Le donne del 6° piano |
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Un film di Philippe Le Guay.
Con Fabrice Luchini, Sandrine Kiberlain, Natalia Verbeke, Carmen Maura, Lola Dueñas.
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Titolo originale Les Femmes du 6ème ètage.
Commedia,
durata 106 min.
- Francia 2011.
- Archibald Enterprise Film
uscita venerdì 10 giugno 2011.
MYMONETRO
Le donne del 6° piano
valutazione media:
3,12
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ogni racconto è sempre autobiograficodi pier delle vigneFeedback: 100 |
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mercoledì 10 agosto 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ogni racconto è sempre autobiografico: ripete cose ascoltate, viste o vissute in prima persona, magari rimaste nascoste nell’inconscio per anni: tutt’al più si condensano fatti originariamente separati, se ne cambia l’ordine o la visione prospettica attribuendo maggiore attenzione a qualcosa trascurato precedentemente. Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Siamo a Parigi all’inizio degli anni ‘60, in una annoiata famiglia della borghesia, divisa tra lavoro – dell’abbastanza maturo ed affermato agente di borsa Jean-Louis (Fabrice Luchini) – e vita “demi monde” dell’insoddisfatta moglie Suzanne(Sandrine Kimberlaine), una biondina rigidamente composta. Tutto procede con prevedibile regolarità fino a che non si manifesta un “clinamen”, uno spostamento: l’anziana domestica della famiglia Joubert (Michèle Gleizer) si ribella alla moglie del padrone, che impone troppi cambiamenti dopo la morte della signora madre, e viene licenziata. Dopo una settimana di ménage disastroso, i coniugi Joubert si rivolgono al rassicurante ufficio dell’impiego che conoscono: la parrocchia di quartiere, ed assumono Maria (Natalia Verbeke), giovane spagnola appena arrivata da Burgos e ospite della zia Concepcion (Carmen Maura), domestica molto stimata. Oltre a rivoluzionare la casa da cima a fondo, la giovane spagnola ne sconvolge anche l’equilibrio: Jean-Louis si infatua della forza d’animo della ragazza e delle signore del sesto piano – tutte domestiche che vivono negli abbaini in maniera spartana ma fortemente solidale – la cui energia gli si trasmette e lo irrobustisce. La moglie Suzanne, incarognita dal sospetto di un tradimento con una ricca cliente, lo mette alla porta e inconsapevolmente lo getta tra le braccia di Maria, visto che egli si rifugia nella propria soffitta del sesto piano e si ambienta in quel mondo di donne coraggiose, innamorandosene. Si tratta di un ritorno all’adolescenza, che tutti quanti abbiano superato i cinquanta anni auspicano, e di un ritrovato desiderio sessuale. Oltre a lasciar immaginare un elenco di riferimenti teatrali e cinematografici, il film suscita curiosità sulle motivazioni del regista: a distanza di cinquanta anni dall’ambientazione storica, sembra proporre con garbo il problema del razzismo classista che ovviamente, al giorno d’oggi, non riguarda la Spagna, “sud del mondo” per la borghesia parigina di quel tempo, ma altre nazioni ed altre popolazioni che rappresentano il “sud del mondo” per la ben più misera cultura borghese attuale. Il film risolve il problema del razzismo classista con la proposta dell’abbattimento delle barriere sociali: il protagonista si esalta nella novità di un “mondo antico” del quale apprezza dignità e forza d’animo; insegna i segreti degli investimenti in borsa alle donne del sesto piano, che arricchiscono (un poco) e insieme a lui realizzano i moderati sogni di successo sociale. Egli, abbandonata la stanca ed annoiata routine borghese – nella quale il tempo non appartiene all’individuo, ma al gruppo sociale – si avventura in un universo povero di risorse economiche, ma generoso di emozioni e sentimenti (che equivalgono alla disponibilità del tempo). L’elemento originale di questo film, ben recitato e diretto, è il riconscimento (quasi) consapevole del matriarcato: il tentativo di ribellione è del maschio e le donne della borghesia vi si oppongono, arroccate nel proprio potere sessuale ed economico. Finalmente Charles Bovary fugge dalla noiosissima Emma, dopo centocinquanta anni di attesa!
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