iankenobi
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mercoledì 23 ottobre 2013
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il killer dei barili
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Jamie e' un ragazzo timido ed un po' impacciato,un ragazzo dei sobborghi di adelaide,talmente inerme da subire le avances sessuali di un vicino di casa.La madre ed il suo nuovo compagno costringono pero' il pedofilo ad andarsene e pensiamo che il peggio sia passato.
Lentamente entriamo ora nella realta' di questa famiglia atipica con un padre assente e una varieta' di amici molto particolari,emarginati e reietti per lo piu' dediti a piccola criminalita'.Piano piano il ragazzzo subisce la fascinazione del compagno della madre,uomo rude,spietato ma che in qualche modo fa' finalmente avere al ragazzo una figura paterna finora assente. e piano piano capiamo anche che quest'uomo e' capace di cose atroci in nome di una morale perversa.
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Jamie e' un ragazzo timido ed un po' impacciato,un ragazzo dei sobborghi di adelaide,talmente inerme da subire le avances sessuali di un vicino di casa.La madre ed il suo nuovo compagno costringono pero' il pedofilo ad andarsene e pensiamo che il peggio sia passato.
Lentamente entriamo ora nella realta' di questa famiglia atipica con un padre assente e una varieta' di amici molto particolari,emarginati e reietti per lo piu' dediti a piccola criminalita'.Piano piano il ragazzzo subisce la fascinazione del compagno della madre,uomo rude,spietato ma che in qualche modo fa' finalmente avere al ragazzo una figura paterna finora assente. e piano piano capiamo anche che quest'uomo e' capace di cose atroci in nome di una morale perversa.L'uomo non ama i tossici o i gay o cmq i piu' deboli il suo odio si trasforma in azione cominciando ad ucciderli pur facendo parte,alcuni della cerchia delle amicizie della famiglia.
Il film e' brutale,non risparmia niente allo spettatore,come non viene risparmiato nulla al protagonista che dapprima riluttante,poi via via sempre piu' partecipe comincia a diventare complice di questi omicidi efferrati.
Non e' un film d'azione ma un film psicologico,su come un uomo dalla forte personalita', anche se malata,riesca a penetrare lentamente nella' realta' di tutta la famiglia e a costringerla ad assecondare la sua pazzia criminale.
Storia vera del killer australiano dei barili,perche' le sue vittime furono ritrovate in barili con acido tutte nello stesso deposito,ma il film non vuole fare una ricostruzione quanto uno studio,un viaggio nei meandri della psiche di un predatore e di un intera famiglia che subira' la sua fascinazione fino alle estreme conseguenze.
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andrej
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venerdì 14 luglio 2017
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un quadro tutto cornice
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Considerate le ottime recensioni critiche ottenute da questo film, l’ho guardato con animo pieno di grandi aspettative, ma devo dire di essere rimasto amaramente deluso. Premesso che io non sono per nulla uno spettatore impaziente e che posso apprezzare benissimo film di oltre tre ore di durata e privi di azione (purche’ ci sia al loro interno qualcosa che cattura il mio interesse) la visione di questa pellicola e’ stata davvero un’esperienza faticosa e avara di soddisfazioni. Il problema e’ che questo film e’ lentissimo, interminabile, deprimente, frustrante ed anche noioso: non ha nulla di bello o di interessante (ne' storia, ne' personaggi, ne' dialoghi); e’ frammentario, caotico e inconcludente; si esaurisce nella descrizione della cornice della vicenda (una provincia australiana depressa, povera e tarata, per descriver la quale sarebbero bastati 15 minuti) a tutto discapito del quadro, ossia della vicenda stessa (esposta in modo talmente frammentario e lacunoso da risultare quasi incomprensibile), delle psicologie dei personaggi (carnefici e vittime: appena accennate) e delle motivazioni del loro agire (lasciate alla nostra immaginazione): di tutto questo nella pellicola si dice poco o nulla, come quasi nulla ci viene detto della parte conclusiva di questa truce storia vera.
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Considerate le ottime recensioni critiche ottenute da questo film, l’ho guardato con animo pieno di grandi aspettative, ma devo dire di essere rimasto amaramente deluso. Premesso che io non sono per nulla uno spettatore impaziente e che posso apprezzare benissimo film di oltre tre ore di durata e privi di azione (purche’ ci sia al loro interno qualcosa che cattura il mio interesse) la visione di questa pellicola e’ stata davvero un’esperienza faticosa e avara di soddisfazioni. Il problema e’ che questo film e’ lentissimo, interminabile, deprimente, frustrante ed anche noioso: non ha nulla di bello o di interessante (ne' storia, ne' personaggi, ne' dialoghi); e’ frammentario, caotico e inconcludente; si esaurisce nella descrizione della cornice della vicenda (una provincia australiana depressa, povera e tarata, per descriver la quale sarebbero bastati 15 minuti) a tutto discapito del quadro, ossia della vicenda stessa (esposta in modo talmente frammentario e lacunoso da risultare quasi incomprensibile), delle psicologie dei personaggi (carnefici e vittime: appena accennate) e delle motivazioni del loro agire (lasciate alla nostra immaginazione): di tutto questo nella pellicola si dice poco o nulla, come quasi nulla ci viene detto della parte conclusiva di questa truce storia vera. Anche le situazioni violente (che, trattandosi di una decina di omicidi, furono di certo molte e centrali) hanno un ruolo assurdamente marginale, riducendosi a qualche brevissimo episodio totalmente decontestualizzato. In compenso, per il 95% del tempo assistiamo a una specie di sgangherato reality show di quotidianita’ di infimo profilo, priva di qualunque interesse in se stessa e neanche illuminante ai fini di una autentica comprensione dei fatti principali. In conclusione, a mio parere assistiamo a un totale ribaltamento delle giuste priorita’ della corretta gerarchia d’importanza delle cose: cio’ che dovrebbe fare da sfondo e’ in primo piano, mentre cio’ che dovrebbe stare in primo piano rimane sullo sfondo o manca completamente: e’ come guardare un quadro tutto cornice, con il dipinto vero e proprio appena abbozzato e delle dimensioni di un francobollo… E il risultato e’ che si e’ riusciti a rendere insopportabilmente noiosa una storia che avrebbe dovuto essere da rischio di infarto e che dopo ben 2 ore di film lo spettatore non sa quasi nulla di come siano andati i fatti e dei loro perche’, nonostante la vicenda sia nota in ogni dettaglio, dato che i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia. Peggio di cosi’ non credo si potesse fare…
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carloalberto
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sabato 28 novembre 2020
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un pugno allo stomaco
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Questo quasi docufilm di Justin Kurzel è un pugno allo stomaco. Un fatto vero di cronaca nera è riportato realisticamente sullo schermo nella sua efferatezza senza filtri e senza tanti riguardi per la sensibilità dello spettatore. Si passa gradualmente dal disgusto all’orrore, mentre questa famigliola, al centro della storia, nell’estremo degrado morale di una comunità descritto con crudezza e verosimiglianza, scivola inesorabilmente, senza rendersene conto, dalla padella nella brace.
L’insistenza e la ripetitività con la quale sono riprese le scene della consumazione quotidiana dei pasti ed i momenti di convivialità in cui sono invitati parenti ed amici, danno, al contempo, l’idea della normalità, nello svolgersi tranquillo del trantran quotidiano, scandito da colazione, pranzo e cena e della primordialità animalesca delle prime convivenze umane, prive di etica e di regole, che non fossero quelle dettate dalla forza brutale del capo clan, cui essere riconoscenti per la equanime distribuzione del cibo e la protezione accordata.
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Questo quasi docufilm di Justin Kurzel è un pugno allo stomaco. Un fatto vero di cronaca nera è riportato realisticamente sullo schermo nella sua efferatezza senza filtri e senza tanti riguardi per la sensibilità dello spettatore. Si passa gradualmente dal disgusto all’orrore, mentre questa famigliola, al centro della storia, nell’estremo degrado morale di una comunità descritto con crudezza e verosimiglianza, scivola inesorabilmente, senza rendersene conto, dalla padella nella brace.
L’insistenza e la ripetitività con la quale sono riprese le scene della consumazione quotidiana dei pasti ed i momenti di convivialità in cui sono invitati parenti ed amici, danno, al contempo, l’idea della normalità, nello svolgersi tranquillo del trantran quotidiano, scandito da colazione, pranzo e cena e della primordialità animalesca delle prime convivenze umane, prive di etica e di regole, che non fossero quelle dettate dalla forza brutale del capo clan, cui essere riconoscenti per la equanime distribuzione del cibo e la protezione accordata.
Ma il film è anche la storia dell’iniziazione al male di un ragazzo da parte di un adulto, con varie tappe, in un crescendo di orrori, che vanno dallo smembramento dei canguri all’uccisione gratuita di un cane, fino alla complicità passiva nei delitti e alla partecipazione consapevole ed attiva agli stessi, mostrando come una mente debole possa essere facilmente condizionata fino a trasformare la vittima del plagio in un automa che agisce quasi fosse in uno stato permanente di trance.
Tutti condannati gli autori reali dei crimini, come risulta dal resoconto delle condanne nelle didascalie che scorrono prima dei titoli di coda e tuttavia il film lascia un disagio che persiste dopo la visione. Disturba forse la consapevolezza di quanto ancora di primitivo e di ferino sopravviva nella nostra moderna ed evoluta civiltà occidentale sotto la scorza superficiale dell’urbanità dei modi e dell’apparente normalità delle persone che ci circondano. Daniel Henshall, peraltro molto simile fisicamente al serial killer reale, rende efficacemente, con il suo volto da rassicurante bravo ragazzo, questa idea della mimetizzazione del male assoluto tra la gente, inquietando per l’insinuarsi del sospetto che non soltanto nella lontana periferia di una città australiana, ma anche, in situazioni di simile degrado, nelle nostre periferie possa accadere qualcosa di analogo.
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andrej
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sabato 15 luglio 2017
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un quadro tutto cornice
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Considerate le ottime recensioni critiche ottenute da questo film, l’ho guardato con animo pieno di grandi aspettative, ma devo dire di essere rimasto amaramente deluso. Premesso che io non sono per nulla uno spettatore impaziente e che posso apprezzare benissimo film di oltre tre ore di durata e privi di azione (purche’ ci sia al loro interno qualcosa che cattura il mio interesse) la visione di questa pellicola e’ stata davvero un’esperienza faticosa e avara di soddisfazioni. Il problema e’ che questo film e’ lentissimo, interminabile, deprimente, frustrante ed anche noioso: non ha nulla di bello o di interessante (ne' storia, ne' personaggi, ne' dialoghi); e’ frammentario, caotico e inconcludente; si esaurisce nella descrizione della cornice della vicenda (una provincia australiana depressa, povera e tarata, per descriver la quale sarebbero bastati 15 minuti) a tutto discapito del quadro, ossia della vicenda stessa (esposta in modo talmente frammentario e lacunoso da risultare quasi incomprensibile), delle psicologie dei personaggi (carnefici e vittime: appena accennate) e delle motivazioni del loro agire (lasciate alla nostra immaginazione): di tutto questo nella pellicola si dice poco o nulla, come quasi nulla ci viene detto della parte conclusiva di questa truce storia vera.
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Considerate le ottime recensioni critiche ottenute da questo film, l’ho guardato con animo pieno di grandi aspettative, ma devo dire di essere rimasto amaramente deluso. Premesso che io non sono per nulla uno spettatore impaziente e che posso apprezzare benissimo film di oltre tre ore di durata e privi di azione (purche’ ci sia al loro interno qualcosa che cattura il mio interesse) la visione di questa pellicola e’ stata davvero un’esperienza faticosa e avara di soddisfazioni. Il problema e’ che questo film e’ lentissimo, interminabile, deprimente, frustrante ed anche noioso: non ha nulla di bello o di interessante (ne' storia, ne' personaggi, ne' dialoghi); e’ frammentario, caotico e inconcludente; si esaurisce nella descrizione della cornice della vicenda (una provincia australiana depressa, povera e tarata, per descriver la quale sarebbero bastati 15 minuti) a tutto discapito del quadro, ossia della vicenda stessa (esposta in modo talmente frammentario e lacunoso da risultare quasi incomprensibile), delle psicologie dei personaggi (carnefici e vittime: appena accennate) e delle motivazioni del loro agire (lasciate alla nostra immaginazione): di tutto questo nella pellicola si dice poco o nulla, come quasi nulla ci viene detto della parte conclusiva di questa truce storia vera. Anche le situazioni violente (che, trattandosi di una decina di omicidi, furono di certo molte e centrali) hanno un ruolo assurdamente marginale, riducendosi a qualche brevissimo episodio totalmente decontestualizzato. In compenso, per il 95% del tempo assistiamo a una specie di reality show di quotidianita’ familiare di infimo profilo, priva di interesse in se stessa e neanche illuminante ai fini di una autentica comprensione dei fatti principali. In conclusione, a mio parere assistiamo a un totale ribaltamento delle giuste priorita’ e della corretta gerarchia d’importanza delle cose: cio’ che dovrebbe fare da sfondo e’ in primo piano, mentre cio’ che dovrebbe stare in primo piano rimane sullo sfondo o manca completamente: e’ come guardare un quadro tutto cornice, con il dipinto vero e proprio appena abbozzato e delle dimensioni di un francobollo… E il risultato e’ che si e’ riusciti a rendere insopportabilmente noiosa una storia che avrebbe dovuto essere da rischio di infarto e che dopo ben 2 ore di film lo spettatore non sa quasi nulla di come siano andati i fatti e dei loro perche’, nonostante la vicenda sia nota in ogni dettaglio, dato che i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia. Peggio di cosi’ non credo si potesse fare…
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