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La condizione femminile nella Cina di Wayne Wang

La storia di due donne e di un vincolo che le unisce per l'eternità.
di Letizia Rogolino


mercoledì 6 luglio 2011 - Approfondimenti

Il prossimo 8 Luglio 2011 arriva nelle sale italiane il film Il ventaglio segreto, ispirato al romanzo bestseller “Fiore di neve e il ventaglio segreto” di Lisa See. Il regista Wayne Wang racconta la storia commovente di due donne, legate da un legame speciale, in due epoche diverse come la Cina del XIX secolo e la Shangai dei giorni nostri.
Fiore di Neve e Giglio Bianco vengono unite sempre, dal momento in cui, all’età di sette anni, subiscono la fasciatura dei piedi nello stesso giorno e diventano “laotong”, ovvero amiche e sorelle per tutta la vita. Nella Cina del XIX secolo le donne erano considerate meno di niente all’interno della società e vivevano quasi isolate nella remota contea dell’Hunan, vittime di un’usanza innaturale che prevedeva un bendaggio forzato per ottenere i piedi esageratamente piccoli. Il legame che si creava tra due donne accoppiate fin da piccole come laotong, era così forte che andava oltre il legame di sangue e tra loro veniva adottato un linguaggio segreto, il nu-shu, con il quale esse potevano scambiarsi messaggi, storie e racconti, scrivendo su ventagli o fazzoletti, recapitati poi in segreto. Questo film si rivela proprio un ‘occasione per far conoscere una delle mutilazioni femminili più famose della cultura cinese, ovvero la fasciatura dei piedi con seguente deformazione di essi per tutta la vita.
Spesso il mondo occidentale ha rivolto la sua attenzione ad alcune pratiche pesanti e crude esercitate sulla donna nel resto del mondo, non sempre abolite in tempi brevi.
Basti pensare all’Africa, dove alcune popolazioni ancora adottano mutilazioni come l’allungamento del collo, le mutilazioni genitali ed altro.
Passò molto tempo prima che in Cina la donna fosse considerata l’altra metà del cielo e, soprattutto nell’800 la situazione femminile era davvero critica, caratterizzata dall’indifferenza e dalla totale abnegazione della donna nei confronti dell’uomo e dell’intera società. Un antico manuale del tempo affermava: “Quando cammini, non girare la testa; quando parli, non aprire la bocca, quando siedi, non muovere le ginocchia; quando sei in piedi, non agitare le vesti; quando sei felice, non ridere forte; quando sei arrabbiata, non alzare la voce”.
Questo piccolo passaggio di un testo dell’epoca racchiude il senso completo della concezione della donna che si respirava in quel preciso periodo storico. E, ancor prima dell’era di Confucio (551 – 479 a.C.) la pratica più diffusa, seconda la quale una donna sarebbe stata femminile e degna di un marito, era proprio il bendaggio dei piedi che ne limitava la crescita in modo del tutto innaturale, con conseguenti traumi per il piede stesso e deformazioni fisiche durature. Il piede piccolo doveva essere un mezzo per affascinare l’uomo e collocare la donna in una classe sociale degna e benestante, all’interno di una società patriarcale, in cui il marito lavorava e la donna accudiva i figli e si dedicava ai lavori domestici.
Il piede piccolo, detto anche “loto d’oro”, era un simbolo sociale che delineava il ruolo della donna all’interno della società e all’interno della propria famiglia, causandone anche la limitata libertà di movimento poiché un piede troppo piccolo non permetteva la normale andatura del corpo e in tal modo, anche il marito era più sicuro di sua moglie e della sua fedeltà. Una fascia di circa cinque centimetri e lunga tre metri veniva applicata fissando un capo alla parte interna del collo del piede e passata con forza sulle dita, lasciando libero l’alluce. Le dita così si ripiegavano sotto la pianta del piede e si passava a bendare il calcagno, in modo che il tallone e le dita fossero avvicinati l’uno all’altro il più possibile. Questo procedimento veniva ripetuto fino all’utilizzo totale della fascia e ovviamente il risultato finale era più completo e ben fatto quanto più la fasciatura fosse stretta con forza. Questa usanza, o meglio tortura, era un onore per le donne, sottoposte a questo fin dalla prima infanzia, e il giorno in cui questo procedimento aveva luogo, la bambina doveva riuscire a trattenere le lacrime per onorare la madre mentre i familiari e amici si recavano sul posto a porgere i loro complimenti alla famiglia. Ovviamente era impossibile sottrarsi a tutto questo, poiché il rifiuto era considerato un vero e proprio affronto alla Cina e alle sue tradizioni.
In tutto il mondo prendono piede, in un periodo o in un altro, alcune usanze e mode che comunque sono lo specchio dei valori sociali e psicologici di un paese e di una società, dalle pratiche più comuni e giustificate come i tatuaggi, il piercing fino a mutilazioni più aggressive che vanno a ledere la libertà e la dignità di un essere umano.
Pochi mesi fa il cinema aveva dato spazio a Gangor, un altro film che raccontava la violenza sulle donne nell’India della povertà, dell’analfabetismo e della violenza. In questo film coraggioso, diretto da Italo Spinelli, si mostrava la cruda realtà che vivono alcune donne indiane ancora oggi, vittime di stupri e gratuiti gesti crudeli sul loro corpo da parte degli uomini ignoranti e limitati.
È molto importante che un mezzo così generalista come il cinema, affronti periodicamente un tema così importante come la violenza sulle donne, sia essa fatta in nome della tradizione o in nome della stupidità, è sempre rigorosamente da condannare.
Il ventaglio segreto, oltre ad essere un film intenso e caratterizzato da una storia affascinante e coinvolgente, aiuta a fare luce su una parte interessante ma anche particolarmente scomoda della Cina del passato. Le due protagoniste del film, Nina e Sophia, vivono con l’ombra di un trascorso sofferto e triste iniziato con la fasciatura dei piedi delle loro antenate nell’800, ma si riscoprono unite per la vita dallo stesso indissolubile legame di amicizia e affetto, come laotong l’una per l’altra.
La Cina del XIX secolo e la Shangai di oggi appaiono diverse come paesaggi e ambientazioni, ma in fondo sono simili per le difficoltà che le donne devono affrontare ogni giorno all’interno della società. Ma la forza di cambiare e far valere le proprie idee, trova il migliore alleato nel legame profondo dell’amore e affetto di due amiche, di due sorelle.

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