rongiu
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sabato 10 novembre 2012
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i segni dell'anima.
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Non è stata facile l’infanzia di Curtis \ Michael Shannon / e il momento attuale non è certo dei migliori. “Schizofrenia paranoide”. Maledetta diagnosi! Quante volte l’avrà ripetuto ritornando coi ricordi indietro nel tempo? Di anni ne aveva solo dieci e la stessa malattia è stata causa di separazione dei suoi. Sa bene, quindi, Curtis, cosa significa essere “solo” ed è questo il motivo per cui non intende correre il rischio di perdere Samantha, la moglie, \ Jessica Chastain /, alle prese quotidianamente con il non facile problema uditivo della piccola Hannah \ Towa Stewart /. Così come in “Shotgun Stories”, il regista \ Jeff Nichols / presenta un nuovo dramma familiare attraverso il quale intende penetrare nell’animo umano, nel suo subconscio, proporre un tema quale quello della malattia mentale, che sta mietendo vittime a più non posso, specie tra le popolazioni dove progresso e civiltà sono basi solide per una “omologata globalizzazione”.
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Non è stata facile l’infanzia di Curtis \ Michael Shannon / e il momento attuale non è certo dei migliori. “Schizofrenia paranoide”. Maledetta diagnosi! Quante volte l’avrà ripetuto ritornando coi ricordi indietro nel tempo? Di anni ne aveva solo dieci e la stessa malattia è stata causa di separazione dei suoi. Sa bene, quindi, Curtis, cosa significa essere “solo” ed è questo il motivo per cui non intende correre il rischio di perdere Samantha, la moglie, \ Jessica Chastain /, alle prese quotidianamente con il non facile problema uditivo della piccola Hannah \ Towa Stewart /. Così come in “Shotgun Stories”, il regista \ Jeff Nichols / presenta un nuovo dramma familiare attraverso il quale intende penetrare nell’animo umano, nel suo subconscio, proporre un tema quale quello della malattia mentale, che sta mietendo vittime a più non posso, specie tra le popolazioni dove progresso e civiltà sono basi solide per una “omologata globalizzazione”.
Ma, a Cartis di essere “omologato” proprio non va. Ed ecco che le strategie operative, per mettere al sicuro se stesso e la sua famiglia prendono vita. Al riparo da cosa? Per Curtis è imminente l’arrivo di un terribile tornado, non intende farsi trovare impreparato, e la costruzione di un rifugio nel suo giardino è diventato l’obiettivo primario delle ultime settimane. Settimane che lo sfibrano nel fisico e nell’animo. Per Samantha, niente passa inosservato. Molto pragmatica, i sogni li ha dovuti accantonare da tempo, vede che il marito è in evidente difficoltà. I silenzi di Cartis sono eloquenti tanto quanto le sue frasi minime; quando poi, le decisioni gestionali prese dallo stesso ed a sua insaputa mettono a repentaglio la tranquillità economica della famiglia esce con fermezza, determinazione e delicatezza allo scoperto. Inizia così per la famiglia un viaggio nel tempo e per il regista Jeff Nichols, negli animi. Non ha mai reso la figura di Curtis patetica ed i tre protagonisti della narrazione pur alle prese con le più diverse e disperate situazioni, hanno saputo mantenere quell’unità d’intenti e di spirito, che fanno dell’Amore il miglior antidoto a qualsiasi tipo di “marginalità”.
La famiglia Curtis, dietro consiglio medico è in breve soggiorno estivo. Viene colta dal nostro regista in un momento di relax sulla spiaggia. E’ la piccola Hannah, che richiama, utilizzando la lingua dei segni, l’attenzione del papà a guardare l’orizzonte. I tre riunitisi vicino al castello di sabbia da poco terminato, guardano increduli l’orizzonte. Hannah preferisce perdersi tra le spalle del suo papà. Ma cosa sta per accadere? O è già accaduto tutto? Di certo non è una visione evanescente.
Enjoy the movie
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francisdeckhaunt
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martedì 2 ottobre 2012
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“non è solo un sogno, è una sensazione.”
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Curtis è un operaio che vive, con sua moglie e la figlia sordomuta, in una cittadina dell'Ohio. In preda a diversi sogni su una terrificante tempesta, inizia a costruire ossessivamente un rifugio che proteggerà lui e la sua famiglia quando il cataclisma, egli ne è convinto, arriverà. Il suo tormento si aggraverà sempre di più, fino a fargli dubitare che la sua salute mentale sia arrivata al capolinea, come fece quella di sua madre quando lui era piccolo. Il ritmo della pellicola è scandito da una colonna sonora che trasmette la giusta angoscia e da semplici effetti speciali, che però raggiungono il proprio scopo, specialmente considerando il budget piuttosto basso del film.
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Curtis è un operaio che vive, con sua moglie e la figlia sordomuta, in una cittadina dell'Ohio. In preda a diversi sogni su una terrificante tempesta, inizia a costruire ossessivamente un rifugio che proteggerà lui e la sua famiglia quando il cataclisma, egli ne è convinto, arriverà. Il suo tormento si aggraverà sempre di più, fino a fargli dubitare che la sua salute mentale sia arrivata al capolinea, come fece quella di sua madre quando lui era piccolo. Il ritmo della pellicola è scandito da una colonna sonora che trasmette la giusta angoscia e da semplici effetti speciali, che però raggiungono il proprio scopo, specialmente considerando il budget piuttosto basso del film. Altre due perle di Take Shelter sono i protagonisti: Michael Shannon e Jessica Chastain, che ci regalano due prove attoriali indimenticabili. Shannon, soprattutto, buca letteralmente lo schermo con il suo Curtis dilaniato dall'ossessione. Take Shelter riesce a tramettere per le sue due ore di durata una sensazione di pericolo incombente, alternando gli incubi di Curtis con la realtà, fino al punto in cui inizia a piovere davvero e lui dovrà affrontare la sua presunta malattia. Il viaggio interiore del protagonista ci condurrà verso un epilogo da antologia, che metterà in discussione tutto il senso del film e delle “visioni” di Curtis regalandoci un finale forte e significativo.
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cinedick
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lunedì 13 giugno 2011
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l’incubo del cielo e il diluvio sotterraneo dell’a
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L’incubo del cielo e il diluvio sotterraneo dell’America.
Riccardo Tavani
Cosa c’è in Curtis LaForche che non va? Ha una bella moglie, Samantha, un buon lavoro, una buona assistenza medica che a breve pagherà le spese di un costoso intervento alla piccola figlia sordomuta Hannah. Eppure nella testa di Curtis c’è qualcosa che proprio non va. Lui sente avvicinarsi una tempesta spaventosa, vede cadere pioggia dal vago colore e odore delle feci, vede uccelli ammassarsi minacciosi come nel film di Hitchcock ma poi piombare uno dietro l’altro stecchiti sull’erba come enormi chicchi di macabra grandine nera. Qual è il segreto di questa tempesta che Curtis sente avvicinarsi sempre di più? Una vecchia regola del poliziesco americano dice che se vuoi scoprire il lato oscuro di una faccenda devi seguire la traccia dei soldi.
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L’incubo del cielo e il diluvio sotterraneo dell’America.
Riccardo Tavani
Cosa c’è in Curtis LaForche che non va? Ha una bella moglie, Samantha, un buon lavoro, una buona assistenza medica che a breve pagherà le spese di un costoso intervento alla piccola figlia sordomuta Hannah. Eppure nella testa di Curtis c’è qualcosa che proprio non va. Lui sente avvicinarsi una tempesta spaventosa, vede cadere pioggia dal vago colore e odore delle feci, vede uccelli ammassarsi minacciosi come nel film di Hitchcock ma poi piombare uno dietro l’altro stecchiti sull’erba come enormi chicchi di macabra grandine nera. Qual è il segreto di questa tempesta che Curtis sente avvicinarsi sempre di più? Una vecchia regola del poliziesco americano dice che se vuoi scoprire il lato oscuro di una faccenda devi seguire la traccia dei soldi. Qui la regola va applicata all’intero senso del film, dato che di tracce e riferimenti significativi al denaro ne vengono seminati continuamente. La mutua di Curtis sì è buona, ma ogni volta che deve pagare le medicine per Hannah la quota che deve sborsare di tasca sua è abbastanza salata. Anche il salario è buono, però Samantha deve darci sotto con il cucito e andare giù al mercato a vendere la sua merce. La vita economica della famiglia è appesa a un filo tenue. Curtis ottiene un prestito dalla banca per costruirsi un rifugio sotto terra conto la tempesta che arriva, ma suo fratello Kyle lo mette in guardia: “In questo paese se prendi dei soldi in prestito le banche ti sbranano”. Non serve altro per capire che la tempesta è quella che già si è già abbattuta sull’America e altri paesi avanzati con la crisi finanziaria e bancaria che ha fatto tremare l’intero edificio economico planetario, gettando da un giorno all’altro famiglie sul lastrico della disoccupazione, sottraendogli i risparmi di una vita, le case acquistate con mutui trentennali e inquinando ogni ganglio pubblico e privato con titoli tossici dal colore e odore delle feci. Curtis spalancando la botola del suo rifugio sotterraneo vede il cielo azzurro e un sole accecante che splende tra qualche minima nube, così la moglie lo convince ad andare in cura da un buon psicanalista di Columbus, nonostante lui sia stato licenziato e non goda più di quella stupenda mutua. Ma la tempesta è davvero passata? Tutto il racconto è giocato come un trhiller psicologico, in cui la minaccia viene da quell’elemento impalpabile che è l’aria, da quella sfera aperta che è il cielo. Il pericolo assume la forma dell’acqua, del diluvio, l’unico riparo: tornare a strisciare sotto le viscere della terra.
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osteriacinematografo
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giovedì 23 agosto 2012
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paura dentro, paura fuori
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“Take shelter” ,opera seconda del giovane regista americano Jeff Nichols,è ambientato fra le grandi pianure dell’Ohio. Curtis LaForche è impiegato come capocantiere presso una ditta della zona,e il suo lavoro consente a lui e alla sua famiglia di vivere con serenità,e di affrontare le costose cure di cui necessita la figlia Hannah,una bambina affetta da sordità. Curtis è un uomo responsabile e tranquillo,che vive in funzione di sua moglie Samantha e di sua figlia,finchè il suo equilibrio non viene improvvisamente minato da una serie di incubi terribili,che s’insinuano e si fissano nella sua psiche,fin quasi a divenire reali.Nella mente di Curtis si instaura così il seme di una paura incontrollabile,la paura della fine sua e dei suoi cari,che germoglia poi sotto forma di allucinazioni apocalittiche,tali da non consentirgli più di vivere in modo normale,e da porlo ai margini della società civile.
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“Take shelter” ,opera seconda del giovane regista americano Jeff Nichols,è ambientato fra le grandi pianure dell’Ohio. Curtis LaForche è impiegato come capocantiere presso una ditta della zona,e il suo lavoro consente a lui e alla sua famiglia di vivere con serenità,e di affrontare le costose cure di cui necessita la figlia Hannah,una bambina affetta da sordità. Curtis è un uomo responsabile e tranquillo,che vive in funzione di sua moglie Samantha e di sua figlia,finchè il suo equilibrio non viene improvvisamente minato da una serie di incubi terribili,che s’insinuano e si fissano nella sua psiche,fin quasi a divenire reali.Nella mente di Curtis si instaura così il seme di una paura incontrollabile,la paura della fine sua e dei suoi cari,che germoglia poi sotto forma di allucinazioni apocalittiche,tali da non consentirgli più di vivere in modo normale,e da porlo ai margini della società civile.Progressivamente,Curtis perde il controllo della propria vita,e mentre i segnali nefasti proliferano,egli si concentra su unico obiettivo,la costruzione di un bunker sotterraneo che consenta a lui e alla sua famiglia di salvarsi dall’imminente disastro. L’angoscia si tramuta in qualcosa che ha corpo,una sorta di ossessione per una natura che mostra segnali di imminente disfacimento.Il sentore della fine è ovunque,e labile è la linea di demarcazione lungo cui si sviluppa il balletto fra le intuizioni di Curtis e le percezioni che ne hanno gli altri.Il protagonista avverte ciò che sarà come un animale in gabbia,e l’inquietudine è dentro e fuori e ovunque,e non ci sono vie di fuga,e tale forma di paura è un’interferenza implacabile, che distorce e involve la mente dell’uomo: Curtis proietta fuori un terrore che cresce e si muove e prende forma,e scivola all’esterno attraverso l’eco di una paura ancestrale che è poi insita come memoria collettiva in ogni individuo,come erbaccia che persiste e prospera nei giardini nell’inconscio.Il bunker diviene dimensione psicologica,in cui si chiude a chiave la paura,un buco nero claustrofobico che risucchia e azzera ogni cosa,che toglie respiro e significato a tutto il resto,che al tempo stesso annichilisce e salva il protagonista.La follia viene riletta come una forma acuta di sensibilità che consente di osservare e sentire la natura senza il filtro della razionalità,di recuperare l’istinto animale,di dilatare le barriere che l’uomo ha posto fra sé e l’ambiente in cui vie,di abbattere in un colpo solo le porte della percezione di Blake, Huxley e Morrison. Michael Shannon e Jessica Chastain sono credibili e atterriscono nei rispettivi ruoli;la fotografia del film è imponente e squarcia l’orizzonte visivo dello spettatore a tal punto da rappresentare essa stessa la paura e non soltanto un semplice strumento. Gli uccelli del film di Nichols ricordano gli uccelli di Hitchcock nel loro oscuro e inesorabile sciamare; il linguaggio utilizzato da Nichols somiglia a quello di “Tree of life” di Malick,e le due opere hanno un peso specifico simile sotto molti aspetti; invece, il senso opprimente dell’ineluttabile che agita e terrorizza Curtis in “Take shelter” sembra avere la stessa matrice di quello che consegna a una fredda e distaccata rassegnazione il personaggio della Dunst nel “Melancholia” di von Trier. Paura dentro e paura fuori, il cielo che incombe, la perdita di lucidità, la coscienza della follia che si risolve nel gesto innocente di Hannah, che materializza e fissa al presente l’inquietudine del protagonista.
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