Radici |
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Un film di Carlo Luglio.
Con Enzo Gragnaniello, Maria Luisa Santella, Enzo Moscato, James Senese, Ida Di Benedetto.
continua»
Titolo originale Radici.
Musicale,
durata 90 min.
- Italia 2011.
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uno degli ultimi aedi napoletanidi carloalbertoFeedback: 51015 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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mercoledì 6 ottobre 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questo film di Carlo Luglio è una dichiarazione d’amore verso l’arte partenopea e la terra che le ha dato origine ed al contempo un omaggio ad uno degli artisti più rappresentativi del panorama canoro italiano, Enzo Gragnaniello. E’ un documento destinato a rimanere nella storia della canzone napoletana moderna insieme al film di Demme su Avitabile. Non so se sarà studiato, ma amato senz’altro si, soprattutto da chi, volgendo, in un prossimo futuro, lo sguardo agli inizi del ventunesimo secolo, vorrà cogliere ciò che è rimasto della tradizione musicale napoletana attraverso la testimonianza degli ultimi superstiti, pochi in verità ed alcuni di loro sono già andati via come Pino Daniele. Ma restano James Senese, Enzo Avitabile ed Enzo Gragnaniello per l’appunto, con la sua voce roca e graffiata che proviene dalle viscere stesse del popolo napoletano, che nasce nell’antro della sibilla a Cuma e lì trova rifugio, che attraversa i vicoli dei Quartieri Spagnoli alla ricerca di sé, per scoprire infine che al di là delle apparenze e delle fugaci quanto intense comparsate dell’io individuale, c’è una storia millenaria che affonda le su radici nel passato collettivo che fu greco alle origini ed abbraccia senza distinzione Velardiniello, Sergio Bruni, Roberto Murolo e le centinaia di aedi più o meno famosi che nel tempo hanno dato voce al sentimento ed al modo unico e straordinario di pensare e di vedere il mondo di chi è vissuto a Napoli. L’unica pecca del film, se così si può dire, è l’indugiare, attraverso immagini di repertorio tratte da pellicole di altri autori, sulle scene dei marinai americani e delle prostitute che riportano ai tempi dell’immediato dopoguerra quando Gragnaniello non era ancora nato.
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