storia a tratti scabrosa ma pur sempre dallo sfondo socio-psicologico attraente, la telecamera restituisce agli spettatori inquadrature lunghe e lente, meditabonde e ponderate, il che accresce la riflessione dietro le immagini e dona profondità a un quadro d’insieme che si fa ammirare per la sua struttura assai ben armonizzata. Grazie alle battute involontariamente comiche della piccola mancina Jeanne, femminile al 100%, la commedia, garbata e fluida, riesce anche divertente. Sciamma, parigina di lontane origini italiane, alla tenerezza dei sentimenti unisce pure un riguardo sottile alle psicologie, e in questo suo secondo lungometraggio la cosa costituisce il suo principale merito. Z. Héran doppiata in italiano da Ruggero Valli, figlio di Carlo. Tomboy si può tradurre con "maschiaccio".
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