Tatanka

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Un film di Giuseppe Gagliardi. Con Clemente Russo, Rade Serbedzija, Giorgio Colangeli, Carmine Recano, Susanne Wolff.
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Biografico, Ratings: Kids+13, durata 100 min. - Italia 2011. - Bolero Film uscita venerdì 6 maggio 2011. MYMONETRO Tatanka * * * - - valutazione media: 3,06 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

La ribellione del piccolo eroe

di Paolo D'Agostini La Repubblica

Il film Tatanka porta la firma dello stesso regista Giuseppe Gagliardi, calabrese poco più che trentenne, con formazione e curriculum come per altri della sua generazione fatti di esperienze nel corto e nel videoclip, che aveva debuttato nel lungometraggio con un curioso “mockumentary” cioè un falso documentario: La vera leggenda di Tony Vilar, indagine sulle tracce di un emigrante calabrese dei primi anni 50 diventato popolarissimo cantante in Argentina e poi scomparso nel nulla. La sua sensibilità, quella che alcuni anni fa lo aveva sospinto verso quella storia di depressione e di riscatto con uno stravagante connubio tra neo-realismo e nuove tecniche narrative, è la stessa che oggi lo fa incontrare con il ritratto del pugile casertano Clemente Russo tratteggiato da Roberto Saviano nella raccolta di scritti pubblicata nel 2009 sotto il titolo “La bellezza e l’inferno”, accanto ad altri ritratti: Miriam Makeba e Anna Politkovskaja, Lionel Messi e Michel Petrucciani.
Lo stesso personaggio reale, oggi ventinovenne, interpreta se stesso nel ripercorrere il proprio itinerario. Quello di un ragazzetto cresciuto nella contiguità con gli ambienti camorristici e nella “naturale” inclinazione alla criminalità, diviso tra due opposti richiami. Rispettivamente incarnati dall’amico del cuore e dal locale boss di riferimento da una parte, e dall’altra - quella che gli indica la strada giusta, quella che tra tante difficoltà e ostacoli culturali prima ancora che materiali, innumerevoli contraddizioni e deviazioni, gli consentirà di arrivare là dove sembrava del tutto impossibile arrivare: le Olimpiadi - rappresentati più o meno virtuosamente (cioè per quanto consentito a persone comunque condannate a vedersela con condizioni ambientali difficilissime: quindi, proprio per questo, piccoli eroi) dal nonno, dal maestro di boxe (Giorgio Colangeli, ottimo nello scolpire un resistente, un vinto che non si dà mai per vinto) con la sua scalcinata palestra di quartiere assediata dalle lusinghe e dai ricatti criminali, infine dall’eccentrico cercatore di talenti (l’attore serbo Rade Serbedjia) che il ragazzo incontra nel suo periodo di emigrazione berlinese.
Non sappiamo se proprio tutti gli ingredienti provengono dalla biografia di Clemente (che per esempio ha anche partecipato a un reality televisivo, fatto che resta fuori dallo schermo. Come resta fuori - conservata giustamente come ostinata tensione e assurda aspirazione, senza dirci come finirà - il reale approdo olimpico che affidò proprio a Russo il ruolo di portabandiera della nazionale italiana alla cerimonia conclusiva dei Giochi di Pechino 2008), e se alcuni passaggi sono frutto d’invenzione o rielaborazione creativa. Ma poco importa. L’apologo ha comunque la sua forza, conservando lo spirito che fece a suo tempo scegliere a Saviano questa vicenda come esemplare di una ribellione tanto più significativa in quanto proveniente da chi era nato e cresciuto culturalmente immerso nella soggezione al sistema camorristico.
Dal punto di vista del “come” o dello stile: un certo ibrido risulta stimolante. L’immediatezza neorealista di un protagonista preso dalla (sua) vita proprio come accadeva nei nostri classici, il richiamo chissà se voluto o istintivo all’altrettanto classica tradizione americana del cinema pugilistico e del dilemma visto dal basso tra integrazione nel sistema malavitoso e rischiosa/costosa reazione ad esso proprio in nome di quella dignità virile che il sistema distorce producendo un universo di valori (disvalori) purtroppo ampiamente riconosciuto e condiviso. L’amalgama risulta compatibile con sensibilità di racconto moderne e veloci. Qualche perplessità è indotta dalla fatale tentazione di ricordare li modello “Gomorra”. Difficile è sottrarsi all’impressione che Tatanka (li vero “nome di battaglia” di Clemente) ci presenti un Gomorra un po’ più light e buonista.
Da la Repubblica, 05 maggio 2011


di Paolo D'Agostini, 05 maggio 2011

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