Ruggine |
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Un film di Daniele Gaglianone.
Con Filippo Timi, Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea, Valeria Solarino, Giampaolo Stella.
continua»
Drammatico,
durata 109 min.
- Italia 2011.
- Fandango
uscita venerdì 2 settembre 2011.
MYMONETRO
Ruggine
valutazione media:
3,16
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il mostro dei bambini non può essere un matto
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Con il suo Ruggine il regista Daniele Gaglianone ha inteso raccontare una favola nera, buia, tenebrosa. Più precisamente, forse, ha cercato di rappresentare con i suoi occhi e la sua sensibilità di adulto, oggi, quel marcio, quel lugubre, quel mostruoso che gli occhi e la sensibilità del bambino, e probabilmente di lui stesso bambino, non hanno potuto e non possono cogliere per intero pur trattenendo la percezione di qualcosa di oscuro, di brutto e pauroso. Questa almeno sembrerebbe la base del racconto. Fintanto che l'Orco resta ben protetto dalla sua esteriorità rispettabile, e fintanto che i bambini non ci si rivelano coscienti del Male e suoi giustizieri.
Proviamo a dare conto di ciò che accade nel film adottando però una linearità che è totalmente smentita dalle immagini, dal loro ritmo e dal montaggio che segue invece un non-filo, un andamento che qualche spettatore potrà perfino trovare capriccioso. Nel passato, diciamo seconda metà anni Settanta, c'è un orribile quartiere dormitorio dell'estrema periferia torinese abitato da famiglie operaie. Sappiamo poco del mondo adulto, l'attenzione si concentra sui ragazzini che giocano e soprattutto sulla banda che ha adottato come sua roccaforte il poco distante "castello", cioè i resti sferraglianti e rugginosi di vecchi impianti abbandonati. Tra loro vengono messi a fuoco Carmine, il più violento e spericolato, il capo naturale, Sandro e Cinzia, che si scambiano innocenti tenerezze, entrambi soggiogati dal carisma dell'amico. In questa comunità sopraggiunge il dottor Boldrini (Filippo Timi), il nuovo medico della zona, che veste azzimato e viaggia in Mercedes, e mette in soggezione con le sue maniere signorili. Ne sono tutti ammirati e intimiditi. Poi inizia l'incubo. Prima una bambina, poi un'altra, infine una terza. Spariscono, le prime due vengono ritrovate ed è un macabro spettacolo. La terza è la sorellina di Carmine.
Nel futuro, diciamo nell'oggi, insomma trent'anni dopo. Due uomini e una donna. Quello che ciondola tutto il giorno in un modesto bar di periferia (Valerio Mastandrea) gonfio di rabbia e di amarezza dev'essere Carmine. L'altro che trascorre la giornata a giocare con il suo bambino dev'essere Sandro (Stefano Accorsi). E la prof che partecipa allibita agli scrutini della scuola dove è appena arrivata davanti agli squallidi commenti dei colleghi maschi sulla studentessa che in un tema ha denunciato le molestie del patrigno, è per forza Cinzia (Valeria Solarino). Tutto nel film ci fa invece credere che i tre hanno perso le tracce. E la scena sui titoli di coda che li vede riuniti su un vagone della metropolitana appare puramente onirica. Gaglianone (autore nel 2000 di uno splendido debutto: I nostri anni) ha stile, personalità, punto di vista. Il suo film costringe a un'esperienza pesante e faticosa che non produce il risultato che poteva produrre. Timi, senza discussioni un talento di prima fila, che dopo Bentivoglio e Servillo si colloca decisamente nel solco del perfezionismo alla Volonté, indebolisce il suo personaggio demoniaco facendogli fare il matto.
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